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giovedì 30 aprile 2015

"IO SO CHE LA NOTTE TUTTO SI TRASFORMA" di MariaGrazia Caglioti

Io so che la notte tutto si trasforma
e diventa magico,
la notte i sogni sono incantati
recitano poesie agli alberi immoti
io, io so che di notte
la luna inventa storie d'amore
per tutti i cuori infranti,
che il mare salmastro si placa,
che gli amanti cercano riposo
sul petto dell'innamorata
io penso che l'anima mia
di notte ti cerca affannata
e si addormenta felice
dopo aver accarezzato
i sogni che tu le hai inventato.
Mg.Caglioti@

"LA MUTA" di Roberta Manzin



LA MUTA

Rosso annacquato. Un rivolo quasi dolce scivola dalle tue labbra. Appoggiate sul tuo viso come un soprammobile. Ti guardo. Mi guardi, vitreo. Se mi ricordo che non vivi più, rischio un'apnea incontrollata. E invece immagino. Ho una favolosa immaginazione. Lo sai...
Mi muovo più velocemente della mia paura di consapevolezza. Ma osservo la scena. Incantata. Sei stesa, in un riposo assoluto e silenzioso, su un tappeto di legno che ha segni di scelte recenti. Indossi dei fuseaux che risaltano le forme spigolose che ti appartengono. La canotta morbida resta un poco in ombra per troppo pudore. Tu sei un vulcano di energia ma resti, nella corteccia, una timida sirena. Scalza. Come sempre. Per il tuo insaziabile desiderio di contatto. Mi sorprende il polso sinistro. Un nuovo braccialetto. Azzurro, come gli occhi del cielo che sogni. Intrecciato accuratamente. Minuziosa coltivatrice di attenzioni, sorprendo il dito ammaccato. Ma soprattutto il delfino che naviga nello stesso polso, appare disordinato. Disorientato...
In fretta persevero. E accolgo nuovi pensieri. In una lavagna che continua a restare vuota. O ad avere solo...scarabocchi. Scoloriti. Se mi guardo attorno, tutto è un tiepido acquerello. Come la tua vita...
Ti vedo. Ora. Riconosco tutto di te. Sei la vita che voglio trattenere. Lasciarti -dicono- è d'uopo. Mi accorgo ora che non amo i cambi di stagione. Ne' tantomeno le disgiunzioni. Nonostante il segno.


Farò un collage.

ROBERTA MANZIN

"OTTO MARZO" di Silvana Pagano Nardiello



Otto marzo

Donna malnutrita d'amore,
Donna maltrattata d'amore
Slegati,ingoiati
partorisci te stessa.
Fai della terra tua madre di tuo padre il cielo,figlie le stelle
Sei...e nient'altro
Amati solo,
Dimenticati.

Silvana Pagano Nardiello

"FARFALLE LIBERE" di Sonia Tri



Farfalle libere

Voleremo,
farfalle evase
da contenitori di vetro.
Donne,
che del cielo,
riparano stelle cadute
e le regalano per nuove.

(st)

dedicata a tutte voi.

SONIA TRI

"SODALIZI FEMMINILI" di Edmond Dantes



SODALIZI FEMMINILI

Giocoso
il ritrovo sferrato
nell impari campo
di vita furtiva.
Di complici sguardi
I pensieri s incontrano
e mietono ascolto
in semplici occhi.
Unioni che nulla
chiedono
se non un rispetto.
Colato da anime speciali.

EDMOND DANTES

"SENZA DI TE" di Pasquina Filomena



SENZA DI TE

Spesso la mia mente
naviga tra gli oceani.
Ancorata ai quei ricordi
che mi rendono vulnerabile.
Ho provato a salire su una barca
che avanzava nel destino.
Ma mi sono fermata nel blu del mare,
priva di emozioni e di ogni essere.
Non puoi lasciarmi ancora sola,
io ho paura senza di te.

PASQUINA FILOMENA

"ASSETATA DI VITA" di Gianna Di Carlo

Assetata di vita
la contemplo,
la bramo,
la osservo, con disincanto,
mentre, beffarda e ironica,
mi passa accanto.
Mi sfiora un attimo,
avidamente l'assaggio,
l'assaporo.
Un solo attimo.
Il mio urlo muto la implora:
- Fermati! Vita mia. Dammi ancora la luce! -
Non ode.
Continua la sua folle corsa.
Cerco la via per fuggire
da una vita che non mi appartiene,
che logora le mie stanche membra,
che svuota la mia anima.
Affamata di vita
affamata di emozioni
cerco il varco
per nutrire
il mio cuore
sanguinante
abbandonato
derubato.
Cerco la luce alla fine dell'oscurità.
Ombre inquiete mi circondano,
mi incatenano.
Attendo che le tenebre
lascino il posto alla luce.
Attendo che la mia arsa bocca
beva, avidamente, dalla fonte della vita,
ebbra di felicità.
Attendo lo schiudersi dello scrigno
che custodisce la dolce linfa.
È la mia vita che
finalmente mi appartiene.
Gianna Di Carlo

"IO SONO INCOSTANTE E DISORIENTATA COME UN'AMAZZONE PERSA NELLA DELLA GUERRA" di MariaGrazia Caglioti

Io sono incostante e disorientata come un 'amazzone persa nella valle della guerra.Amo i silenzi ed il mistero.La vita è metafisica, è strana, a volte è "un già visto".
Comunque sono lieta che tu tragga felicità da me..Lo sento che è così
Io ho rispetto massimo per te.Riposa ora.Sogna come sai fare il bello ed il bene.
Mg. Caglioti@

"IO SONO UNA DONNA, SI LO SONO CREATA DAL DOLORE E DALL'AMORE INCOSCIENTE"di MariaGrazia Caglioti


Io sono una donna, si lo sono creata dal dolore e dall'amore incosciente
sono una dona di ieri, con le idee di oggi, sono fatta di colore e calore
sono quella che non è mai annegata nel mare dell'ignoranza
non sono mai scappata davanti alle iene e i leoni, una donna coerente e irriverente
a volte insoddisfatta ma cosciente, responsabile e un po bambina
ignorante e attenta, intelligente e distratta, ho amato il peccato, e mi sono perdonata e assolta, ho espiato la condanna degli anni incostanti e terribilmente fragili,una donna fatta di promesse e mancanze, di assenze e assurde presenze.
Io sono una donna, a cui nulla è stato mai regalato, donato,accordato, il prezzo dei peccati è stato altissimo bagnato di sangue profumato di melograno, ho gioito e cantato, ho pregato senza sapere come e per cosa, ho aspettato un giorno lungo una vita un ritorno, ho calpestato germogli nella terra umida di rugiada all'alba della mia gioventù,ho vendemmiato l'amaro vino del perdono falso alla fine della mia estate giovane e impetuosa, l'autunno è ancora li che mi aspetta, mentre appare la mia primavera.Io sono una o tutte le donne del mondo, gli stessi errori, stessi lamenti, i rimorsi li ho regalati al vento, i rimpianti al mare in tempesta,sono una donna senza insulti del tempo, il vento è il mio eterno innamorato, posso ridere con la morte nel cuore, piangere in silenzio..Sono qui accomodata sulla mia vita, sempre sul punto di andarmene...
Per sempre.
Mariagrazia Caglioti@

"VOLETE IMPRIGIONARMI NELLE VOSTRE ASSURDITA'" di Renee Roux



Volete imprigionarmi nelle vostre assurdità.
Volete discutere sulla mia personalità
strapparmi l'anima
obbligarmi dove non vi è dovere
Togliermi il fiato
Volete uccidermi, usurpare il mio essere
trionfare sul mio dolore
Volete imprigionarmi nelle stupidità
...non ve lo permetterò più.
Mi riprendo la mia dignità
le prigioni dentro cui abitate non mi appartengono
mi tolgo via da questa non-vita
Darò colore alle prigioni che avete edificato
e con la mia luce, le frantumerò
lasciate che ciò avvenga;
avverrà.
Non vivrò ancora di questo supplizio
Il dolore che avete impiantato dentro di me cesserà
e potrò godere di altro
Toglietemi il fiato
Ucciditemi, provateci
Ma non ci riuscirete.
La mia anima è grande
vola e sovrasta dolore e morte;
vivrò.
Riemergerò dalle ceneri
combatterò, riprenderò la mia dignità
E allora...
vi perdonerò.
Perché sono Altro.

RENEE ROUX

"IO SONO UNA" di Sonia Tri



Io sono una,
io sono tante.
Sono tutte, al confine
con il tempo del velo
e delle mele. (st)
da pensieri al vento

SONIA TRI

"SENSAZIONI OVATTATE" di Edmond Dantes



Sensazioni ovattate
conducono in spazi intimi
ove l ascolto
ferma ogni giudizio.
Si inciampa spesso
benevolmente
esasperando passi
non sempre possibili.
Crescere pareva una cosa
da piccoli,
ed invece,
misure non più in altezza
ma in profondità.

EDMOND DANTES

"TI AMO" di Edmond Dantes



Ti amo
come si ama
la propria voglia
d amare.
Nel silenzio dispettoso
che s agita
meschino.

EDMOND DANTES

"IL TUO AMORE SENZA AMORE" di Silvana Pagano Nardiello



Il tuo amore senza Amore

Voglio riempirmi bocca e mani di te
Il cuore no,lo darò in pasto ai cani
Berrai alla mia fonte
Allargherò le gambe e chiamerò sete
Il tuo amore senza amore
Sarò sarta di anime
E vestirò di lacrime
Angeli amanti
Nuda ti aspetterò
Con in bocca ostia santa
Brandelli di carne mia.
SILVANA NARDIELLO

mercoledì 29 aprile 2015

"SOGNO" di Rosaria Andrisani



Sogno

La notte porta con sé il mio sogno
infranto.
Lo vedrò allontanarsi.
Lo aspetterò
ogni mio nuovo giorno

ROSARIA ANDRISANI

"SULLE NOTE, IN PUNTA DI PIEDI" di RENEE ROUX



SULLE NOTE, IN PUNTA DI PIEDI

Cammino sulle note in punta di piedi
loro mi guidano,
suggeriscono momenti di eternità
li bramo perché... non li ho mai vissuti prima
Oh, note
alleggerite il mio animo e mostratemi l'audacia
mostratemi coraggio
Mi sporgo
e un po' più in là
qualcuno mi prende le mani e danza
Il mio corpo balla
siamo in punta di piedi sulla melodia
la distanza non ci è nemica,
camminiamo sulle note
In punta di piedi
Mi bramano le note, vogliono possedermi
che sciocchezza!
Ma voi mi avete già!
Il mio corpo segue i movimenti della vostra Melodia
che si unisce all'armonia che ne custodisce il prodigio
Oh, note
Non abbandonate questo mio cammino
Le mani che mi hanno guidata
mi lasciano spaesata
Mi fermo
e tutto si fa chiaro, mi volto
e noto un volto
curiosa mi sporgo...
Ma non voglio scoprirti,
fammi camminare in punta di piedi
non disturbare, shhh
le note parlano.
E mi addormentano...
con una mano.


Renée Roux

"NOTTE" di Silvana Pagano Nardiello



Notte

Chiedo un tramonto senza sole per consegnare a te le mie paure
Notte!
Sono una sedia vuota
nella mia casa adorna
Un frammento di polvere
in un tuo spiraglio di luce
Nuda e crudele realtà
sei un canto d'amore
Oh notte fonda correggi la mia rotta di stelle
rallegrami nel mio passo incerto
Chiamami al sole della tua morte,notte!
Perla bianca nelle tue mani
al mio risveglio.

SILVANA PAGANO NARDIELLO

"PAROLE DANZANO" di Ilaria Negrini



Parole danzano
nella mia mente
Le lascio andare
come onde
- Musica
che mi urla dentro -
L'anima respira

(Ilaria Negrini)

"SEGNO O SOGNO?" di Roberta Manzin



SEGNO O SOGNO?

Parole che camminano lentamente.
E solcano nella mia mente, potandola in pezzi.
Nostalgia. Per ogni bucolica carezza. Imbroglio. Per ogni grassa promessa. Fermezza. Per ogni laboriosa decisione.
Rammarico. Per ogni gesto d'ombra.
Desiderio. Per il seme condiviso.
Amore. Per ogni lacrima raccolta...

E nel nome dell'amnesia, rimarrebbe comunque un segno? O muterebbe in un sogno?

ROBERTA MANZIN

"COME POTRAI MAI DESIDERARMI" di Sandra Rotondo



Come potrai mai desiderarmi
sotto questa camaleontica pelle
che si squama nel tempo.
Dove potrai mai trovarmi
se come piccola isola
mi disperdo nell'oceano.
Quando potrai mai cercarmi
se io stessa
ho smesso di amarmi.

SANDRA ROTONDO

"Signor Parkinson" di Nina Monica Scalabrin

STRALCIO
Tornai nella camera della mamma, l’abbracciai e la baciai, le appoggiai la testa sul suo petto avevo tanto bisogno di riposare la mente e da quella intima posizione comincia a parlarle dolcemente….”
Domani ce ne andremo per sempre mamma da questo museo di corpi agonizzanti tenuti in vita solo da dei macchinari il quale scopo è quello di cercare di tenerli vivi ad ogni costo, in realtà se ne sono già andati da tempo. Ho detto tempo? Ma che dico? Avrai perso la nozione del tempo chiusa qui dentro a questa serra. Per te il tempo è solo spazio infinito come la linea dell’orizzonte, dove non c’è inizio e non c’è fine, tutto è eterno e uguale. Sai anch’io ho finito con l’abituarmici… So che non mi senti per ora ma presto tornerai a capirmi, quando avrai eliminato del tutto le medicine che in questo momento ti tengono prigioniera in un'altra dimensione.” Sollevai la testa e la guardai, i suoi occhi erano chiusi, lo sguardo soave come qualcuno che dietro le ciglia contiene un bel sogno. Cerco la tua grazia innata nascosta in quel tuo sonno profondo e non ci vedo più quel tuo adorato miscuglio di pregi, la tua acuta intelligenza, la tua meravigliosa capacità di capire il prossimo, la dolcezza del suono della tua voce o la tua feroce disciplina intellettuale. Forse mi sto già dimenticando di com’eri e al solo pensiero mi sudano le mani, mi siedo di scatto sul tuo letto e tu sussulti a questa mia azione improvvisa. Allora per metterti tranquilla provo ad accarezzare le tue pallide gote mentre cresce la mia paura di trovarci le tue lacrime invisibili, sento la melodia dei tuoi respiri che diventano parole fatte d’aria e si ghiacciano sulle tue labbra. L‘inverno si è fermato per sempre nelle nostre ossa, vorrei essere in grado di tramutare il mio dolore in combustione che produce il mio cuore per poterci riscaldare. Vedrai che ci riuscirò un giorno a fare una grande rivoluzione della nostra vita mamma e incomincerò proprio da dentro me stessa. Se partirò dalla parte più difficile da modificare tutto il resto diventerà semplice ai nostri occhi e forse abbandonando la nostra vecchia personalità sapremo trasformarci in qualcosa di nuovo e di più profondo. L’amore ci aiuterà a non sbagliare strada a non smarrirci più come abbiamo fatto fin ora. L’amore è più forte della morte e ci indicherà la giusta direzione perché ogni cosa che accade a questo mondo ha in serbo un proprio significato ma spesso non è facile comprenderlo. Non dobbiamo fermarci all’apparenza, al tuo corpo che vive immobile, segregato in un piccolo spazio di tempo dove le lancette degli orologi si sono fermate così come le stagioni. Perché all’interno di te non potrebbero esistere tante altre Luise da amare? Perché a questo mondo non potrebbe esistere un qualsiasi altro modo di vivere che sia lontano mille anni luce dalla normalità? Non è scritto da nessuna parte che le giornate debbano essere composte per forza da ventiquattro ore o che solo la notte sia l’ideale per riposare. Dio quando creò l’universo non ci creò per essere fatti tutti uguali con lo stesso colore di pelle, con lo stesso timbro di voce e più di tutto ancor meno con gli stessi caratteri. Proprio per questo motivo forse nessuna foglia dell’albero è identica all’altra. Sono certa che esista un altro modo in cui potremo esprimerci, potremo generare nuove emozioni , troveremo un nuovo modo per comunicare non solo fra noi ma anche con tutto il resto del creato. Le nuvole si modificano con il vento ma il cielo resta sempre lo stesso e cosi sarà sempre anche per il mio amore!...

"STO IMPARANDO A CUSTODIRE I MIEI SEGRETI" di Viola Aleramo



Sto imparando a custodire i miei segreti,

Ed a rendere riservato l'accesso in quel luogo silenzioso ed in penombra dentro di me,

nel quale riposano


Anche questo significa amarsi


Esternare ogni cosa che ci riguarda ,

condividendo con un gran numero di persone,

ciò che in realtà desidererebbe rimanere

nascosto,

ci priva di ciò che abbiamo di più sacro:

La nostra anima


Dovremmo scegliere accuratamente le persone con le quali aprirci

Diventare selettivi ed esigenti


Non tutti infatti saprebbero apprezzare le bellezze

del nostro giardino segreto


Alcuni potrebbero ad esempio calpestare i fiori delle nostre aiuole

o non pulirsi i piedi prima di entrare


Perchè correre questo rischio?


Maya di Viola Aleramo

"SU DI UN RAMO E' IL MIO CUORE CHE CANTA" di MariaGrazia Caglioti

Su di un ramo bagnato è il mio cuore che canta
mentre lo ascolto, cade una lacrima splendente
il fiume scorre placido, nulla cambia
boccioli di rose sgargianti bussano alla finestra
nessuna fretta: stiamo andando tutti verso il cielo.
Mg. Caglioti@

"MARY" di Elisabetta Brizzi



Mary aspetta il suo giorno
sospesa su un ponte
di perché.

La sua voce è una canzone
conservata sulle labbra,
mai raccontata,
mai sussurrata,
mai confessata.


Mary aspetta
di avere coraggio
per lanciarsi oltre
un cielo di sé.

Le sue mani
inventano sogni,
inseguono illusioni
intorno a un mondo
di strani colori.

Mary ha smesso
di contare la sua età,
sospesa in un vuoto
di assolute delusioni,
nell'assenza di realtà.

(Mary - Elisabetta R Brizzi)

"STANZE VUOTE" di Pasquina Filomena



STANZE VUOTE

Cerco tra le pagine
quelle stanze vuote
di quel sonno lontano.
Pareti bianche che fanno da scudo
ad un inconscio trasparente.
E’ racchiusa tutta lì,
quella mia voglia di camminare
in un luogo che però,
non mi appartiene.

PASQUINA FILOMENA

"POZZO DI VERITA'" di Pasquina Filomena



POZZO DI VERITA’

Guardali ogni tanto i miei occhi.
Sono un pozzo di verità
dal quale emergono non solo,
i miei battiti di cuore
ma anche la mia voglia di sognare e
di ricominciare in quei tanti perché,
dove non ci sono solo fiori di primavera
ma anche foglie di autunno.

PASQUINA FILOMENA

"E ALLORA IMPARA A VIVERE"di Sylvia Plath



E allora impara a vivere. Tagliati una bella porzione di torta con le posate d'argento. Impara come fanno le foglie a crescere sugli alberi. Apri gli occhi. Impara come fa la luna a tramontare nel gelo della notte prima di Natale. Apri le narici. Annusa la neve. Lascia che la vita accada.

(Sylvia Plath)

"SONO UNA DONNA" di Joumana Haddad

Sono una donna.
Nessuno può immaginare
quel che dico quando me ne sto in silenzio
chi vedo quando chiudo gli occhi
come vengo sospinta quando vengo sospinta
cosa cerco quando lascio libere le mie mani.
Nessuno, nessuno sa
quando ho fame, quando parto
quando cammino e quando mi perdo,
e nessuno sa
che per me andare è ritornare
e ritornare è indietreggiare,
che la mia debolezza è una maschera
e la mia forza è una maschera,
e che quel che seguirà è una tempesta.
Credono di sapere
e io glielo lascio credere
e avvengo.
Hanno costruito per me una gabbia affinché la mia libertà
fosse una loro concessione
e ringraziassi e obbedissi.
Ma io sono libera prima e dopo di loro,
con loro e senza di loro
sono libera nella vittoria e nella sconfitta.
La mia prigione è la mia volontà!
La chiave della prigione è la loro lingua
ma la loro lingua si avvinghia intorno alle dita del mio desiderio
e il mio desiderio non riusciranno mai a domare.
Sono una donna.
Credono che la mia libertà sia loro proprietà
e io glielo lascio credere
e avvengo.
Joumana Haddad (Libano)

"IL SOLE OSCURATO" di Ida Salvatore Medugno



Napoli
Che bella città, mi veniva da pensare.
Vestita di colori smaglianti e un po' sfacciati, mostra i fianchi accoglienti, il seno provocante, il volto languido e sensuale e, con la generosità di una donna che tutto ha goduto e tutto ha sofferto, apre le braccia per serrarti in una forte stretta d'amore.
E nel mio lento girovagare mi sono fermata a guardare squarci di paesaggio, quelli che improvvisamente si fanno spazio nello spaccato di piccole strade quando un lembo di cielo azzurro fa da sfondo alle grandi navi ormeggiate nel porto. 

da " Il sole oscurato " di Ida Salvatore Medugno

"VIRGINIA WOOLF" di Adele Cavalli



Virginia Woolf


lei e il marito Leonard stanno chiacchierando seduti sulla panchina di legno vicino allo stagno nel loro giardino.
E' una bella giornata di fine estate ed ora rientrano nel salotto dipinto di verde e bevono il tè.
Da ogni finestra, squarci di giardino fiorito e pieno di colori.
Leonard ritorna fuori per gli ultimi lavori della giornata e Virginia , seduta sulla sua 'pallida poltrona' inizia a scrivere il Diario: 

“Monk's House mi è sembrata inaspettatamente molto graziosa: il grande giglio alla finestra ora ha quattro fiori. Sono sbocciati durante la notte.
E quindi ho avuto una consolazione di ordine estetico che ha attenuato la delusione di non aver ricevuto lettere, nemmeno una... 

Questa è l'ultima giornata d'agosto e come quasi tutte le altre, straordinariamente bella.

Ogni giorno è bello e caldo tanto da poter star seduti fuori; ma anche pieno di nuvole vaganti; con quell'alterno affievolirsi e levarsi della luce che mi incanta talmente sulle colline; la paragono sempre alla luce sotto una coppa d'alabastro.

Le nuvole – se potessi descriverle lo farei: ieri una aveva i capelli al vento, i capelli molto fini e bianchi di un vecchio... 
...il sole, dietro la casa, rende verde l'erba...

Questa è stata la più bella, e non soltanto la più bella, estate del mondo...
Comincerò a mettere radici, a partecipare.
E se guadagno qualcosa aggiungerò un altro piano alla casa.”

Dalla mia pagina facebook di ' Scrittrici in giardino'

"BAMBINO, SE TROVI L'AQUILONE DELLA TUA FANTASIA" di Alda Merini

Bambino, se trovi l'aquilone della tua fantasia
legalo con l'intelligenza del cuore.
Vedrai sorgere giardini incantati
e tua madre diventerà una pianta
che ti coprirà con le sue foglie.
Fa delle tue mani due bianche colombe
che portino la pace ovunque
e l'ordine delle cose.
Ma prima di imparare a scrivere
guardati nell'acqua del sentimento.
ALDA MERINI

"SE VUOI AMARMI" di Silvana Pagano Nardiello



Se vuoi amarmi
Dimentica l'amore
Uccidilo
Divorati il cuore
Saziati di te
Se vuoi amarmi
Affacciati ai dirupi dei miei orizzonti
Al pozzo dei miei dolori
Percorrimi senza zaino in spalla
Nelle selve dei pensieri miei
Crolla nel mio abbandono
Senza speme
Nella eco dei miei ricordi
Negli infiniti cieli dei sogni miei.

SILVANA PAGANO NARDIELLO

"BASTA" di Roberta Manzin



BASTA

Nel soliloquio dispettoso
affiorano voragini
di boati bruciati
Il frastuono di un bisillabo
satura e sutura il dolore
Ci vuole un senso coraggioso
per trasformare
il rumore in musica

ROBERTA MANZIN

"IRA" di Gerardina Rainone

Ira
ira che trascina
ira di bambina,
ira di ragazza
che fa sembrare pazza,
ira che non si vede
ma sotto il peso cede,
ira di tutta la vita
ma la giostra è già finita.

GERARDINA RAINONE

"GHERIGLIO DI SAPORI" di Edmond Dantes



Gheriglio di sapori
condensa l umore ferito.
Nascono continue rose
anche se nessuno le pianta.
Il mio giardino
non si tace di meraviglie.
Abbraccia la sorte
la memoria
la morte,
che ancora non sa
d impadronirsi del nulla.
Io sono altrove.
I significati dell esistenza
sono colori.

EDMOND DANTES

martedì 28 aprile 2015

"COME VENTO RIBELLE" di Francesca Prandina



E' ambientato durante la guerra di secessione vista attraverso gli occhi della protagonista: Sabrina, la vediamo nella sua vita da quando ha 13 anni fino ai 20 circa, la vediamo crescere e soprattutto la vediamo diversa dalle altre donne, lei vuole essere libera. È stufa di non poter fare nulla, di dover indossare corsetti ed essere civettuola e stupida, è stufa di non poter decidere della sua vita. Questo porterà una serie di complicazioni, e tramite queste Sabrina crescerà, senza mai tradire i suoi ideali. 
Bellissimo, davvero! 

FRANCESCA PRANDINA

"IO NON TI HO CONOSCIUTO BENE NO" di Elisa Bellino



Io Non ti ho Conosciuto Bene_ No.
Ma hai Partecipato ad una Fase Fondamentale della mia Vita_
Una Fase Particolare dove una Ragazza incontra una Penna Nera_
Ed entra Finalmente in Contatto con la Vera Se Stessa_
Riesce a provocare L'Eruzione della sua Anima Vulcanica_
In un Fiume di Lava e Parole_
Scrivo una Marea di stronzate Criptiche, E' Vero_
Ma Chiedilo alla Polvere_ Anche Lei si Trasforma in Cristallo_
Grazie...

ELISA BELLINO

"LA NOTA SOFFIATA" di Roberta Manzin



La nota soffiata
dalla tua bocca
è la voce del cuore
che si accorda al mio
In un'ottava infinita
divento l'ancia
del tuo strumento
Nello sguardo
vibriamo.

ROBERTA MANZIN

"CI SONO COSE A CUI NON SI DOVREBBE PENSARE MAI" di Elisa Bellino



Ci sono Cose A Cui Non si Dovrebbe Pensare Mai_
Sono le Cose Che Non Dovrebbero Accadere_
Ma Sono fatti Reali_
Che Fanno da Contorno Alla Società Dell'Apparenza_
Aiutatemi a Rendere Visibile L'Invisibile_
Leggetemi e Condividetemi_
Amen_

ELISA BELLINO

"QUANDO IL NON SENSO TI CAMMINA DENTRO" di Elisa Bellino



Quando il Non Senso ti Cammina Dentro_
In Punta dei Piedi_
Sporcandoti l'Anima_

ELISA BELLINO

"OH, BACIAMI POESIA" di Renee Roux

Oh, baciami poesia. Assapora le mie labbra con animo nobile, non avere paura di avermi tua.
Coccolami della tua eleganza e colorami la vita. Modellami, accresci in me la speranza e... nel tuo mistico potere, non permettermi di arrendermi.
Mai.

RENEE ROUX

"IL NOME" di Roberta Manzin



IL NOME

Giustifico un nome
inutilmente
Un suono solo
e pigramente
pago io
Errando


ROBERTA MANZIN

"Oltre i confini del mondo" Ornella Nalon

STRALCIO
«Da mesi era annunciata la mia infibulazione e quella di mia sorella Nasieku» riprese a narrare Assireni «è un’occasione molto importante per le donne della mia tribù. È il passaggio dall’infanzia all’età adulta e ogni ragazza lo aspetta con impazienza. Ma io lo temevo fortemente.
Quando arrivò quel momento, io ebbi voglia di scappare e di gridare a tutte le donne che mi circondavano che io non mi sentivo pronta per essere adulta e che volevo ancora avere il tempo per giocare. Tutte ridevano intorno a me e c’era aria di festa, ma quando due donne anziane mi aprirono le gambe tenendole con forza e una terza mi tagliò, io gridai a squarciagola e continuai a piangere per tanto tempo. Non era solo per il dolore che sentivo, mama Nora. No, quello era intenso ma sopportabile. Era la testa che piangeva e con essa tutto il mio corpo.
Venivo costretta a vivere una vita che non avrei sentito mia e questo presagiva tristezza e insoddisfazione. Avrei tanto voluto essere come Nasieku, che aveva atteso quell’appuntamento con impazienza e affrontato l’incisione con il sorriso sulle labbra. Che aveva indossato la sua bianca veste della festa con orgoglio e tutto il giorno fu felice di farsi ammirare e invidiare dalle bambine del villaggio. Per me non c’era niente da festeggiare. Per me quello era il momento che non segnava un inizio ma la fine della mia spensieratezza. Mia sorella si incontrava da tempo con un Moran e si stupiva che io non ne volessi conoscere qualcuno. Sapevo di essere strana, ma non avevo nessun interesse a farlo! E quando nostro padre ci promise in spose a due giovani guerrieri, lei non mi parlava d’altro e pregava perché il tempo passasse in fretta; io facevo finta di condividere la sua impazienza, ma in verità non avevo alcuna voglia di sposarmi con Bakari e condividere con lui, che conoscevo appena, tutto il resto della mia vita.»
La donna pronunciò l’ultima frase scuotendo vigorosamente la testa il cui movimento produsse un leggero tintinnio proveniente dai suoi lunghi orecchini di perle variopinte.

"IL BAGAGLIO" di Marilena Viola



IL BAGAGLIO
Salire sul tram della vita
che passa una volta e a quell'ora;
riempire man mano il bagaglio
di volti,di voci e colori.


Dipingere alla tela del cuore
i colori dell'arcobaleno:
il rosa del primo mattino,
il bianco di fresca rugiada,
il rosso di un caldo tramonto,
il blu della notte vicina;

il verde di un campo di grano,
il giallo dei girasoli,
il grigio di un cielo d'autunno,
l'azzurro di un giorno di sole.

Imprimere sul nastro nascosto
le voci che sono d'intorno:
le grida festose dei bimbi,
il canto di allegre fanciulle,
il pianto di un uomo che soffre,
il riso di un cuore in trastullo;

il fruscio delle foglie sui rami,
il fragore di un mare in tempesta,
il rumore del vento impetuoso,
il boato di un tuono funesto.

Fermare negli occhi,per sempre,
dei volti lo sguardo e il sorriso;
carpire man mano e scoprire,
attraverso lo specchio dei cuori,
l'aspetto di dentro e di fuori.

Conoscere così le persone,
apprezzarle per quelle che sono,
metterle accanto,vicine,
ed amarle senza confine.

Non si scende alla prima fermata,
ancora lunga è la via;
il percorso è irto e tortuoso
ma il bagaglio ci fa compagnia.

MARILENA VIOLA

"TU NON TOCCHI IL MIO CORPO" di Roberta Manzin



Tu non tocchi il mio corpo
Raccogli lembi di un cuore
che pulsa in ogni parte di me
Lo accarezzi
come preziosa sorte di vita
E mi abbandono
nel sentirti esplorare la mia anima
Che non temi
E io non temo. Più.

ROBERTA MANZIN

"Ovunque Andrai" di Simona Maccarri.

Sinossi.

Valentina ha ventiquattro anni ed ha sofferto molto per amore, ma finalmente conduce una vita felice insieme a Massimiliano, il suo compagno. Un giorno, casualmente, la ragazza si imbatte in una scatola che aveva dimenticato da molto tempo, presagio di un passato che sta per tornare a bussare alla sua porta. Manuele è un affascinante ragazzo ed è appena tornato dalla Sardegna, dove ha vissuto gli ultimi tre anni. Ha deciso di tornare a casa per chiudere i conti con un passato che lo tormenta e che la lontananza non ha contribuito a cancellare. Valentina e Manuele sono uniti da un filo invisibile e sono destinati a incontrarsi e scontrarsi, a cercarsi e abbandonarsi per poi cercarsi ancora, fino a comprendersi a vicenda. Un'appassionante storia d'amore che ci mette di fronte alle difficoltà che la vita pone sul nostro cammino, facendoci maturare e cambiare. Se il vero amore ti chiama, alla fine riuscirà a trovarti. Ovunque andrai.

Il dolore di una perdita. La Posta delle Donne.



Cara Emma, 
come affrontare la perdita di una persona amata? Come colmare il vuoto che ha lasciato? Come andare avanti in un mondo che sembra non aver ragione di esistere?
Una Figlia

Cara Figlia,
non c’è un prontuario per superare il dolore
Il dolore ci deve attraversare, facendosi strada come una lama e lacerando la nostra anima. 
Il dolore va accettato, come la gioia, perché è parte della vita.
Tuttavia, bisogna andare avanti, ciascuno a suo modo, con i propri tempi, scoprendo un lato di noi che ci era rimasto sconosciuto finché non siamo stati davvero messi alla prova e abbiamo capito quanto possiamo essere fragili e, al contempo, forti.
Quello che è certo è il potere da tributare al Tempo, che non cancella i ricordi, ma li sublima, che non annulla la sofferenza, ma la trasforma e, tramite essa, rende anche noi persone diverse, forse migliori, quali eredi viventi di chi ci ha tanto amato.
Un abbraccio
Emma Fenu

lunedì 27 aprile 2015

"Tutto quello che deve venire" di Renée Roux


STRALCIO
Viaggiai. Attraversai mondi, menti illuminate, giochi di sottofondo, mani sconosciute. Oh, come viaggiai. Credevo di ritrovarti ad ogni passo, quasi fossi una parte di me e non potessi vivere senza.
Viaggiai. Conobbi gente, sorrisi agli estranei, mi sorpresi di quell'ematia.
Ti trovai.
E il cuore si spezzò in piccoli pezzi fragili, come il più delicato dei cristalli.

"UN LEGAME E' UN LEGAME"di Edmond Dantes



Un legame è un legame.
Porta con sé
risme ipnotiche
sudate note
selvatica presa.
Fatto di lamenti soffici
contrae le verità
ed esalta gli strappi
che sfrontati s aprono
in un guerriero morir d amore.
Il cappio alla fine non stringe
ma cinge.

EDMOND DANTES

"AMORE E PUDORE" di Edmond Dantes



Amore e pudore.
Attimi,
celati in sorde assenze
e bizzarri riti.
La mareggiata crescente
in un eterno boato
distende
senza indugio
la finitezza
corporea
che resiste
persa.
Cedendo.
Rinasce.

EDMOND DANTES

"RINASCITA" di Roberta Manzin



RINASCITA 

Macerie attorno. Cammino senza meta. E respiro aria tempestata e inflazionata di ciò che deve restare, in un grigiore che non fa più neanche lacrimare. Cassonetti smembrati in case senza volto, in un paesaggio dai ricordi dimenticati. Io osservo. E non mi fermo. Non voglio cogliere particolari. Intendo solo seppellire l'inutile. Col tempo dovuto. Per rendere fertile la costruzione del futuro. Ogni tanto un rumore più acuto -un frame appuntito- distrae il mio guardare. Penso che sono forte. Capace di barcollare senza vertigine. I miei piedi hanno cicatrici solidificate dal l'ascolto del dolore. E non temono di calpestare più alcun tipo di emozione. Fieri di accompagnare un corpo, vivisezionato dalle consapevolezze, a destinazione. 


Inizierò la sosta appena avrò rassettato l'inquietudine dell'attesa. Li, ospiterò l'anima indigena che non avrà dipendenza da una casa.

ROBERTA MANZIN


TI ASPETTO di Samantha Terrasi


STRALCIO
«Raccontami un po’ di te».
Michele la guarda tutta.
«Beh, non c’è molto da dire... Abito con mia nonna e mio padre che è un Fisico, sono al secondo anno della Facoltà di Fisica e ho tanti progetti da realizzare. Il primo anno ho fatto cinque esami e quest’anno voglio finire tutti gli esami del primo semestre in tempo per Febbraio... Ho realizzato una parte di un seminario importante e mi si è aperta una porta. Sto studiando per laurearmi con 110 e lode e così andrò in America, come vuole mio padre».
Michele la osserva e non capisce da che parte guardarla... Gli sembra fuori dal mondo.
«Nina, sei così sicura che la tua vita andrà così?».
«Sì, perché?».
«Perché la vita è un continuo cambiamento di direzione, non puoi sapere cosa farai dopo la laurea, potresti conoscere un ragazzo e magari fuggire con lui».
«Mio padre mi vuole in America e non voglio deluderlo». 
«Nina, ma tu cosa vuoi?». 
Nessuno le ha mai chiesto questo.
«In che senso, Michele? In che senso?».
«Nel senso... Non hai un sogno, tipo diventare ballerina, studiare russo, fare l’amore in ascensore?».
Nina arrossisce e lo guarda negli occhi.
«Beh, non penso siano sogni...». 
«Nina, ma tu non sogni mai?».

"OSSERVO UN CIELO PACATO E SILENZIOSO" di Gianna di Carlo



Osservo un cielo pacato e silenzioso.
Uno scintillio di stelle illumina la buia notte.
Un bagliore improvviso
squarcia l'oscurità.
Odo il lieve sussurro del vento. ..
Sei tu...
Tendo le mani per carezzare
il tuo dolce viso.
Una pioggia di polvere di stelle
si posa lieve tra le mie dita.
Miriadi di stelle dorate che mi
parlano di te.
Le raccolgo ad una ad una
e le racchiudo gelosamente
nello scrigno del mio cuore.

GIANNA DI CARLO

"UN CIELO DI GHIACCIO" di Gianna Di Carlo

Un cielo di ghiaccio
osserva, distratto,
il mio affanno....
Stanca, l'anima trema...
Esile palpito di vita...
Gocce di pioggia
bagnano il mio viso
solcato di lacrime. ..

Gianna Di Carlo

"SENTO LA PUNTA DI UNA MATITA" di Edmond Dantes



Sento la punta di una matita
che mi ricostruisce il viso.
Sono autodidatta
nel colorare un paesaggio
in cui il vento a volte tace.
Ho la sensazione reflua
di una felicità che s inchina
alla lentezza degli enigmi.
Ed ogni giorno che passa
so che non rivedrò mai
in quello specchio
un privato inconsistente
che brama di vivere.

EDMOND DANTES

"A MEZZOGIORNO DEL MONDO" di Maria Cristina Sferra

Durante un viaggio itinerante a Cuba, una giovane donna e un giovane uomo si trovano casualmente a condividere la camera di albergo. Mentre i giorni trascorrono, tra i due protagonisti cresce un'attrazione irresistibile che li conduce a un lento e inesorabile avvicinamento. Il racconto si snoda sulle strade dell'isola percorrendo luoghi, incontri e atmosfere. Solo il tempo di un viaggio per indagare le sfaccettature segrete di un sentimento che nasce con uno sguardo tutto femminile sulle mille emozioni di un amore.

MARIA CRISTINA SFERRA


"SEVILLA" di Marilena Viola



SEVILLA

Nella luce andalusa
colora le calli
un rosso flamenco,
dietro il fresco abanico del fiume.
Sapori speziati,colori,
un allegro vocio
riempiono l'aria di note.

MARILENA VIOLA

"Il mio urlo muto nella notte" di Gianna Di Carlo

È una serena e silenziosa notte di maggio. La finestra, rimasta socchiusa, lascia entrare il dolce profumo dei gelsomini appena sbocciati. Quell'affascinante profumo di primavera. 
Una notte stellata e quieta ...ma, questa, per me, non è una notte qualsiasi.
È una notte insonne. Ombre cupe mi devastano, lacrime lente e mute solcano il mio viso. Intorno a me esiste solo il buio, il gelo del cuore, il gelo dell'anima. Sono stata inghiottita dal nulla, in un mare di dolore, di pianto, di disperazione. 
Gli occhi persi a guardare il soffitto. 
Rimango immobile, sdraiata sul letto, ad attendere le prime luci dell'alba. 
Non mi muovo!
"No, Gaia, non c'è alcun movimento! " mi dice Anna con voce lieve guardando il monitor dell'ecografo insieme a quel dottore dal camice bianco che mi sta effettuando l'ecografia. Ho freddo...tanto..troppo.
Il mio corpo è scosso da brividi, il mio ventre è ancora scoperto. Lo sfioro lentamente, come una ninna nanna e sento qualcosa di viscido e freddo: è il gel che ancora non mi hanno tolto. 
Cerco di levarlo con la mano, piano, quasi una carezza. Non devi sentire freddo piccolo amore. Resto lì con gli occhi vitrei, non parlo, non riesco a respirare, il dolore così lancinante, così dilaniante, mi toglie il fiato, mi sento in balia delle onde, sono naufragata in un mare di disperazione. 
Odo una voce lontana, ovattata che mi chiede se ho bisogno di un tranquillante. Non ho bisogno di niente ormai. Vorrei solo morire con il mio bambino. Vorrei urlare, vorrei gridare la mia disperazione, ma non riesco neppure a rispondere, le mie labbra serrate non possono emettere alcun suono. Balbetto qualcosa. ..non so cosa..alla fine riesco a far cenno di no...mentre sento la mia testa pulsare violentemente...battere forte ...mentre tutto intorno a me si oscura...e...lentamente perdo i sensi. Il mondo non esiste più. Il mio tempo si è fermato, come le lancette di un vecchio orologio che non scandisce più i secondi, i minuti, le ore.
Da lontano percepisco delle voci concitate, tanti fili su di me. ..una mano mi carezza il viso rigato di lacrime. Non so chi sia. 
Apro lentamente gli occhi. Sono ancora qui, nel dolore, nella stessa stanza asettica. Le lancette del vecchio orologio hanno ricominciato, lentamente, a muoversi. 
Con gli occhi appannati da mute lacrime percepisco gli occhi di Anna sui miei, sento la sua lieve carezza che sfiora la mia guancia. Mi stringe forte la mano per donarmi forza. Con flebile voce riesco solo a chiederle : "E ora Anna? Ora?"
"Ora Gaia, dobbiamo far nascere il tuo bimbo: Alessandro!".
Gianna

"L'abito di seta rosa" di Ida Salvatore Medugno

STRALCIO
Inoltre l'incrollabile certezza di ritenere la vita un dono incommensurabile la porta ad accettarla così com'è, ben sapendo che la strada che l'aspetta sarà più dura da percorrere.
Per ora cammina su quella alberata che la porta verso il mare e quando alla sua vista l'anima respira, sommessamente fra sé e sé, mentre i raggi del sole la riscaldano, canticchia canzoni di Napoli la sua bella città tanto poco amata e rispettata proprio dai suoi figli, nel cuore la nostalgia degli anni belli in cui esprimeva amore e solidarietà..Ma nel tentativo di ricomporre i pezzi del suo personale mosaico riflette su quanto sia illusorio inseguire sprazzi di serenità, consapevole che al di là della piacevolezza delle sue giornate intorno, intorno c'è molto di cui dolersi e poco di cui gioire.

Ida Salvatore Medugno

"CON UNO SGUARDO MI HA RESA BELLA" di Wislawa Szymborska

Con uno sguardo mi ha resa più bella,
e io questa bellezza l’ho fatta mia.
Felice, ho inghiottito una stella.
Ho lasciato che mi immaginasse
a somiglianza del mio riflesso
nei suoi occhi. Io ballo, io ballo
nel battito di ali improvvise.
Il tavolo è tavolo, il vino è vino
nel bicchiere che è un bicchiere
e sta lì dritto sul tavolo.
Io invece sono immaginaria,
incredibilmente immaginaria,
immaginaria fino al midollo.
Gli parlo di tutto ciò che vuole:
delle formiche morenti d’amore
sotto la costellazione del soffione.
Gli giuro che una rosa bianca,
se viene spruzzata di vino, canta.
Mi metto a ridere, inclino il capo
con prudenza, come per controllare
un’invenzione. E ballo, ballo
nella pelle stupita, nell’abbraccio
che mi crea.
Eva dalla costola, Venere dall’onda,
Minerva dalla testa di Giove
erano più reali.
Quando lui non mi guarda,
cerco la mia immagine
sul muro. E vedo solo
un chiodo, senza il quadro.
Wislawa Szymborska

"L'INCOMUNICABILITA'" di Roberta Manzin



L'incomunicabilità
si dipana
su un tappeto di chiodi arrugginiti
dai pregiudizi
Srotolata nell'ascolto
di mani mediatrici
si placa
e scivola via
La pelle non fraintende


ROBERTA MANZIN

"Oltre i confini del mondo" di Ornella Nanon.


SINOSSI.
In una terra infuocata dal sole della Tanzania, una Masai consuma la propria esistenza tra obblighi e impegni dettati da ataviche tradizioni che riconoscono, nella donna, i soli ruoli di moglie obbediente e madre devota. Assireni deve accettare tutto in silenzio, ma il suo equilibrio interiore ne risente.
Riuscirà a compiere un’unica scelta: quella di mettere al mondo una sola figlia, alla quale dedicherà tutto il proprio impegno per garantirle una totale emancipazione e, con essa, la possibilità di essere fautrice del proprio destino.
In parallelo, all’altro capo del mondo, una serie di vicissitudini, sconvolgeranno l’agiata e ovattata esistenza di Eleonora che la porterà a mettere in discussione tutto il proprio vissuto. La sua decisione di partire per una missione in Tanzania, sarà una fuga dalla propria effimera ricchezza, alla ricerca di un ideale che vada a colmare il proprio vuoto interiore.
Assireni ed Eleonora; due donne che il destino non è riuscito a piegare. Quello stesso destino che le ha fatte avvicinare e le ha messe a confronto; tanto diverse per i loro trascorsi eppure, emotivamente, del tutto simili.

"UN RICORDO" di Maria Fontana Cito



Un ricordo

Sembra ieri,
pensavo oggi!
ricordando quel giorno.
Cinquant’anni
che non sento sulla pelle,
son passati correndo,
tra salite e discese
su lisce strade asfaltate
o sconnesse e bloccate
da instabili frane.
Sole e pioggia
hanno danzato
sulle ali della mia vita.
Vagiti, sorrisi, pianti e canti,
organetto degli anni
hanno aperto concerti
applauditi,
o restati in silenzio.
Sembra ieri,
il dolore è lo stesso,
ma proviene
da un eco lontano,
che non smuove più il pianto,
resta immobile e fermo
proiettando un ricordo.
BINOMIO D'AMORE. Musica e poesia sulle corde della vita
in corso di stampa

MARIA FONTANA CITO

"ESCI DA QUESTO CORPO ANIMA MIA" di Gerardina Rainone



Esci da questo corpo anima mia
raggiungi i vertici della follia,
suggendo il calice della passione
trova un finale che non sia ragione.
Trafiggi il cuore spendendo amore
con l'occhio attonito dello stupore,
perchè quel battito chiamato vita
suggerisca poi che non è finita.

GERARDINA RAINONE

"NATURA" di Vitore Gudaj





NATURA
Entrare nella tua casa
vieni che ti do un bacio
farfalle correte nella mia anima
vivrete più lungo
nel mio giardino
sotto gli alberi si sta bene
appoggio la testa sulle tue gambe
sentivo il profumo del tuo corpo
lavanda ,margarite, rose
dentro nel mio cuore
uccellini saltano di gioia
amore appendi il mio nome
sulle foglie
io sto bene sdraiata sul tuo corpo
avere una grande voglia
di vivere ancora
vicino a te divento
REGINA
PURA
MERAVIGLIOSA
PERFFETA
AMABILE come sei tu infinito.

VITORE GUDAJ

domenica 26 aprile 2015

"SO CHE UN AMORE" di Alda Merini



So che un amore....
può diventare bianco......
come quando si vede un' alba.....
che si credeva perduta .......

Alda Merini

"ATTITUDINE" di Roberta Manzin



Attitudine
che preservo
da folate improvvise di ambiguità
che disordinano un sentire vergine
È' d'uopo amare la propria solitudine


ROBERTA MANZIN

"IL MARE" di Mirella Frascolla



IL MARE
Non mi stanco mai
di guardare il mare e
il suo movimento eterno.
La sua consistenza a perdita d’occhio
mi comunica quel senso di pace
che appiana in silenzio
i malumori inspiegabili del cuore.
Il desiderio di posarvi lo sguardo a lungo
sgombra la mente,
l’impulso di tuffarsi dentro
libera il corpo dal suo peso terreno.
Esso ci accoglie nel galleggio protettivo
del liquido dal quale tutti proveniamo.
Crediamo di conoscerlo e
governarlo senza imprevisti
ma esso ignora le regole dell’uomo.
Con la sua forza può travolgerci
o assecondarci come crede
portando a noi gioia o dolore.
L’acqua è vita generosa
o morte implacabile,
magia o incubo da sempre.
Non si è mai soli dove c’è mare,
le onde amiche ci vengono incontro,
alla sabbia o ai sassi
esse si consegnano,
le maree obbediscono alla luna,
l’azzurro cielo ci ammalia e commuove.
Amare il mare significa
accettare la ricchezza del mondo sommerso
che abita in noi
di cui siamo solo
contenitori impreparati.




MIRELLA FRASCOLLA

"Presa di coscienza" di Altea Alaryssa Gardini


Uno strano profumo aleggiava nell'aria quando aprii la porta, forse vento di ignoto e profumo di fiori di campo. Mi avvicinai, camminai verso il letto, mi guardai attorno cercando di non fare rumore. Assaporai ogni odore, ogni passo e non volevo pensare a cosa mi avesse convinta. Ormai ero li, con i pezzi del mio cuore in mano, pronta a chiedere al vento delle maree di ricomporle ed al drago di custodirlo, lo sapevo e ne avevo timore, pensai al drago che non avrebbe mai perso il mio cuore ed io non volevo essere lasciata andare, mai più.
Il materasso era morbido, mi stesi.
"Non riesci a dormire?" Disse lui, nel buio illuminato dalla luna di Agosto, l'unica cosa che risposi fu "No, ti spiace se sto un po' qui?"
Ora vedevo i suoi occhi aperti su di me, sentivo la sua mano sul mio viso, non potevo scappare, non volevo scappare, volevo lui e volevo mi guarisse, che prendesse i pezzi e li rimettesse insieme, che prendesse me e mi tenesse tra le braccia del vento. Volevo lui, in quel momento, una voce nella mia anima disse "per sempre".

Altea Alaryssa Gardini

"LE PAROLE DEL MARE" di Roberta Manzin



Le parole del mare
rimescolano tempeste interiori
che si ascoltano
come le onde
Nell'unico modo
in cui poi
si potranno acquietare


ROBERTA MANZIN

sabato 25 aprile 2015

SIGNOR PARKINSON DI Nina Monica Scalabrin.


STRALCIO.
Per noi signor Parkinson la nostra vittoria contro il male ebbe inizio il giorno che ci rassegnammo. Prima di allora ci vedevamo solo come una famiglia sconfitta ma davanti a tanto amore, forza d’animo e soprattutto dignità umana persino la morte si sentì vulnerabile. Forse vi sembrerà incredibile eppure cominciò a indietreggiare. Tutto il nostro dolore rimase sommerso dalle cupe acque dei ricordi più terribili che prima di quel momento ci parvero insormontabili. Ora se ci voltiamo indietro a scavare tra le rovine del nostro passato, i nostri occhi non vedono più soltanto quanto abbiamo sofferto ma riescono anche a capire quanto tutto questo ci abbia reso più forti. Il viaggio della vita è lungo e comincia quando meno c’è lo aspettiamo. Il primo passo è quello di accettare il proprio destino, il secondo di essere sempre consapevoli che qualsiasi cosa succeda nulla potrà più riportarci indietro, dovremo procedere sempre avanti. Quando ero piccola mia nonna mi raccontava sempre una storia, mi diceva che il destino traccia la nostra strada tra le stelle e ogni volta che sbagliamo direzione il loro chiarore si affievolisce nel cielo. Questo accade ad ogni nostro errore di marcia fino a che il buio diventa padrone della luce cosi non sapremo più da che parte dirigerci come uccelli che hanno smarrito la propria rotta. Per imparare a comprendere a pieno quale sia la giusta direzione del nostro cammino bisogna prima ascoltarsi dentro. Bisogna restare in silenzio, nudi sulla terra fredda a contatto con la natura. L’universo è la nostra prima vera dimora, in esso possiamo trovare tutte le risposte che ci poniamo durante il corso delle nostre vite ma la vera e propria rivoluzione avviene dentro noi stessi nel momento in cui crescendo avremo trovato la giusta maniera di correggere i nostri errori e trasformare le cose sbagliate in cose giuste. Il nostre cuore è il vero pioniere delle nostre trasformazioni interiori. Esso trasforma ogni cosa che ci circonda con la forza dell’amore ed è l’unica arma che noi piccoli comuni mortali disponiamo per combattere la sofferenza e il giorno che ci rendemmo conto di questo capimmo che vivere era ancora possibile. La nostra esistenza si schiarì a poco a poco come un cielo dopo la tempesta. Tutto intorno a noi sembrava diverso, perfino i fiori del giardino della clinica assunsero nuove forme e rinnovati colori e giorno dopo giorno imparammo ad avere una visione totalmente inedita di ciò che ci circondava. Ritrovammo parte di quella mancata serenità, con essa si cicatrizzarono anche le nostre ferite e finalmente al di sopra delle macerie incominciammo a ricostruire. Accettammo l’idea che il dolore in questa esistenza sia un fatto scontato e che la lotta non deve spaventarci e nemmeno renderci deboli ma darci più vigore. Solo così riusciremo a comprendere che anche quando qualcosa si è spezzato possiamo ancora vivere. Tornata la calma tutto ci apparve più chiaro, ci sentimmo nuovamente una piccola parte di quest’universo dove assieme combattemmo la nostra battaglia, soffrimmo e amammo immensamente. Improvvisamente il gelo della brina scomparve da sopra ogni cosa e un misterioso tepore primaverile tornò ad allietare le nostre giornate. Ciò che solo ieri ci pareva insignificante, riacquistò un suo senso nei nostri giorni. Purtroppo sono sempre le cose più semplici ad avere intrinseco quel particolare che sfugge. Tutto cambia davvero alla velocità di uno sbatter di ciglia. Per la prima volta rividi il sorriso rassicurante di mio padre, vidi anche che dentro i suoi occhi la sua stagione stava cambiando, il dolore e il tempo lo avevano reso un'altra persona. Ma so che senza accanto quell’uomo meraviglioso avrei continuato a commettere gli stessi errori che avevo commesso fino a un istante prima. Questi anni erano stati pesanti come il piombo per noi, fu come vivere in un mondo sterile privo di suoni e di colori, come anime disorientate intrappolate dentro una sconosciuta dimensione che chi sta al di fuori non riesce a vedere

"FORSE" di Roberta Manzin



FORSE

Mi accorgo
di un profumo gravido.
Resta nelle bocche
della mia pelle
E pervade
lo spazio vitale
tra la mente e il cuore
Appagandolo


(in un battito di ciglia, la sensazione di innamorarsi sazia ogni tormento...)
ROBERTA MANZIN

"CARPE DIEM" di Gerardina Rainone



Carpe Diem
E così sia
se nel vento mi hai cercato
se nel silenzio mi hai sognato,
quando la sete non si placava
e la mente agognava
mi hai detto amare non è peccare,
mi ero già lasciata andare.


GERARDINA RAINONE

"La Resistenza e le donne" di Maria Antonietta Macciocu e Donatella Moreschi.

A tarda sera, all'altezza di Bologna appena liberata, salirono i partigiani, molti ancora in divisa ed armi in spalla.
- Le donne da una parte e i maschi dall'altra,- ordinò l'autista.
- Ecco, sono già incominciate le parole della pace, per noi donne,- disse a Sibilla una doloro.
Era una ragazzona infagottata in un maglione infeltrito,scarpe coi lacci e calzettoni spessi. Il viso era luminoso e il sorriso beffardo.
- Sono stata in montagna per cinque mesi, ho imparato a sparare e a far saltare ponti, ho sepolto morti e accudito feriti. Un giorno sono venuti i tedeschi,ero sola e ho finto di essere capitata lì per caso. Mi hanno fatto spogliare, per umiliarmi, io avevo le mie cose e mi vergognavo del sangue che colava, se non fossero arrivati i compagni con le armi, chissà cosa mi avrebbero fatto. E ora mi dicono che non posso sedermi vicino agli uomini. Neanche dieci guerre riusciranno a farci uguali ai maschi.
- Dove vai ora, - le chiese Sibilla
- Ho conosciuto un ragazzo,in montagna, un milanese, ci siamo promessi,una sera che c'era un agguato e si doveva star lì ad aspettare, nascosti. L'ho baciato sai, anche se sparavano. È stato romantico, mi sembrava di essere in un film. Ora vado a raggiungerlo. Sono sicura che mi aspetta.
- Povera te,sei scampata alla guerra ma non all'amore.
Chiacchierarono per tutto il tragitto, come al rientro da una gita scolastica.

- Dobbiamo preparare la sfilata del 6 maggio, una grande manifestazione in piazza Vittorio di tutte le forze partigiane che hanno liberato Torino, prima di consegnare le armi e di smobilitare. Sarà una grande festa di popolo, si entusiasmava Carlo.
- Sfileranno molte donne?- chiese Sibilla.
- Non so,non credo,che c'entrano le donne?
- Credevo vi avessero aiutato, avessero rischiato molto anche loro.
- Eccome ci hanno aiutato,hanno fatto le staffette,distribuito materiale, ci hanno nascosto e protetto, hanno imparato a sparare, molte sono state catturate e sono morte. Ma non sta bene che le donne stiano in piazza, potrebbero essere giudicate male. Ora che c'è la pace,devono pensare di nuovo alla casa, al marito, ai figli. Gli uomini sono tornati,non è più il caso di sacrificarle. Quanto a noi, ci aspetta il compito più difficile: abbiamo vinto i fascisti, dobbiamo vincere il fascismo. Gli italiani sono un popolo infingardo, capiscono con lentezza, si adattano, reagiscono all'emergenza e presto dimenticano. E cambiano padrone con velocità, secondo il loro comodo. Ci vorrà molto impegno, per fare i nuovi italiani.

Da"Petalie. Romanzo popolare sardo - piemontese" di Maria Antonietta Macciocu e Donatella Moreschi

venerdì 24 aprile 2015

"PARTI INFINITESIMALI" di Edmond Dantes

Parti infinitesimali
si accumulano nei piani sottili.
Come un rimedio omeopatico
suddivido
l ascolto silenzioso
in una forte consapevolezza.
L addio alle pelle
che non aiuta a proteggere
è scontato.
È bello sentirsi crescere
in tutte le sue temperature
sensoriali.
E mi vivo.

EDMOND DANTES

"LE MANI DIVERSE" di Rosaria M. Notarsanto



“I due caddero sulla sabbia, morbida e calda, e lui si ritrovò con le labbra a pochi centimetri da quelle di lei e, senza nemmeno accorgersene, la baciò. Margaret non lo respinse, lo strinse a sé. Per un attimo furono come trasportati in un'altra dimensione, i loro corpi si abbracciarono e continuarono a baciarsi e accarezzarsi, per un periodo di tempo incalcolabile. Di nuovo tutto intorno a loro sparì e restò solo il rumore delle onde del mare.”

ROSARIA M. NOTARSANTO


"ERO COMPLETAMENTE PERSA PER QUELL'UOMO" di Sandra Rotondo



Era completamente persa per quell'uomo, e
se fosse stato un delinquente, un assassino,
o persino...
un maschio d'Ape,
lo avrebbe amato sopra ogni ragionevole dubbio.


SANDRA ROTONDO

"LIBERTA'" di Rosaria Andrisani



Libertà

Grido di speranza
Pianto di gioia
Sogno realizzato


Rosaria Andrisani

"IL MIO CAMMINO" di Edmond Dantes

Il mio cammino
appare elegante
ma racchiude fatica e gloria.
Passi aggiustati,
lenti, accorciati e scansati.
Corse interrotte
da bruschi venti rovesciati
da uragani non sempre
catastrofici.
Le macerie le raccolgo
sempre e solo io.
E da li riparto.
Instancabile vivere
lo chiamo.

EDMOND DANTES

"SEGRETI" di Erika Baima Griga

SEGRETI


Ally era al lavoro nel negozio di fiori della sua amica Marta. Lo avevano chiamato “The Passion Flower” scegliendo insieme il nome. Fare la fioraia non era mai stata la grande ambizione di Ally. Il suo sogno era quello di fare la hostess per viaggiare. Purtroppo però con l'incrinarsi dei rapporti con i genitori si era dovuta dare da fare per potersi mantenere. All'inizio era andata ad abitare per un paio di mesi dalla nonna a Firenze; poi era riuscita a trovare un piccolo lavoretto come baby-sitter e con i primi guadagni si era trasferita a Follonica. Le era dispiaciuto dover lasciare sua nonna, ma doveva iniziare un nuovo percorso di vita e spesso ricordava la lettera che l’anziana le aveva scritto e messo nel beauty case il giorno prima che partisse:
Dolce piccola mia, da domani questa casa sarà vuota senza di te, ma non il mio cuore. Tu hai un posto speciale lì. Mi rattristava alcune sere sentirti chiusa in camera a piangere, per la nostalgia che provi per mamma e papà e per la loro decisione. Ma io sono una persona romantica che crede nell'amore, giusto o sbagliato che sia, bisogna viverlo.
Non ho mai espresso un giudizio sull'accaduto perché sarei stata l'ultima persona al mondo che poteva permettersi di giudicare. Tesoro mio il perdono è un dono: c'è chi è in grado di darlo e chi è più bravo a preoccuparsi dei propri sentimenti. Il comportamento della tua mamma e del tuo papà è dettato dalla rabbia o forse dall'esser troppo ottusi per non capire che la vita è un'emozione e spesso le emozioni prevalgono sulla ragione quando c'è il sentimento, quando c'è l’amore.
Non ti abbattere mai sii tu la Musa Ispiratrice delle tue Gioie e dei tuoi Sbagli.
Sono fiera di te, sono fiera della tua perfetta imperfezione.
Nonna
La nonna aveva sempre una carica di positività. E l'aveva sorpresa attaccando la chiave della casa che aveva a Piombino in fondo al foglio: quella casa era il suo piccolo paradiso. Effettivamente era un posto incantato; l'aveva ristrutturato e ci andava per rilassarsi anzi, come diceva lei, “per rafforzarsi dopo che l'amore l'aveva delusa”. Le aveva donato quella casa perché in fondo si somigliavano parecchio, combattive e sempre contro corrente.
«Ciao piccola mia, scusa il ritardo ma sai che sono un po' sbadata.»
Sua nonna comparve nel negozio quasi all’improvviso. Era una bella donna, non molto alta, fisico asciutto e tonico vista l'età, capelli biondo cenere, occhi verdi e sguardo dolce. Anche in quel momento era vestita come sempre con colori neutri e chiari.
«Tranquilla nonna, lo sapevo che eri in ritardo come al tuo solito…»
Nel frattempo era arrivata Marta con il carico di fiori.
«Lidia buongiorno, come sta?»
La signora sorrise.
«Bene cara, un po' stanca per il viaggio, ma è per via dell'età.»
«Si figuri per l'età! Lei è una ragazzina.»
«Nonna vai a casa mia e riposati un po'. A mezzogiorno sarò lì.»
«Ok piccola a dopo, ciao. Marta buon lavoro.»
«Arrivederci Lidia.»
Marta e Ally stavano scaricando il furgoncino dai fiori, canticchiando una vecchia canzone. A un tratto Ally si voltò e notò qualcuno uscire dal negozio.
«Marta hai visto anche tu?» disse Ally la voce tesa e preoccupata.
«Cosa?» rispose l’amica.
«C'era qualcuno dentro al negozio… Andiamo a dare un'occhiata.»
Il negozio era deserto. Cercando, però, trovarono una cosa bizzarra sotto il banco da lavoro.
«Ally, vieni un secondo.» 
«Guarda… sembra del nastro adesivo»
«Hai ragione, ma ci ce l’ha messo? E cosa teneva incollato?» Marta era visibilmente preoccupata.
«Qualcuno c'è l'ha con noi, chiamiamo i carabinieri.»
Ally prese un foglio e scrisse: “No, adesso stacca il contatore in modo che la corrente vada via, se qualcuno ci controlla farà più fatica a vedere. Chiudi il furgoncino e inserisci l'antifurto. Ho scritto perché altrimenti ci avrebbero sentito sicuramente parlare. Penso ci stiano tenendo d’occhio. 
Marta eseguì. Era una ragazza timida e introversa, che vestiva sempre con delle tute ed era un peccato, visto che il suo fisico poteva far invidia a molte: alta circa un metro e settanta, occhi verdi, carnagione scura era davvero carina alla soglia dei trent'anni.
Le mani le tremavano angosciate. Ally invece sembrava quasi emozionata per l'accaduto; voleva dare filo da torcere a chi si era permesso di intrufolarsi nel negozio. E soprattutto voleva scoprire.
Le ragazze uscirono, chiusero la saracinesca e misero l'antifurto. Ally prese Marta sotto braccio e si diressero verso un parco che si trovava di fronte.
«Ascoltami, dentro il negozio non possiamo parlare di nulla di importante, credo che qualcuno ci stia spiando per cui agiremo così…»
Marta la interruppe: «Ho paura, come fai a essere così tranquilla?»
Ally le prese una mano.
«Non sono tranquilla, ma in questi casi bisogna avere la mente lucida, vedrai andrà tutto bene» e l’abbracciò.
A casa di Ally Lidia stava cucinando. Aveva trovato la nipote un po' sciupata e aveva deciso che per tutta la sua permanenza l’avrebbe fatta mangiare tanto e tutta roba sana. 
Suonarono alla porta. Fece per aprire, convinta che fosse la nipote, ma poi decise di guardare dallo spioncino. Vide una donna con i capelli rossi e un cappello. Preferì non aprire, convinta che fosse una delle solite venditrici porta-a-porta; del resto la donna aveva in mano una valigetta.
La signora suonò con insistenza il campanello finché scocciata scese le scale.
Ally salì le scale proprio in quel momento. Incrociò la donna con i capelli rossi e vide che le lanciava occhiate feroci. Ne fu colpita, tanto che per un istante fu tentata di domandarle se avesse bisogno di una mano. Poi però continuò a salire ed entrò in casa. La donna era scomparsa dietro di lei.
«Ciao nonna, sono io.»
«Ciao bella!» la donna le andò incontro per darle un bacio.
«Che buon profumo, così va finire che mi vizi.» 
«È ciò che voglio.»
Si misero a tavola. Lidia aveva apparecchiato e al centro aveva messo com’era solita fare un mazzo di fiorellini che aveva colto nel prato dietro l'abitazione.
Ally raccontò alla nonna l'accaduto. La donna rimase perplessa, poi da combattiva qual era disse: «E se stanotte andassimo là davanti a vedere se succede qualcosa?»
«Brava la mia nonnina! Ok oggi avviso Marta, anzi gli mando subito un sms, meglio non parlare troppo…»
Finirono il pranzo e Ally uscì sul balcone. La giornata era splendida, calda ma ventilata. La nonna la raggiunse poco dopo portandole un caffè.
«Nonna devo chiederti una cosa…»
La donna la guardò e restò in silenzio.
«Non è facile, è un argomento che mi fa ancora male. Ho rivisto Paolo, però, per avere dei chiarimenti sulla fine improvvisa del nostro rapporto. Lui mi ha detto che era ormai quattro anni che teneva i piedi in due scarpe…»
«Cioè?»
Ally guardò il mare mentre una lacrima le percorreva una guancia.
«Ha detto che è da quattro anni che frequenta di nuovo Stefania e ora non poteva più stare con entrambe perché lei è incinta… Tu lo sapevi?»
L’anziana abbracciò forte la nipote. Era commossa nel vedere la ragazza soffrire, non tanto per il comportamento di Paolo, ma per la sua famiglia, che continuava a essere ostinata nei suoi confronti per un errore dettato dall'amore.
«No, non lo sapevo. Lo sai che anche a me non parlano più.»
Ally si asciugò le lacrime.
«Guarda cos’ho combinato…»
La nonna le passò una mano tra i capelli.
«Tu hai la colpa di esserti innamorata. Loro non potranno mai vivere sereni sapendo di avere una figlia che soffre. E sono sicura che Stefania ti ha perdonata, solo che i vostri genitori hanno creato un muro.»
«Hai ragione, ma se solo avessi un contatto per chiamarla…»
La nonna si avviò verso la cucina dove aveva posato la borsa prese un'agenda e le mostrò un numero.
«Io sento lei come sento te. Spesso mi chiede come stai, ma non ha il coraggio di chiamarti. Fallo tu, non dirle nulla di Paolo. Ricominciate da qui, scoprirà da sola che razza di uomo ha al suo fianco.»
Ally si annotò il numero, l'abbracciò e tornò al lavoro.
Erano le ventuno. Ally, la nonna e Marta si erano appostate con l'auto poco distante dal negozio. Lidia aveva pensato a tutto aveva preparato una focaccia e portato delle birre, sembravano delle ragazzine e ridevano sui vecchi ricordi della donna più anziana.
«Guardate là!», disse Marta indicando un punto.
Si voltarono e videro una figura femminile disinserire l'antifurto ed entrare nel negozio.
Marta era in ansia: «Oddio che vuole quella donna?»
Lidia cercò di calmarla poi tirò fuori dalla borsa una macchina fotografica e cominciò a scattare delle foto.
Ally scese dall'auto e Marta la tirò per un braccio.
«Dove stai andando? Vengo con te.»
«Ok, a patto che non ti farai prendere dal panico.»
La ragazza annuì.
«Mi raccomando fate attenzione», le disse Lidia. Poi ebbe come un flash: «Ally, Ally!»
«Dimmi?»
«Quella mi sembra la stessa donna che è venuta a suonare oggi a casa tua. Non le ho aperto perché credevo fosse una venditrice.»
Ally si ricordò di averla incrociata sulle scale.
«Hai ragione, l'ho vista scendere quando sono arrivata e mi ha lanciato una strana occhiata.»
Intervenne Marta: «Allora qualcuno che c'è l'ha con te?»
Ally la guardò imbarazzata: «Non lo so.»
Si avviarono a lato del palazzo, aspettando l'uscita della donna dal negozio. Lidia vide una macchina nera, una berlina con dentro un uomo al cellulare, e scattò altre foto. Poi intravide la donna uscire e scattò ancora.
Ally e Marta sentendo il rumore dei tacchi che si avvicinava all'uscita si avviarono verso la porta. In lontananza un rumore di pneumatici stava andando verso le due donne a tutta velocità. Ally lo sentì e si voltò. Vide l’auto e prese Marta per un braccio gridandole: «Corri!»
Riuscirono a entrare in una piazza vietata alle auto. E nel voltarsi videro la berlina fare retromarcia e far salire la donna dal cappello.
Lidia riuscì a scattare delle altre foto all'auto nella speranza di aver preso il numero di targa, poi si precipitò dalle due donne: «Tutto bene?»
Marta tremava e piangeva, mentre Ally l'abbracciava.
«Si nonna, tutto bene.»
«Ho scattato delle foto, domani le guardiamo al computer.»
«Va bene nonna. Ma ora andiamo a vedere cos'è successo all'interno del negozio.»
«Meglio di no tesoro, andiamo a casa e domani torniamo con la luce del giorno.»
Marta annuì. «Posso dormire da voi?»
Lidia e Ally l'abbracciarono: «Certo che puoi.»
Si ritrovarono in cucina. Lidia stava preparando una tisana, Marta stava seduta in silenzio ancora spaventata. Ally invece girava per casa nervosamente. Poi, per un attimo, il suo pensiero andò a Luca: erano passati due giorni da quando avevano fatto l'amore e lui non l'aveva nemmeno chiamata. Andò a prendere il cellulare per chiamarlo è magari dirgliene quattro, quando si rese conto che aveva ricevuto un messaggio vocale. Rimase perplessa e anche in parte spaventata. Ma ascoltò per la curiosità è donna e vince sempre su tutto.
Buonasera dolce stella, non sono riuscito a chiamarti perché avevi sempre il telefono spento, finché mi ha risposto la segreteria così ho deciso di lasciarti un messaggio. È stato fantastico il pomeriggio trascorso assieme, sei una donna speciale, mi hai rapito il cuore e non lo dico tanto per dire, lo dico sinceramente. Quando ascolterai questo messaggio chiamami subito, non badare all'ora io risponderò, un bacio dolce stella…
Ally si sentì felice. Guardò l'ora: era tardi e non sapeva che fare. Si sentì improvvisamente timida, ma decise lo stesso di chiamarlo. Sentì il telefono squillare, ma di un suono strano. La voce assonnata di Luca rispose.
«Pronto?»
«Ciao sono Ally… scusa per l'ora.»
L'uomo fece un profondo sbadiglio.
«Tesoro finalmente, pensavo non mi volessi più sentire.»
La donna si ritrovò a sorridere giocando con una ciocca di capelli.
«No è che sono successe cose bizzarre nel negozio dove lavoro.»
«Ah sì e cosa?»
La donna sospirò.
«Qualcuno vi si è intrufolato credo ci stiano spiando.»
Luca rabbrividì e si sollevò a sedere.
«Ora dove sei?!» chiese con il tono di voce duro, ma al tempo stesso preoccupato. «Sono a casa, ma tra qualche ora andremo al negozio per vedere cos'è successo visto che poco fa una donna è entrata e un'auto ha cercato di investire me e Marta… la mia collega», spiegò dopo un istante.
«Tesoro non uscire di casa, dammi l'indirizzo e vado io con Cris.»
Ally fece per rispondere, ma il telefono iniziò a gracchiare; non sentiva più nulla.
In quel momento arrivò sua nonna.
«Tutto bene?»
«Sss… sì… No, non so c'è qualcosa che non va. Ero al telefono con una persona ma la conversazione era disturbata ed è caduta la linea.»
«Non è che qualcuno ti sta spiando anche telefonicamente? Forse è giunto il momento di chiamare i carabinieri» disse accarezzandole una guancia.
«No nonna, cosa farebbero? Nulla… Perciò scopriamo noi chi c'è dietro a questa storia.»
Lidia andò da Marta e tutte e tre andarono nello studio per vedere le foto che aveva scattato l’anziana.
«Quante fotografie, qui sicuramente troveremo qualcosa.»
Ally le visualizzò una dopo l’altra al computer. Erano leggermente sfocate per via della mano tremante di Lidia, però ingrandendole si vedeva bene il volto della donna ed era la stessa persona che era andata a suonare all'appartamento di Ally. Poi ingrandirono l'immagine dell'uomo al volante della berlina e notarono che era pelato e vestito in modo elegante. Ally scorse rapidamente le altre foto e si soffermò su di una in cui si leggeva a malapena la targa. La ingrandì e alla fine riuscì a decifrarla.
«Marta, prendi un foglio.»
La ragazza obbedì e glielo passò.
«Allora qui leggo ED 323 DG» e scrisse il numero.
«Brava nonna ora con questo numero di targa risaliremo al proprietario dell'auto.»
«Non sarà così facile, la motorizzazione non dà queste informazioni a delle sconosciute», ribatté Marta.
«Qualcosa ci inventeremo, l'importante è non perdersi d'animo.»
«Ora andiamo a riposarci un po', che tra un paio d'ore dobbiamo svegliarci per andare al negozio», concluse infine Lidia.

ERIKA BAIMA GRIGA


LE RAGAZZE DEI BALCANI di Marilena Viola


Non più.
Non più le ragazze dei Balcani
ascoltano il suono dei flauti;
non più indossano veli dai colori del cielo.
Non più.
Non più pace,non più amore.
Guerra.
Non più amicizia scambiata in un battito d'ali,
nè sorrisi,nè mani tese.
Odio.
Non più motivetti sussurrati
sulla scia del vento.
Tristezza.
Non più parlare d'eroi,
non più speranza,nè futuro.
Dolore.
Non piu case,cose,dolci valli;
carezze di madre negate,
dolcezze perdute;
non più care abitudini,
non più consuetudini.
Esilio.
Musica nuova d'un tratto,
rumore di bombe assassine,
di grida e lamenti.

Unico libro al rogo salvato,
stretto con sé portano in seno
le ragazze dei Balcani:
Il libro sacro della memoria,
stampato col sangue a caratteri neri.
Leggervi ancora potranno
nei lunghi giorni d'esilio,
le storie di vita interrotte,
le cose perdute
e sentire di nuovo,
distrutto,
il profumo del grano.

M.Viola
15/4/1999
Dedicata alle donne che hanno subìto violenza

"PASSIONE" di Gerardina Rainone



Passione
La passione aveva i suoi occhi
e raccolsi in un momento
il suo il mio l'altrui desìo,
lo sguardo catturò un lampo
come onde incalzanti,
la mano sospesa,la bocca protesa,
la brezza,il vino,spirali di fuoco
la danza della vita era avviata.


GERARDINA RAINONE

"SARA' IL TEMPO A PARLARE" di Angela Lobuono



Sarà il tempo a parlare

Acqua che sgorga sempre nuova
porta via i detriti, emergerà
Il fondo tra vitrea e cristallina verità
Seduta, non accasciata ,resterò a guardare
sarcastica curva a delineare la mia bocca
trionferà senza vittoria, senza sconfitta
IL TEMPO, sarà lui il vincitore !


ANGELA LOBUONO

"E SE RESTASSIMO ABBRACCIATI COSI' A LUNGO DA TOGLIERCI IL FIATO"? di Roberta Manzin



E se restassimo abbracciati così a lungo da toglierci il fiato?
E se nell'intercalare di un respiro -il mio e il tuo- azzerassimo i nostri pensieri?
E se poi ci baciassimo -senza pietà- potremo smettere di ricordare chi siamo stati?

L'amnesia è l'identità per poter continuare a sognare


ROBERTA MANZIN

"RESISTI ANIMA, RESISTI VITA" di Gerardina Rainone



Resisti anima,resisti vita,
soccorri il cuore perduto e stanco,
giaciglio ancora della speranza,
fugace palpito dellìuniverso.
Quel brivido denso della passione
chiave di volta dell'emozione,
chimera libera,reca il sigillo
di altri sogni senza più briglie.


GERARDINA RAINONE

"FRAMMENTO DI NOI" di Giulia Battocchio



La sua vicinanza mi rendeva nervosa; la sensazione di benessere appena provata mi abbandonò, lasciando spazio ad una forte tensione al basso ventre. Quanto avrei voluto che non mi stesse così vicino! Fui costretta ad infilare le unghie nei palmi per evitare di saltargli addosso come una scolaretta arrapata. Cazzo.
«Perché non mi hai svegliato quando ti sei alzata?»
La voce era un brontolio cupo.
«Non volevo disturbarti.»
Distolsi lo sguardo. Non desideravo che scoprisse quanto fossi confusa. Mi afferrò il viso, premendomi contro la parete bagnata. Le labbra scesero voraci sulle mie. Ero completamente impreparata a quel tipo di assalto. Dapprima cercai di divincolarmi. Mi tenne ferma, i polsi stretti nelle mani serrate. La lingua trovò l’interno della mia bocca, l’acqua ci rendeva scivolosi e il bacio ebbe un altro sapore. Fu lungo, troppo intenso, avrei potuto definirlo disperato. La pressione della sua eccitazione spinta contro l’addome. Lo morsi, provando a spostarlo. Sembrò che la mia mancanza diarrendevolezza lo eccitasse ancora di più. Si staccò da me, il respiro accelerato, il corpo che continuava a premere contro il mio. Era un cacciatore, l’istinto dominante si sprigionava da lui con chiarezza estrema.
«Credevo te ne fossi andata.»
Era davvero incazzato. Per un momento ne fui spaventata, aveva l’aria pericolosa di una bestia inferocita.
«Se anche fosse stato così, non avresti potuto prendertela. Sai perfettamente che quello che è successo stanotte non si ripeterà più»
Mentre pronunciavo quelle parole, mi sentii sciocca. Sarebbe stato più verosimile se entrambi fossimo stati vestiti, e non nudi, rinchiusi in una doccia.

GIULIA BATTOCCHIO





"ACCOGLIERE" di Roberta Manzin



ACCOGLIERE

Rigenera un cuore
nell'accettazione
della verità
Quella che fa più male.


ROBERTA MANZIN

"NERO" di Marilena Viola



A Viola Aleramo

NERO

Dall'ombra della sera,fratello nero,
tendi la mano.
È l'unico ponte sul mare dell'ingiustizia.
Nessuno lo attraversa.
La tua pelle scura
non è più nera dell'indifferenza.


MARILENA VIOLA

giovedì 23 aprile 2015

"METAMORFOSI" di Roberta Manzin



METAMORFOSI

Un vento silente
quasi timido
fa danzare i miei capelli
Scompigliati
tra ricordi e sogni
resi imprecisi
dall'assenza


Nella metamorfosi
si riordineranno

ROBERTA MANZIN

"RACCOLGO NELLE MIE MANI" di Edmond Dantes



Raccolgo nelle mani
le ore passate.
Sfogliandole non riesco
ad intravedere insuccessi.
Ho bevuto ogni goccia
di questo recente passato.
Ho nutrito un pezzetto di vita
che ora conservo
con la tenerezza
che si regala ad un amore.
Difficile non sorridere.
Per me.

EDMOND DANTES

"L'ATTESA " di Roberta Manzin



L'ATTESA

Sai, seduta su questa assolata panchina, lontana dai rumori dei pensieri del mondo, credo fermamente che se mi innamorassi di te perdutamente -perché lo sai che per me gli amori sono sempre estremi- insomma, se...sarei la donna più fortunata in questo momento del mio vivere. Essere amata da te, mi rende gioiello in un momento di deprezzamento del mio sentire. Mi rende fiore raro, all'interno di un giardino di ortiche di rimpianti e di errori. Mi illumina. Io che ho spento tutte le luci dei sogni.
Sentirmi amata da te mi permetterebbe la fragilità che ha spaventato immaturi. Amata teneramente per quello che sono e non per la donna che avrei dovuto essere. Mi salderebbe il conto di un amore incondizionato, neologismo nel vocabolario del cuore.
Ma...non riesco ad innamorarmi. Ne' ad amarti come vorrei. Non posso.
Non posso renderti la metà di un cuore che farebbe circolo privato con la tua meta'.
Il mio amore è congelato. Nell'attesa di sbagliarmi. O di aver avuto la negligenza di aspettare. Come se dovessi capire se quel limite poi, sarà per me una partenza o una fine, e fino ad allora, come faccio a viverti?
Eppure se penso ai tuoi baci, alle instancabili carezze che sanno di ambra sulla mia pelle, ai delicati abbracci che mi regali, io mi sento una scialacquatrice. Ingrata col mio bisogno instancabile di essere amata. Ma...e' come se il miracolo -e ti basterebbe poco, mio tesoro (e lo so e lo sai)- non fossi in grado di farlo. Neanche per me.

Non mi capacito di tanta ingiustizia del mio cuore tiranno. E fa rumore. Troppo, per sopportarlo. A volte.
Preferisco l'ombra. Ancora...

ROBERTA MANZIN