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mercoledì 21 gennaio 2015

"Una fidanzata per papà" di Fabiola d'amico.

“Papà! Papà. Papà. Papà sveglia. Sveglia papà. Sveglia. Papà!”
Klain infilò la testa sotto il cuscino nel tentativo disperato di non sentire quella vocina fastidiosa che gli ronzava in testa. Uno spiffero d’aria lo raggiunse costringendolo a sollevare una palpebra.
Si ritrovò a fissare un occhio simile al suo. 
“Papà! Sveglia”.
Tornò a chiudere gli occhi. Un incubo. Stava vivendo un incubo.
“Dobbiamo andare a pattinare”.
“Basta, Danielle. Sono sveglio, impossibile dormire quando urli il mio nome ogni tre secondi!”.
Le parole gli uscirono dalla bocca impastate. E gli rimbombarono in testa nonostante le avesse sussurrate. Che mal di testa. Tutta colpa del brandy bevuto la sera prima. O forse colpa della conversazione avuta con Ethan. 
Merda, era un uomo non un giovanotto che pensava con la parte bassa del suo corpo! Già aveva il suo daffare a convincere Simòne che poteva affrontare le chiacchiere, in più ci si mettevano anche i parenti a rompergli le palle sollevando dubbi su di lei. 
“Simòne, sei sveglia?” mormorò Danielle. 
Dopo l’animata conversazione avuta con il suo più intimo amico, avrebbe potuto andare a dormire nella sua camera ma il desiderio di ripetere l’esperienza della notte prima era stato troppo grande. Così si era infilato nel letto con le due donne della sua vita e aveva chiuso gli occhi cullato dal respiro di entrambe.
“Simòne?”
Doveva salvarla? 
Una risata sommessa e piccoli balzi sul letto lo costrinsero a sollevare la testa. Dicendo addio al sonno, aprì gli occhi. 
Simòne con capelli tutti scarmigliati era china su Danielle e le faceva il solletico. Meraviglioso.
Gli sembrò che persino il mal di testa scemasse. 
“Basta, basta! Devo fare pipì” disse la piccola scattando fuori dal letto.
Le bastarono due salti per arrivare al bagno della camera. Pochi attimi per fargli venire un’idea. Scivolò al centro del letto e finalmente la toccò. Simòne gli sorrise timidamente. 
Lasciò scivolare la mano sotto il pigiama. Era calda e morbida.
“Buongiorno”.
“Ciao!” rispose lei sistemandosi una ciocca dietro l’orecchio.
“Andiamo via subito?” domandò Danielle dall’altra stanza.
“Ieri hai fatto pupù?” le chiese continuando a guardare Simòne e avvicinandosi sempre di più. Era quasi su di lei. 
Un risolino gli giunse da oltre la porta socchiusa. 
“Mica ho due anni papi! Si dice cacca e no non l’ho fatta”.
“Allora prendi il tuo giornaletto e attendi. Non ti muovere ok?”
“Uffa, papà!”
Klain si abbassò verso il collo scoperto. Era sull’orlo di un precipizio. Lei era sotto di lui. Poteva toccarla, baciarla…
“Fanne tanta, piccola” mormorò posando le labbra sulla pelle infuocata. Le lambì il tratto sotto il lobo. Sapore di vaniglia e cannella. 
Lei s’inarcò verso di lui.
“Klain, smettila!” gli sussurrò posando le mani sulle braccia. Lo stava toccando. Era una sensazione bellissima.
“Vado a fuoco, Simòne. Solo un tuo bacio può salvarmi” disse risalendo la guancia.
“Non ho un buon alito la mattina appena sveglia!” replicò lei cercando di sfuggirgli.
“Neanche il mio sa di menta, ma che c’importa? Baciami Simòne” la implorò leccandole un labbro.
“Danielle…” protestò ancora lei.
“Non ci disturberà o potrà dire addio al suo sedicesimo compleanno!”
Lei rise spostando le mani sulle sue braccia e fin dietro il collo. 
Klain si mosse sopra Simòne facendole sentire la sua eccitazione.
“Baciami!” tornò a dirle guardandola negli occhi.
E in quel momento lei sollevò appena il volto e si avvicinò a lui. Gli sguardi incrociati, le labbra finalmente unite. Lambì la bocca di Simòne mentre il fuoco scorreva dentro di lui.
Affondò in lei con foga quasi volesse divorarla.
Strusciò di nuovo contro di lei.
“Papà, anche io posso baciare così Carson? Finora gli ho detto di no!”
La voce di Danielle penetrò la cortina del piacere, paralizzandolo. Tutto il suo corpo si pietrificò tranne il cuore che sembrava impazzito. Cazzo! Gridò nella sua testa. 
La passione scomparve dagli occhi di Simòne. Un guizzo di ilarità brillò in loro. Scivolò sul letto. Si passò una mano tra i capelli corti e respirò. Un altro respiro. Un altro ancora. 
“Papa?”
Si girò verso la figlia inchiodandola con il suo sguardo. Gli puntò il dito contro e a voce alta disse: “Punto primo, Simòne è la mia fidanzata, anche se lei non vuole ammetterlo. Punto secondo tu non bacerai quel Carson o rompo le gambe a te e poi a lui. Punto terzo non avrai le tua festa di sedici anni!”
“Sedici anni? Ok, ma quella per i miei sette anni l’avrò?” esordì la piccola incrociando le braccia al petto.

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