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lunedì 29 febbraio 2016

"SE SOLO" Marina Marini Danzi



SE SOLO

Un piccolo cuore tra le macerie
pudico,
celato e prezioso
L'amore e' lieve e silenzioso
un po' schivo
delicato
Nasce tra le macerie
nell'ombra di una cantina
dalle profondità' dell'anima
nell'improbabilità' dell'esistenza
nell'incessante morire e rinascere
Magnifiche cose ci suggerisce l'universo
se cerchiamo
se solo osserviamo,
ascoltiamo
amiamo

MARINA MARINI DANZI 

"SFOGLIA I MIEI PETALI TESI.." di Biondi Brothers Ex Merendanze

Sfoglia i miei petali tesi
chioma ammutolita
a scrutare la mia austerità
di viburno sciupato
che tace testardo
le congetture reticenti
di un risoluto prodigarsi.

BIONDI BROTHERS EX MERENDANZE

domenica 28 febbraio 2016

"SABATO POMERIGGIO" di Luana Natalizi



SABATO POMERIGGIO

C’è un tempo per nascondersi
e trovarsi dietro un muro,
Un tempo per imparare a leggere e contare.
Ce n’è uno per raccontarsi i segreti
e pomeriggi per scivolare sulle dune di sabbia
col sole che tramonta.
Fallo, oggi.
La sabbia sarà ancora li domani,
ma tu starai asciugando lacrime,
dando da bere agli assetati,
alimentando nuovi sogni.
C’è un tempo per tutto e uno per sempre
Il tempo per amare.

LUANA NATALIZI

"QUESTA E' UNA NOTTE DI CERA" di Edmond Dantes

Questa
è una notte di cera.
Amore e psiche
consumano la lieve luce.
Il mio nome
è stato racchiuso
dal tempio del tempo.
Ho cercato di svellere
l ultimo lembo di cuore,
tacendo il suo spasmo,
ma una moviola
ha riavvolto un vissuto.

EDMOND DANTES

sabato 27 febbraio 2016

"LE GOLOSE" di G. Gozzano



LE GOLOSE (G. Gozzano)

Io sono innamorato di tutte le signore
che mangiano le paste nelle confetterie.
Signore e signorine-
le dita senza guanto-
scelgon la pasta. Quanto
ritornano bambine!
Perché niun le veda,
volgon le spalle, in fretta,
sollevan la veletta,
divorano la preda.
Fra quegli aromi acuti,
strani commisti troppo
di cedro, di sciroppo,
di creme, di velluti,
di essenze parigine,
di mammole, di chiome:
oh le signore come
ritornano bambine!
Perché non m’è concesso-
o legge inopportuna!-
il farmivi da presso,
baciarvi ad una ad una,
o belle bocche intatte
di giovani signore,
baciarvi nel sapore
di crema e cioccolatte?
Io sono innamorato di tutte le signore
che mangiano le paste nelle confetterie.

"LANTERNE TRASPORTATE DAL VENTO DELLA VITA SIAMO...." di Antonella Anna Di Pietro

Lanterne trasportate
dal vento della vita
siamo....
Debole brezza
che ci sfiora senza farci male
in certi momenti. ...
Poderoso e crudele uragano
che sferza i nostri volti
annientando ogni riserva ,
abbattendo le resistenze
e le fragilità di noi mortali
che coraggiosamente
rimaniamo a galla...
Deboli lanterne
colorate
di sogni,
annaffiate da desideri,
dondolate dalla fantasia
di un bimbo
che guarda
innocenti orizzonti,
godiamo
del calmo mare
che culla
il nostro lento incedere
nascendo di nuovo
nella bonaccia della sera
o ci infrangiamo
sugli scogli pericolosi
del nostro percorso,
come bianca spuma
che poi si scioglie
come neve al sole
Anto

venerdì 26 febbraio 2016

"NOSTALGIE" di Claudia Giuliato



Nostalgie

Andrai per la tua strada
E io per la mia
Conosciuta e percorsa tante volte
Rivedrò i miei passi
Sul vialetto di casa
E penserò all’aiuola che non ho ancora potato
E a quel cespuglio in fiore profumato
E sentirò i suoni dei bambini e
Le posate
La tavola apparecchiata
Lo sfrigolare della padella
E il gatto che strusciandosi per terra
Mi darà il benvenuto
E dimenticherò che tu sarai
Su altre strade sconosciute a me
Non silenziose e vuote
Ma riempite di suoni a me estranei
E profumi e gatti che non conosco
Nè conoscerò mai
E penserò che forse un giorno
Anche tu sentendo il tuo passo
Risuonare nel selciato
Penserai al mio passo
E proverai a pensare
Dove sono io e se ci sono

CLAUDIA GIULIATO

"EMERGE L'INCONSUETO IN RILIEVI" di Edmond Dantes

Emerge
l'inconsueto in rilievi.
Segnalazione
di un vissuto incompreso
ove i particolari
tracciano le possibilità
in riluce.
Il perimetro di una vita
non è mai visibile.

EDMOND DANTES

giovedì 25 febbraio 2016

"MI PIACE ESSERE FORTE E VIVA" di Lara Blanca



Lara Blanca
21 febbraio alle ore 19:42 ·

Mi piace essere forte e viva
Mi piace la forza con cui Resisto
Mi piace resistere perchè mi fortifica
Mi piace piegarmi, senza però spezzarmi
Mi piace sapere che piano piano mi rialzerò
Mi piace intuire che una volta su sarò ancora più forte
Mi piace sentire la mia foza
Mi piace guardare in faccia i miei obiettivi
Mi piace percorrere la strada per il loro raggiungimento
Mi piace poter decidere cosa si e cosa no
Mi piace conoscermi e riconoscermi (sempre!)
Mi piace guardare mio figlio e poter essere il suo arco forte
Mi piace sentirmi madre e donna forte e risoluta
Mi piace aver trovato il coraggio di essere tutto ciò
Mi piace essere libera
Mi piacerebbe aprire una piccola breccia nel coraggio sopito di qualcun'altro.......

"....POESIA" di Giuseppe Ungaretti



..... poesia
e' il mondo l'umanita'
la propria vita
fioriti dalla parola
la limpida meraviglia
di un delirante fermento

(Ungaretti)

"LA TEMPESTA HA FORGIATO IL MIO CUORE" di Laura Gismondi

La tempesta ha forgiato
il mio cuore.
La morte silenziosamente
mi ha accarezzato
ma l'amore ha cambiato
la mia esistenza.
Due piedi che si incrociano
nello stesso cammino.
Il tuo sorriso ha illuminato
I miei occhi spenti
sino a penetrare nel buio dell'anima.
Nell' incoscenza dei miei anni
ho intrapreso
un nuovo viaggio,
Il viaggio della vita.

LAURA GISMONDI

mercoledì 24 febbraio 2016

"STAVO CORRENDO NELLA PERCEZIONE DI UNA META SENZA FINE..." di Roberta Manzin



Stavo correndo nella percezione di una meta senza fine, quando -s-finita- mi sono accorta di essere scalza. I piedi sanguinavano ma non mi dolevano. Il sudore accecava la lucidità dello sguardo. Mi sono fermata. E ho sentito, solo in quell'istante, di essere viva. Consapevolmente s-gravata dai bisogni.
Io potevo portare me stessa.

RobertaManzin

"ASCOLTO IL TUO MUTO SGUARDO" di Claudia Corsini

Ascolto
il tuo muto sguardo
posato sempre
su ciò che ti manca,
incapace di sollevarsi
sulla bellezza
che intorno
vive e cresce
nonostante
la tua dolorosa indifferenza.
Vorrei costringerti
a voltare la testa
ma solo tu
puoi scegliere di farlo.
E sento il tuo dolore,
la tua tristezza
e l'anima si ribella
mentre mi sforzo
di accettarlo.

CLAUDIA CORSINI

"GRAZIE....QUESTO E' UN GRUPPO FONDAMENTALE..." di Lara Bianca

Grazie....questo è un gruppo fondamentale ritengo.....perchè essere donna è una cosa molto seria e ad oggi ancora purtroppo, le donne, noi donne, non riusciamo a venir fuori come dovremmo, senza doverci mettere in competizione con gli uomini e senza voler loro assomigliare.....il potenziale umano che è racchiuso in ogni donna potrebbe fare la differenza in questa terra di uomini, in questo mondo scritto al maschile. E' un impegno grande, di consapevolezza, conoscenza, coraggio e determinazione.......se le donne scopriranno chi sono, lo faranno anche i loro figli, i loro uomini e l'umanità intera......ma questo non al fine di ribaltare la piramide di potere, ma per riunire le due metà di uno stesso concetto, di una stessa visione, di una stessa infinita bellezza......

LARA BIANCA

"UN CAFFE' MAI PRESO" di Gerardina Rainone

Un caffè mai preso
Immagini confuse
si affacciano alla mente,
noi due perduti tra la gente.
Aspetto ancora quel caffè
come i pensieri mai scoperti
mai svelati ma sofferti.
La tua è immagine riflessa
nella luce della notte,
quando albeggia e poi ti accorgi
che era sogno e non realtà.

G.R.

"PER TE" di Mariella Di Camillo



PER TE
-----------------------------
Per te sono piena d'amore,
sei apparso nel mio silenzio
come una preghiera
in una notte triste.
Per te, nel mio cuore, è rinato
un tenero sentimento d'amore
e non sono riuscita a nasconderlo.
Per te nella mia vita son tornati,
come rondini in primavera,
turbamento, calma e passione.


di Mariella Di Camillo.

"4500/100" si Susan Moore

4500/100

Un capo spoglio
Più pesante di ieri
Il collo magro
Un po’ più di ieri
Un pulcino invecchiato
Allora? Quanto fa 4500 diviso 100?
Non ti fidi
Lo scrivo
Leggendolo lo rivivi
Memorie di un regolo
Oggetto magico ed inutile
Lo rigiri tra le mani
Figlia di parole che non dialogano con i numeri
Mi semplificai la mente, ieri
Annullo gli zeri, oggi
Tanti quanti ne vuoi
Sarà sempre 45, lo so
Saranno sempre 2 da togliere, lo so
Risolveremo questa divisione infernale?
I tuoi occhi mi guardano
Fuori da te
Fuori dal mondo
Te ne stai andando
Mi stai lasciando
Lo so
S.M. © 23/02/16
Poesia inedita

martedì 23 febbraio 2016

"UN VOLTO" di Marilena Viola



UN VOLTO
racconto breve di M.Viola
30/5/2015

Un'immagine fissa entrava spesso nella mia memoria. 
Un volto. Rigato dai solchi del tempo,pallido,sfiorito. Era una foto precisa davanti agli occhi che non riuscivo a collocare minimamente in nessuno dei miei familiari o conoscenti,in nessun incontro casuale.
Cercavo di non pensarci,di eluderlo,ma alcuni giorni era un chiodo fisso,mi stava sempre davanti.
Passavo in rassegna gli ultimi eventi,gli ultimi incontri o riunioni familiari. Niente. Questo volto era lì chiaro nella mente ma non ne sapevo assolutamente nulla.
Ne ricordavo le fattezze,i lineamenti delicati,i capelli bianchi. Una donna. Certo si,era una donna,con i capelli raccolti dietro la nuca ed un sorriso accennato sulle labbra.
La nostra memoria visiva è potente,fotografa e registra con dei flash nascosti anche a noi stessi,inconsapevoli autori,e lascia lì le immagini,nella 'inside gallery' della nostra psiche.
Perché ricordavo intensamente quel viso di anziana?! Sicuramente perché mi comunicava qualcosa,qualcosa di importante per me forse,di interessante.
Per l'ennesima volta passai in rassegna vari momenti delle mie ultime settimane e mesi precedenti. Mi sofferma sui viaggi,sui piccoli viaggi in treno,in autobus,in aereo che mi avevano vista in altre città durante l'anno passato. No,non era una persona reale,non poteva essere,perché altrimenti me ne sarei ricordata. Quando incontro un viso interessante lo ricordo perfettamente di solito,perché mi comunica qualcosa,mi parla,mi racconta di sé. Non lo collocavo dunque tra gli incontri veri,quelli frontali fatti per strada,nei negozi,in bus.
Capitò tempo dopo che dovetti raggiungere il polo opposto della città e,non avendo a disposizione la mia auto,in riparazione,presi un autobus,cosa che non succede mai in verità.
Alzando gli occhi alla macchinetta per obliterare il biglietto,sorpresa! Eccola! Era lì la mia vecchia signora! Fui inondata da una grande allegria ed un senso di sollievo per la mia scoperta,il mio ritrovamento. Mi sentivo liberata e soddisfatta! Quel viso di anziana mi sorrideva dolcemente da un enorme cartellone pubblicitario affisso sulla parete del bus!
C'era un monito sul cartello,di essere gentili ed aver rispetto per l'età avanzata e di ricordare quel volto!
Un improvviso flash-back: ora ricordo. Ero in metrò a Napoli quando l'avevo notata la prima volta.
Il messaggio era riuscito in pieno! Da tempo immemorabile lo avevo conservato nella mia memoria,tra le pagine sensibili della memoria visiva.
A lei,all'anziana sconosciuta che mi sorrideva da un cartellone e che mi ha fatto innamorare delle sue rughe,dedico i miei versi.

I SEGNI DEL TEMPO
8 marzo 2010

I segni del tempo
sono le strade che ogni uomo percorre;
sono i solchi dove immerge i pensieri,
le valli che scava per riporvi i dolori,
il sole e la pioggia che lì hanno induriti.
Corrono paralleli per monti e colline,
si riuniscono,si separano ancora.

Sono le impronte di noi.

"SENZA DI TE" di John Keats



"Senza di te" di John Keats

Non posso esistere senza di te.
Mi dimentico di tutto tranne che di rivederti:
la mia vita sembra che si arresti lì,
non vedo più avanti.
Mi hai assorbito.
In questo momento ho la sensazione
come di dissolvermi:
sarei estremamente triste
senza la speranza di rivederti presto.
Avrei paura a staccarmi da te.
Mi hai rapito via l'anima con un potere
cui non posso resistere;
eppure potei resistere finché non ti vidi;
e anche dopo averti veduta
mi sforzai spesso di ragionare
contro le ragioni del mio amore.
Ora non ne sono più capace.
Sarebbe una pena troppo grande.
Il mio amore è egoista.
Non posso respirare senza di te.

John Keats

"GIUGNO 88" di Elisabeth Browning



Giugno 88

Vorrei perdermi nell’immensità della notte,
aggrapparmi a grappoli di stelle sospese nell’universo,
essere inghiottita dall’oscurità dell’oceano in una notte di luna
vorrei…starti vicina
e camminare persa fra gli ultimi raggi di un sole al tramonto
respirare la freschezza all’alba 
e il refrigerio serale accanto a te
vorrei trascorrere le ore accarezzando i sogni del nostro futuro e, 
correndo all’impazzata su di una spiaggia infinita, stringerti la mano e abbracciarti nell’aria senza tempo di un mare inargentato dall’ultimo spicchio di luna e restare così, persi nell’oblio di questo infinito istante, senza treni, 
libri, 
orologi,
la vacuità della vita di ogni giorno, 
la paura del futuro
io e te da soli, finalmente ritrovati dopo l’immensità degli istanti che ci hanno separato, impedendoci di unire i nostri cuori, le nostre labbra, i nostri pensieri in un amore senza confini…

ELISABETH BROWING

"GIORNI DI SCUOLA LONTANI.." di Biondi Brothers Ex Merendanze

GIORNI DI SCUOLA LONTANI ...

Settembre 1980. Una polaroid un poco sfocata ritrae una bimbetta sorridente che indossa un grembiule nero con colletto bianco e fiocco rosa, portato con orgoglio. Tiene saldamente fra le mani una cartella azzurra con dei fiorellini bianchi, rossi e gialli. Porta frangetta e caschetto, ma qualche ciuffo capriccioso svolazza impertinente impigliandosi alla brezza soffice di fine estate. Il mio primo giorno di scuola si è rintanato, sonnecchioso e colmo di gioia, dentro quel pezzo di carta lucida e colorata, con il suo profumo di torta macchiata, il tepore dolce di una tazza di latte, il bacio emozionato della mia mamma, le pagine ancora candide del quaderno a quadretti. 
Una piccola scuola di montagna, a metà strada fra quella di Heidi e quella della Casa nella Prateria. Cinque anni a rincorrere nuvole a passi svelti e curiosi, fra piccole cadute, arditi entusiasmi e acerbi batticuori. 
Due stanze riscaldate con la stufa a cherosene, che emana un puzzo confortevole e familiare.
Pochi scolari, suddivisi in due pluriclassi. Ad accogliere le nostre paure, insicurezze e piccole grandi scoperte le maestre Silvana e Giuseppina, che vigilano su di noi, ci accudiscono, ci proteggono, ci accompagnano per mano nei giorni di vento e di azzurro. 
Si va a scuola a piedi, con la cartella sulle spalle. Mio fratello e io siamo accompagnati dal fedele Fufi, che ci precede di qualche passo e di tanto in tanto si avvicina alle nostre gambe miagolando e strusciandosi sornione.
La bidella Quartina, impeccabile nei suoi golfini color pastello e con la sua chioma biondo cenere dalle onde perfettamente impettite, ci fa salire le scale, ci apre l’uscio e ci fa accomodare, ognuno al proprio banco. In pieno inverno, quando la neve si accuccia morbida sui tetti e sulle strade, corteggiando con il proprio scialle scintillante ogni granello di terra, Quartina si leva di buon’ora e, con gesti rapidi di consumata sapienza, spazza i gradini e il cortile antistante la scuola, per farci dono del suo buongiorno di sole. 
Le ore scivolano liete fra quelle pareti punteggiate dei nostri scarabocchi incerti, i giorni canticchiano come timide rondini, i rami si scuotono dal gelido abbraccio dell’inverno e nuove primavere riportano lucide gemme e un cielo chiaro cosparso di sogni. 
Uno scorcio di prato sul retro della scuola ci vede scorrazzare e sudare nei lunghi e pigri minuti dell’intervallo senza campanella. Le maestre ci sbirciano da lontano, felici dei nostri giochi in libertà. Nessuna staccionata né recinzione a delimitare il nostro spazio di gioco. Sono i cespugli di biancospino e alcuni giovani alberi di quercia a difendere le nostre corse e il nostro pallone dai pericoli della strada.
Un vecchio ippocastano, dal tronco solido e dalle fronde maestose, veglia sui nostri respiri e pensieri e custodisce silente, lassù vicino all’arcobaleno, il segreto di un piccolo nido.
Nel cortile si gioca ai Quattro Cantoni e ci si lascia rapire dal fremito caldo delle giornate di sole e dai colori lucenti delle corolle che si dondolano lente nella piccola aiuola: i tenaci nontiscordardime, il giallo flebile della primula, il fruscio impaziente della viola, il regale narciso, l’antico tulipano. Quando l’eccitazione del gioco giunge al suo culmine, capita di inciampare e ruzzolare a terra. Le ginocchia diventano ruvide scorze imperlate di rosso, ma non c’è posto per le lacrime! Ci si bagna di nascosto le dita con la saliva, si strofina la punta dell’indice sulla pelle bruciante e si conclude la grossolana medicazione con una vigorosa passata di stoffa della manica sulla ferita. Ora rimane solo da sperare che la maestra prima e la mamma poi non si accorgano del misfatto …
Corrono i giorni e la mano, dapprima tremolante, diventa presto amica inseparabile della penna. Riempio di svolazzi acerbi pagine e pagine, orgogliosa di avere scoperto il misterioso scrigno della parola. Non ho il talento del disegno, per me la figura umana si riduce a un cerchio con tante buffe stanghette. Però amo le faville colorate che magicamente fuoriescono dalla punta di pastelli e pennarelli e mi diverto a ripetere nei quaderni l’infinito gioco stilizzato delle cornicette, piccole muraglie di fantasia geometrica che racchiudono entro le loro sponde rosse, verdi, azzurre e gialle i sudati numeri dei primi problemi.
I mesi si rincorrono e al sopraggiungere delle festività principali siamo tutti in fermento per organizzare la recita scolastica. Ogni volta è una piccola sfida: preparare i costumi, imparare la parte a memoria, allestire le scenografie. Lavoriamo con materiali poveri: carta, tempere, legno, muschio, pietre, stoffa di recupero. A cucire insieme gli scampoli sono la maestria delle nostre mamme e la fantasia che corre sulla punta del loro ago. Nella nostra aula si ergono, come per magia, torri di castelli, boschi fatati, montagne limpide, navi che veleggiano intrepide. Come dimenticare la mia prima prova “teatrale”? Mi ritaglio il ruolo della vecchina ne “Il tamburino torna dalla guerra” e per calarmi bene nel personaggio recito con una noce sotto la lingua, che mi fa emettere suoni sibilanti come se fossi sdentata. Vincendo la mia ritrosia e timidezza, alla fine dello spettacolo mi inchino davanti al pubblico dei genitori e dei nonni che mi applaudono esultanti e festosi. Una claque da far invidia a un’attrice consumata. E dopo le fatiche del palcoscenico, la giusta e meritata ricompensa a suon di zucchero, burro e crema. Il grande tavolo di legno che campeggia al centro dell’aula si trasforma in un sontuoso banchetto da re: crostate, ciambelle, bocconcini al cioccolato, frittelle alle mele, panini di biscotto riempiti con crema al dolceamore, il busilàn preparato seguendo scrupolosamente la ricetta tradizionale di famiglia. La mamma mi guarda, felice e divertita, e reclama un bacio al sapore di vaniglia!
Ogni giorno è un piccolo universo che si dischiude. Numeri, parole, segni, suoni. Quaderni da riempire. Libri da scoprire. Mondo da sfogliare. L’alfabeto della vita. Le nostre maestre amano il piccolo borgo dove viviamo e ci accompagnano nella scoperta delle sue inesplorate ricchezze e umili bellezze. Il nostro sguardo si leva stupito al volo invisibile dell’elegante tortora e della gracile upupa. Le nostre dita ritrovano sulla ruvidezza della corteccia la carezza del muschio e l’irregolare contorno del lichene. Ascoltiamo rapiti il mite e odoroso muggito delle stalle. Gettiamo briciole di pane ai pesciolini che popolano il laghetto artificiale alle porte del paese, mentre spiamo curiosi i movimenti dei minuscoli girini. Percorriamo i sentieri d’ombra nel folto della pineta, a respirare le trasparenti gocce di resina sospese al tronco degli abeti piantati dai nostri nonni. I pensieri aggrappati alle stelle, le mani affondate nella terra. I nostri passi ritrovano le nostre radici.
Anni che sfogliano come petali, e non puoi arrestarli. Ma il loro bianco profumo di buono e di pulito, di acacia e gelsomino, è stupore di luce che fa vivere il cuore, è voce d’incanto che si leva nelle vene e trepidante affida ai giorni nuovi l’oro sottile e misterioso del cielo d’infanzia.

BIONDI BROTHERS EX MERENDANZE

lunedì 22 febbraio 2016

"Un giorno l'onda chiese al mare" di Francesca Bleu



Un giorno l'onda chiese al mare
qual è il sentimento che provi per me?
E il mare le rispose:
E' un sentimento talmente forte che
ogni volta che ti allontani io ti
tiro indietro per riprenderti e
tenerti tra le mie braccia.
Senza di te la mia vita non avrebbe
senso.
Sarei un mare piatto, senza emozione
e privo di significato.
E' questo il sentimento che provo per te...
un sentimento senza fine che va oltre ogni cosa!

Francesca Bleu

"LA STORIA DEI DUE VASI CINESI" di Fab Fra


LA STORIA DEI DUE VASI CINESI

Una anziana donna cinese possedeva due grandi vasi, appesi alle estremità di un lungo bastone che portava bilanciandolo sul collo.
Uno dei due vasi aveva una crepa, mentre l'altro era intero. Così alla fine del lungo tragitto dalla fonte a casa, il vaso intero arrivava sempre pieno, mentre quello con la crepa arrivava sempre mezzo vuoto.
Per oltre due anni, ogni giorno l'anziana donna riportò a casa sempre un vaso e mezzo di acqua.
Ovviamente il vaso intero era fiero di se stesso, mentre il vaso rotto si vergognava terribilmente della sua imperfezione e di riuscire a svolgere solo metà del suo compito. Dopo due anni, finalmente trovò il coraggio di parlare con l'anziana donna, e dalla sua estremità del bastone le disse: "Mi vergogno di me stesso, perché la mia crepa ti fa portare a casa solo metà dell'acqua che prendi".
L'anziana donna sorrise "Hai notato che sul tuo lato della strada ci sono sempre dei fiori, mentre non ci sono sull'altro lato? Questo perché solo dal tuo lato c'è la crepa e disperdi un pò d'acqua, io ho piantato dei semi di fiori lungo la strada. Così ogni giorno, tornando a casa, tu innaffi i fiori.
Per due anni io ho potuto raccogliere dei fiori che hanno rallegrato la mia casa e la mia tavola. Se tu non fossi così come sei, non avrei mai avuto la loro bellezza a rallegrare la mia vita".
Ciascuno di noi ha il suo lato debole. Ma sono le crepe e le imperfezioni che ciascuno di noi ha che rendono la nostra vita insieme interessante e degna di essere vissuta.
Devi solo essere capace di prendere ciascuna persona per quello che è scoprendo il suo lato positivo.
Un abbraccio a tutti coloro che si sentono un vaso rotto, e ricordatevi di godere del profumo dei fiori sul vostro lato della strada!

FAB FRA

"KAFKA E LA BAMBOLA VIAGGIATRICE" di Jordi Sierra I Fabra


"Un anno prima della sua morte, Franz Kafka visse un'esperienza insolita. Passeggiando per il parco Steglitz a Berlino incontrò una bambina, Elsi, che piangeva sconsolata: aveva perduto la sua bambola preferita, Brigida. Kafka si offrì di aiutarla a cercarla e le diede appuntamento per il giorno seguente nello stesso posto.
Incapace di trovare la bambola scrisse una lettera - da parte della bambola - e la portò con se quando si rincontrarono. “Per favore non piangere, sono partita in viaggio per vedere il mondo, ti riscriverò raccontandoti le mie avventure...”, così cominciava la lettera.
Quando lui e la bambina si incontrarono egli le lesse questa lettera attentamente descrittiva di avventure immaginarie della bambola amata. La bimba ne fu consolata e quando i loro incontri arrivarono alla fine Kafka le regalò una bambola. Era ovviamente diversa dalla bambola perduta, e in un biglietto accluso spiegò: "i miei viaggi mi hanno cambiata".
Molti anni più avanti la ragazza cresciuta trovò un biglietto nascosto dentro la sua bambola ricevuta in dono. Riassumendolo diceva: ogni cosa che tu ami è molto probabile che tu la perderai, però alla fine l'amore muterà in una forma diversa“.

(da "Kafka e la bambola viaggiatrice" di Jordi Sierra i Fabra)

"IL PIU' DELLE VOLTE...UN ABBRACCIO.." di Pablo Neruda



Il più delle volte..... un abbraccio......
è staccare un pezzettino di sé ......
per donarlo all'altro..... affinché.......
possa continuare il proprio......
cammino da solo.

( Pablo Neruda )

"STRANE STORIE" di Marina Marini Danzi



STRANE STORIE

Silenziose stanze
s'aprono alla vista del cuore
Strappati veli di seta
mostrano cio' che rimane
della grande battaglia
tra orgoglio e compassione
S'innalzano i miei pensieri
come nude vette
La mia anima guerriera
in solitario volo
viaggia tra cattedrali sul mare
Ma ogni volta che alzi lo sguardo
e nel mio lo confondi
disperdi nel silenzio
le tue parole e i miei certi pensieri
Mi narri la storia
che forse neanche tu conosci
delle nostre anime
amiche da sempre.

Marina Marini Danzi

venerdì 19 febbraio 2016

"PENSIERI FORTI" di Salvo Colucci



Pensieri forti(Salvo Colucci)

Siamo un po’ di anime in questo deserto,
anime che si sono chiamate in tanti modi,
visi sconosciuti nella notte di questo groviglio
di sentimenti che corrono lungo le strade del mondo di casa in casa di faro in faro.
Dove un cuore muore un altro vive.
Ho visto piangere il mondo in casa mia e tante volte
mi sono aggrappato ad una tastiera per non disperdere le mie lacrime e tenerle raccolte su dei fogli bianchi prima fatti di carta, di una semplice carta riciclata ma viva, oggi fatta di cristalli liquidi.
Ho fatto scorrere i pensieri e le emozioni la mia vita a volte gridandola a volte sussurrandola a volte cercandola io stesso perché non sapevo dove diavolo era andata.
Ancora tutti pensiamo di correre dietro i nostri sogni le nostre felicità,
poi mentre pensi di averli raggiunti, ti accorgi che erano solo le loro ombre e chissà il resto di loro dove ci sta aspettando, sembra la corsa infinita alla lepre finta.
Ho scritto migliaia di parole, le ho unite con delle fibre d’amore,
colorate dei miei pensieri più belli, ho cantato migliaia di parole rendendole preziose della mia melodia cercando le lacrime per ogni verso ed un sorriso per ogni ritornello.
Quante volte ho gridato al vento il tuo nome, ho scacciato
nella tua notte i fantasmi che liberi giocavano nei tuoi sogni.
Passerà il tempo, passeranno gli anni come la polvere ci ritroveremo forse in un angolo di via a raccattare lo stesso pezzo
di ricordo ognuno con la sua aria, forse i nostri visi non si ricorderanno
di noi, ma un qualunque senso che non sia fatto di materia, ci pungerà il cuore.
Ci soffermeremo quel tanto che basta per rivivere quegli attimi
cosi importanti e profondi ma cosi lontani nel tempo.
Mi conto gli spiccioli in tasca quasi come fossero gli ultimi da spendere mi sorrido addosso e vedo te che ancora mi leggi la vita come la zingara dei mie sogni migliori.
Sai, ombra di vita, in fondo sento solo
che ho ancora male dentro tanto male dentro.
Salvo@

"LA MIA ONDA" di Luisa Simone



LA MIA ONDA

Mi dissero

Non guardare
L' onda


Ti fa'..
Rattristare

Con quel suo modo
Di abbandonarti

Per.. lasciarsi
Andare
~~~~

sai..

tu
Sei come l'onda
Dolcemente
Arrivi. .
poi ti trattieni

In me...

Con la forza del mare

In quel momento
Avverto

La cosidetta
Enfasi
Si...
Mi fai volare.
~~~~
Ma poi nell'attimo
Successivo

Quando..
Piano..
Ti stacchi.
Per lasciarti
Andare. .

Soffro troppo
nel vederti..

Allontanare.
~~~~

Questo tuo
Essere onda

Mi fa'
Star male

Vorrei tenerti
Attaccato
A me sempre
quasi....
Per respirare
~~~~~
Voglio diventare
Vento

Soffiare
Forte..

Come se..
per urlare

Per portarti

Dove
Anche se onda...

Non mi puoi
Più...
Lasciare.
(Luisa Simone)

"L RICORDO E' UN PASSATO SCONTATO..." di Franca Berardi

Il ricordo
è un passato scontato
sbiadito dalla noia,
ravvivato da nostalgici giochi mentali,
arricchito dai rimpianti di quel che non s'è fatto
o intristito da consapevolezze...
più o meno distorte!
Ma sempre li rimane il ricordo
stagnante nella mente di ognuno
e,con caparbia fermezza non ci vuol lasciare
quasi a rappresentare...
il nostro quotidiano esistere.

FRANCA BERARDI

"NON HO MEMORIA...SOLO STUPORE" di Catia Asaro Autrice



Non ho memoria ...solo stupore
Lì dove tu..stai guardando
Non ho ricordi
E le mie labbra non hanno
Domande che fermino la
Tua corsa
Mentre ritrovate sillabe di gelo
Regalano dolorose risposte,
La primavera canta in fretta
La mia perduta preghiera...

Non ho memoria solo presenti
Scoperte.....
E di sconosciuta meraviglia mi circondo

Catia Asaro Autrice

"SORPRENDIMI" di Roberta Manzin



Sorprendimi. In ogni giorno di agiatezza emozionale. E trattienimi. Tutte le volte che vorrò evitarmi.
Io sono una donna imprevedibile.
Ma se saprai sintonizzarti
luciderò il cuore
spolverandone via
resistenze. E mi acquieterò vicina a te, senza più pretese.

RobertaManzin

"SEMPRE di Marina Marini Danzi



SEMPRE

Sempre mi volto
e del vento le voci raccolgo
Solitarie memorie
malinconie leggere
tra petali di rosa
a seccare nei diari del cuore.
Sempre mi fermo
mi soffermo tra velluti di dolci ricordi
Mi sfioro le labbra
e passando le mani fra i capelli
ritrovo fili smarriti di abbracci mancati,
parole non dette,
baci mai dati
Nulla si e' perso
Cio' che non e' stato ha un suo senso
E se il cuore di nostalgia si allaga
e il giorno sfuma
nel rosso del sole
trovo il bello di ques'eta' matura
La pienezza,
lo splendore prima della notte

Marina Marini Danzi.

mercoledì 17 febbraio 2016

"MI MANCATE E MI MANCO..." di Luisa De Amor

Mi mancate e mi manco
non sono immune
alla malinconia
e nemmeno alle delusioni
che a volte mi chiudono
sto x tornare
💜💛💚LDA

"SAILING" di Ilaria Negrini



Contest AMARCORD

"Sailing"

Quelle estati a Punta Ala erano gli unici momenti felici di un periodo pieno di tormenti e inquietudini. Odiavo l'inverno la scuola i doveri tanto quanto amavo l'estate il mare la libertà. E amavo te.
Ti ritrovavo ogni estate, eri il mio amico, il mio sogno durante tutto l'inverno, il mio amore. L'ultima estate che passammo insieme avevo quasi 17 anni. Ricordo una sera, camminavamo abbracciati sulla spiaggia, dalla discoteca sul mare arrivavano le note di Sailing di Christopher Cross. Amavo quella canzone. Ero felice. Sapevo che avevamo poco tempo, agosto stava finendo e ti avrei perso di nuovo. Per mesi non avrei fatto che pensare a te sognando il giorno d'estate luminoso e caldo in cui ci saremmo riabbracciati. Dovevo vivere quei momenti con tutta me stessa per non dimenticarli mai.
Non avevamo l'abitudine di scriverci o telefonarci, ma tu eri sempre nei miei pensieri anche se la vita andava avanti. Avevo finito il liceo e mi ero iscritta a Filosofia. Mio padre aveva avuto dei problemi economici e non potevamo più andare al mare. Quando un'amica mi invitò per una settimana a casa sua a Punta Ala, ti cercai ovunque senza trovarti. L'ultimo giorno incontrai tuo fratello che mi disse che ti eri sposato e avevi avuto una bambina. Ero felice per te, sapevo che era quello che desideravi, ma avrei voluto vederti, parlarti. Invece partii.
Ora ti ho cercato, sono passati tanti anni.
Ma tu non ci sei più. Te ne sei andato qualche anno fa, ancora troppo giovane. Tua figlia è grande e ha dei bambini, che non hai potuto conoscere. A me restano i ricordi. I nostri momenti insieme, le tue parole, tutte quelle risate e quegli abbracci.
Saranno qui dentro per sempre.

ILARIA NEGRINI

"QUANDO VEDO TUTTO QUEL BIANCO..." di Monica Carraresi



Quando vedo tutto quel bianco,
come un cielo velato di gelo
o un campo di neve,
vorrei andarmene
cercare il blu.
Non posso
respirare
Il vuoto
è in me,
non sento
parole o idee,
annego fra immagini
ricordi dolori che tornano.
So che devo buttarmi, agire.
Immergermi, nuotare. Scrivere.


(M.C.)

"NELLA RUVIDEZZA DEL TRAVERTINO IL RIVERBERO DELLA LUCE..." di Mirella Morelli



"Nella ruvidezza del travertino
il riverbero della luce
scompariva, senza
appoggio alcuno.
All'angolo della metropolitana
il rumeno
ondeggiava in avanti,
e poi più in su
la sua fisarmonica,
mentre lo scomodo cappello
nero
ostacolava le scarpe dei passanti.
Oltre il fuggire dei binari
solo vie di passaggio, ancora sconosciute,
e quell'ansia di futuro
denso
come groppo alla gola.
Non c'è un bigliettaio matto
che strappi
il bisogno di andare incontro all'ignoto,
nè un saltimbanco che scavalchi
col suo triplo salto
mortale
il tempo feroce.
Non c'è quella gioia ingorda,
né più
dalla panchina lo sguardo verso
quella sete
inestinguibile
della vita che fugge,
-e per sempre,
sempre fugge."


© Mirella Morelli

"LA BELLEZZA E' TALE QUANDO SI AUTO-IMPONE" di Miriam Bruni

La Bellezza è tale
quando si auto-impone,
e resisterle è uno sforzo
che volentieri
lasci cadere. A te viene,
rigogliosa e traboccante;
imprevista, misteriosa.
E la gioia
è un'esperienza del divino,
è come sorseggiare
- per incanto - il nostro
felice destino.

MIRIAM BRUNI

"OLTRE LE SBARRE" di Connie Rutigliano



Oltre le sbarre

Nell'astratta realtà dei fatti,
osservi attraverso le sbarre,
vivi attraverso gli occhi degli estranei
che ridono e ti fotografano.
Le tue macchie selvagge si spengono
come le luci del cielo al mattino;
gl'occhi grigi, vuoti,
hanno scordato quel pozzo di colori che sfiorava
le foglie degli alberi.
Graffi il cemento, mescolando sangue alla polvere.
Ringhi, mostri le zanne
consumate dalla violenta lotta contro l'acciaio.
Senti una piccola morsa al petto,
i ricordi più belli appesantiscono gli ultimi anni della cella.
Ti accasci lì, tra una roccia e un tronco caduto,
e col profumo dei licheni al suo interno,
ti addormenti,
mai più schiavo, mai più sottomesso.

C.R.

"AUTUNNO" di Loriana Lucciarini



AUTUNNO

Pioggia sui capelli
come ore di tristezza.
L’odore scuro della terra bagnata
spegne il mio cuore.
L’autunno è arrivato malinconico
e solo dietro di me un bagliore
nel tempo d’estate e di gioia

(Loriana Lucciarini – 1982)

martedì 16 febbraio 2016

"PER UN ISTANTE D'ESTASI" di Emily Dickinson


Per un istante d’estasi
noi paghiamo in angoscia
una misura esatta e trepidante
proporzionata all’estasi.
Per un’ora diletta
compensi amari di anni,
centesimi strappati con dolore,
scrigni pieni di lacrime.

E’ poca cosa il pianto
sono brevi i sospiri;
pure, per fatti di questa misura
uomini e donne muoiono!

Non c’è dubbio che un giorno troveremo
perfino il cubo dell’arcobaleno.
Ma ciò che non si lascerà scoprire
È l’arco di un’ipotesi d’amore. 

(Emily Dickinson)

lunedì 15 febbraio 2016

"IL SILENZIO DEL MATTINO" di Marilena Viola



IL SILENZIO DEL MATTINO
M.Viola
24 maggio 1998

Desiderio di pace,di tranquillità, di oblio.
Ricerca di altre voci.
Slacciarsi le corde della mente,
lasciarsi andare,
lasciare libero il cuore.
Al mattino.
Lingue di fuoco in cielo,squarci di luce.
È l'alba,il giorno è già vicino,
verrà il sole alto,la vita che si muove.
Mi si stringe il cuore,
vorrei sentir per sempre,all'infinito,
questo incantesimo degli occhi e della mente,
lasciarmi andare così, dolcemente,
mentre dei fiori mi arrivano le essenze,
mentre sento la voce del gallo,
il fischio di un treno,
il rumore delle onde,
il fruscio delle corolle,
un cinguettio.
Vorrei abbassare il volume alle parole,
mentre scrivo,
e trasmettere alla carta ogni sussurro,
ogni bisbiglio,questa quiete.

Nelle lunghe estati delle lontane primavere,
mamma ci mandava alla colonia,
all'oratorio dell'Ausiliatrice,
con tre sorelle ed una direttrice.
Erano tutte avvolte in panni neri
e davanti un bianco bavaglino,
che veniva chiamato 'modestino'.
Erano preziose quelle monachelle
che,appena sotto le gonnelle,
avevano corpi giovani e scattanti,
sempre serene e sempre a Dio oranti.
Forse ho imparato lì ad apprezzare
il silenzio delle prime ore.
Al mattino no,non si poteva parlare,
bisognava solo ascoltare,
la voce di dentro,la voce del Signore,
che bussava proprio a quelle ore.

Si riempiva poi,verso l'alto del dì,
di voci allegre e cinguettanti
dei bimbi dell'asilo,ed eran tanti.
Allora si che era diverso il luogo!
Risate,pianti,gridolini,
giocattoli,altalene,giardini,
piatti di minestra,canzoncine,
che meraviglia,pareano canarini!
Ma alla prim'ora cantavano solo gli uccellini,
allodole,passeri e colombe
le lodi del Signore,
attratte certo da quel luogo d'amore!

Oggi la risento ancora la mattina,
quando scendo dal letto alle sei;
d'istinto vado subito in cucina,
apro la finestra,guardo il giardino,
ascolto quella voce,
mi appartiene,
la sento e me la ritrovo.
Un incanto,che dolcezza nella mente,
che silenzio assoluto!
È fermo tutto.
Esisto solo io e Dio!

domenica 14 febbraio 2016

"NELL'AVANZARE IL PIEDE PER QUEL SALTARELLO.." di Dacia Maraini

"Nell'avanzare il piede per quel saltarello che è il ballo della poesia compio i gesti precisi e leggeri del piantare una tenda la sera davanti ad un paesaggio aperto, all'ombra di qualche bel pino, ci si ferma una notte e al mattino si riparte"
(Dacia Maraini)

"STUPENDA POESIA DI HERMANN HESSE" di Hermann Hesse



Stupenda poesia di Hermann Hesse!

"Tienimi per mano"
Tienimi per mano al tramonto
quando la luce del giorno si spegne
e l'oscurità fa scivolare il suo
drappo di stelle. ..
Tienila stretta
quando non riesco a viverlo
questo mondo imperfetto.
Tienimi per mano. ..
portami dove il tempo
non esiste. ..
tienila stretta nel difficile vivere.
Tienimi per mano. ..
nei giorni in cui mi sento disorientata...
cantami la canzone delle stelle
dolce cantilena di voci respirate...
Tienimi la mano e
stringila forte
prima che l'insolente fato
possa portarmi via da te.
Tienimi per mano. .
e non lasciarmi andare...
mai...♡
~ H. Hesse ~

"QUELL'AMORE LA'" di Roberto Busembai



QUELL'AMORE LA'

Erano silenzi in rumorose risa,
fatti di sguardi, segni e ammiccamenti,
sfiorati dalle piume della vita
e accarezzati dalla tenerezza ardita.
Erano baci fatti di colori,
rose sui capelli e margherite in mano
pantaloni lisi e camicette fini,
treccine passate sulla fronte
e lunghi capelli fermati con cordini.
Erano mano nella mano a malapena strinte,
coraggio che ti do una mano
e cadevano quasi come spinti
rotolare sul manto verde del prato
e riscoprir sdraiati l'infinito azzurro creato
e sospirar dei loro stessi sospiri,
l'un dell'altro, e fremito assaliva e
tenerezza irrompeva svelandosi aggressiva.
Era il tramonto rosa dietro l'albero amico,
inciso su corteccia un'anelito di sogno,
nasceva in loro forse un nuovo giorno
Ti amo Rita, Paolo e impressa pure la data
in un disegno d'infantile ma universale conoscenza
forma del cuore stilizzato.

Roberto Busembai (errebi)

"OGGI, SAN VALENTINO... di Margherita Benati

Oggi , san valentino , vorrei che il noi ci interrogassimo sull'amore . vorrei che ci chiedessimo cos'è per noi ,l'amore, che sentiamo verso le persone, ma non solo , verso tutto . e così , vorrei potessimo rispondere che l'amore è una stella caduta, il cielo l'aspetta , e solo quando noi l'avremo messa al sicuro , nel nostro cuore , lei tornerà , pensieri , da margi.

MARGHERITA BENATI


venerdì 12 febbraio 2016

"OGGI TI AMO" di Rita Fabiani



Oggi ti amo

L'amore allora...
era il profumo dell'alba
era la leggerezza dell'azzurro
era il verde della foglia
era l'argento della risata.

L'amore allora...
era un adolescente troppo bello
con occhi leggeri
e sorriso incantato
era un amante maldestro
eterno Narciso.

Doveva ferirsi nel sentiero dei giorni
conoscere il sapore amaro dell'umanità
macchiarsi di vita
chiedere perdono
per essere Amore.

Oggi ti amo

Buon S.Valentino a tutto il gruppo

RITA FABIANI

"RIEMPIAMO LA NOTTE CON I NOSTRI SOGNI..." di Patrizia Lova



Riempiamo la notte con i nostri sogni ...
come il cielo lo fa con le stelle ...
addormentiamoci dolcemente... e
avvolgiamoci di essenza d'amore ...

Patrizia Lova@

"QUESTIONE DI PELLE!" di Clara Semmi



Questione di pelle!

Ma è questo davvero il mio paese?
Non voglio che sia così. Per questo studio, cerco, viaggio…. Cerco una conferma.
Tanto tempo fa… ero piccola… Carmelo era un mezzadro… lavorava la terra, ma il cervello gli funzionava… e soprattutto il cuore.
Un pomeriggio assolato mi ero rifugiata sotto un grande fico. Li mi raggiunse e mi raccontò una favola. 
“Qui la terra è dura ed ha indurito la gente. Ecco, guarda le colline: qui la terra non permette che la vanga vada a fondo nel terreno; e l'aratro tira su pietre anche dopo anni di lavoro. Noi ci proviamo a rubare terra fertile alle rocce, ma, nonostante tutto il sudore che ci puoi cacciare, otteniamo solo un terreno che produce poco e senza generosità. E tradisce! Siamo destinati ad anni di nera carestia e ad una povertà che non passa mai. La gente è divenuta dura come la terra. Con questa nostra durezza, i guai tra le persone li possiamo risolvere solo con un colpo di coltello. Tu non puoi capire. Lo so che tu padre inorridisce all’idea. E nemmeno lui può capire il coltello. Da lui al nord è diverso, perché un coltello sta nelle mani di chi ha dentro il male… gente cattiva. Ma sai cosa è diverso? È che nelle sue campagne, puoi prendere tra le mani grandi zolle umide e scure di terreno fertile. È possibile anche fare a mezzo. Qui su mezza zolla non campa nemmeno una mezza capra. Ma, qui, appena la siccità non dà tormento e le faide tacciono, la gente ha sorrisi aperti e felici. C'è una dolcezza che prende fin dentro l'animo. Gli amici sono veri amici. Le famiglie rimangono unite. Sugli amici puoi contare; i parenti ti daranno sempre una mano. Questo rende dolce questa vita. Io vengo da lontano, sai? Non ci crederai. I miei avi si sono insediati qui molti secoli fa, dividendosi queste terre. E, da soldati invasori, sono diventati agricoltori. Eppure abbiamo dentro questa dolcezza.”

CLARA SEMMI

giovedì 11 febbraio 2016

"AMMIRAZIONE" di Roberto Busembai



AMMIRAZIONE

Scendo con le dita sottilmente ,
sfiorando il tuo profilo
e arrivo alle tue labbra
con il dito indice fremente,
non voglio nettare il tuo rossetto chiaro
ma solo percepire l'umido che si crea
a malapena sotto le tue narici
e umidare fa il limite della bocca.
E' da questo piccolo insignificante effetto naturale
che si percepisce il palpito del tuo cuore,
più affannoso si fa per la mia vicinanza
e più il fiato aumenta e umidità avanza.
Scivolo ancora ormai sotto il mento pronunciato
ma dolce nello stile e sinuosamente delicato,
fino ad arrivare al nascere del tuo snello collo,
dove si aprono le spalle e nascono i tuoi giusti seni.
E' qui che il mio dito maschile percepisce
il battito del tuo cuore, e sente quanto
il desiderio tuo si fa grande.
Ritraggo la mano e ti guardo,
tra noi ormai solo un piccolo gesto
dettato dal volger degli occhi in sintonia,
e cadiamo nell'oblio
donandoci con un bacio.

Roberto Busembai (errebi)

"RAGGIO DI SOLE" di Flavio Girardelli



RAGGIO DI SOLE

Ho saputo
che sei andato
senza lasciare un saluto
una parola
senza i tuoi sogni
rimasti qui con noi

Ho saputo
che sei andato
senza di noi
senza lasciare un saluto
un sorriso
senza i tuoi sogni
rimasti qui fra tutti noi

Soffia il vento
in un campo verde
rotolano fiori
il cielo chiama pioggia
nel freddo
si sente ancora
il tuo calore.

Soffia il vento.

Ho saputo
che hai lasciato
i tuoi sogni
i tuoi sorrisi
le tue parole
in un cielo nero
in un piccolo
raggio di sole
arrivato qui fra noi.

Flavio Girardelli

"RITOCCO E RIFILO" di Edmond Dantes

Ritocco e rifilo
una canzone interna
mentre la notte svanisce
in meritevoli ricordi
di te.
Non esce il profumo
dalle mie narici.
Intenso colora, dipinge,
disegna
un rigolo di brividi.
Dimenticare è difficile
quando si è vissuto.

EDMOND DANTES

"SILENZIOSI DESIDERI" di Connie Rutigliano



Silenziosi desideri

Enigmatico fu il tuo modo di esaminarmi,
quando l'esalazione di una candela
ruppe i nostri silenzi,
sorpresi da immaginari tocchi e fragili sguardi.
Se potessi desiderarti,
se potessi averti,
ti regalerei un mondo fatto di colori
dove tu,
e soltanto tu,
saresti la tela che li accoglierebbe.

C.R.

"LE STELLE ILLUMINANO L'ANIMA" di Patrizia Lova



Le stelle illuminano l'anima ...
non spengono mai la notte ...
regalano sempre un emozione...
che bello sarebbe salire fin lassù...
e poterle toccare !!!

Patrizia Lova@

mercoledì 10 febbraio 2016

"SERVIREBBE UNA SCINTILLA" di Elisa Alicetti

Servirebbe una scintilla
che bruci in un istante
L'angoscia che si respira.

ELISA ALICETTI

"TRANSITO" di Susan Moore

Transito
Dicono che sia un transito……
Inchiodata
Chiodi arrugginiti
su assi di legno ancora troppo giovane
non si muove proprio questa memoria
non se ne va
virtù del passato
condanna un presente
la memoria è transito
dici
ne passi attraverso
ma ogni parola, ogni gesto, ogni suono, ogni accadimento,
ciascun piccolo e singolo momento, ogni istante vissuto
ritorna
oggi, più forte di ieri
non è transito
no
è un punto vago di quel piano dato da tempo e spazio
è qui ed ora
Non se ne va
squarci di luce
casuali
illuminano scenari lontani
causali
no, non è transito
e’ un corridoio di vite in tormento
occhi spalancati nel buio
conta tutti i tuoi respiri.
S.M. (c) 10/02/16
Poesia inedita

"SOLLETICAMI L'ANIMA" di Roberta Manzin



Solleticami l'anima
con afflati di pazienza.
Che il retrogusto di un coito
abbondi
in una presente scelta.

RobertaManzin

"UN TEMPO SI SCRIVEVA DI PIU'" di Elisa Alicetti

Un tempo si scriveva di più ,
C'era la luna
Non lo schermo di un iphone ,
C'era più tempo
Da dedicare al vivere.

ELISA ALICETTI

martedì 9 febbraio 2016

"MUORE LA PAROLA" di Emily Dickinson



Muore la parola
appena è pronunciata:
così qualcuno dice.
Io invece dico
che comincia a vivere
proprio in quel momento.

(Emily Dickinson)

"CARA DONNA.." di Michael Reid

Cara donna,
a volte ti capiterà di essere troppo donna, troppo intelligente, troppo bella, troppo forte, sempre troppo qualcosa. Questo fa sentire un uomo meno uomo e tu comincerai ad avvertire il bisogno di essere meno donna. L'errore più grande che puoi fare è togliere i gioielli dalla tua corona perché un uomo la possa reggere con più facilità. Quando ciò accade bisogna che tu capisca che quello che ti serve non è una corona più piccola, ma un uomo dalle mani più grandi.
Michael Reid

lunedì 8 febbraio 2016

"DOPPIA IDENTITA'" di Gerardina Rainone

Doppia identità

Quella notte lei non era sola,il corpo al suo fianco non lo ricordava. Si sforzò di pensare alla sera prima, ma la testa le scoppiava. Era sicura di una cosa, però, non aveva rimorchiato nessuno. Lentamente scivolò dal letto, scoprendo piano le lenzuola, una gamba alla volta, senza far rumore. Ecco,era in piedi e il silenzio l'avvolgeva.Aveva paura anche a respirare e provò a muovere un passo ma, quel corpo si girò e per poco non urlò,tanto fu la meraviglia. Erano passati un po' di anni,ma non era cambiato di molto.Sempre folta la capigliatura,come quando si conobbero in quel bar di periferia.Lei aveva bucato mentre andava all'università ma ,fresca patentata,non era troppo in grado di maneggiare cric e ruota.Era entrata nel primo posto possibile e si era guardata intorno,lui era al bancone a bere un caffè fumante e sembrava assorto nei suoi pensieri.Si voltò e non fece troppo caso a quella ragazza che accanto a lui ordinava un caffè e che trafficava nella sua borsa.Fu un attimo trovarsela addosso mentre inciampava e gli rovesciava addosso il caffè.Lei si profuse in scuse e per farsi perdonare si offrì di pagarglielo,ma l'espressione buffa sul viso della sconosciuta lo divertì troppo e ricusò l'offerta.Laura si presentò e Luca,come disse di chiamarsi,le strinse troppo forte la mano.Non era un dongiovanni da strapazzo e nonostante avesse notato l'avvenenza di lei non si mostrò subito appiccicoso,anzi sembrava imbarazzato.Fu questo che forse la convinse a chiedere aiuto subito a lui,in fondo era un uomo e anche di bella presenza.Luca non si sottrasse e l'aiutò a cambiare la ruota ma le chiese in cambio un passaggio.Mentre si avviavano alla destinazione lui le parlava un po' di tutto,la loquacità non gli faceva difetto e lei si sentiva tranquilla con quello sconosciuto bello e gentile.Si era seduto con studiata calma nell'auto e si era anche allacciata la cintura di sicurezza.Solo lo sguardo fugace sulle sue gambe al volante le aveva fatto nascere un po' di imbarazzo ma aveva ricacciato subito il pensiero,sentendosi quasi in colpa per averlo formulato.Quell'uomo la attraeva e la incuriosiva,sembrava anche conoscere la sua auto perchè le consigliò di forzare la terza in una curva.Istintivamente si fidava,anzi gli aveva anche confidato che spesso aveva dei vuoti di memoria,amnesie passeggere,che per il momento non la preoccupavano molto.Del resto il suo neurologo le aveva assicurato che succedeva un po' a tutti di dimenticare qualcosa, come talvolta capita quando ci si reca in una camera e ci si accorge di non sapere cosa si stesse cercando. Erano ormai prossimi alla meta quando lui si portò una mano al petto e cominciò a tossire in modo sempre più evidente.Lamentò un po' di dolore e le disse che era per il fatto che non aveva preso le compresse quella mattina.Lei si offrì di accompagnarlo in casa,viste le condizioni ,ma lui rifiutò,non stava così male in fondo e ce l'avrebbe fatta a salire su da solo,ma mentre lei accostava la tosse aumentava,il viso di lui si fece un po' paonazzo quando uscì dall'auto.Laura scese velocemente e lo sorresse.Chiuse l'auto e si avviarono verso l'appartamento,lui un po' a fatica, camminava reggendosi alla sua vita.Era un locale pulito e arredato con gusto quello che vide entrando,senza fronzoli ma elegante.Un grande divano campeggiava al centro del salotto,dove la invitò a sedersi mentre andava in cucina a prendere le compresse.Sentiva che trafficava con le stoviglie,rumore di cassetti aperti e richiusi.Fu un attimo che sentì un brivido,lo ricacciò subito,ma i passi alle sue spalle la fecero voltare di scatto.Il coltello nella mano di Luca non le diede il tempo di pensare,corse alla porta come una molla,urtò il tavolinetto ma il balzo era stato veloce.Tirò la maniglia con violenza e si gettò in strada convinta che lui la seguisse ma voltandosi non vide nessuno.Cercò freneticamente le chiavi dell'auto,ma accidenti,non le trovò.Era in preda al panico,corse dall'altra parte del marciapiede ma fu un'imprudenza.Mentre attraversava, una moto la investì e fu trasportata all'ospedale.Contusioni e sospetto trauma cranico,ma per fortuna nulla di rotto.Chiamò la sua amica e solo a lei confessò la fuga da Luca.Non voleva certo passare per una sprovveduta.”Devi comunque denunciarlo,”le consigliò questa,”non hai scelta,potrebbe essere un pericolo per altre donne.Che strano,però,avrei giurato di aver visto la tua auto sotto casa.” Quando fu dimessa si recò alla polizia.Grande fu la meraviglia e lo sgomento quando entrando in quell'ufficio si trovò davanti proprio Luca.La mente vacillò un attimo e rimase senza parole mentre sedeva per la deposizione.Alla donna seduta al computer urlò all'improvviso:”quest'uomo ha tentato di accoltellarmi”,indicando lui.La poliziotta alzò la testa dalla tastiera e sbalordita disse:”lei è pazza,lui è il commissario”!Laura si affrettò a raccontare la sua vicenda,alchè il commissario,tossendo in modo discreto,per nulla scomposto dichiarò:”lo so,è mio fratello gemello,ma non è pericoloso.é solo un po' strano.Ora andremo da lui e verificheremo con un confronto diretto,magari voleva solo invitarla a mangiare,ha la passione della cucina.”Con una volante arrivarono sul posto,ma il commissario preferì restare in auto.Non credeva ai suoi occhi Laura ,erano davvero identici i due fratelli.Aveva un'aria un po' triste Luca e stancamente li fece entrare non senza salutarla con un sorriso e una frase sibillina”:le medicine vanno prese” . La poliziotta che l'accompagnava si limitò a chiedere spiegazioni dell'accaduto dei giorni precedenti.Luca raccontò che aveva deciso di invitare a pranzo Laura e voleva convincerla a restare a cucina avviata,ma quel maledetto barattolo in cucina non ne voleva sapere di aprirsi sicchè distrattamente si era avviato in salotto per metterla al corrente,quando lei aveva avuto quella spropositata reazione.Luca si scusò e disse che non aveva avuto il tempo di spiegare,ma Laura voleva solo andarsene da quella casa e cercò le chiavi dell'auto che non saltarono fuori.Le chiesero se volesse sporgere ancora denuncia per l'accaduto ma lei fece cenno di no,aveva compreso che si poteva fraintendere la faccenda e voleva solo tornare alla sua vita.Nei giorni che seguirono Laura sentì spesso al telefono Marco.La invitò a cena per raccontarle del fratello e lei sembrava interessata al bel commissario.Luca aveva avuto un forte esaurimento in seguito alla fine di una storia con una ragazza e da allora non era più lo stesso,tanto che anche sul lavoro non rendeva e l'avevano messo a riposo forzato.Marco giurava che il fratello non era pericoloso,era solo ossessionato dalle ragazze brune con gli occhi verdi,un po' il suo tipo insomma.Così dicendo le aveva piantato gli occhi nei suoi con una intensità che non lasciava dubbi e alla quale lei non si era sottratta.Le labbra dischiuse,la schiena inarcata,riconosceva i sintomi,era già fritta.L'appuntamento successivo fu a casa di Marco,lui ormai era importante e lei era rimasta affascinata dal primo bacio rubato quella sera.Mancava ancora un po' all'incontro e Laura si preparava con cura.Proprio non si aspettava quella telefonata di Luca che,peraltro,aveva scambiato per Marco.Lui non le permise di mettere giù,la scongiurò di non andare all'appuntamento, perche Marco non era quello che credeva,ma lei sospettò un moto di gelosia.stava per chiudere quando lui le consigliò di cercare qualcosa a lei familiare nel suo borsello.Arrivò turbata a casa di Marco,ma quello che vide la lasciò sgomenta:alle pareti erano appese foto di una sola ragazza,buffo perchè sembrava lei.Ma come poteva avere le foto dei momenti più varii della sua vita? Marco le chiese se andasse tutto bene,ma la testa le girava,cercò di sedersi.Lui andò in cucina a prendere dell'acqua e lei si gettò sul borsello.Vi trovò le chiavi della sua auto e stava per scappare quando si aprì la porta di casa,era Marco!Tutto cominciò a roteare,sentiva le voci in lontananza,poi una luce forte la riportò alla realtà.Era in camera da letto e brandiva la lampada del comò,quell'uomo la voleva toccare e la chiamava con dolcezza.Lentamente si arrese e si appoggiò alla sua spalla.”Non è nulla, disse lui,tra poco starai meglio.” Chiamò qualcuno a telefono:”dottore,sono il commissario,mia moglie ha avuto un'altra crisi”.

"CANTA MIA MADRE" di Silvia Marutti



CANTA MIA MADRE

Stamane
con mia madre
ho guadagnato il prato.
Dentro le nostre mani
da un legno all'altro scorre
il filo del bucato.
E nel fruscio leggero
di vele immacolate
canta mia madre
ignara
ultima
la sua estate

(da "Caleidoscopio", Silva Editore, 2007)

SILVIA MARUTTI

"TRAMONTO" di Luisa Simone



Tramonto

quando mi accorgo
del tuo trasformarti


Quando Mi tocchi
Il cuore solo
a guardarti

Quando la sera
I miei pensieri
Raccogli

Per mescolarli
Nei tuoi colori
D'un tratto
Cangianti

È li' che l'animo
Mio gioisce
In quel meravigliosi
Colori
Ancora

Da definirsi

Mi ritroverai
Qui
Seduto
Domani ad aspettarti

Non cominciare
Il tuo spettacolo

Se non incontri
Prima
Aperti
I miei
Grandi
occhi

(Luisa Simone)

"DONNA INDOMITA" di Connie Rutigliano



Donna indomita

Incostante come una goccia che scende
dalla tegola di un palazzo,
rapisci con sguardi fugaci prede
ignote d'esser state catturate.
Scendono su te vesti di seta,
accarezzando con fine precisione le tue curve,
come un ragno
nell'accurato compito di tessere una tela all'ombra del sole.
Mordi con sensualità le labbra carnose color fragola,
dominando col tuo profumo al gelsomino,
cavalieri oltremodo trattenuti dagli ospiti.
Ti nascondi tra sete di colori,
e sorridi a volti sconosciuti,
catturando quella sete ossessiva di possederti,
pur sapendo che l'unica tua padrona è la libertà.

C.R.

domenica 7 febbraio 2016

"RICERCO CON MINUZIOSO ORGOGLIO" di Edmond Dantes

Ricerco
con minuzioso
orgoglio
le sensazioni
utili
riascoltandomi.
L' unica scuola interiore
non chiude mai.
Ripetere è un rafforzativo
del vivere.
Necessario.

EDMOND DANTES

"QUESTIONE DI PELLE!" d Clara Semmi



Questione di pelle!


Sul mio pianerottolo si apre solo un altra porta. Ci abita una coppia. Lui è un po' vecchio, ma simpatico ed ha quella sensualità a fior di pelle che lo rende gradevole ed a volte intrigante. Lei è un gemelli. Quando lui è a casa è simpatica frizzante; e, contagiata dalla sua sensualità, si cura, indossa abiti interessanti e si fa i capelli, le unghie e anche un po' di palestra. Quando lui è via per lavoro lei si trasforma nel prototipo della cozza rompicoglioni. Winniepoo ai piedi, pigiamoni, capelli non lavati. La mancanza degli ormoni di lui le provoca una caduta della pelle, la comparsa di rughe, le spegne gli occhi.
Comunque ieri bussa alla mia porta ed entra. Avevo le finestre un po' aperte perché era una bella giornata, ma ho avuto l'impressione che puzzasse di sudore stantio e di marsala. Lui è via da un mese.
Non è venuta per confidarmi la sua frustrazione e quanto gli manchi lui. No, è venuta per rimproverarmi.
Ha un profilo fake col quale si impiccia nei social dei conoscenti. Ha letto il mio post…
Come se si confidasse ha detto: sai, io faccio l'amore solo quando mi innamoro. Mi ha fatto un po' compassione questa sua affermazione: gialla, ammuffita, triste dentro, arrogante fuori, una bella donna buttata nel cesso nell'attesa di lui… dell'amore suo!
Cosa potevo risponderle. Quello che penso, cioè che ha assolutamente ragione.
Ma come è bello il sesso quando si è innamorati? Oh, c'è quella cosa, che è inutile cercare metafore per descrivere. C'è lui che ti mangia con gli occhi e cerca il tuo sguardo anche quando fai la spesa. C'è l'ansia, l'incertezza… c'è la passione che appena soddisfatta mette nuovamente fame… e, non sai come, parli, parli, parli… ti metti in sintonia. E quella sintonia, quella intimità ti fa fare un sesso spettacoloso… che però è solo una piccola parte di un mondo grande che si è aperto.
Certo avrei potuto dirle che per innamorarsi servono delle persone. Per fare l'amore basta un atleta. E dico sinceramente, ci sono molti più ragazzi con la tartaruga che persone, in giro.
Le ho dato ragione, ma lei continuava a voler contestare qualcosa che implicitamente sembra io stessi sostenendo.
Dentro di me, mi dicevo: lascia perdere è una vecchia. No, non è vero, non è una vecchia. Proprio per niente.
E allora?
Allora, mi si è aperto un mondo. Questa donna fa parte di una nuova generazione di conformisti.
Età tra 30 e i 40 o poco più. Ceto medio, basso. Istruiti. Leggono i giornali, usano i social, sono informati e spesso impegnati. Ma sono conformisti in modo oppressivo e disgustoso.
No, non sono oscurantisti, anzi… conoscono il valore della libertà e l'importanza della cultura. Sono sinceramente anti fascisti. Sono credenti, a modo loro. Non hanno pregiudizi contro gli immigrati, contro i gay, contro le altre religioni. Comprendono i trasgressivi e i ribelli. Sono per le unioni, hanno subito sulla loro pelle i disastri della famiglia tradizionale. Quando sentono famiglia, pensano a quella mafiosa.
Sono persone meravigliose, eppure sono oppressive e disgustose.
Allora ho avuto un altro colpo di genio.
Ho creato la frase per spigarmi queste persone.
Sono persone che credono che la tua libertà finisce là dove inizia la loro missione di educatori.
La frase originaria è: La libertà individuale finisce là dove inizia la libertà degli altri.
Ecco. Mi piace quello che pensano, ma queste persone non sono in grado di confrontarsi con me anche se abbiamo le stesse idee. Perché io di quelle idee, nella mia porzione di libertà, ne do una mia personale ed unica interpretazione. E questo non va bene. Anzi è peggio che se fossi, gay, fascista e ateo. Perché con uno di casa pound. Al massimo ingaggiano una battaglia verbale. Muro contro muro. Con me devono discutere sul serio e poi lasciarmi lamia libertà… quella che potrebbe scardinare quello che pensano.
Come faccio a dire alla mia vicina di casa che è drogata degli ormoni del suo compagno? Che ha una vera dipendenza? Non è fedeltà… E che io invece, pur di mantenere la mia autonomia, vado a farmi gli shottini e a rimorchiare qualche ragazzo con la tartaruga e che lo faccio uscire di casa, prima che si metta a parlare?
Che mondo! I più simpatici, quelli che mi somigliano, sono così!
Già ho un pessimo carattere, ma è proprio quello che mi salva l'anima e mi distrugge la vita sociale.

"MENDACE E' UNA PAROLA A LEZIONE D'ISTINTO" di Roberta Manzin



Mendace è la parola
a lezione d'istinto.
Solo il silenzio degli occhi insegna.

RobertaManzin

sabato 6 febbraio 2016

"LA VITA E'' di Salvo Colucci



La vita è.. (Salvo Colucci)

I destini a volte li puoi trovare anche in una scatola di caramelle,
o sul fondo di un cono gelato,
o tra le linee di un amore mai dissolto.
Penserai a quanto poco è importante la realtà che ci circonda
e a quando i sogni iniziano ad ingiallire sui rami di questa vita.
E tra un cigolio e l'altro della tua sedia
pensi a ciò che ti si è sciolto tra le mani,
a volte perché non si è voluto attendere
a volte perché si è atteso troppo.
E sentiamo i solchi così profondi nella vita
e tu stella inclinata, nasci e muori tra le mie calendule,
di te ho scisso il mio cuore nella rosa dei venti
e con il vento parlo io
delle mie paure delle mie lagrime.
La vita è…

"SOLO UN UOMO" di Vittoria Guglielmi



‪#‎SoloUnUomo‬

Ce l'ho col mondo.
Col mondo intero.
Con chi mi saluta e mi sorride.
Che cavolo avranno da sorridere tanto.
Non cambia niente.
Tutto uguale ogni giorno, ogni settimana, ogni mese, ogni anno.
Non c'è niente da ridere.
Cammino in fretta, corro e sudo e la sera crollo dalla stanchezza ma non cambia niente, sono sempre qui, sempre più arrabbiato.
Arrabbiato anche con te che sei bella e sorridi anche se dentro hai
un casino da paura.
Tiri avanti tu e non ti arrabbi e non ti butti giù.
Come fai?!
Eppure tremi. Ti ho sentita tremare un giorno.
Dicevi fosse l'emozione di stare insieme.
Forse sei solo un po' matta e bambina, le cose ti scivolano
su quella tua fantastica maledetta pelle liscia.
Mi indispettisce la tua serenità.
Non ti rendi conto che è tutto complicato?!
A pensarci bene e' con me che ce l'ho.
Perché credo in cio' che faccio ma non basta.
Ci provo ma non basta.
Lotto ma non basta.
Voglio di più ma quel di più lo vedo sempre più lontano nel tempo,
mentre il tempo sta passando ed io non sono niente,
non sono quello che vorrei, non ho quello che sognavo.
Potrei avere te ma non ho nulla da offrirti e non mi dire che tu vuoi
solo l'amore.
Non ci credo.
Quello poi passa.
Anzi non esiste.
Non e' mai esistito.
E' solo "chimica" o passione o desiderio, chiamalo come ti pare.
Lasciami perdere, lasciami in pace, lasciami solo.
Vai per la tua strada e continua a sorridere che sei sempre più bella tu! Te la caverai.
E' Estate.
La tua pelle e' illuminata dall'abbronzatura.
Hai fili d'oro tra i capelli ribelli.
Farai impazzire qualcun'altro e non lo degnerai di uno sguardo.
Tornerai a casa, ti addormenterai tranquilla, sognando un uomo che non può esistere.
Io andrò a bere qualche birra con quattro amici scemi più di me
che mi fanno ridere.
In una notte afosa e delirante mi tufferò in un mare nero ed indecifrabile.
Senza conoscerlo lo sfiderò.
Sfogherò la mia rabbia e la mia insoddisfazione ad ogni bracciata, schiaffeggiando le onde.
Avrò freddo ed avrò il fiatone.
Saro' solo come, chissà perché, voglio essere.
Non sarò capace di ammettere che sarei sereno in mezzo alla tua serenità, sdraiato a fianco a te.
A te che non chiedi nulla di più.

"IO NON VEDO, OSSERVO..." di Cinzia Fiore Ricci

Io non vedo, osservo,
io non guardo,
vivo.
Non posso fare di meno,
non posso privarmi del piacere di sentire,
di provare emozioni con il solo guardare.
Vedo al di là degli occhi,
spazzo via la nebbia che nasconde le meraviglie
e coloro di un rosso passione
anche le tiepide giornate in bianco e nero.
Sono anima fatta carne,
pelle fatta stomaco,
non respiro con i polmoni,
ma con il cuore,
e volo ogni giorno
sulle ali dei miei sogni.
© Cinzia Fiore Ricci.

"UNA SERA DI FINE ESTATE" di Gianna di Carlo



Una sera di fine estate.

Sei arrivato all'improvviso. ..
in un momento qualsiasi. ..
una sera di fine estate.
Una terrazza su un
Castello Medioevale.
Profumo di gelsomini.
Profumo di estate.
Profumo di te.
Un vestito bianco
ad esaltare la mia abbronzatura.
La fievole luce, le risate degli amici,
la musica lenta, melodiosa.
Le note di una dolce canzone mi provocano un lieve sussulto.
Volto lo sguardo e cado su due meravigliosi occhi blu.
Socchiudo lentamente gli occhi, mi lascio rapire dalla musica..
È una canzone degli "Stadio":

"...nella luce tu stavi la'
dritta in piedi ed io
ero qua. ..come se esistessi solo te.
Perso dentro gli occhi tuoi
nel profumo che tu fai..."

Apro gli occhi. ..sei vicino a me.
Con un sorriso mi tendi la mano...
Balliamo....
E. ..da allora...notti insonni, corse folli a piedi nudi sulla spiaggia,
colazioni a letto, risate...seduti sui gradini delle vie.
Esistevi solo tu. ..
Esistevo solo io..
"condividere. ..io e te..."
"Il Segreto" Stadio.

GIANNA DI CARLO

"IN ATTESA" di Roberto Busembai



IN ATTESA

Avresti mai più pensato, donna di questo mondo,
che al tempo ormai trascorso saresti passata in madre,
e altra ancor pura e giovane in grembo attesa porta,
quasi a giustificare e donare la sua bella sorta.
Lungo è il desiderio di donar la vita,
e posarlo nel mondo altresì grande fa la donna,
mai debba esser persa la speranza,
se di colei non ebbe frutto alcuno,
e mai si debba aver dubbio o pensiero,
che se fior non sboccia da tal albero vero,
non sia per questo marcio o da considerar già morto.
Vita si dona al nascer di chiunque e se destino
avversa non dar questo privilegio,
uomo stimar e forse anche più amar dovrai
la tua consorte,
per respirar negli altri quel che a voi assenta,
ma nei vostri cuori è pure sempre presenza.
E donna è tutt'or anche se manca.

Roberto Busembai (errebi)

"LASAGNE" di Susan Moore

LASAGNE

Il bagno.
Doveva andare in bagno.
Si alzò, tastando nel buio il perimetro del letto.
Lentamente, trovò la strada.
Inevitabilmente, passò davanti allo specchio.
Ci ritornò
Non riconobbe gli occhi. Non li riconosceva mai, dopo aver pianto.
Le si gonfiavano oltre ogni misura. Non era così, un tempo. Quando era più giovane, poteva piangere per ore e poi….sì, un po’ di gonfiore, ma nulla di più.
Negli ultimi anni, invece, ogni pianto sembrava lasciasse un segno.
Ogni volta qualche piega dell’espressione cambiava: le lacrime erano diventate più rare, più forti, quasi inconsolabili.
A vent’anni piangi per un amore. A 50?
Scosse la testa.
“Piangi e basta” si disse.
Agitò una bomboletta di acqua miracolosa. Nebulizzò la fronte e gli occhi. Fresco, sentì un fresco piacevole. Tamponò con la salvietta.
Nulla era cambiato.
La pelle bruciava ancora.
Gli occhi che la rifissavano dallo specchio erano gli stessi di prima: pesti come dopo un incontro di pugilato.
Non aveva mai guardato un incontro di boxe.
Suo marito le narrava delle sere passate con sua madre a vedere 2 energumeni che se le suonavano di santa ragione. Lei ricordava poche immagini di occhi pesti. I suoi. I suoi in questa mattina appena accennata.
Tornò a letto.
Era una mattina silenziosa, aveva sonno, aveva bisogno di chiuderli quegli occhi.
Non voleva ricordare perché.
Erano pesti e basta.
Aveva pianto e basta.
Non c’erano ragioni, nessuna ragione.
Solo emozioni.
Chiuse gli occhi e le apparve una teglia di lasagne.
Non aveva fame.
Si vedeva prepararle per un giorno speciale
Uno strato di besciamella, ragù, formaggio, sfoglia ed ancora besciamella, ragù, formaggio, sfoglia. Fino a riempire la teglia. E poi pigi, pigi un po’ di più. Entrerà ancora besciamella, ragù, formaggio ed un ultima sfoglia. Spolverata dell’ultima traccia di sugo ed un ultimo spolverio di besciamella e formaggio. Quello che serve per la crosticina.
Era una teglia di lasagne?
Viveva così: continuando a mettere besciamella e ragù e sfoglia e formaggio e pigiare. Soprattutto pigiare, per avere quel gusto giusto, pronto a sorridere.
Si voltò su di un fianco. Cercava il sonno.
Non sarebbe cambiato nulla.
La teglia era in forno.
Il profumo arrivava come aprivi la porta.
Il sonno la prese.
S.M. (c) 06/02/16

venerdì 5 febbraio 2016

"AMORE CARO" di Roberta Manzin



Amore caro
abusato nel verbo
avvinghiato ad immagini idilliache
perisci
lentamente,
ti prego.
Lasciami la possibilità
di rammendare ferite
di far parsimonia di sogni
di accocolarmi ancora negli attimi eterni della mia creazione.
E
quando sarai sfinito,
accoppiati con l'anima che hai perso.
In un altrove che avrà il sapore della pace. Che è stata rubata.

(In una notte di vento e pioggia, risuonano ancora ticchettii aritmici che non hanno avuto pietà di ucciderci)

RobertaManzin

"10 PASSI" di Susan Moore

10 passi
Son dieci passi
Dal letto al bagno
Sedici
Dal bagno alla sedia di cucina
Passi lenti e pesanti
Per arrivare a quella sedia
Rifiugio
Una sedia d’angolo
Chiusa tra tavolo e mura
Protetta?
Contati sono quei passi
Ogni mattina affannata
Strascicati in questi pomeriggi stanchi
Dieci passi pesanti
Passi che segnano il tempo
Senti la voce mutare registro
In quale mondo sei?
Ti svegli d’improvviso
E in quale mondo sei?
Se non sei tu, in quale mondo sei?

SUSAN MOORE

"SE TI PERDI" di Santina Gullotto



SE TI PERDI

Se ti perdi per strade campestri...
se ti perdi per strade percorse...
se ti perdi e non trovi ritorno
su quei passi cancellati dal tempo...
Se ti perdi per le strade del cuore
e nell’anima perdi il respiro..
non ritorni col flusso del sangue
che irrora ogni piccola parte
di un corpo disfatto e stanco...
il suo corso non smette
neanche un’istante
finche vita gli scorre dentro...
Se non senti il richiamo del tempo...
di quel tempo trascorso vissuto nel sogno
non ritrovi nemmeno te stessa ...
ti perdi per le strade del mondo....
@Santina Gullotto

"L'AMORE" di Edmond Dantes

L' amore
ha un suo silenzio
necessario
disarmante e brullo.
Catarsi unica,
che sotto vesti nude,
riemerge prepotente
e nel suo concertare
fermenta la poesia.
Un teporoso cuore
assiste l inerzia
dei sentimenti.

EDMOND DANTES

"SONO COME IL MARE.. A VOLTE CALMA.." di Patrizia Lova

Sono come il mare..a volte calma ..
a volte tempestosa..dolce..salata...
profonda...immensa...calda...fredda...
limpida...Le situazioni...il tempo...
mi modella..rendendomi un'anima
che si ama o si odia...perché chiara e sincera...ti fa decidere se partire o restare nel proprio porto al sicuro...
....................Il mio cuore ...........

PATRIZIA LOVA

"GIOCHI D'AMORE" di Lucinda R. Rose



Giochi d’amore

Amore...
rinasci nel mio
cuore,
e ti propaghi
senza sosta
sotto gli occhi
stupiti
del mio animo,
e silenziosi,
i tuoi baluginii
si fanno strada
per raggiungere
il suo cuore…

In una stanza,
vuota...
l’una di fronte
all’altro...

Attimi intensi...
ed un gioco di
sguardi profondi
si consuma...

E poi...
colpo di scena
improvviso:
scivolano
le nostre vesti,
ed un piacere
inebriante
s’impadronisce
di noi...

E dopo,
avvinghiati
in uno stretto
abbraccio,
ci dimeniamo
tra i risvolti
del letto
in preda a gemiti...

LUCINDA R. ROSE

"SFACCENDO SOLA, IN CUCINA.." di Cloe Sei

Sfaccendo sola, in cucina. Lucido il piano cottura, controllo la pentola in acciaio che sia lucida in ogni sua parte, asciugo le stoviglie ed intanto progetto l'impasto di macinato senza il latte; mio figlio non lo tollera. Userò il brodo.
Sono sola, immersa nel silenzio della mia casa. Unici compagni i miei gatti e il mio cane. Sono serena in questi momenti; sono con me stessa.
Tra un minuto torneranno i pensieri.

CLOE SEI

giovedì 4 febbraio 2016

"PETALI AL VENTO" di Pasquina Filomena



PETALI NEL VENTO

Meraviglioso è ritrovarsi in quella stanza
che di grande ha solo la passione.
Pensieri che vagano liberi senza meta,
sfiorando non solo la pelle umida di piacere,
ma toccandone anche i sensi oltrepassando i limiti.
Parole incomprese impastate dal delirio
di petali nel vento.

PASQUINA FILOMENA

"LA MIA AMICA" di Antonella Anna Di Pietro

La mia amica
non usa grossi paroloni
ma sorride,
ascolta e ti abbraccia,
e io so che sono al sicuro....
e io so che mi posso fidare...
perché in ogni suo silenzio
è la risposta....
in ogni suo sorriso è
la mia riacquistata tranquillità. .....
La mia amica
non vola alto
ma nella semplicità
vive.....
nell'umilta' scandisce
il valore del tempo
e delle cose....
La mia amica
non dice di essere indispensabile
ma ogni giorno
si rivela necessaria
senza far rumore
e nello scoppio dei colori
di primavera,
è lei stessa
creatura che germoglia
rinnovandosi ogni giorno
Anto

"NULLA MI URTA DI PIU' CHE UNA BUGIA" di Luisa De Amor

Nulla mi urta di più
che una bugia
con la scusa....
l ho detta x non farti male..
le bugie hanno un solo fondamentale!
la falsità.

LUISA DE AMOR

"FERMATI COSI' VITA" di Luisa Simone



FERMATI COSI' VITA

Fermati
Cosi'
Vita..

Mentre
Ti ammiro
Stupita

Mentre
Leggera
Mi sento


Respirando
Il
Tuo..
Profumo
d'immenso

Mentre....

Ebbra
Di te

Nel tuo
Mare
Calmo
~~~~
Or
M' immergo

(Luisa Simone)

"SPORCARTI" di Roberta Manzin



Sporcarti
della viscosità del pregiudizio
mortifica la bellezza.
Nell'anima
che si fa muta.

RobertaManzin

"HAIKU 70" di Marina Marini Danzi



HAIKU 70

Ventaglio d'oro
viso di luna celi
Bocca di rosa

Marina Marini Danzi

"HAIKU 71" di Marina Marini Danzi



HAIKU 71

Lieve kimono
La sera custodisci
fiore di pesco

Marina Marini Danzi

mercoledì 3 febbraio 2016

"LA FINE DI ADA NEGRI" di Ada Negri



La fine di Ada Negri

La rosa bianca, sola in una coppa
di vetro, nel silenzio si disfoglia
e non sa di morire e ch'io la guardo
morire. Un dopo l'altro si distaccano
i petali; ma intatti, immacolati:
un presso l'altro con un tocco lieve
posano, e stanno attenti, se un prodigio
li risollevi e li ridoni, ancora
vivi, candidi ancora, al gambo spoglio.
Tal mi sento cader sul cuore i giorni
del mio tempo fugace: intatti; e il cuore
vorrebbe, ma non può, comporli in una
rosa novella, su più alto stelo.

ADA NEGRI

"LIBERTÀ" di Franca Berardi



Libertà

E così….
sempre più solo!
sprofondato nel buio della tua stessa omertà,
reo di un io beffardo ed onnipotente,
vivevi compiacendoti della tua sofferenza
e della tua libertà.
Riparato dietro ragnatele mentali,
caparbio eri ma così fiero della tua follia;
né storie, né passioni t’avean travolto
e così pure
né piaceri e turbamenti hai voluto assaporare
in nome della libertà…
come se, l’umano esistere,
fosse una mortificazione alla quale sfuggire
con sdegno ed indifferenza!
Immortale mi apparivi un giorno
come un Dio immolato su un altare,
o povero mortale
che di umano hai ora solo la tua libertà…
e prigioniero sei della tua libertà.

FRANCA BERARDI

"INTRECCIO NASCOSTO" di Connie Rutigliano



Intreccio nascosto

Si arrampica quell'edera maldestra
sul tumulo abbandonato dalla guerra.
Le radici scavano più a fondo, abbracciando i rimpianti
e gli addii mai detti.
Sfuma del suo rosso più sgargiante quando il freddo si avvicina
e la neve la investe, rendendo polvere le foglie rimaste.
Nel cielo notturno, bocciolo dormiente
canti la tua ninna nanna ai solitari,
cosicché trovino compagnia nelle stelle.
La tua gemma risorge col richiamo dell'alba,
dove un' intreccio di foglie
nasconde una volta ancora
le armi cadute.

C.R.

"NON CHIAMIAMOLO AMORE" di Anna Maria Lombardi



NON CHIAMIAMOLO AMORE

Amore è desiderare il bene dell'altro
e vederlo realizzato.
Non esiste amore malato,
l'amore non si ammala.
Esistono le mancanze,
le bugie che ci diciamo
per alleggerire una dura realtà
che temiamo,
le fragilità nostre e dell'altro.
Ci sono mani canaglie
che perdoniamo troppe volte
e non ci accorgiamo che ogni volta
diamo il permesso di umiliarci ...ancora
ed ancora
Ci sono tradimenti di cui non vogliamo tenere conto,
chiudiamo gli occhi e pensiamo che tutto passi.
Oh...che errore,
questo non si chiama amore,
è un'altra cosa!

Anna Maria Lombardi

"E' PROIBITO PIANGERE SENZA IMPARARE..." di Pablo Neruda



È proibito
piangere senza imparare,
svegliarti la mattina senza sapere che fare
avere paura dei tuoi ricordi.
È proibito non sorridere ai problemi,
non lottare per quello in cui credi
e desistere, per paura.
Non cercare di trasformare i tuoi sogni in realta’.
È proibito non dimostrare il tuo amore,
fare pagare agli altri i tuoi malumori.
È proibito abbandonare i tuoi amici,
non cercare di comprendere coloro che ti stanno accanto
e chiamarli solo quando ne hai bisogno.
È proibito non essere te stesso davanti alla gente,
fingere davanti alle persone che non ti interessano,
essere gentile solo con chi si ricorda di te,
dimenticare tutti coloro che ti amano.
È proibito non fare le cose per te stesso,
avere paura della vita e dei suoi compromessi,
non vivere ogni giorno come se fosse il tuo ultimo respiro.
È proibito sentire la mancanza di qualcuno senza gioire,
dimenticare i suoi occhi e le sue risate
solo perche’ le vostre strade hanno smesso di abbracciarsi.
Dimenticare il passato e farlo scontare al presente.
È proibito non cercare di comprendere le persone,
pensare che le loro vite valgono meno della tua,
non credere che ciascuno tiene il proprio cammino
nelle proprie mani.
È proibito non creare la tua storia,
non avere neanche un momento per la gente che ha bisogno di te,
non comprendere che cio’ che la vita ti dona,
allo stesso modo te lo puo’ togliere.
È proibito non cercare la tua felicita’,
non vivere la tua vita pensando positivo,
non pensare che possiamo solo migliorare,
non sentire che, senza di te,
questo mondo non sarebbe lo stesso.
non sentire che, senza di te, questo mondo non sarebbe lo stesso.


P.Neruda

"I NIDI" di Miriam Bruni

I nidi
sugli alberi
spogli, l'inverno,
gli stormi armoniosi
che sfrecciano in volo.
E l'erba nei prati, le tane
nascoste, le foglie d'ottobre
in suicidio di massa. E il sole, il
riflesso del sole sulle autovetture,
e nei cuori dolore, più nascosto delle tane.

MIRIAM BRUNI

"NON VOLUTA" di Luisa Simone



NON VOLUTA

mi chiedete perché
Sono triste


Perché
udite
Poco
La mia voce

Vero

io
Non ho mai
voglia
Di
Parlare

Osservate
I miei occhi

Loro
sapranno
Spiegare

Loro
che sanno
Di bambina
Non accettata

Che sanno

Di felicità
Non goduta

Che sanno

Di poesia
Mal recitata.

Mamma con te
Sarei stata
Diversa

La donna
Che ha preso
Il tuo posto

Non t'assomiglia.

Non mi guarda
Non mi domanda

Mi ha fatto
Sentire
sempre
Non amata.

In quella notte
In cui
Sei morta


Il mondo
Crudelemente

Mi ha
Allevata

La tristezza

Solo lei
Mi ha
Consolata

~~~~~
Perché
Senza
Te

Sono
Nata

Senza essere

Voluta
~~~~

(Luisa Simone)

"TI AMO" di Mariella Di Camillo



Ti amo.

Ti amo per rimanere in rapporto
con Dio,
con la terra,
con la storia,
con il tempo,
con i bambini che ridono,
con le pietre,
con le barche,
con la stella polare che ci guida,
con la poesia e poterla divulgare,
e con le ferite che mi abitano.
Ti amo perché sei
il paese che dà la sua identità.
Chi non ti ama,
rimane senza patria.

scritta da Mariella di camillo.

"MIA NONNA DICEVA CHE QUANDO UNA DONNA SI SENTIRA' TRISTE QUELLO CHE POTRA' FARE E' INTRECCIARE I SUOI CAPELLI.." di Paola Klug



Mia nonna diceva che quando una donna si sentirà triste quello che potrà fare è intrecciare i suoi capelli: così il dolore rimarrà… intrappolato tra i suoi capelli e non potrà raggiungere il resto del corpo.

Bisognerà stare attente che, la tristezza, non raggiunga gli occhi, perché li farà piangere e sarà bene non lasciarla posare sulle nostre labbra, perché ci farà dire cose non vere; che non entri nelle tue mani – mi diceva – perché tosterà di più il caffè o lascerà cruda la pasta: alla tristezza piace il sapore amaro.

Quando ti sentirai triste, bambina, intreccia i capelli: intrappola il dolore nella matassa e lascialo scappare quando il vento del nord soffia con forza.

I nostri capelli sono una rete in grado di catturare tutto: sono forti come le radici del vecchio cipresso e dolce come la schiuma della farina di mais.

Non farti trovare impreparata dalla malinconia, bambina, anche se hai il cuore spezzato o le ossa fredde per ogni assenza. Non lasciarla in te, con i capelli sciolti, perché fluirà come una cascata per i canali che la luna ha tracciato nel tuo corpo.

Intreccia la tua tristezza – mi disse – intreccia sempre la tua tristezza.

E, domani, quando ti sveglierai con il canto del passero, la troverai pallida e sbiadita tra il telaio dei tuoi capelli.*

[Paola Klug]

"IN PUNTA DI PIEDI" di Vittoria Guglielmi



‪#‎INPUNTADIPIEDI‬

In punta di piedi camminerò
verso i tuoi occhi sfuggenti
mentre profondi osservano me
accarezzando la mia timidezza

In punta di piedi mi avvicinerò
sfiorando la tua vita
dove ancora non so
se un posto per me troverò

In punta di piedi ti accoglierò
tenendoti stretto
tra cuore e ragione
tra laghi e silenzi

In punta di piedi tu mi vivrai
con forte dolcezza mi abbraccerai
tra spigoli acuti
tra morbide curve

In punta di piedi tu mi amerai
in modi diversi sempre più intensi
tra attese sospese
tra fervida quiete.

VITTORIA GUGLIELMI

"LA MIA VOCE" di Elisabetta Barbara De Sanctis



LA MIA VOCE …

Ero. Poi d’improvviso non ero più.
Ora sono. Cosa non lo so.
Ancora mi cerco, la notte,
quando il buio mi attraversa e restiamo solo noi.
Io e le parole.
Quante volte le ho vomitate su salati fogli di carta
cercando sollievo da un destino, da un dolore, da un amore?
Quante volte le ho bruciate
così che con loro bruciasse persino la mia anima?
Ma loro ci sono. Ci sono sempre.
Contorte, fragili, dolenti e a volte indecenti.
Le respiro.
Mi drogo di emozioni e di parole, di istinti e di parole, di brividi e di parole.
Fatta.
Di inquietudine. E di parole, di tante parole.
Le maledico facendone dolore
quando avrei bisogno di vomitarle ovunque
e loro si fanno piombo e non ne vogliono sapere di esporsi
chiuse in quella gabbia da qualcuno chiamato cuore.
Le mastico facendone pensieri
quando se ne stanno in silenzio, biascicando di rimorsi e di ferite
a ricordarmi che in fondo io sono solo un sogno invecchiato tra parentesi.
Le invento facendone peccati
quando le sento vibrarmi dentro e farsi carne
mentre inquietanti brividi le accompagnano nude sulla mia pelle.
Un calamaio di lacrime, umori e sangue
in cui intingere il pennino e provare a dimenticare
e provare a vivere mentre l’anima si frantuma in mille pezzi
e si ricompone, una volta ancora.
Ne ho bisogno. Ho bisogno di sentirle, come adesso
vive, che scorrono libere su un foglio che non è un foglio.
Ma devo togliermele da dentro
prima di impazzire
prima di imploderci e lasciarci l’ultimo respiro.
Anche adesso. Anche questa notte.
Ascoltale.
Le senti? Le senti come urlano, le parole?


( ©Elisabetta Barbara De Sanctis da "Anima e Carne" ed. ErosCultura)

"A COMPRARE LA CITTA' DI STOCCOLMA" di Gianni Rodari



Al mercato di Gavirate capitano certi ometti che vendono di tutto, e più bravi di loro a vendere non si sa dove andarli a trovare.
Un venerdì capitò un ometto che vendeva strane cose: il Monte Bianco, l’Oceano Indiano, i mari della Luna, e aveva una magnifica parlantina, e dopo un’ora gli era rimasta solo la città di Stoccolma.
La comprò un barbiere, in cambio di un taglio di capelli con frizione. Il barbiere inchiodò tra due specchi il certificato che diceva: “Proprietario della città di Stoccolma”, e lo mostrava orgoglioso ai clienti, rispondendo a tutte le loro domande.
“E’ una città della Svezia, anzi è la capitale”.
“Ha quasi un milione di abitanti, e naturalmente sono tutti miei”.
“C’è anche il mare, si capisce, ma non so chi sia il proprietario”.
Il barbiere, un poco alla volta, mise da parte i soldi, e l’anno scorso andò in Svezia a visitare la sua proprietà. La città di Stoccolama gli parve meravigliosa, e gli svedesi gentilissimi. Loro non capivano una parola di quello che diceva lui, e lui non capiva mezza parola di quello che gli rispondevano.
“Sono il padrone della città, lo sapete o no? Ve l’hanno fatto, il comunicato?”
Gli svedesi sorridevano e dicevano di sì, perchè non capivano ma erano gentili, e il barbiere si fregava le mani tutto contento:
“Una città simile per un taglio di capelli e una frizione! L’ho proprio pagata a buon mercato”.
E invece si sbagliava e l’aveva pagata troppo. Perchè ogni bambino che viene in questo mondo, il mondo intero è tutto suo, e non deve pagarlo neanche un soldo. Deve soltanto rimboccarsi le maniche, allungare le mani e prenderselo.

Gianni Rodari - A comprare la città di Soccolma

"QUESTIONE DI PELLE!" di Clara Semmi

Questione di pelle!

Io geneticamente non posso risalire ai greci ne ai latini ne agli spagnoli ne ai francesi ne agli arabi ne agli inglesi. Però sto cercando di fare mio il passato dell'Italia, alla quale appartengo. Direte... Eppure si! Qui mi sento a casa. Comincio a sentirmi fuori casa sulle Alpi, dopo Montecarlo e più a sud di Lampedusa.
Sento un profondo affetto per le campagne, i boschi, i palazzi, le piazze, le chiese. Ho assorbito la religione come se non ve ne fosse un altra nel mondo. Parli con le statue, prego i crocefissi e piango davanti alla vergine Maria.
L' unica cosa che non capisco é questa cosa da stadio, da contrada contro contrada, da faida familiare.
Riesco a capire la ribellione delle nuove generazioni. Le sto studiando. Sto studiando adesso le ribellioni delle pensioni. Giovani contro vecchi che succhiano tutte le risorse e a noi ci lasciano senza sanita e senza protezione sociale: Niente malattia, niente maternità, niente pensione.
Fin qui ci arrivo.
Anche l' idea di scontrarsi per cambiare il mondo lo capisco. Lottare contro chi detiene il potere da troppo tempo.
Ma che un magistrato trucchi le carte solo perché appartiene alla stessa corrente politica o al medesimo gruppo familiare o allo stesso clan, no, non li capisco.
Comunque amo l' Italia. Sono nata qui e non vorrei essere altrove.

CLARA SEMMI

martedì 2 febbraio 2016

"IL RACCONTO DI UN PICCOLO BAR" di Mariella Dicamillo



Il racconto di un piccolo bar.

Conosco un piccolo bar della periferia romana, colorato di blu, con un accento di troppo, che si sposta a seconda di come gli gira. Ha una testa che pensa e ragiona, ed è proprio lui che ama raccontare la sua storia, infatti anche io l'ho saputa da lui.
Prima si era fermato all’angolo e chi veniva dal mercato, se lo trovava davanti, entrata ed uscita formavano un preciso angolo retto, un lato a destra, l’altro a sinistra dell’edificio che l’ospitava.
Adesso si è mosso e si è incamminato sul lato sinistro. Ha oltrepassato la signora Lucia, che saltella nel suo negozio facendo pasta fresca con l’uovo e senza, con un coltello nelle sue mani grassocce, taglia a striscioline, tutte uguali la sfoglia sottile, messa con cura sul pianale, piegata su se stessa, fino a diventare come un pacchetto largo solo pochi centimetri.
Il coltello pare che corra da solo sulla sfoglia piegata ed intanto guarda di traverso una macchinetta che pensa di fare fettuccine e tagliatelle migliori delle sue.
Dopo questo negozio c’è un abitacolo strano, un poco sinistro, nessuno ha mai visto chi lo apre e chi lo chiude, non ha finestre né lampade o lampadine, eppure è pieno di luce, da mattino a sera.
Le pareti sono coperte dai fogli di uno stesso giornale che ogni giorno riporta la data precisa.
Un giornale strano che tutti conoscono, è nato a Roma nel 1900, si chiama Hans, un nome tedesco, ma parla inglese, chi lo capisce? Lo leggono solo i pochi padroni della lingua.
Strano giornale, con le mani unte di gel, che si posa sempre sulla testata di qualche altro quotidiano, che entra per curiosare.
A seguire un altro negozio, chiuso da una tenda di cotone bianco latte, cosa ci sia o cosa si faccia là dentro, il piccolo bar non può dirlo perché non lo sa, ha visto soltanto, davanti all’entrato un piccolissimo cane, nervoso che a volte abbaia senza motivo. Subito dopo c’è il posto dove il piccolo bar ha trovato il suo nuovo alloggio.
Il bar è un’entità reale fatto di caffè, cappuccini, biscotti e cornetti, tutte cose che la gente di Roma ama, non solo a colazione, ma in ogni ora della giornata. Dal bancone si vede la cassa e dopo una bianca colonna trovi una gradita sorpresa, un altro spazio dove puoi comprare olio, formaggi freschi e affumicati, tanti tipi di salumi messi in bella mostra dietro una vetrina.
Alza gli occhi e vedrai, in un contenitore trasparente, il pane, la tipica rosetta romana, le ciriole, i filoni di grano duro e tenero, una bellezza di forme e di odori….quell’odore antico che sentivi da bambino passando davanti ai forni.
Dietro la cassa adornata di giuggiole e caramelle, ci sono altri spazi, ma il piccolo bar, è tosto e si fa rispettare, non permette agli estranei di entrare, neppure di gettare un occhio per curiosare.
Ogni tanto si sente una voce, non sai di chi sia, che chiede informazioni, oppure grida addirittura “ma ce l’hai messo il sale?......quanno mai s’è visto un piatto di spaghetti aglio e olio con la panna? Te sei impazzito?” A Roma le novità non sono gradite, il piccolo bar vorrebbe che si cucinassero anche pietanze esotiche, non solo piatti alla romana, ma i clienti non accettano volentieri le "cose scrause", soprattutto i più grandi di età, non sopportano quelle che chiamano con disprezzo, intrugli.
Al bancone ragazzi frenetici, ma gentili con tutti e sempre pronti a dispensare sorrisi, servono i clienti, gente particolare: donne dai capelli lunghissimi e scarpe fatte solo di tacco, uomini che bevono strani intrugli di vari colori, in bicchieri pieni di foglie verdi e mangiano, quasi ingoiando, fette di crostate ripiene di chicchi di grano. Ragazzi giovani, pieni di tatuaggi, mamme con carrozzine, uomini con capelli impomatati, manco dovessero fare la pubblicità alla brillantina Linetti, due bonazzi con felpe arancioni che però nulla c’entrano con Guantanamo, è la divisa di un negozio vicino, dove loro lavorano.
Fra quelli più attempatelli c'è uno che chiamano "Partito", parla solo di politica, e vuole sempre ragione. Spesso si è trovato a discutere con qualcuno con idee antitetiche alle sue e il capo barista, quello che somiglia George Clooney e sa dire parecchie frasi in altre lingue, ha dovuto richiamarlo, perché si è permesso di alzare la voce, ma in fondo è una persona buona ed educata, subito ha smesso di gracchiare.
Il piccolo bar non vuole sentire discorsi politici, per questo Partito gli è antipatico e non ne fa un mistero quando lo interrogano a proposito, con voce stentorea dice " non si può imporre agli altri la propria ideologia usando modi aggressivi, come se al posto delle parole si avesse nelle mani una falce oppure un martello."
Simpatico e misurato, invece è l'intellettuale non giovanissimo, ma di bell'aspetto che arriva e mentre aspetta il caffé si legge il giornale, la pagina politica, ma senza commentare, al massimo esprime disappunto sollevando un sopracciglio.
Non fa capire neppure di che corrente sia, però il piccolo bar sa che abita al secondo piano dell'edificio all' angolo e una sera, sul tardi, era quasi l'ora di chiusura, è sceso per prendere il latte, era in pigiama, e sopra si era infilato l'eskimo, anche se si era in pieno agosto, il piccolo bar ha capito, non ha commentato ma ben sa che certe abitudinisolo per chi la pensa in un certo modo e ha fattobattaglie da studente, son difficili a morire
Il bar osserva anche il minimo particolare, commenta, critica, sbeffeggia fra sé e sé, ma gli stanno bene tutti, portano soldi, questo è l’importante.
Sopporta a fatica, ma non lo dà a vedere, le quattro sgallettate che lavorano alla merceria poco distante, quelle vanno tutte le sere, quando chiudono il negozio, per far le sceme con i barista ed il cassiere del turno che arriva fino alla chiusura, giovanotti, belli, aitanti e scapoli.
Queste scemette dicono che sono i meglio fra il personale, certamente hanno più pazienza, di sera può capitare pure qualche malandrino, c'è qualcuno che si beve un cicchetto di troppo, i lavoranti devono stare attenti, intervenire, senza mostrar paura e senza offendere, le loro mansioni sono un tantinello più complicate, ma per il piccolo bar tutti hanno una responsabilità precisa e nessuno può dir nulla di quelli che lavorano da lui.
Le scemette per gettare occhi al bel ragazzo che sta in cassa di sera, passano un sacco di tempo a decidere che bere e che mangiare, poi vanno in bagno anche senza averne necessità, e il piccolo bar a queste manovre di "acchiappo" sente lo stomaco che gli si rivolta.
Da lui è tutto esposto in bella mostra, non serve perder tempo in chiacchiere, chi lo fa ha un secondo scopo, e lui non è certo uno che si fa imbrogliare.
Guardate là, nel frigo dei gelati, c’è anche il latte senza biscotti, bibite lisce e gassate, confuse con yogurt dove le calorie abbondano oppure sono completamente assenti, ma pochi li comperano, preferiscono i gelati già pronti, coperti di grani ghiacciati, quasi fossero due gelati, divisi dalla busta della confezione.
Orgoglio del piccolo bar sono i tavolini dove si mangiano pasti completi, per lui gustosi come non se ne trovano da altre parti, e la sera c'è l'aperocena, si può dire che nel quartiere, lui sia stato il primo a proporlo ai suoi clienti; è un po’ presuntuoso e questo lo avrete già capito.
Ci sono uomini in giacca e cravatta, signore dall’aria composta, ma anche donne che son fuori come balconi, con vestiti e sciarpe sgargianti, qualcuna gioca con il telefonino, una scrive in continuazione, non si sa cosa, ma la penna corre veloce sul foglio. Quasi tutti son clienti fissi, come gli ometti che prendono il primo e il secondo, ma la frutta se la portano da casa, o come quello che per pranzo, mangia tre piatti di pasta, viene con una busta trasparente dove tiene una divisa dell’A.T.A.C. ed è il più polemico, la pasta è sempre cruda o troppo cotta, soprattutto passa il tempo di attesa gridando, “nun me mettete le cremine, quelle mi fanno senso” poi si gira a chi gli sta vicino e anche se nessuno gli chiede niente, racconta “Io so’ abbituato cor sugo che faceva mi madre….che ne sanno questi, cominciava alle 6 de matina e usava le pila de coccio, quelle che mò non si trovano più, e si se trovano, nissuno le compra, ce vole troppo tempo co’ quelle. Mi madre....’naltro pianeta, si te magnavi la lasagna de mi madre, nun te la scordavi più, mica addoprava la besciamella, seee, sapeva lei come faceva, a lasagna sua era bella asciutta senza ‘a besciamella, forse manco sapeva che esisteva, tutto stà pe come fai er sugo”.
Il piccolo bar si scoccia a sentire sempre le stesse cose e poi non gli piace che si facciano paragoni a discapito della sua cucina.
Quelli che pranzano da lui vantano i suoi piatti, eccetto gli invidiosi o quelli che devono sempre denigrare tutti e tutto, tanto per rendersi interessanti.
Se la sognano una cuoca come la sua, da ragazza ha fatto l’attrice, ha avuto una bella parte nel film “la battaglia di Algeri”, ma non ha avuto tanta fortuna, poi ha fatto particine in film di poco conto, ma una volta ogni tanto e la madre, cuoca a casa di certi signori della Roma bene, le aveva insegnato come si stà dietro i fornelli e alla fine cucinare era diventato il suo mestiere.
Da diversi anni lavora al piccolo bar, la chiamano l’algerina, il piccolo bar ne va fiero, per come cucina e per come è bella, è coreografica, la gente va volentieri anche per parlare con lei, gli occhi neri come la pece, i capelli scuri e un po’ mossi, appena va al lavoro, li raccoglie in una crocchia, sotto la cuffietta.
Il bar ha due porte che dovrebbero aprirsi entrambi, ma non sempre succede, spesso fanno a turno come nei ministeri, perché si inceppa il meccanismo oppure, per farsi dispetto, restano chiuse tutte e due.
Il piccolo bar è fiero del suo aspetto, di come un tizio, che chiamavano “Architetto” è riuscito ad accroccarlo.
La cosa che più lo gratifica è una fila di orologi, messi in alto su una parete, quasi vicino al soffitto, ognuno ha sotto il nome di un posto lontano e riporta l’ora di quel posto, al centro c’è l’ora di Roma, sotto però c’è scritto il suo nome, senza accento stavolta. Ora è mezzogiorno, come alle Hawaii.
Più che un bar sembra un ritrovo di quelli che c’erano un tempo, come il dopolavoro delle corporazioni.
I clienti sono diversi l’uno dall’altro eppure hanno un qualcosa che li accomuna, il piccolo bar lo percepisce, ma non sa di cosa si tratti.
Son pochi quelli che stanno zitti, parlano tutti, a volte, sembra che stiano dialogando, invece stanno vicini e ognuno parla per conto suo, ma capita anche che comunichino fra loro, con un giornale sportivo, spaiato su un tavolino. Le migliori dispute, sempre amichevoli, anche se fatte a gran voce son le partite, non vi dico quello che accade quando c'è il derby!!!
Quanto chiacchierano questi clienti, in continuazione, coprendo ognuno la voce dell’altro, senza ascoltarsi, ma sbracciandosi per dire la propria prima degli altri.
Il bar non capisce che dicono, vorrebbe avere orecchie per potersele coprire, quando le urla rimbombano fra le pareti di cartongesso che coprono il vuoto.
Il bar quando le voci si fanno troppo accese e coatte sente amarezza, vorrebbe un ambiente di classe, come pensa di essere lui. Si guarda intorno con un po’ di tristezza, ha fatto di tutto per essere un posto elegante, sulle pareti di cartongesso che coprono il nulla, per abbellimento al loro triste colore, con Volonté, scusate, mi sbaglio sempre perché portano le stesso nome, volevo dire con Gianmaria, il “capaddozio” che ha fatto scrivere in caratteri cubitali nomi illustri: Keruac, Zolà, Aristotele, Voltaire…..pochi clienti sanno chi sono, tanto servono a poco, mescolati fra bottiglie dalle strane forme, di vino pregiato e liquori sconosciuti.
Il piccolo bar guarda e ammira tutte le cose strane che è costretto ad ospitare, ma l'ho detto, nell’insieme si piace, anche se non tutto capisce.
Solo poche volte lo prende lo sgomento, allora si rannicchia alla cassa, sotto lo sgabello della cassiera di giorno, che prova a fare l'arcigna, ma questa parte le riesce male e per distrarsi pensa alle cose più strane…sentite raccontare dagli stranieri che lo frequentano....al Salar, nella lontana Bolivia, alla miniera d’oro più grande del mondo, quella a cielo aperto che si trova in Perù.
Poca gente in Italia conosce questi posti, alcuni non l’hanno forse mai sentiti nominare, ma il piccolo bar si tranquillizza, lui sta a Roma e questo lo gratifica e conforta, anche se c’è una cliente un po’ pazza che spesso se ne esce come i dolori “Quanto odio questa città, che farei per andarmene all’altro capo del mondo”. Chissà che le ha fatto Roma per meritare tanto disprezzo, il piccolo bar non si fa contagiare da questa strana tipa, vestita con colori sgargianti e sempre con un particolare, magari una sciarpa, o una borsa di colore arancione, "porella, pensa, non ci sta col cervello...ogni tanto si fissa su qualcosa, come sul blu che non vuole l'acceno! A Gianmaria gli è piaciuto e ce l'ha messo, non deve dar conto a lei. Pure questa come Partito non è simpatica, parla sempre male de Roma, la mejo città der monno! Proprio vorrei sapé lei da ndò ariva.!" Il bar quando si infervora parla in romanesco.
A lui Roma piace ed è felice di esser romano, chissà cosa ci sarà dall’altra parte del mondo, forse tanti piccoli bar come lui, con personale e clienti che parlano lingue sconosciute. A questo pensiero, prova un brivido dietro la schiena, una sensazione piacevole, anche se una credenza popolare dice che quando succede, qualcuno passa sulla tua tomba. Ma quale tomba, egli si sente vivo e vegeto, quante sciocchezze ci sono nelle superstizioni!
Quando mai si è vista la tomba di un bar? Si indigna a sentir dire sciocchezze, anche se questo pensiero è venuto in mente a lui, può capitar di pensar senza senso, scuote la testa e caccia i cattivi pensieri.
Poi c' è il momento di punta, tanta gente si accalca vicino alla cassa. Pochi son silenziosi ed hanno un’aria seria, la maggioranza parla forte e ride.
Le signore bene, quando escono dalla chiesa vicina, si mettono di lato, perché si capisca che non fanno parte di quel gruppo scalmanato, con gli occhi abbassati, aspettando il loro turno.
C’è chi cerca i soldi nel borsellino, chi ha già le monete nella mano, ognuno paga e ritira lo scontrino, qualcuno insiste per pagare il caffé dell'amico che ha incontrato lì al bar, l'altro ribatte che tocca a lui, nella diatriba scherzosa dicono cose che senso non hanno.
Quella strana che insiste col blu senza accento e parla male di Roma, ride alle battute, che spesso non sono neppure di spirito.

Racconto di Mariella dicamillo.