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venerdì 31 luglio 2015

"MICHELA" di Paola Trane



MICHELA

Libera come il vento, la giovane contessa Michela Crovecuer, correva in sella al suo cavallo bianco, per la sterminata prateria. Era felice quel giorno, fra poco il suo ragazzo, il giovane banchiere Charles Fourier, sarebbe ritornato dall'America, e lei non vedeva l'ora di rivederlo e di riabbracciarlo. Oh, come erano stati infelici quei mesi senza di lui, e quanto aveva pianto quando lui, le aveva fatto l'ultimo saluto di addio da sopra la nave. Si era imbarcato, perche gli affari esigevano la sua presenza li, in quanto suo padre, che si stava riprendendo da una malattia, non aveva potuto affrontare il viaggio.
Arrivo vicino allo stagno di proprietà della sua famiglia, scese da cavallo e lego le redini ad un albero. Si sedette in riva allo stagno e guardo l'acqua scintillante al sole, per interminabili secondi.
I suoi lunghi capelli biondi brillavano, e i suoi occhi azzurri, sembravano assorti in seri pensieri. Magra, anche se leggermente bassa, era una ragazza bellissima, che amava molto cavalcare e viaggiare. Pero che barba, lei aveva potuto viaggiare solo in compagnia della sua dama di compagnia, la signora Angela Fiorini, una signora molto simpatica, con la quale andava molto d'accordo. Quanto avrebbe voluto essere povera ed avere tutta la libertâ del mondo. In quell'enorme palazzo lei si sentiva soffocare, prigioniera di enormi e antipatiche regole. E tutti quei ricevimenti, che richiedevano la sua presenza come figlia del conte, quanto avrebbe voluto evitarli! Ma come fare? L'unica sua felicità in quei mesi di completa solitudine, erano le sue interminabili passeggiate a cavallo. Guardo lo stagno, e fisso l'acqua. Si vide su una nave che dalla Francia la portava in America.

(Una paginetta del mio romanzo breve, genere romanzo storico della harlequin Mondadori, pubblicato a Lecce dieci anni fa. Fatto girare ed è catalogato nella biblioteca provinciale di Brindisi).

PAOLA TRANE

"OSIRIDE...IL DIO MORTO E RISORTO" di Maria Pace



RACCONTO

OSIRIDE... Il Dio MORTO E RISORTO

Osiride... il Dio che tocca i cuori. La più complessa, ma straordinaria elaborazione del pensiero etico-filosofico-religioso egizio è senza dubbio la figura di Osiride.
Osiride è diverso da tutte le altre Divinità.
Osiride è simbolo del dramma dell'esistenza umana: l'ineluttabilità della morte e la speranza della resurrezione. Osiride è il simbolo del Ciclo: Vita-Morte-Resurrezione. 
E' la "vittima" per eccellenza: viene sacrificato, ma il suo sacrificio e la sua passione, vengono compensati dalla Giustizia e dall'Ordine Universale ristabiliti. Sposo e padre amato, viene soccorso dalla sposa Iside e dal figlio Horo...
Osiride non é una Divinità Cosmica, ma un "Figlio di Dio". Non é il Signore dell'Universo; non é Ra il Dio-Supremo nel cui destino solare, attraverso una metafisica apoteosi, il Sovrano si identifica dopo la morte.
Osiride é la Divinità in cui é l'uomo comune ad aspirare ad indentificarsi.
Osiride é la Divinità che conosce il destino dell'uomo e di tutte le creature mortali che fanno parte della Natura; non solamente gli uomini, ma la Natura stessa: vegetazione ed animali. Osiride é la forza della Natura che muore e si risveglia.
Osiride é colui che soffre con l'uomo, che conosce la sofferenza e la Morte proprio come l'uomo, ma che poi si riscatta con la Resurrezione. Proprio per questo l'uomo aspira ad identificarsi con Lui perché é il solo, unico Dio che tocca le corde del sentimento. 

"Divenire Osiride" dopo la morte, per il genere umano è entrare a far parte del ciclo della Natura. Un concetto che può sfuggire alla comprensione immediata, ma che é presente in molte culture del vicino Oriente: Damuzi dei Sumeri, Attis di Persia, Baal di Siria, ecc..
Non si sa con esattezza fino a quando far risalire il culto di Osiride; con certezza si sa che era presente già nel 2500 a.C. poiché compare nei Testi delle Piramidi; la sua popolarità cresce durante il Nuovo Impero e continua anche in Epoca Tarda fino ai tempi della dominazione romana allorquando, giunto a Roma, diventa Serapide.

Come dice R. Clark, mentre Ra, Atum o Ptha danno una spiegazione della loro origine per fornire basi al potere politico, Osiride, invece, tocca i cuori. E' più facile, infatti, spiegare e capire il dramma di Osiride, che comprendere la natura delle altre Divinità. 

La letteratura Osiriaca é permeata di passionalità, sofferenza, dolore, ma anche di esaltazione e gioia e sono proprio queste caratteristiche che la distaccano e distanziano dai culti delle altre Divinità.
Sicuramente il carattere di Osiride nasce all'interno di un antichissimo culto della fertilità e per questo si avvicina più alla Natura che alla Regalità: più agli uomini che ai Sovrani.
Osiride é il "ciclo delle stagioni" e il suo culto é una rappresentazione drammatica, perché drammatico é il contesto naturale in cui tale culto é nato. Se per i popoli occidentali i cambiamenti climatici delle Stagioni sono soltanto fenomeni passeggeri della Natura e l'associazione dell'inverno alla Morte é solamente una metafora, per le popolazioni orientali sono da sempre l'espressione di un dramma vero e proprio: é la Natura che muore davvero. Muore perché diventa così arida e bruciata che si stenta a credere che possa rinascere ancora e il dramma di Osiride é la rappresentazione del dramma della Natura.
Egli "muore" di morte terribile e violenta proprio come la Natura sottoposta a forze incontrollate, ma poi "risorge" forte e rigoglioso... proprio come la Natura. 

Per i contadini egizi ed orientali la terra, nella stagione riarsa e rovente, era come il deserto, ossia il Regno della Morte e solo il ritorno delle Acque poteva riportarla alla Vita. Però, mentre il deserto era lì, minaccioso e onnipresente, le inondazioni potevano non tornare, ritardare o arrivare troppo abbondanti.
Ecco come era salutato l'arrivo della pioggia:
"Salute a voi, Acque che Shu ha portato
e bagnerà le membra di Geb (la terra).
Adesso i cuori possono perdere la paura e i petti il terrore.."

Ed ecco, invece, la preghiera ad Osiride:
"Osiride appare ovunque
ci sia un traboccare di acque."
Osiride, dunque, non é "le Acque" o la "Inondazione" che risveglia la Natura, Osiride é la Forza di riproduzione della Natura vegetale e animale. Le acque del Nilo nutrono il seme e stimolano la sua crescita fino a quando spunterà dalla superficie del terreno come grano.

Ecco cosa riporta un testo dei Sarcofagi in cui lo Spirito del Nilo annuncia il risveglio della Natura:
"Io sono colui che esegue per ordine di Osiride
al tempo della grande piena.
Io alzo il mio Divino Comando al sorgere d Osiride
nutro le piante e rinverdisco quello che era secco..."
Osiride, dunque, é il Signore delle Messi.

Nella Teologia é un Dio di quarta generazione: ATUM - SHU/TEFNUT - GEB/NUT
Osiride é figlio di Geb, Signore della Terra e Nut, Signora del Cielo: é sposo di Iside e fratello di Seth, eterno nemico e di Nefty.
Osiride ha regnato come Sovrano d'Egitto durante l'Età dell'Oro. Le liste Reali iniziano proprio con il Regno-degli-Dei, poi seguono quelle dei Semi-Dei, degli Esseri-di-Luce e infine quelle dei Servitori-di-Horo.
Il mito di Osiride é noto a tutti: ucciso dal fratello Seth e ridotto in pezzi il corpo, questo fu ricomposto dalla pietà di Iside e Nefty e dall'opera di imbalsamazione di Anubi, il figlio avuto da Nefty. Benché non completamente riportato in vita, Iside concepì con Lui un figlio, Horo, che si incaricò, appena cresciuto, di vendicare il padre e riportare l'ordine nel mondo distrutto da Seth.
L'apice del dramma si raggiunge proprio adesso.
Nella sua forma mummificata, Osiride é immobile e impotente, in balia di nemici. Proprio come la vegetazione é in balia degli eventi atmosferici ed aspetta di essere salvato e sostituito. E' il "Vecchio" che verrà sostituito dal "Nuovo" e il "Nuovo" é Horo, suo figlio.
Horo é il figlio vendicatore che combatte contro Seth, ossia il deserto, espressione della Natura nel suo momento più drammatico: l'arsura e la siccità. Ma Horo vincerà su Seth e nel mondo tornerà l'ordine precostituito delle cose... le Acque vinceranno sull'Arsura e la Natura tornerà a germogliare, sotto la spinta di Neper, il Genio del Grano.

C'é, nella teologia egizia, la tendenza ad accostare i fenomeni della Natura alla funzione ed alla personalità delle varie Divinità: Seth e le tempeste, Hapy e la piena delle acque... Osiride e la forza vegetativa.

MARIA PACE

"BOATI NELLA NOTTE" di Santina Gullotto



BOATI NELLA NOTTE.

E i boati l’uno dopo l’altro
fan tremare i vetri di tutte le finestre...
Sinistri sibili tra la terra e il cielo
nella silenziosa notte si palesano all’udito ...
E l’aurea che incornicia l’orizzonte
si fa più rossa nella notte scura...
Sulla tua bocca sempre rossa accesa
il fuoco brucia sempre, senza posa...
E pulsa ancora il tuo grande cuore
e pompa fuori a rivoli il tuo sangue...
E non si chiude più la tua ferita
ma altre nuove se ne stan aprendo...
Così nella vita di chi ogni giorno
si fa forte ma è fragile allo stesso tempo
non riuscirà mai ad adattarsi al meglio
in una vita che non fa più sconti...
E come lava ancora incandescente
scorre la vita coi suoi tristi giorni...
Scorre e va via come sabbia tra le dita
non c’è più amore ne consolazione
che possa essere il sale per lenire ogni sua ferita...
@Santina Gullotto

"VIVO" di Maria Lidia Agosti

Vivo
esistenze che non m'appartengono
costretta in un involucro pret-a -porter.
Sogno
un angolo di silenzio,
e un'eternità di attimi semplici.
Sono
una crisalide appesa a una foglia.

MARIA LIDIA AGOSTI

"FRAGOROSA, LA TUA VOCE" di Roberta Manzin



Fragorosa, la tua voce. Devi aver sopportato tanto, stanotte. La Luna non ha avuto pietà di te. Scaraventandoti maree di sospesi e accuse, ignobili. E -ti sembrerà strano- ma ti capisco. Ti senti ingannato. E ora, urlare, non ti placa. I capovolgimenti di scena rendono osceno anche un cuore ben disposto. E in questo, sei onesto. Ne hai tanto. Da sorprenderti, ogni volta.
Incazzati pure. Con tutta la foga che hai tenuto nei fondali. La tua schiuma ha bisogno di mesciare l'indicibile indivisibile. Io, come vedi, non temo. Stesa, ci guardiamo chiari.
Vorrei solo avere braccia estensibili. Per abbracciare tutto il tuo dolore.

(ascoltare...ascoltare...ascoltare. Questo è il dono...)

Roberta Manzin

"HO PROVATO" di Luisa Simone



Ho provato

Ho provato. .a non pensarti
Ho provato ..a cancellarti
Ho provato..a disprezzarti
Ho provato anche..a rimuoverti.


Poi ho cominciato a respirare
A vivere..
A giocare...
Ho provato a divertirmi.
A ballare..
A nuotare..
A far finta di poter
ricominciare.

Poi ti penso e mi si stringe
Il cuore.
Dove sei finito mio
Grande amore?

Ho provato..
E riprovato..

Ma poi..
Sai che c'è. .

. Guardo il cielo..
mentre ..
Sorrido..

Perche" penso
che è ..
Questione di tempo

forse ieri
era
Ancora
Presto.


E mi accorgo..
Che oggi

È un ..
nuovo giorno.

Anche se non c'è
Il sole...
Luminoso ..

Gradevolmente
rumoroso,

Senza vento..
Piove ..piano...

Attraverso i vetri
Adagio. .adagio

. Di nuovo. .
Provo a
pensarti..

A credere..
Ancora
Di amarti.

Ma poi di nuovo
Io sorrido,
Con sveltezza
mi rivesto....

. Mio caro ex...
............
Non ci riesco.

(Luisa Simone)

giovedì 30 luglio 2015

"TRA LE SPIGHE D'AMARENA" di Clara Bartoletti (Recensione di Manila Carboni)

RECENSIONE

TRA LE SPIGHE D'AMARENA 

Lui è Pinin,
l'antieroe per eccellenza, un uomo poco affascinante, disordinato, poco attento all'abbigliamento, timido, taciturno, poco socievole e sociale. 
ex poliziotto, ora giornalista, verrà assunto per ritrovare il gemello di un uomo di successo, scomparso volontariamente da oltre trent'anni....
riuscirà dove altri hanno fallito, grazie ad una particolare capacità che altri non hanno....
ma.....
Ho letto questo romanzo in un momento della mia vita in cui la razionalità la faceva da padrone e ne sono rimasta affascinata, sono sempre stata attirata da questi argomenti "para-normali".
Ho adorato il personaggio fin dalle prime battute e in molti passi mi sono rispecchiata in esso.
Un personaggio maschile sapientemente raccontato da una donna, con le sue debolezze e le sue sfumature per nulla banali e scontate.
Una lettura molto piacevole e intrigante, avvincente e mai noiosa,consigliato nelle sere d'estate, o sotto l'ombrellone, insomma... da leggere tutto d'un fiato!
«Sta finendo la libecciata. Il mare non è un amico. E’ un
giocatore, un avversario. Devi sempre rispettarlo e temerlo,
anche quando è calmo e sembra docile come un agnellino. E’
lunatico, il mare. Non ha mai pace, vive d’inquietudine e voglia
di libertà. Va accarezzato e non blandito, mai preso in giro. Il
mare è vita, e morte. Il mare è indomabile, può farsi soggiogare
per un po’ in segno di rispetto o solo per noia. Sai perché si dice,
di quelli che abitano dalle tue parti, che hanno una visione
ristretta delle cose? Perché, chi non vedeva il mare, poteva
raggiungere con lo sguardo solo le cime dei monti, ignorando
cosa ci fosse oltre. Il mare invece è spazio aperto, che invita al
coraggio e alla scoperta. Non voglio sostenere che tu abbia una
visione ristretta: la mia non è un’offesa. Voglio solo sostenere 
che una volta la chiusura di certi borghi, non era solo fisica, ma
diventava mentale. Chi va per mare è un sognatore. Tu studia,
ragazzo, ma non dimenticare mai di sognare»

CLARA BARTOLETTI


"GUARDAMI" di Giusy D'andrea



Guardami

ti dico.

Sono quella che cercavi?

Sono io che tremo nella notte

buia

Cerco le tue mani.

Guardami

ti dico.

Prendimi il volto

rigato dalle lacrime.

Sono quella che cercavi?

Sono sola in questo mondo.

Tremo

quando la paura mi assale

quando sento in me un forte male

quando ti cerco e sei altrove.

Guardami

ti dico.

Non lasciarmi in questo mondo

perché tu vai via ed io

tremo.

GIUSY D'ANDREA

"GIUDA SENZA MONETE" di Maria Francesca Consiglio

"Non è facile, non son facile io che sollevo il mondo con rabbia inesplosa ma poi son incapace di spezzar il volo di una farfalla, almeno il suo. Non son facile e te ne andrai, Amore che così ti sei fatto legittimare illecitamente per gustarti le carni senza le ossa, che m'hai guardata con occhi di micio affamato mentre brandivi il seno con denti di serpe mascherata a festa. Te ne andrai e dovrò reinventarmi le novelle che mi racconto per addolcir il cianuro del mio inchiostro. Vattene dunque e non voltarti perchè è doveroso fuggir via per cercar dimora sicura; io altro non sono che muratore di case desolate senza padrone. L'atto di proprietà mio Dio l'ha bruciato." ( tratto da " Giuda senza monete" - M.Francesca Consiglio )

"PASSIONE INIBITA" di Pasquina Filomena



PASSIONE INIBITA

Una porta che si apre pian piano
a quella valanga di emozioni
che mi rendono vulnerabile.
Non si può resistere
al profumo esotico della follia.
Gesti, sguardi, attimi indescrivibili.
E pelle che brucia
in quella passione inibita.

"NOTTE D'ESTATE" di Claudia Giuliato



Notte d’estate

Resterà questo abbraccio
il ricordo dei nostri volti
i corpi disegnati dalle ombre in movimento
il tumulto del vento
il lamento delle fronde
freddi respiri che si insinuano nelle stanze
svolazzi di tende e sbatter d’imposte
Restiamo quieti
i nostri occhi avvinti
in uno sgardo impregnato di passato
e proiettato al futuro
Si agita la notte
la sentiamo senza ascoltarla
sicuri di resistere

CLAUDIA GIULIATO

Vite di Madri di Emma Fenu, recensione di Sandra Rotondo.

"Non voglio tatuaggi né piercing, che marchino carne, non voglio segni sulla candida pelle, che vadano ad aggiungersi a quelli interni. Voglio fiori, pizzi e merletti e tazzine di ceramica, se pur spaiate". 
C'è Emma, dietro tutto questo e il suo, impellente, desiderio di raccontare, di raccontarsi. E leggendo, la trovi dietro ogni storia, ogni lacrima, ogni cicatrice, in ogni viaggio fatto nella speranza, alla ricerca di quel gemito infantile che ti fa sentire "madre", che trasporta su tenere e rosee labbra, la parola "mamma", come soffi di vento, sotto un sole accecante. 
E poi ci sono loro, le donne, che sono le donne che noi tutte siamo. Forti e fragili, giganti e nane, investite da ruoli che fanno di noi eroine, che brandiscono spade, o vittime ferite, da lame, troppo, taglienti. Ma pur sempre, donne, che sanno risorgere, come indomite Dee e che gridano al mondo,"siamo qui", più forti di prima, più femmine di sempre e più madri che mai.
Sandra Rotondo

VITE DI MADRI, di EMMA FENU. Recensione di Anna Maria Brattoli



VITE DI MADRI, Storie di ordinaria anormalità di EMMA FENU, edito con Echos Edizioni.
Tutto il ricavato della vendita del libro sarà devoluto all'A.P.E. Onlus (Associazione Progetto Endometriosi).

Prego, accomodatevi pure, che il viaggio di condivisione delle nostre storie abbia inizio. 
Emma, da perfetta padrona di casa, ci accoglie nel suo salotto di poltroncine calde e accoglienti, impreziosite da cuscini ornati di volants. 
Ci racconta dodici storie che ne racchiudono centocinquantuno
In quelle storie ci siamo noi tutte, anche Emma
Si avverte la sua anima che aleggia allegra, disperata e, comunque, guerriera. Pagine scritte in maniera perfetta stilisticamente, che trasudano emozioni dietro parole composte, non urlate. 
Vi trovano spazio tutte le varie sfaccettature della maternità: vicende di amore profondo, di maternità condivise, ma anche storie dal volto oscuro, di abuso e di non accettazione. 
Storie di donne reali prendono vita per liberarsi da prigioni di carta. Che piacere toccarle! Che emozione tenerci tutte per mano! L'invito non è a leggere, bensì a sporgersi per guardare nel baratro, col rischio di scivolarci. Nell'abisso convergeranno i nostri occhi di madri felici e martoriate, di figlie bramose di carezze e amate di un amore indomito.
Care donne, sterili lo siamo tutte quando abbiamo l'animo mutilato, ci aggiungono doveri, ci tolgono diritti.
Siamo tutte madri quando abbiamo progetti, sogni e non rinunciamo a noi stesse, ridandoci la vita, concedendoci il dono della rinascita.
Il libro contiene anche uno studio sulle rappresentazioni sociali della maternità, ce ne parla Sabina Cedri. Emerge, da un'analisi su stampa di madri vip, la difficoltà di parlare degli aspetti oscuri e difficili di questo ruolo.
E invece no, parliamone! Quest'ultima è una mia riflessione scaturita dalla lettura. Sfatiamo il mito dell'infallibile istinto materno: condividiamo e perdoniamo le nostre imperfezioni.
Tra le varie citazioni contenute nel libro, una ha avuto fortissima risonanza nella mia testa:
"Bisogna avere in sé il caos per partorire una stella danzante" Nietzsche
Buona lettura stelline! Uomini, parlo anche a voi!
Anna Maria Brattoli

mercoledì 29 luglio 2015

"TI CERCO...CI SEI" di Nuccia Isgro'



TI CERCO...CI SEI

Ti cerco nella quotidianità,
ti cerco negli anfratti della mia casa,
nelle pagine della mia vita.


Ti cerco nei lineamenti dei miei figli.
Sui loro volti
scorgo tracce di te.

Ti cerco nelle foto,
ti ritrovo
ma
se agogno una tua carezza
posso solo immaginarla.

Ti cerco per la strada,
tra gli sconosciuti,
che incontro,
parvenze di te mi sfiorano.

Ti cerco negli oggetti,
nell'uso che ne facevi,
chiudo gli occhi,
rivivo il tuo agire.

Ma...ci sei
nelle pieghe della memoria,
nel ricordo delle parole ascoltate,
nel vissuto tepore degli abbracci.

Ci sei nel mio cuore,
ogni battito
è un anelito
del tuo affetto.

Ci sei
nella mia vita
sono il tuo prodotto d'amore
Nuccia Isgrò

"PER LA STRADA IL SOLE COCENTE FACEVA DA PADRONE" di Cloe Sei

RACCONTO

Per la strada il sole cocente faceva da padrone. Solo i lunghi viali alberati vedevano il muoversi a fatica di persone dal sudore evidente attraverso magliette incollate alla pelle, mentre mani frettolose passavano fazzoletti umidi sul collo e sulle fronti. Un caldo insopportabile. Un caldo insolito anche per le città del Sud.
Trovato a fatica il parcheggio, sotto i raggi impietosi mi sono diretta verso l'Istituto, bel palazzo di un tempo donato alla Chiesa da un nobiluomo perché divenisse Casa di Riposo. Non di quelle tristi case di riposo dove attendere la morte, ma luogo sereno nel quale riempire la propria vita con presenze anch'esse in cerca di compagnia, di condivisione, di esperienze, di desideri, di progetti, perché no!
Accanto al portone di entrata, sugli scalini sedeva un'umanita variegata in attesa di un pasto; c'è l' accesso ad una Mensa dei Poveri.
Appena ho suonato il portone dell'Istituto si è aperto ed io sono entrata nel salone in penombra con grande sollievo. Le imposte delle finestre erano tutte accostate ed io, passando di salone in salone, mi sono diretta verso la camera di mia madre. Un buon profumo di cucina, di sugo di pomodoro fresco mi hanno suggerito che era ora di pranzo. Mamma mi è venuta incontro sorridente, serena, desiderosa di presentarmi alle sue nuove amiche. I tavoli ben apparecchiati, ciascuno per quattro persone, ospitavano delle signore anziane e la Suora si muoveva con garbo tra essi pronta a soddisfare le necessità delle ospiti. Non sto a raccontare i dettagli, pur interessanti, del momento, ma io mi sono accostata ad ogni tavolo per salutare, scusandomi per il disturbo, tra la comprensibile curiosità generale. L'invito a fermarmi a pranzo con tutte loro non si è fatto attendere. 
Trascorso un po' di tempo con mamma, la cui scelta di recarsi in Istituto non ho mai condiviso, mi sono avviata verso la macchina chiudendomi dietro il portone.
Amarezza, tristezza, riflessioni sulla vecchiaia mi accompagnano ogni volta sulla via del ritorno e ... Non dico altro. Ho solo voluto sfiorare la problematica in oggetto. Ci sarebbe tanto da dire e da raccontare.

CLOE SEI

"ANIMA PULITA" di Lina Mazzotti



Anima pulita

Palpitare
agire
per altrui sfortuna
ma ritrovarsi
sola
quando dubbi
e timori
vengono a cercare.
Il vuoto
silenzioso
per le mancanze
abissali
creano crateri
duri
da varcare.
Ma l'anima pulita
si rifiuta
di accogliere in nicchie
le meschinità corrotte.
Frantumare
figure malevole
annusando tarli occulti
senza giudizio
per essere
libera.

LINA MAZZOTTI

"IL GUARDIANO DEI SOGNI" di Rossana Tasselli

STRALCIO

IL GUARDIANO DEI SOGNI

Accaddero strani fatti nell’inverno dell’anno tredici e un
quarto a Borgomancante, provincia di Quiolà.
Fatti di cui si occuparono le cronache locali con dovizia
di particolari e abbondanza d’interpretazioni, che
richiesero l’intervento della forza pubblica e della
magistratura, ma che non furono mai chiariti del tutto,
rimanendo avvolti da un’aura di mistero e magia.
Borgomancante non era nuovo ad avvenimenti di questo
genere, ma mai nessuno, né la processione di Ciambelle
all’origano del Premiato Panificio Zenzero, né il concerto
di beneficenza delle Cicale del Borneo, né tantomeno la
Pentolaccia con la zuppa di ceci e gli Sbandieratori di
lattughe di Cipro, superò in magnificenza e portento
questa arcana manifestazione tramandata ancor oggi alle
nuove generazioni.
Nulla preparò la cittadinanza ad affrontarli: nei giorni
precedenti si verificarono soltanto due trombe marine,
un’eclissi di sole e una migrazione di cavallette, ma
nessuno li interpretò come presagi, e la mattina del
quarantaduesimo giorno del mese la città si svegliò
tranquilla nelle sue solite vesti.
Nel salone di bellezza Bellochefatto regnava la pace
assoluta, così come nella gelateria Cono d’Ombra,
nell’officina Dado Tratto e nell’osteria Grande Abbuffata.
Mino lo spazzacamino era intento al suo giro sui tetti,
quando un urlo straziante lacerò il silenzio delle vie
ancora deserte.
Proveniva dalla bottega del sarto.
La gente si affacciò subito alle finestre, si arrampicò
sui lampioni e si precipitò giù dalla tromba delle scale
per vedere cosa fosse successo; ma al di là della vetrina
dell’atelier non erano state ancora accese le luci, quindi
non c’era modo di capire in che condizioni versasse il
povero Boccacucita.
Che fosse caduto, spezzandosi un braccio, una gamba o
l’osso del collo? Che l’avessero derubato? Che fosse
stato preso in ostaggio per una rapina alla banca?
Qualcuno chiamò i pompieri, qualcun altro i carabinieri,
la signora Ariafritta telefonò alla guardia forestale e il
signor Strozzapreti contattò l’esercito. Sul posto
arrivarono tutti a sirene spiegate. In men che non si dica
l’ordine fu ristabilito e un gruppo di poliziotti in tenuta
antisommossa entrò finalmente nella bottega.
Boccacucita sembrava star bene: se ne stava immobile, in
piedi, al centro del suo negozio, con gli occhi sbarrati e il
respiro bloccato nella O disegnata sulle sue labbra. Si
limitò a sollevare l’indice e indicare i suoi manichini.
Tutti nudi. Qualcuno aveva rubato tutti i vestiti pronti per
la consegna.
La cosa si chiuse lì. Un soccorritore distese sulla barella
Boccacucita, rigido come uno dei suoi figurini, e lo
caricò sull’ambulanza con la sua O ancora stampata sul
viso. La buoncostume, a tutela del comune pudore, gettò
dei teli sui manichini; i carabinieri rilevarono le impronte
digitali, comprese quelle dei figurini; poi vennero
abbassate le saracinesche e la folla venne fatta sloggiare.
Tutto tornò alla normalità nel giro di pochi minuti, e la
città si rimise in moto come ogni giorno.
Ben presto la cittadinanza superò il trauma e l’accaduto
fu dimenticato. Il furto venne attribuito a ignoti e costoro
vennero processati per direttissima, beccandosi un anno
in contumacia, mentre i cittadini danneggiati vennero
risarciti dall’assicurazione con abiti di seconda mano ma
più che confacenti alle circostanze.
Ma all’alba del terzo giorno un nuovo grido squarciò la
ritrovata serenità del borgo. ...

ROSSANA TASSELLI


Vite di Madri di Emma Fenu, recensione di M. Antonietta Macioccu



Dopo aver letto, tutto d'un fiato, Vite di Madri di Emma Fenu

Storie di straordinaria normalità
Non so bene se "la maternità" sia una specificità femminile naturale o una costruzione sedimentatasi nei secoli attorno alle donne, gravandole di senso materno, accudimento, pazienza, comprensione, dedizione, accettazione e beati silenzi.
Le madri di Emma irrompono con le loro storie affrontando tutte le accezioni della maternità senza aver paura di mostrarne il lato oscuro, il peso, il dolore, la fatica, insieme con la gioia e l'appagamento.

Attraverso situazioni emblematiche ma non artificiose, la maternità viene spogliata di retorica da rotocalco e riportata a una realtà comune, straordinaria non perché priva di ombre, ma proprio perché capace di attraversare le ombre, di farle diventare occasione di presa di coscienza e di rinascita. Le storie spesso drammatiche di frustrazioni, abusi, delusioni, dolori delineano un universo materno che non ha bisogno del figlio di carne per portare nel mondo capacità di creazione e di rinnovamento.
Una materia tanto drammatica poteva scivolare facilmente in rappresentazioni strappalacrime e di maniera. Emma ha evitato l'ostacolo dando ad ogni racconto il titolo di un libro importante, intercalando le parole e le emozioni della protagoniste con le parole e le emozioni degli autori scelti, così da raffreddare l'eccesso di pathos con l'espediente della letteratura, che è, per sua natura, mediazione della realtà.
Ne vengono fuori pagine coinvolgenti ma senza deriva dei sentimenti, capaci di preservare la capacità di ragionamento.

Ti prendono ma non ti annientano, proprio come il materno positivo che vogliono esprimere.
E gli uomini? I migliori stanno vicino, in punta di piedi, a sfiorare con rispetto il grande mistero(per loro) femminile. Gli altri non meritano parole.

Maria Antonietta Macioccu

"IO CREDO DI ESSERE INNAMORATA DEL MARE" di Roberta Manzin



Io credo di essere innamorata del mare. E ne ho testimonianza ogni giorno. Di più. 
Per come lo guardo. Incantata. 
Per come lo ascolto. Comprensiva. Per come lo tocco. Delicatamente. Per come lo annuso. Stordita.
E soprattutto per come lo incontro. Accettandolo nelle sue perfette imperfezioni...
(La mattina presto, mi siedo di fronte al mare. È' li il momento in cui l'orologio delle aspettative, si ferma. E mi accorgo che è lì, esattamente lì, che voglio stare...)

Roberta Manzin

martedì 28 luglio 2015

"MATERNITÀ'" di Nuccia Isgro'



Maternità...

Sapevo

Sapevo che c'eri
quando ali di farfalle
sfioravano il mio ventre,
e quando il cuore
mancava di un battito
al pensiero
di un eventuale te.
Sapevo che c'eri
quando inaspettate salate lacrime
commuovevano il mio spirito,
o quando il seno turgido
sbocciava sotto le vesti.
Sapevo che c'eri
quando improvvise voglie
adulavano la mia gola,
e spingevano
per essere esaudite.
Sapevo che c'eri
quando le forme morbide
trapelavano sotto i miei abiti.,
svelando nuova linfa.
Ora, sei tu la mia alba
il mio tramonto,
i miei occhi,
i miei orecchi,
il mio tutto.
Nulla più manca
nel mio universo
sei... il mio inno alla vita!
Nuccia isgrò

"PASSEGGIO..." di Roberta Manzin



Passeggio. Solitario e ciondolante. Solcando battigie dimenticate. In un giorno che volge alla quiete. Dopo agitati pensieri. Alterno emozioni e immagini. Dondolando tra il presente e il passato. Le uniche dimensioni che conosco. E se rifletto su ciò che è stato, incontro maschere e separe' protettivi. Se mi specchio in quel che sto vivendo, le sfumature le sento. Senza inganno e condanna. In un solo temere, che ancora mi rallenta. Crederci fino in fondo...

Roberta Manzin
(immedesimandomi in un gabbiano al tramonto, in una spiaggia ormai felicemente deserta)

"L'IGNOTO STUZZICA LA LIBIDO..." di Laura Maria Ragni

L'ignoto stuzzica la libido, la mente si nutre di mistero, vuole tutto ciò che non è svelato.
Cerca la sorpresa.
Non vuole sapere, vuole continuare a cercare.
Io voglio essere un eterno mistero, un'attesa senza fine, voglio sentire le viscere bruciare del tuo fuoco.

LAURA MARIA RAGNI

"SULL'ORLO DELL'OBLIO' di Alessandra Marrone



SULL'ORLO DELL'OBLIO

Non voglio vederti
quando, curva,
ti sorreggi il capo
con le mani.
Voglio ricordarti mentre
l'ultimo raggio di sole radente
t'illumina il viso.
Voglio riascoltare
la voce sciocchina mentre
canti lo swing di gioventù.
Voglio sentirti raccontare
della guerra, di Pippo
e di come
vi nascondevate
nei pagliai
al suo passaggio.
Voglio sentire il tuo profumo
quando mi stringi forte
per non dimenticarmi.
Voglio far finta di niente
quando tu,
estasiata
godi ancora,
ancora una volta
del mio viso di bambina.
Mi travolgera' la tua
inconsistenza prima che
io la pensi...


Alessandra Marrone ©

"IL VELO DELLA VESTALE EMILIA" di Maria Pace



IL VELO della Vestale EMILIA

Secondo la tradizione fu Numa Pompilio a far costruire il Tempio di Vesta, Signora del Focolare domestico e del Focolare della città, l'Atrium Vestae.
Annesso al Tempio sorgeva anche la Casa delle Vestali che ospitava sei Vestali. Queste erano Sacerdotesse il cui compito era quello di custodire il Focolare Sacro della Città.
Lasciar spegnere il Fuoco Sacro era presagio di eventi funesti e la colpevole veniva punita con la fustigazione.
Si racconta che la Vestale Massima Emilia (corrispondente un po' alla Madre Superiora di un moderno Convento) avesse affidato il Fuoco Sacro alle cure di Giulia, una giovanissima novizia che lo lasciò spegnere, vinta da un colpo di sonno.
Il Pontefice Massimo ordinò di condurre la giovanissima Vestale davanti all'altare di Vesta dicendo che soltanto la Signora del Sacro Focolare avrebbe potuto salvarla.
La vestale Emilia, allora, si tolse dalle spalle il candido mantello e lo gettò sopra le ceneri del fuoco ormai spento e si prostrò in ginocchio ai piedi dell'Ara mentre Giula, la piccola novizia, si scioglieva in lacrime pentimento.
Dopo trepidi ed angosciosi momenti di preghiera, ecco che il velo prese a muoversi e ad odeggiare leggemente sopra il braciere, mentre una tenue fiammella si accendeva tra la cenere.
Il Fuoco Sacro tornò a scoppiettare: Vesta aveva accolto le preghiere e le lacrime delle sue Figlie.

MARIA PACE

"DOVE NON TORNANO GLI UCCELLI" di Nadezhda Slavova



Dove non tornano gli uccelli

La malinconia vive
dietro le porte chiuse delle botteghe,
dove il catenaccio arrugginito,
come un serpente, richiama antiche paure.
Vive lungo gli argini dei fiumi
dove non tornano gli uccelli
e nidi abbandonati di ricordi
si rincorrono sotto il respiro del vento.
Vive tra le ombre che si allungano
da una vuota panchina
e mette radici nello sguardo,
prima di essere coperto
da due tremule mani.

(Nadezhda Slavova)

"NON C'E N'E'" di Fernando Sine Amor Volat



Non ce n'è
se le cerchi le altre
son asciugate e già sparite
come le stelline al sole


Son tutte le parole
che faticosamente metti in righe
per leggerle ad un cuore
che non le sa apprezzare

E sai ogni volta di morire
perché è come appenderle
a quelle nuvole
che passan sopra le nostre teste

Sfaldandosi e ricomponendosi
senza mai distinguerle
ne superare mai la linea di orizzonte
che le separa dalle nostre illusioni inutili

Noi quaggiù e loro lassù
a catturar i nostri più bei sogni
che salgon su come vapore
e finiscono uno a uno giù nel mare

Miliardi di gocce tutte diverse
disperse in oceani d'acqua
che muovono maree
su tutta la Terra

FERNANDO SINE AMOR VOLAT

VITE DI MADRI - Storie di ordinaria anormalità, recensione di Katia Anelli


Ci sono libri impegnativi. libri noiosi, libri d'evasione, libri belli e poi ci sono le opere. 
VITE DI MADRI - Storie di ordinaria anormalità di Emma Fenu, edito da Echos Edizioni,  per me è un'opera.
Ho letto questo libro tutto in una sera. Le storie raccontate mi hanno fatto riflettere e piangere tantissimo. 
Ho pianto per la vita di un fidanzato spezzata troppo presto (ma non credo che ci sia mai un giusto tempo per certi dolori), ho sorriso alla parola "mamma" dal suono incerto di un piccolino dagli occhi a mandorla, ho seguito anch'io una stella alla ricerca di un principe azzurro e mi si è spezzato, anche a me, il cuore piegata su una tomba silente. 
La lettera di una mamma alla propria figlia mi ha toccata tantissimo, nel profondo, davvero, è stato il capitolo più difficile; ho dovuto interrompere la lettura più volte incapace di proseguire tanto era lo strazio che emergeva dalle pagine.
Ho desiderato leggere quest'opera perché so che Emma scrive benissimo, ma confesso che non ero preparata a tutto quello in cui mi sono imbattuta nello scorrere delle righe, delle pagine: di preciso non so cosa mi aspettassi, di sicuro non quello che ho letto che ha superato tutte le mie aspettative. 
Un libro che smuove l'anima ed è intriso della sensibilità della scrittrice. 
Un crescendo di emozioni diverse di donne vere. 
Questo è uno di quei libri che mi resterà nel cuore per sempre.
Questo è uno di quei libri che ti fa venir voglia di dire alle amiche, alle conoscenti, a tutte le donne (ma anche agli uomini) LEGGETELO!!!!!! 
Perché la verità è che spesso viviamo in una società dove veniamo bombardati di messaggi sbagliati, di stereotipi, che ci fanno sentire anormali quando in realtà la nostra, quella di tutti i giorni, il nostro essere donna, è la sola straordinaria normalità!
Grazie Emma per aver voluto condividere con noi parte di quelle 151 storie di Donne.

Voglio inoltre aggiungere che nel libro viene ospitata una lettera di presentazione dell'autrice fatta dalla signora Serena Mandrici . Da come la descrive si percepisce una forte sintonia tra le due: emerge dalle meravigliose parole di questa signora un forte sentimento d'amicizia. Leggendo ero il piattino della tazzina da tea che osservava la scena restando incantata di fronte alle sue parole e sono rimasta senza parole tanta era la meraviglia.
Katia Anelli

lunedì 27 luglio 2015

"SUL FILO DELL'ATTESA" di Nadezhda Slavova



Come un soffio di primavera

Sul filo dell’attesa
di un non so cosa,
gli occhi a contendersi
il tempo rimanente.
Diamo per scontato
che qualcosa succederà,
scontata ormai anche la noia
del pensiero
che, pigro come un bruco,
sulle foglie del tramonto,
scivola lento
e, dai buchi creati nell’attesa,
sbircia il mondo e il creato.
Diamo per scontato
il susseguirsi degli istanti,
i volti nel saluto della sera
e lo specchiarsi dello sguardo al mattino
nell’abitudine di osservare il disegno che ci contiene.
Sul filo dell’attesa,
la perdizione
che ci fa smarrire lentamente,
come un soffio di primavera,
in una nebbia scesa
inattesa,
troppo velocemente.

(Nadezhda Slavova)

"NELL'INFINITESIMALE" di Roberta Manzin



Nell'infinitesimale
ti amo.
Parcellizzando il cuore.
Assecondo.

Roberta Manzin

"LE CRONISTORIE DEGLI ELEMENTI" di Laura Rocca (Recensione di Luca Paganucci)



Recensione del libro "Le cronistorie degli elementi. Il mondo che non vedi." di Laura Rocca (Recensione di Luca Paganucci)

Ringrazio Laura per avermi dato l’opportunità di leggere il suo libro.
Fatti i dovuti ringraziamenti all’Autrice, credo sia doveroso porre l’attenzione sul fatto che Laura abbia deciso di autopubblicare questo libro, un fantasy di poco più di 600 pagine, ma dalla trama scorrevole, tanto che il ritmo incalzante con cui si susseguono i capitoli, rende il lettore avido di continuare a leggere la storia.
Con questo libro, Laura mi ha fatto catapultare in un mondo estraneo. Dico “estraneo” in quanto – sebbene la storia sia ambientata nella pittoresca e romantica città di Venezia – due mondi coesistono nello stesso tempo; l’uno umano, l’altro alieno; ed è di quest’ultimo che – con grande sorpresa – Celine, a soli 18 anni, si ritroverà a far parte; sarà una realtà molto diversa da quella umana, dove ha vissuto fino a poco tempo prima: infatti, all’interno di questo nuovo mondo, Celine dovrà far fronte agli impegni che la aspettano. Tra tutti questi impegni, e le esercitazioni che la ragazza dovrà affrontare, la sua vita troverà spazio anche per l’amore; speranza vana, però, che presto si sgretolerà, a causa del ruolo che Celine dovrà rivestire.
In questo suo primo romanzo, si nota fin da subito l’abilità di Laura a districarsi perfettamente nei meandri della psicologia e dei sentimenti dei personaggi, siano questi principali, o secondari, profilando – agli occhi del lettore – le personalità decise dei personaggi, dando modo a chi legge di apprezzare o meno alcuni di loro. In più di un’occasione, nella narrazione, è palese il riferimento all’epoca Vittoriana, tanto amata dall’Autrice, che permea le accurate le descrizioni degli ambienti, e dei vestiti e di molto altro ancora
Il romanzo è ben costruito, ed i capitoli si susseguono a ritmo incalzante uno dietro l’altro, pagina dopo pagina; questo grazie anche all’Autrice, che ha voluto dare alla luce un romanzo che tenesse viva l’attenzione del lettore, utilizzando un linguaggio semplice, spurio di terminologia complessa, e dunque accessibile ad un vasto pubblico.

LAURA ROCCA

"QUANTO E' PROFONDO IL TUO AMORE" di Fernando Sine Amor Volat



Quanto è profondo il tuo amore
se la mattina ti alzi
e guardi divertita
solo il riflesso dei tuoi jeans stretti


Se muovi i tuoi piccoli passi
dalla camera alla cucina
solo per il caffè e la spremuta fresca
Ma perché hai scelto proprio me

Tra i tanti adulatori
della tua bella schiena
che finisce dritta in quell'opera d'arte
e si che lo è e lo san tutti

Eppure ci son io qui accanto a te
che mi sveglio prima
per ammirarti su questa tela bianca
fra le lenzuola
spettinata e pronta ad una nuova giornata
senza me

Sarà che sono un esteta
o è solo l'ebete consapevole
che m'impone il mio genere maschile

Son lì che ti guardo uscire
sicura e sculettante
accompagnata da quel piacevole rumore
che i tuoi tacchi fanno sul parquet

E te ne vai sempre
via senza me

FERNANDO SINE AMOR VOLAT

"AMO" di Luisa Simone



Amo

Amo sentir
Il dolce
Fruscio
Del vento..
Amo avvertir
Quando
Cambia
Il tempo..

Amo ascoltar
Il tuo passo
Vicino
A me
Soltanto
Amo.
Perche"..
Amo..
Quell'essere
Che tu hai
Dentro
Che mi fa'
Impazzire...
Che mi sconvolge
Il senso.
Amo..
Il tuo
Amore
Che mi libera
Ma...
......
Che mi tiene
In pugno.

(Luisa Simone)

"NESSUNO" di Roberta Manzin



Nessuno.
Niente.
Può competere col dolore.
Con la mancanza. Con la rabbia.

La solitudine come scelta.
Può restituire libertà
alla prigione dell'anima.

Roberta Manzin

"IL CASALE DEI RICORDI" di Federica Squillace


IL CASA DEI RICORDI 

"Mancavano pochi minuti alle tre di pomeriggio quando giunsero davanti alla casa di sua zia: un anonimo condominio beige di quattro piani, giardinetto tutto intorno e rastrelliera per le biciclette. Il massimo dell'allegria erano alcuni solitari vasi di fiori che sbucavano da qualche balcone! L'appartamento era al secondo piano: non considerarono nemmeno l'ascensore e presero le scale. 
Vittoria continuava a camminare avanti e indietro, incapace di decidersi se suonare o meno il campanello. Avvicinava le dita al pulsante e le tirava via. Non sapeva proprio se avrebbe avuto la forza di reggere quella conversazione. 
Alessandro, di contro, non le faceva pressione di nessun tipo: si era messo poco distante dallo zerbino che sostava davanti alla porta e la guardava dolcemente, in attesa che lei prendesse una decisione.
«Secondo te, cosa dovrei fare?» gli chiese, disperata.
«Qualsiasi cosa pensi ti farebbe stare meglio».
«Allora dovrei risalire subito in auto e guidare verso la spiaggia più vicina per tuffarmi nel mare, portandoti via con me! Questo sì che mi farebbe stare meglio…», e gli prese la mano, appoggiandola sul volto e chiudendo per un istante gli occhi.
«Se me lo chiedessi scapperei con te anche in questo istante. Lo sai, vero?».
«Beh, mettiamola così: se tutto va come deve, ci andiamo davvero al mare insieme, ok?». 
«Affare fatto!» disse, baciandole la mano.
«Non mi resta che suonare allora… giusto?».
«Io sarò accanto a te, sempre».
Vittoria si sentì finalmente più sicura e così suonò il campanello."


FEDERICA SQUILLACE

MI AVVOLGI ANCHE SE NON TI ABBRACCIO...." di Laura Maria Ragni



Mi avvolgi anche se non ti abbraccio. ti respiro anche se sei lontano.
Non sei un compagno, non sei un amante. non sei un amico.
Sei.
Vorrei essere il tuo ossigeno quando non respiri, così come sono il tuo piacere quando ne abbiamo voglia.
Sei senza tempo, senza scadenze. senza aspettative, senza definizioni, senza giudizi.
Sei " troppo" per intrappolarti dentro ad un sentimento che risponde ad un nome.
L'amore anzi ci risparmiera', lui stesso non ci butterà addosso la sua rete che finirebbe per fissare solo una scadenza, come lo yogurt.
È troppo rispettoso di questo miracolo.
Non so cosa sei, ma so che un pezzo di strada lo faremo insieme, senza biglietto, senza valigie, senza prenotazione, senza promesse e senza catene.
Una strada invisibile.

LAURA MARIA RAGNI

"IL VIALE DEL TRAMONTO.." di Santina Gullotto



IL VIALE DEL TRAMONTO…Nella solitudine, del viale del tramonto,
i filari d’ alberi rilasciano le foglie.
La brulla stagione col suo vento freddo,
fa rabbrividire ogni ramo
ormai sfinito e stanco…..

Pulsa nel cuore l’ultimo rimpianto,
per non aver potuto esplodere nel pianto,
quando serviva e al momento giusto,
anche sé non poteva essere capito….
Non basta una vita
per cogliere il momento,
non sarebbe servito
perché chi ascolta è sordo.

Perditi ancora,
dietro ogni futile pensiero
ed a ogni forma di vita materiale,
la felicità è solo una chimera,
un miraggio lontano che mai raggiungerai,
se non avrai nel cuore il puro e vero amore,
vuota sarà la fine di ogni giorno….
Pensa, che prima o poi
anche tu, t’ incamminerai,
nel triste e freddo viale del tramonto… @Santina Gullotto.

"NOI" di Nuccia Isgro'



Noi

Non dirmi chi sei
da dove vieni,
cos’hai sognato.
Schiudi le labbra tue,
e sospirami d’amor.

Nuccia Isgrò

domenica 26 luglio 2015

"NON SI AMA" di Luisa Simone



Non si ama

Non si ama..
Per solitudine. .


Non si ama..
Per paura.
Di perdere.

Non si ama..
Se non si vuole

Non si ama per
Costrizione

Sì ama solo
Quando canta
Il cuore..

Quando. .
tutto
Ha un significato.
Se hai lei
Accanto.

Tutto si puo"
Rimediare
Se si è in
Due a
pensare.

Non si ama..

Se non senti
Di amare..

Non far..
Del male
...............

A un altro
Cuore.

Luisa Simone

"ULTIMA CONFESSIONE DI UN RICORDO" di Maria Francesca Consiglio



"Ultima confessione di un ricordo."

Ricordi i sogni che hai fatto volare come aquiloni di cemento nei cieli primaverili? Oh, se solo i tuoi desideri fossero stati incastonati d'oro e non di carta bruciante tra lenzuola di paglia, forse Dio avrebbe reso piuma il marmo del tuo cuore; avremmo fatto una manta di quell'aquilone cavalcandola per raggiungere ciò che la realtà voleva sottrarci. Si è arenato ormai il futuro tra le fronde di un albero che presto verrà abbattuto. Io lo abbatterò con ascia che taglierebbe le porte del paradiso in due; ti abbatterò come tutti i ricordi che hai sporcato di vigliaccheria. Gelosia? No. La gelosia è un pizzicotto perpetuo, bruxismo diurno imbottito di caffè senza zucchero. La gelosia rende ciechi; eppur io, miope di costituzione, ora ho vista da falco, dieci decimi di chirurgica intuizione, per vedere dal merlo oscuro della mia torre lo scempio che danza sobrio nel tuo animo. Da te ho imparato l'arte di inacidirmi lo stomaco; la mistura di bile zuccherosa che mescoli insieme alle tue parole fa impallidire l'unico grammo di sanità del Cappellaio Matto. Ripugnanza sarà il tuo nome. Te lo dico io che mi ripugni; il battere del tuo cuore putrido echeggia come uno scarico fognario. Te lo dico io che la tua bellezza è nauseante come un'opera di seconda classe osservata troppo a lungo. Te lo dico io che della cavia che dici d'esser, vittima del Fato avverso, ti è rimasta solo la coda del ratto a penzolar tradimenti sulla bocca. Te lo dico io, l'infedele, che un mercenario senza credo ha più dignità di te. Te lo dico io che l'amore, che cerchi con l'ossessione del minatore per l'oro, tu non puoi trovarlo o riceverlo poiché sei incapace di darlo. Va via sogno dissacrato, va via templare senza religione, va via da me. Che tu possa sprofondare nell'abisso del tuo non cuore inciampando nelle tue non vene.

© Maria Francesca Consiglio Writer - all rights reserved.

"IL MARE' di Ida Salvatore Medugno



Il mare
Ero ancora una ragazzina quando con la mia famiglia passavo le vacanze a Seiano di Sorrento e fin d'allora il richiamo del mare mi prendeva in ogni parte del corpo senza ancora capire che era nella sua sconfinata distesa che cercavo la pace che curasse il mio male di vivere, più tranquilla solo quando a bordo di un sandolino me ne andavo al largo e lì sola e pensierosa mi lasciavo cullare dal leggero andare delle onde, immersa in una magia colorata d'azzurro. 
Quando poi mi distendevo sulla sabbia, mi piaceva fissare il sole fino a quando lo sguardo perdeva la capacità di cogliere i contorni del reale, nell'inconscio desiderio di perdermi nel nulla, pregando che quel chiarore abbacinante portasse via con sé tutto l'orrore che mi circondava.
da "Perché S.Marinella " di Ida Salvatore Medugno

sabato 25 luglio 2015

"SEI FELICE?" di Roberta Manzin



Sei felice? Me lo chiedo spesso. Tra le righe, il bisogno di urlarlo al mondo, non mi rende sazia. Sento che sei appeso ancora a un filo. Di seta è il tuo falso splendore. Vorresti amore. Quello incondizionato che sei a credito. E l'hai ottenuto. Senza scrupoli. Nel pegno della farsa. Se amore è, resisti. Succhiane il succo più maturo. Ma se non lo fosse, scappa via. Prima che la luna cambi volto. Non deve riconoscere la tua condanna. Di migratore in cerca perenne di un nido, per non morire.
Io? Resisto. Agli urti di un silenzio che non ha pietà. Come un sasso levigato dall'ascolto, non ho più paura. Di quello che avverrà.

Roberta Manzin

"LA PENOMBRA..." di Roberta Manzin



La penombra
custodisce
intime confidenze.
In un riverbero
di anime smarrite.
Le prime luci
sapranno accogliere
ciò che resta.
Nell'intenzione.

Roberta Manzin

"UNO DEI TANTI" di Roberta Manzin



Uno dei tanti. Uno fra tanti. Uno, e basta. Sarebbe stato sufficiente. Anzi. Sarebbe stato tutto. 
Avere la spontaneità di sorridere insieme, nonostante un grumo di lacrime. In un mare di provvisorietà, avrebbe dato un senso alla paura...

Roberta Manzin

"LASCIARSI ANDARE" di Luana Natalizi



Lasciarsi andare

Sto per schiudere le mani
Mentre tremo io...
Appena sarò pronta.
Non eri tu
Tu Non stavi tremando...
Ti dibattevi
E io non ho voluto capire.
È tempo di lasciarsi andare.
Vola vola
Raggiungi il tuo stormo di ipocrisia
Trova chi ti somiglia.
Andavamo bene noi due,
Ma non risuona piu il tuo canto
Avverto solo un fremito
Il tuo voler fuggire.
Vai vai
È ora di lasciarsi andare.

LUANA NATALIZI

"L'AFFAMATA D'ORO" di Maria Francesca Consiglio

"Prego di risvegliarti il fuoco sulla torcia guida del mio labirinto che s'apre sulla tua schiena divisa come l'acque di Mosè, salmastre da dissetarmi l'amaro sulla lingua. Voltati e schiudi le tue paure come l'ali d'una falena morente nella mia oscurità. Danzami, indossami e lascia che t'insegni l'ignoranza del mio mondo. Rubami la passione e scorticala via dalla mia pelle per farti Arlecchino di me e d'ogni mio peccato. "
( tratto da "L'affamata d'oro - M.Francesca Consiglio )

venerdì 24 luglio 2015

"TRA SQUARCI DI LUCE" di Santina Gullotto



TRA SQUARCI DI LUCE

Un cielo di nuvole assorto...
presagio di pioggia imminente...
scompliglia la folla che fugge
dalla spiagga assolata e ruggente...
Il silenzio s’impadronisce
di strade impolverate di sabbia...
e il cielo all’orizzonte annebbia
il paesaggio silente e sognante...
Tra squarci di luce...
tra nubi gonfie di pioggia
le lacrime che rigano il volto
si confondono con l’acqua nel paesaggio...
La fine di un temporale d’estate
e prossima all’incedere inizio...
tra squarci di nuvole scure
torna a sorridere il sole
e porta con se la tristezza
per far posto a un po’ di calore....
@Santina Gullotto

"LA FELICITA' DURA UN ATTIMO" di Maria Grazia Maraucci

La felicità dura un attimo...
anche la vita
è un attimo...
anche l'eternità
è un attimo
che senso ha il tempo?
la felicità è solo un attimo
ma un attimo
che può essere tutta una vita!

MARIA GRAZIA MARAUCCI

"VITE DI MADRI" di Emma Fenu (Recensione di Tiziana Vigano'")

RECENSIONE

VITE DI MADRI

Il primo libro di Emma Fenu è una narrazione di 12 storie di donne legate tra loro con titoli di fiabe e di libri, con riferimenti letterari e citazioni che arricchiscono la narrazione dandogli spessore e si chiude con un saggio con le rappresentazioni della maternità.

I racconti di donne-figlie-madri si sviluppano come in rito sacro, ancestrale, con personaggi che si muovono come in una tragedia greca, ma che alla fine, invece di soccombere al Fato, trovano sempre la capacità e le risorse per risolvere i problemi e rinascere, con modalità ben diverse da quelle delle Eroine dell’antichità.
Le donne risorgono dalle ceneri, si trasformano in altro, si sollevano dal baratro: questa loro immensa e infinita capacità di creare e di ricrearsi, adattandosi come fluidi alla realtà, è la loro caratteristica fondamentale, quella che le rende differenti dagli uomini, più simili a un forte e duro cristallo che è per sua intrinseca natura fragile. Chi è capace di dare la vita e farla crescere, nutrendola di sé ha una capacità creativa infinita e una sapienza innata di resurrezione.

Nell’opera corale, nata dalla volontà della scrittrice di raccogliere le esperienze di altre donne, possiamo ritrovarci e trovare altre compagne di vita, rispecchiarci, riconoscerci e guardarci negli occhi per capire meglio la nostra Natura: tutte legate insieme da mille fili invisibili, magici, che ci rendono più solide.
Gli uomini che leggono queste pagine potranno trovare spunti di riflessione per capire un mondo molto più complicato del loro, così razionale e lineare, ma anche così indispensabile al femminile così complesso, per equilibrarlo.

Le parole scorrono senza intoppi in mille e mille rette e curve, nei segni di cui è fatta una scrittura a mano che rispecchia la personalità della scrittrice: si formano e si riformano inglobando i simboli che diventano realtà e la realtà che diventa simbolo. Il linguaggio è poetico e drammatico, una drammatica poesia.
Il ritmo è incalzante: una lettura che dà una forza che già esiste, ed una energia che dà impulso alla messa in atto.
Le metafore, potenti e terribili mettono immediatamente a contatto con quello che vogliono esprimere: lo vedi lo senti lo provi ci sei dentro. Spesso grondano di lacrime e sangue, elementi che da sempre accompagnano la vita e l’anima femminile e, per la Natura stessa delle donne, vengono usati per concimare e vivificare una nuova vita e trasformarla in una nuova realtà.

E come il Chaos – il Vuoto primordiale, origine di tutto ciò che non c’era – ha bisogno di Gaia “dall’ampio petto”, la Madre Terra, per generare il mondo naturale* , così

“Bisogna avere in sé il caos per partorire una stella danzante” (F.W.Nietzsche)

Consiglio di lettura:
Un libro che ho letto senza fermarmi, coinvolgente, interessante, affascinante: fin dalle prime pagine sono entrata in quel mondo e sono riuscita a staccarmene solo a tarda notte, per riprenderlo al mattino, subito.....non succede spesso! E' adatto a tutte le donne, ma lo consiglio agli uomini che hanno voglia di capirci e di accettarci nella nostra (difficile) diversità

Tiziana Viganò



"TRAMONTO" di Luisa Simone



Tramonto

Ecco che mi avvolgi
D'incanto.


Che mi sfiori
Con la tua brezza

Mi scaldi
Con i tuoi
Colori accesi.

Guardo
Estasiata
.
il tuo
Trasformarti

Magia..
Di anime...
In volo

Leggere..
Sfumate..
Presenti..

Dolci carezze

Che io avverto..
Sulla pelle

Mi emozioni
Sempre..

Tramonto..

Mi ricordi..
Il mio passaggio
Su questo mondo

Breve..
Intenso..
Colorato..
Di amore
Profumato.

Ti guardo
E penso

Allo.
Sfuggir
Veloce..

Di questa
Vita...

Nel colore..
Piu'..
Intenso..
Decide..

Di portarci..
Via.

Aspettero"
Il mio ultimo
Tramonto

Sognando
Di guardarti. .

Mentre..
Me ne sto"
Andando..

Fino all'ultimo ...

Fammi
Godere.

Di questo
Divino...

Spettacolo.

(Luisa Simone)

"ATTENDO" di Roberta Manzin



Attendo. Lo spettacolo della copula. Del sole che si immerge nel mare. Si aspettano tutti i giorni. Più o meno alla stessa ora. E bramano nell'attesa, di rinnovare il loro sogno. Mi sento una voyeur romantica. So che a loro poco importa, tanto sono innamorati dalla notte dei tempi. Chi ha tanta fortuna come me di aspettarli, gode il richiamo più irresistibile. Negli ardori. Negli odori. Nelle carezze. Nei silenzi. Nei sussurri. L'Amore...

Roberta Manzin

"E PIOVE, PIOVE...." di Nadezhda Slavova



E piove, piove...

È arrivato anzitempo
l’autunno nei miei pensieri.
E piove, piove ininterrottamente.
Sono da giorni prigioniera
in una stanza della mia mente
e piove dal soffitto, dagli scaffali,
e, dal pavimento, sgorga una fontana
che annega foglie cadute di ricordi,
e dagli sguardi agganciati sui rami della tristezza
piove e piove da ogni cosa.
È arrivato anzitempo
l’autunno nei miei pensieri,
come sono arrivata io,
in un autunno,
precedendo il pianto celeste
per poi piovere insieme.

(Nadezhda Slavova)

"AMORE..." di Pablo Neruda



Amore, quando ti diranno che t'ho dimenticata, e anche se sarò io a dirlo, quando io te lo dirò, non credermi.

Pablo Neruda

"CARO BRIVIDO" di Lisa Molaro

Caro brivido,

Me ne sto qui ore ascoltando il silenzio sperando di vederti comparire tra il fitto fogliame della palude che mi circonda! 
Da quando ti ho visto, quel giorno, sei diventato per me un'ossessione che non riesco a togliermi dalla testa e forse anche dal cuore! Ogni giorno, nelle ore in cui il pomeriggio si appresta a divenire sera, io ..come quel giorno..mi metto l'abito bianco con i dettagli dorati, lascio che i miei lunghi e ribelli capelli si facciano governare dall'aria e, seduta sopra la preziosa coperta ricamata a mano che mio padre mi ha portato dal suo viaggio in Oriente, aspetto e spero in un secco rumore di canne spezzate da un piede meraviglioso: il tuo! Chissà se ricomparirai mai davanti ai miei occhi, pelle di ebano vietato, misterioso come la notte che si sovrappone alla mia pelle chiara e diafana!
La fioca luce di tre candele che ho acceso sulla gondola mi tiene compagnia e mi fa credere di non essere sola in questo luogo che per me potrebbe essere infausto, mi fa compagnia nel silenzio alonato di speranza! C'è umidità qui, i capelli mi pesano e le braccia si accasciano ...
Ogni tanto qualche zanzara mi viene troppo vicino e temo che il suo ronzio possa disturbare il silenzio di cui necessito per essere pronta a riconoscere il rumore del tuo arrivo! 
Arriverai? 
IO continuerò a venire finchè in casa avrò candele di speranza da accendere! 

LISA MOLARO

"DALL'ALTRA PARTE DEL MARE" di Marina Fichera



Dall’altra parte del mare

Sono nata e vivo in un paese che si affaccia su un' ampia e luminosa baia. Una piccola cittadina, placida e tranquilla come una gatta, ma anche fiera e forte come una leonessa. 
Ho sempre sognato di abitare in una casa da dove si potesse vedere il mare, ma non ce la possiamo permettere. Mio marito è un piccolo artigiano che in un incidente nel suo laboratorio ha perso tre dita della mano sinistra e io faccio solo qualche lavoretto, lui non vorrebbe, ma ne abbiamo bisogno. 

Corro sul lungomare non appena mi è possibile. Che sia una brevissima passeggiata o un’interminabile contemplazione non importa, basta che veda il mare. Se non c’è molta gente intorno, mi tolgo le calze e le scarpe, se fa caldo anche il foulard e, anche solo per pochi minuti, cammino scalza sull’arenile, fino a sfiorare la battigia. Mi piace sentire il solletico provocato dalla sabbia tra le dita dei piedi e il calore del sole sul viso e sui capelli.

Mi piacerebbe viaggiare, prendere una nave e partire per visitare il mondo intero, ma non posso. Posso però sognare. Sulla spiaggia mi metto a immaginare che cosa c’è dall’altra parte del mare, inventando storie sulle città, le persone e i profumi di quei luoghi lontani. 
Ho sentito che anche là, oltre l’orizzonte, c’è la crisi economica, tanti disoccupati, problemi, come se il mare ci unisse anziché dividerci. Se non fosse crudele e ingiusto sarebbe bello. 

Davanti a quella distesa d’acqua e cielo vivo attimi in cui tutta la tristezza del mondo svanisce, piccoli momenti solo per me. Respiro l’aria carica di salsedine e ascolto lo stridio dei gabbiani che si cullano al ritmo delle onde. Il mare mi chiama e io rispondo sempre, con amorevole rispetto.
Certe volte mi fermo finché non è calato il sole e quando torno a casa è tardi e mio marito si arrabbia perché la cena non è ancora pronta. Dice che sono una svergognata, che dovrei avere più rispetto per la casa e la famiglia e non mi perdona nemmeno quando gli dico che per me il richiamo del mare è come quello delle sirene di Ulisse, irresistibile. Mi ha detto che se continuo così mi farà proprio come fecero a Ulisse, mi legherà in casa prima di uscire la mattina, in modo che non possa cadere in tentazione. 

Amo sinceramente mio marito, ma confesso che amo ancor di più lui, il mio amante, il mio destino, il Mare. 
La nostra vita scorreva senza grandi sussulti, tra alte e basse maree, fino a quando un giorno vidi un’insolita increspatura nelle onde. Qualcosa stava cambiando. Il clima in paese era mutato: c’era silenzio, paura, la gente dopo il tramonto aveva iniziato a starsene chiusa in casa, e io non potevo trattenermi sul lungomare oltre una certa ora. Mio marito era quasi felice che finalmente non tornassi a casa tardi, io m'intristivo ogni giorno di più.

Avevamo sentito alla radio di scontri nella Capitale, ma era tutto così lontano che all’inizio quasi non ce ne accorgemmo. Io continuavo a guardare oltre, laggiù, dall’altra parte del mare, sempre fiduciosa nel futuro e nella bontà delle persone. Mi sbagliavo!
Scoppiò la guerra, assurda come lo sono tutte, ma questa era anche peggiore, perché fratricida. Un conflitto tra vicini di casa, parenti, ex amici. Una delle cose più insensate che l’uomo abbia mai concepito, la guerra, che ci ha tolto il lavoro, la casa, la libertà e la dignità di esseri umani.
Mio marito non fu chiamato a combattere per via della sua mano, solo in quel momento capii che certe volte la sventura si rivela un’inaspettata fortuna.

Quanto ho pregato sperando che la guerra finisse subito, ho persino desiderato che arrivasse il mare e con un’onda enorme ricoprisse tutto, per spazzare via per sempre questo dolore. Sono abituata allo sciabordio delle onde, ma non mi abituerò mai al rumore delle lacrime.
Al mare sono nata, 22 anni fa, e dal mare sono appena partita, insieme a mio marito, per scappare dalla guerra civile che devasta il nostro Paese da quasi tre anni. Solo il mare ci potrà salvare. 

Non siamo mai stati in Francia ma ci han detto che lì si sta abbastanza bene, c’è democrazia, libertà ma soprattutto non c’è la guerra. Solo attraversando il nostro amato Mediterraneo su questo vecchio peschereccio, arrugginito e puzzolente di gasolio e paura, pieno zeppo di fuggitivi disperati come noi, potremo sperare di ricominciare a vivere. Perché noi vogliamo vivere!

Siamo fuggiti per andare dall’altra parte del mare, io e mio marito. In questa fredda mattina del 15 dicembre 1938, siamo salpati da Lloret de Mar, in Catalogna, Spagna, con destinazione Marsiglia, Francia. 

MARINA FICHERA

"SI BACIANO...." di Roberta Manzin



Si baciano
le anime indaco.
Un incastro pulito.
In un amore che coglie all'improvviso.

Roberta Manzin

giovedì 23 luglio 2015

"ALLUVIONE DI NOTE" di Pasquina Filomena



ALLUVIONE DI NOTE

E’ quell’alluvione di note che ho dentro
che mi devasta e mi travolge.
Quella voglia di essere capita,
ascoltata e amata.
Quando tutto il mondo tace
all’angolo del mio cuore,
vorrei che tu mi sentissi ancora
con gli occhi di un bambino.
Tenero e ingenuo
dove il bello,
esiste ancora.

PASQUINA FILOMENA

"INNAMORARSI E' UN ARROVELLO SERIO MA INDICIBILE" di Roberta Manzin



Innamorarsi e' un arrovello serio ma indicibile. Si devono imbastire particolari ideali, manciate di ipotesi e fiotti di imprecisioni che vanno a sedare domande sudate e irrequiete. Impastando sentimenti a emozioni che sembrano impazzite. In una lunaticita' che ha nella fantasia lo specchio riflettente. La dissociazione e' improvvisa. Con un corpo senza mente in una mente orfana di tutte le protezioni precedenti. L'agnosia di significato e' ridondante. Ad un certo punto, appare una chiave di volta. In una svolta che ha sempre più forma. In un nome e un cognome...

Roberta Manzin

mercoledì 22 luglio 2015

"IL CANTO DEL MARE" di Santina Gullotto



IL CANTO DEL MARE

Tra le curve colline
il sole s’appresta a dormire.....
nere sagome di alberelli
ricamano gli orizzonti
rendendoli più belli...
il canto del mare
concilia il sonno di un bimbo
cullato dalla sua mamma...
le barche dondolando
allungano ombre sull’acqua
salmastra colorata d’argento
disegnando un susseguirsi di linee
sull’onda che da loro il tormento
e nel contempo li accarezza sognando...
Il canto del mare continua
indifferente e costante tra
le vecchie solitarie barche
che cavalcano onde leggere
tra le risacche....
@ Santina Gullotto

"IL RE LEONE" di Marina Fichera



Il Re leone

Ex protettorato inglese nel sud dell’Africa, il Botswana è una delle mete più esclusive del Continente Nero e, forse, del mondo. Qui molti resort promettono l’adrenalinica avventura del safari fotografico – il cosiddetto game drive – abbinata al lusso sfrenato del mondo a cinque stelle.
In alternativa si può dormire nella savana, in campi tendati auto-montati, in cui si cucina da sé, senza alcuna protezione dagli animali selvatici se non il buon senso che impedisce di uscire dalla piccola tenda fino all’alba. 
Io ho scelto questa seconda opzione alternata ad alcune notti in lodge, non di gran lusso in verità. E’ il mio primo viaggio in nell'Africa Centrale e sono pur sempre in vacanza!
Dopo una prima notte in lodge, all’alba salgo sulla jeep e la mia avventura inizia. Sarà forse un po’ banale, ma nella savana ho come la sensazione di essere parte di un documentario, ma non lo sto guardando seduta comodamente sul mio divano, lo sto vivendo! É far parte di qualche cosa di più grande, più alto, è esser dentro la natura, è essere la Natura stessa.
Per cercare di avvistare gli animali che popolano la savana ci si muove all’alba o prima del tramonto, durante le ore diurne fa troppo caldo e tutto si ferma. Di giorno tutto è avvolto da un torpore che rallenta i ritmi animali e umani, ma al calare del sole la savana brulica di vita, in un equilibrio naturale che esiste da sempre e che è scandito quotidianamente dall’abbraccio della notte col giorno e viceversa.
Ci muoviamo alla ricerca di mastodontici pachidermi, tenere zebre, aggressivi ippopotami... Vaghiamo per molte ore tra la sabbia e i resti degli alberi distrutti dagli elefanti, con la voglia di vedere i grandi felini che popolano l’immenso altopiano africano: leoni, leopardi e i rarissimi ghepardi.
Dopo vari giorni di game drive non abbiamo ancora visto un leone maschio, la delusione si sta facendo largo tra di noi. E poi, finalmente, dopo aver quasi abbandonato ogni speranza, accade ciò che tutti aspettavamo. La nostra valida guida avvista qualcosa, sale sulla jeep per guardarsi intorno e decide di fare un fuori pista - teoricamente vietato nei parchi nazionali - per portarci a pochissimi metri da tre leoni maschi che giacciono sdraiati nella savana a riposare. Mi chiedo ancora oggi come abbia fatto a vederli! Ci avviciniamo lentamente, girando loro intorno. A un certo punto sono davanti a noi, a meno di tre-quattro metri e quando uno si gira per guardaci intensamente e si alza, tutti trattengono il respiro per un attimo interminabile. Siamo lì, in una jeep aperta e se i tre decidessero di fare un balzo potrebbero essere davvero guai. Fortunatamente i leoni maschi sono animali pigri, ci osservano, sbadigliano e si rimettono a sonnecchiare. E noi, dopo che una scarica di adrenalina ci ha attraversato da capo a piedi, riusciamo a tirare il fiato! 

testo e foto di Marina Fichera


"GUIDO NERVOSA PER TUTTO IL VIAGGIO DI RITORNO...." di Katia Anelli

Guido nervosa per tutto il viaggio di ritorno pregando interiormente che riparta per qualche destinazione sconosciuta il più presto possibile: la sua presenza in città m’angoscia.
Erano due anni che non lo vedevo. Da quella dannatissima sera…
“Fabio? Ci sei?” chiedo entrando in casa sua.
In cucina sono accese solo le luce soffuse delle plique a muro e sulla penisola c’è una bottiglia di Champagne stappata, ma non è quello che attira la mia attenzione; i miei occhi cadono su una pochette color crema.
Uno strano senso d’inquietudine m’attanaglia lo stomaco e arretro qualche passo maledicendomi d’aver utilizzato per la prima volta la chiave di casa sua che insistentemente mi ha voluto dare.
Inizio a sudare freddo e mi gira la testa.
Ogni particella del mio corpo e della mia mente mi suggeriscono di uscire e di andarmene immediatamente, ma le gambe si muovono da sole ed iniziano a salire le scale.
Sospiri.
Gemiti.
A metà scala mi blocco perché fatico a respirare e a ricacciare indietro un conato di vomito. Sono nauseata da quello che vedrò senza averlo visto. 
Mi sento male.
Non so come, riesco a raggiungere la sua camera da letto inciampando in un paio di decolté dal tacco vertiginoso.
L’Alessia che è al di fuori del suo scudo protettivo spalancherebbe la porta entrando a modi caterpillar nella stanza strappando i capelli a lei e ogni parte vitale di lui.
L’Alessia protetta dallo scudo, quella costantemente rifiutata si sente tradita per l’ennesima volta, sola e ferita dall’uomo che ama. 
L’unico che abbia mai amato.
Rimango così interdetta a guardarli nella fessura della porta semiaperta.
Lei più vecchia di lui di diversi anni adagiata nello stesso letto, con i capelli sparsi sullo stesso cuscino in cui spesso dormo io e lui su di lei che si muove con il viso sopra la sua testa.
Sono incapace di spostarmi, di urlare, di ribellarmi.
Sono capace solo di piangere silenziosamente.
Come se lui percepisse la mia presenza si volta a guardare dalla mia parte e io, vigliacca, mi scanso contro la parete trattenendo il fiato.
“Che c’è? Tesoro? Che hai?” sento che gli chiede lei e stringo gli occhi sperando che l’assecondi e non mi trovi qui o forse prego affinché s’interrompa e venga da me. 
Non lo so più neanch’io cosa voglio che faccia a questo punto.
“Niente, niente… mi era sembrato di sentire qualcosa”
“Sì, la tua coscienza, ammesso che tu ne abbia veramente una, che scalpita” mi trattengo dall’urlargli io.
Mille altri pensieri mi passano per la testa: sarebbe meglio se non fossi mai venuta, ho fatto bene a venire almeno ho scoperto con che razza di persona avevo a che fare, me ne devo andare, mi viene da vomitare, è finito tutto, non lo voglio rivedere, non mi ha mai veramente voluto neanche lui, non mi ha mai amata, si è preso gioco di me, sono una stupida!, avrei dovuto aspettarmelo, forse potrei perdonarlo con il tempo… 
NO! Non lo perdonerò mai!
È con questa ultima certezza che prendo coraggio, mi stacco dal muro e impongo ai miei piedi di allontanarsi da tutto questo schifo. Devo andarmene da qui, devo andarmene al più presto.
Scendo trafelata le scale.
Provo a ricordarmi di respirare e boccheggio ansimante tra le lacrime.
Strappo un foglio da uno stupido block-notes che tengo sempre nella borsa e scribacchio frettolosamente: NON VOGLIO VEDERTI MAI PIÚ. 
E così è stato. Per due lunghi anni. Fino ad oggi.
I clacson del traffico milanese strombazzano impazziti alle mie spalle segnalandomi che il semaforo è diventato verde.
“Adesso mi muovo!! Non rompete!” grido premendo sull'acceleratore.

KATIA ANELLI

"LABBRA COME ORCHIDEA FIORITA" di Roberta Manzin



Labbra come orchidea fiorita
Rosse vermiglio,
come ciliegie
assaggiate con mestizia
In un sapore che sbava
di gocce di miele
Castagno fiorito perenne
Il bacio restituisce amore
In uno scrigno segreto

Roberta Manzin

"SONO DONNE CHE NON PASSANO INOSSERVATE..." di Agostino Degas

"Sono donne che non passano inosservate,
quelle che si muovono come un profumo,
che creano onde di musica.
Sono donne con l’anima musicale,
creative, contemplative, capaci di empatia,
eleganti e lievi nel parlare e nel muoversi.
Che amano meravigliarsi e meravigliare di continuo
riempiendo il mondo di nuove sonorità.
Il loro camminare fa pensare al ritmo
di una misteriosa danza,
il loro sguardo avvolge come una sinfonia.
Sono donne che respirano come il vento,
amano con l’impeto di un fiume in piena,
accarezzano come un tintinnio di lontani campanelli.
Sono donne che ritmano i nostri giorni
e ballano sulla vita, inventandosela ogni giorno.
Delicati accordi che sciolgono il cuore,
crescendi impetuosi che infiammano
e si spengono poi in languori d'archi .
Per loro la vita è musica,
di loro è difficile innamorarsi,
raramente lo permettono.
Ci si può solo incantare
e rimanere affascinati dalla loro melodia,
dalla loro segreta sensualità dell’anima."

(Agostino Degas)

martedì 21 luglio 2015

"CON UNA ROSA PASTELLO DISEGNERO'..." di Alda Merini



Con una rosa pastello disegnerò
la tua bocca che m'ama
e non mi bacia.
Fiore del mio sentimento gitano
che ti perdi nell'ombra.
Il rosa tenero è il colore
più astratto che conosca
e in terra si fa luce.

(Alda Merini)

"DOMANI" di Luisa Simone



Domani

Mi sfiora un vento
Caldo..


Di un tramonto
Ormai andato .
Scendono
Colori
Vivi..
Accesi,

Che fra poco saranno
Tiepidi
Spenti.

Sì avvicina
la penombra
Sì allunga
la mia ombra.

Domani si certo..

Un altro domani

Di attesa. .
Non convinta..

Di gioia praticamente
Finta.

Tu lo sai..
Che cosa vorrei

Per il mio domani..


Che stupida
Attesa..

Tu non cambierai
Mai.

Il tuo
Banale
Orgoglio te lo
Impedisce.

La tua
Insofferenza
Mi ferisce.

Solo le tue solite
False
Promesse.

Per tenermi
Con te
Col solito
Inganno.

Parole..
Parole..

Regalate
Buttate..

Al vento
Tante
Parole..
Dette
Per prendere
Altro tempo .

Ti manca il coraggio
Non hai temperamento

Tu non diventerai
Mai...

Un uomo
Vero.


(Luisa Simone)