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giovedì 31 marzo 2016

"IL VIAGGIO" di Salvo Colucci



Il viaggio (Salvo Colucci) 2016

Sono fermo al casello del mio cuore, vorticosamente pago dazio e riprendo una strada e nascondo il dolore. Il sole scalda il mio motore e il sogno traccia la via. 
Alzo il volume alla radio per non ascoltare il mio silenzio e guardo negli specchietti il passato che rotola sull'asfalto.
Il viaggio è spesso la speranza di non arrivare mai, forse per non ritrovare le stesse paure, forse per ritrovare chi poi non riesce ad insegnarti l'amore.
Ma l'amore è come sparare in mezzo al cielo nell'immenso sapere di non colpire nulla ma di avere il senso di libertà.
Ma il motore cammina se hai il cuore pieno, quello che ti porta verso il mare, dove puoi guardare senza mai arrivare alla fine e spegnere ogni tormento.
Ma sfioro appena i miei sogni e supero le distanze tra mente e cuore e guardo la strada che ancora mi divide l'anima, arriverò con il primo sole di mezzanotte deciso ed ancora i sentimenti nella borsa piegati e riposti con ordine. 
Al casello deciderò se pagare ed uscire o pagare il dazio e riavvolgere il nastro.

"NOI" di Ilaria Negrini



“Noi”

Sentire i confini del mio vivere
nei tuoi occhi che come un mare
diventano specchio

Mi inabisso in te
nel tuo sguardo
nella nuvola che passa

mentre i nostri nomi si mescolano
i lineamenti si aprono,
diventiamo altro.

ILARIA NEGRINI

"ALI STROPICCIATE DAI RICORDI..." di Roberta Manzin



Ali stropicciate dai ricordi
-o forse strappate?-
hanno rallentato approdi
rendendoli, nel tempo, invisibili.
Se l'amore ha in serbo tutto l'occorrente per risanarle,
affidarsi
solleverà sorprese.

(Un tempo vivevo nel sole.
Quel tempo ha sciolto le ali.
È venuto il tempo di alloggiare tra le nuvole sparse. In attesa di un vento lieve)

RobertaManzin

"E, SE SPERI?" di Santina Gullotto

E, SE SPERI?

Se speri ritorni ad amare
e torni di nuovo a cantare;
intorno di nuovo ti guardi,
rivedi il sole che splende,
ascolti il vento che arriva a portarti
le note di una canzone che ha dentro
il sapore di un tempo.
E, se speri senti meno il dolore,
di ogni giorno che passa
nell’indifferenza di chi non ti ascolta,
di chi non riesce a vedere,
mentre sfiorisci e soccombi,
nella triste realtà di ogni giorno
che finisce con invano sperare…
E, se speri? E’ poco meglio di non sperare…
Varcherai quel deserto che hai intorno
per arrivare all’oasi dei tuoi sogni…
E ritorni con la mente a quel tempo,
dove hai perduto il cuore e i sentimenti
quando tutto sapeva di vita normale,
rigogliosa di rispetto e calore,
ormai fuggiti da questo tempo,
che di sano niente più avrà….
Santina Gullotto.

"FREDDO MARMO" di Altea Alaryssa Gardini

Freddo marmo
gradini
Piedi scalzi, i miei.
Sangue,
nelle mani
un cuore
ancora sangue.
L'altare
vestale oscura
I suoi occhi,
il suo sorriso
le sue mani.....
Fuoco di ghiaccio
Urla di fiamma

ALTEA ALARYSSA GARDINI

mercoledì 30 marzo 2016

"CHI HA RUBATO LA TUA IMMAGINE?" di Edmond Dantes

Chi ha rubato
la tua immagine?
Sfogliare un vissuto
richiede pazienza innocua.
Minuzioso ricamo
senza' ago.
Di ferite,
già troppe
parlano a nome tuo.

EDMOND DANTES

"GIORNI TUTTI UGUALI" di Luana Natalizi



GIORNI TUTTI UGUALI

In bocca l’amaro,
devi correre e non ti muovi,
Il corpo due ali bagnate,
devi urlare e taci,
dondolante su un filo,
devi sorridere e piangi,
sotto un mare di vetri rotti,
Devi respirare e muori.
Non fare niente arriverà la notte.

LUANA NATALIZI

"STELLE DI MARZO" di Ingeborg Bachmann

Stelle di marzo
Ancora la semina è lontana. Si vedono terreni inzuppati di pioggia e stelle di marzo. Nella formula di pensieri infecondi si configura l’universo seguendo l’esempio della luce, che non sfiora la neve.
Sotto la neve ci sarà anche polvere e, non disfatto, il futuro nutrimento della polvere. Oh il vento che si leva! Altri aratri dirompono l’oscurità. Le giornate tendono a farsi più lunghe.
Nelle lunghe giornate, non richiesti, veniamo seminati entro quei solchi storti e diritti, e si eclissano stelle. Nei campi prosperiamo o ci corrompiamo a caso, docili alla pioggia, e infine anche alla luce.
Ingeborg Bachmann

"HAIKU 81" di Marina Marini Danzi



HAIKU 81

Solo profumo
Nella notte rimane
l'essenza di te

Marina Marini Danzi

"LA POESIA NON DEVE ESSERE UN'ARMA." di Gloria Fuertes



La poesia non deve essere un’arma,
deve essere un abbraccio,
un’invenzione,
uno scoprire negli altri
quello che accade dentro.
Una scoperta,
un respiro,
un’aggiunta,
un brivido.

(Gloria Fuertes)

martedì 29 marzo 2016

"IL CASTAGNO DI GIORGIO" di Dante Bortolotto



IL CASTAGNO DI GIORGIO.

Novembre...nel giorno di un Santo
che diede il suo nome a mio figlio...
racconta...l'antico castagno...
racconta...racconta una storia
per ogni sua foglia che perde.

la nebbia stagnante d'Autunno
avvolge e...scurisce la sera,
ascolto...la voce...sincera,
che non riproduce alcun suono.

" Qui sotto...un sentiero scorreva,
univa più borghi a un paese,
di fianco alla casa...crollata,
laggiù...il mio metato fumava.

Amelia...agognava il suo amore,
egli era un soldato del Duca,
morì in una guerra ...perduta,
un mese e...finì...il suo dolore.

Giovanni...passava...ogni tanto,
con l'asino grigio ed un cane,
portava una zappa e un forcone,
faceva...il Massaro del sale.

Gregorio...era un bimbo picchiato,
coglieva i miei frutti in ginocchio,
il padre lo aveva storpiato,
e Lui non aveva più pianto.

Ascolta...lo senti il richiamo?
è la tua bisnonna Lucia,
nei bei mezzogiorni d'estate
chiamava alla mensa i suoi figli.

Che piccola donna tenace!
veniva da un altro Paese
e...c'è il suo dialetto...cantato,
in tante delle tue parole."

Vorrei...passar oltre la notte
sdraiato di fianco al mio amico,
è saggio...uno spirito antico,
da secoli...assorbe emozioni.

Ma...il vecchio castagno...non sa
del tempo che scorre ogni giorno,
son io che traduco...in passato,
il suo raccontare in presente.

Nel tronco possente...un millennio,
di voci, rumori, passioni,
compressi in un unico istante,
lui pensa...che io...l'ho innestato!.

Per lui sono...il padre-padrone
e pensa che io tutto...conosca,
racconta...così...per parlare,
ma il tempo...il suo tempo...non passa.

DANTE BORLOTTO

"QUEI PEZZI DI VITA" di Santina Gullotto



QUEI PEZZI DI VITA

Quei pezzi di vita rubati,
alla folla di mille pensieri….
Quei pezzi di cuore rimasti
per dare ancora, quel vero amore che ho .
Quei pezzi di azzurro nel cielo,
rimasti tra nuvole nere,
quel raggio di debole sole
per scaldare ogni giorno che muore ,
tra i giochi e i capricci, di una tenera bimba
i fornelli e un po’ di lavoro…

Alla vita difficile e dura,
ruberò quei pezzi di vita,
quella dei sogni rubati,
alle notti insonni e tormentate,
che ti fanno sentire normale
il più grande dolore del mondo,
di una vita vissuta e tradita,
da questo tempo che di regole vere non ha...
Quei pezzi di vita rubati,
terrò forti e cari nel cuore,
anche se ferito e fasciato,
proprio da quelli la forza trarrò…

Santina Gullotto.

"E' NELLA NOTTE" di Luisa Simone



E' NELLA NOTTE

È nella notte....

Che mi piace
Immaginarti ...

Che riesco
Meglio ...
ad amarti
......

che è facile..
Per me
Prenderti .

È nella notte

Che il mio
Pensiero..
D'un tratto
... ..

Si sveglia..

....

Migra..
Si sposta...

Dolcemente
Mi abbandona

Si stacca..
Verso te
Vola...

Ti raggiunge....

Ed è solo
Accanto
A te..

Che
...

Si acquieta..
........lentamente
Si ferma..
Finalmente sereno...
Riposa.

(Luisa Simone)

"COME UN FIORE" di Liliana Sghettini



"Come un fiore"

Come un fiore ti agiti al vento
in preda ad ansia o giovamento.
se spira forte rischi di sfiorire
ma a volte dolce ti fa palpitare.
Poi un insetto su di te si posa
ignaro artefice della creazione,
è in cerca di vita da perpetrare.
Tu, o mio bel fiore,
felice lo accogli per partecipare
al mistero della vita
che non può aspettare.

LILIANA SGHETTINI

lunedì 28 marzo 2016

"TORNARE A CASA" di Bianca Brotto



TORNARE A CASA

È difficile tornare a casa, amore mio, e tu sei arrabbiata con la vita perché hai vissuto nove meravigliosi mesi dall’altra parte del mondo e tutto questo, adesso, è finito. Fra sette ore salirai sull’aereo che ti riporterà a casa. Piangi. Mi fai vedere il video struggente di addio che i tuoi amici hanno realizzato per te, e tu lo sai che di addio si tratta, che la porta Australia sta per chiudersi e che con lei si chiude qualcosa che non tornerà.

Sono le porte della vita, tesoro mio. Il mio amore di mamma vorrebbe caricarsi sulle spalle quel masso di dolore che ti inchioda il cuore, ma non è possibile, tesoro bello, perché quel peso che stai portando ti sta plasmando. Sei creta nelle mani della vita, gli eventi ti modellano e grazie a loro prendi forma. Funziona così. Per tutti.
Per ogni porta che si serra, un’altra si è già aperta, ma tu non la vedi, quella aperta, perché stai ancora guardando l’altra che si sta chiudendo.


Meno sette ore e poi meno sei e in un attimo meno un minuto e salirai le scalette dell’aereo e sarà pomeriggio e qui mattina, e poi sarà mattina qui e tu scenderai da un’altra scaletta, stravolta nel corpo e nel cuore. E noi saremo lì, ad avvolgerti d’amore.

Lo so che le mie parole non possono alleviare il tuo dolore, che stai male perché sei stata profondamente bene. Dovresti essere felice per il sogno vissuto e so che lo sei, ma hai diciassette anni ed è maledettamente duro realizzare che è ora di entrare in un’altra realtà.

È uno strappo forte, questo, ti alzavi alle quattro per andare a vedere l’alba sull’oceano e adesso questa natura l’hai dentro, come hai dentro il morso della tarantola di quella mattina… perché la vita è fatta così: a volte un morso, a volte il sole. Ma ascolta: tu ringrazia sempre e comunque.

Ringrazia il ragno che ti ha terrorizzata e il vento che ti ha fatta correre sulla spiaggia, perché solo in questo modo ogni esperienza lascerà in te il frutto che tu potrai cogliere, mangiare e assorbire come nutrimento. Accetta ogni porta che si chiude, guardala bene e siile grata perché non c’è crescita senza trasformazione.

Oggi è Pasqua e Pasqua significa passaggio... Non temere i cambiamenti, amore, sono un’incognita, ma sono il prezioso destabilizzante strumento che la vita utilizza per smuoverci dalla poltrona e spronarci a camminare. Ed è solo girovagando che possiamo esplorare il mondo, sederci sull’erba e mordere una fragola.

BIANCA BROTTO

"SEVILLA" di Marilena Viola



SEVILLA

Nella luce andalusa
colora le calli un rosso flamenco
dietro il fresco abanico del fiume.

Odori speziati
un allegro vociare
diffondono note nell'aria.

M.Viola

"COME IN UN FILM...SESSO E ANCORA SESSO" di Franca Berardi



Come in un film…sesso e ancora sesso.

E così la dolce e tenera Miriam ebbe il menarca ad appena nove anni.
Ormai sapeva che stava morendo e già si vedeva al suo funerale, con papà e mamma distrutti ed affranti e, le sue care zie in lacrime…ed anch’ella più commossa di loro.
“Tutta colpa del menarca”- avrebbe senz’altro esclamato una di loro- “il maledetto ce l’ha portata via per sempre”.
“Ma cos’è questo menarca”,avrebbe aggiunto a bassa voce l’altra sua adorata zietta…tra un singhiozzo e l’altro.
“Ma che ne so! Forse è un virus... Poverina era tanto bellina con quel musetto da cerbiatto…così piccina, ma in compenso furba”.
“Bé , furba mica tanto”-avrebbe replicato prontamente l’altra-“ in matematica era una frana e in geografia peggio ancora. Poi bellina proprio no…piuttosto carina, magari un tipo, ecco!”.
“Se è per questo - aggiungeva impietosa la cara parente- era piccina sì, ma anche un po’ troppo e parlo della statura…poveretta! tutte le sue amiche sono molto più alte di lei, non trovi?”.
Ormai, dimentiche del suo decesso, si lasciavano andare ad ogni tipo di commento, con dovizia di particolari, in un dialogo sempre più corposo ed animato.
E così Miriam , stesa nel feretro, morta nel fiore dei suoi anni, avrebbe dovuto sorbirsi anche le critiche delle zie? E, no! 
Si sarebbe, dunque, alzata di certo indignata tra lo sconcerto di tutti ed avrebbe urlato: “Zie care, vi ho sentite…quando vi ci mettete, siete tremende!”.
E una di loro , tremante e trasecolata, le avrebbe giurato, sui suoi figli che non sparlava di lei e avrebbe negato tutto come fa Berlusconi.
Eppure quella donna, a ben pensarci, non può averlo conosciuto, visto che, a quei tempi il premier, era ancora un baldanzoso giovanotto che si faceva mandare dalla mamma a prendere il latte.
Del resto, le zie di Miriam non erano mai state molto buone con lei, ma in compenso aveva il padre e i suoi cugini, che la coccolavano con tanta tenerezza.
Eppure, col passare degli anni, e nonostante l’ottimo imprinting con l’altro sesso, aveva sempre un po’ timore degli uomini.
Invero, la Chiesa, non l’aveva aiutata nel percorso complesso e periglioso della sua esistenza.
Anzi, ogni volta che varcava la soglia di una Basilica, la tenera Miriam provava solo timore e disagio e fioccavano sensi di colpa come neve in piena tempesta.
La vista dei Santi la angosciava oltremodo per la loro sorte quasi sempre sfortunata…, ma anche la visione di Gesù in Croce la faceva sentire responsabile della Sua Morte.
Ancora le pareva di risentire la voce del suo prete che, con tono rauco, le chiedeva, durante la confessione:”Ti tocchi? Stai attenta…ricorda che Dio si è fatto carne ed è morto per te!”.
Dunque, in preda al disagio , alla disistima nei suoi confronti, incentivata dai giudizi impietosi dei parenti, vagava alla ricerca di una sua identità.
Del resto, che ne poteva sapere Miriam dell’amore e della vita?
Ella si nutriva di poesia e di speranza; in compenso , però, aveva una ricca vita erotica con se stessa.
Anzi così forte ed intensa, che l’altra parte di sé, spesso esclamava:” Basta, basta!ora ho il mal di testa e domani avrò una giornata faticosa…”( faticosa? E con chi?).
Comunque sia , incredibile a dirsi, un medico entrò nella sua vita e…udite, udite si innamorò di lei.
La dolce Miriam era stata ricoverata in ospedale per un banale incidente e il giovane dottorino, spesso, la fermava in reparto per chiederle come stava; rossa in viso e un po’ sudata, gli rispondeva con un :”Be…be…, bene”.
Lui le sorrideva, mentre ella balbettava a più non posso, come fosse in preda ad una emozione intensa, quasi confusionale e che non riusciva a gestire , ma non solo.
Spesso provvedeva a defilarsi allorquando lo vedeva arrivare.
Ma, una volta dimessa, lui le telefonò a casa.
Rispose sua madre che poi glielo passò…lei , più goffa che mai e visibilmente sorpresa, iniziò a farfugliare, poi mise giù la cornetta.
“Chi era?” –chiese sua madre-.
“Un medico” – rispose flebilmente-.
“Ma sei fuori?” – ribatté sua madre- “e tu rispondi così ad un medico?”
Per i suoi cari… i sanitari equivalevano ad esseri superiori, a semidio…dunque meritavano adorazione assoluta e gran rispetto.
E , così, quando meno se l’aspettava l’indomito dottore, dopo averla chiamata altre volte ,con scarsi risultati, andò a casa e chiese ai suoi genitori di poterla frequentare e conoscere.
Loro accettarono ovviamente con entusiasmo ed ammirazione… anzi già lo adoravano.
Uscirono più volte; lui era bello, alto, bruno, molto riservato ma pieno di premure; lei balbettava più di prima e inciampava spesso e volentieri; sembrava Woody Allen nel film “Provaci ancora, Sam”.
Ma, dopo qualche mese, la sprovveduta Miriam conobbe un altro giovane e così , nel dubbio, iniziò ad uscire con entrambi ma, ovviamente, in orari diversi.
Dunque piaceva nel suo piccolo…ostrega se piaceva e anche altri giovanotti, la trovavano attraente.
Il dottore era delizioso, gentile e premuroso, ma con lui Miriam si sentiva, comunque sia, impacciata e per di più balbettava a ruota libera.
La tenera ragazza, del resto, non vedeva l’uomo, ma il suo camice, l’istituzione che rappresentava.
Con l’altro pretendente ,invece, era a suo agio e poi aveva due occhi bellissimi, due smeraldi, su un viso da micione , ma quel che conta è che aveva un’aria familiare.
Nel frattempo il dottore ignaro di tutto, continuava a frequentarla con passione.
Il padre, ogni volta che lo vedeva arrivare, commentava con un :”Bene, bene!”, mentre osservava con la coda dell’occhio le care zie che, a loro volta, indispettite osservavano lei.
Sembravano dire :”Ma come! le nostre bellissime figlie, alte bionde hanno sposato due insegnanti e lei , proprio lei…, promessa ad un medico?”.
Ed anch’ella, in effetti, non era molto convinta di quel che stesse facendo; quel medico era troppo bello e, prima o poi, la avrebbe lasciata per una splendida donna di razza ariana e lei ne sarebbe morta di dolore.
Quindi, optò per l’altro pretendente , ma, quando trovò il coraggio di dirlo al padre, poco mancava che al povero uomo gli pigliasse un colpo.
Miriam aveva, dunque, infranto il suo sogno e così, egli fu preso da attacchi di ira funesta.
Cercò, poi, con l’aiuto della mamma, di convincerla a ripensarci, ma ormai Miriam sembrava sicura di se e fiera della sua scelta.
Ma come non capirli?
A ben pensarci, un medico in casa non faceva solo cult, ma anche comodo.
Il padre, poi, aveva sempre avuto un rapporto ambivalente con i medici…di amore e di odio, di ammirazione incondizionata e di timore reverenziale.
Il secondo ragazzo di Miriam, invece, si stava laureando in economia, ma il suo papà, di un commercialista, non sapeva che farsene e ,così, lo osservava con aria severa e circospetta.
“Bah!- ogni tanto eccepiva- non so cosa hai trovato in lui!”.
Ed anche il dottore se lo chiese, allorquando apprese dal padre, che ella frequentava un altro ragazzo.
E così pretese da Miriam chiarimenti , con aria sorpresa ma anche torva.
Anzi, una volta appartati la sottopose a mille domande del tipo:
Dove l’hai conosciuto? Come hai fatto a frequentarlo se vedevi anche me? Perché non me l’hai detto? Non credi di aver agito in modo scorretto?lo sai che mi hai dato una grandissima delusione?
A onor del vero, più che un interrogatorio sembrava un’anamnesi...(allergica all’aspirina? Agli antibiotici?).
Ma ella trovò la forza ed il coraggio di rispondergli con determinazione, tatto e soprattutto signorilità:
“Ahò!, ma che vuoi da me? In fin dei conti, non ci siamo mai dati un bacio, una carezza. Mi eri seduto accanto, fermo come un provolone!”.
E nel mentre lo diceva, la tenera Miriam, si portò istintivamente la mano alla bocca; effettivamente era stata un po’ troppo dura con lui, ma nel frattempo, si meravigliò del fatto che aveva replicato con estrema fermezza e senza balbettare…
“Ah…sì? –ribatté indignato lui- avrei , dunque , dovuto metterti le mani addosso, trattarti come le altre? Magari palparti?”.
“Beh!”-pensò lei- al medico spetta palpare se no che medico è?
Ma lui continuava a parlare come un torrente in piena:”del resto tu sei ancora una bambina, temevo di essere invadente e poi ti ho sempre considerata diversa dalle altre…, un essere speciale”.
“Speciale?” – avrebbe obiettato una delle sue care zie-.
“Questa proprio non si può sentire! Ma guardatela! Sembra Woody Allen con le tette e con i tacchi!”
“Ma dai! Non esagerare suvvia –avrebbe risposto l’altra zietta più buona e gentile-.
“Piuttosto… diciamo che assomiglia vagamente a Tina Pica, non trovi?”.
Care ziette –pensava Miriam- mi avete rovinato l’esistenza con i vostri commenti
sarcastici e crudeli…e ora sparite! Sciò! 
Intanto il suo pensiero tornò a lui, lo guardò con tenerezza… sapeva che aveva ragione; era stata scorretta e , poi a ben pensarci, aveva fatto del male a tutti, ai suoi cari, a lui, all’altro.
Mio Dio che casino!
Nel frattempo ,il secondo contendente, si dava da fare con le palpatine…
Sembrava un medico internista quanto mai assatanato ed in cerca di una diagnosi differenziale dopo una prolungata e reiterata perlustrazione.
E fu così che , dopo una lunga pausa , il dottore, visibilmente deluso e rammaricato, si alzò in silenzio ed uscì per sempre dalla sua vita.
Miriam, accorata e pentita , lo vide allontanarsi da lei e ammirò, ancora una volta, il suo fisico atletico e quel suo passo sciolto ed elegante.
L’avrebbe fermato, l’avrebbe abbracciato e, come Marylin Monroe, si sarebbe strusciata contro il suo petto e…, a mò di una micina innamorata, gli avrebbe sussurrato, finalmente sicura e sensuale più che mai, :”Ba, ba, baciami s…s…s… stupido!”.

FRANCA BERARDI

"CANZONE" di Roberto Busembai



CANZONE

Lascia posar nel vuoto,
la sera che si spegne
dietro la finestra
bagnata ormai dal poco
di pioggia che ormai è ferma.
Lascia il silenzio solo
nella sua parola
e corri sopra il letto
e leva le lenzuola.
Lascia ogni indumento
volare dove voglia,
dove in quel momento
sente di cadere foglia,
e libera natura
nel tuo corpo vivo
come carezza madre
pone sopra il figlio.
Lascia abbandonata
la tua umile vergogna
rosea la tua guancia
ma libera la voglia
e sole domattina
attraverso la tenda
ruberà il sorriso
sulle tue carnose labbra
in un riposo profondo
fondo come il mare
che senti ora dentro
fare tempesta e urlare.
Lascia posar nel vuoto
silenzio sera e mare
e uniamoci nel corpo
col minimo rumore.

Roberto Busembai (errebi)

"TU COSÌ DISTANTE" di Laura Gismondi

Tu così distante.
La luce del mattino
non ha più colori.
Nel mare
il tuo riflesso
si nutre
nel buio della mia anima.
I giorni si susseguono
irrefrenabili
e il vento
dolcemente
canta il tuo nome.
La notte giunge
e finalmente
tornerò
a sognarti.

LAURA GISMONDI

"MI PIACE IL VERBO SENTIRE.." di Alda Merini



Mi piace il verbo sentire..
Sentire il rumore del mare, sentirne l’odore.
Sentire il suono della pioggia che ti bagna le labbra, sentire una penna che traccia sentimenti su un foglio bianco.
Sentire l’odore di chi ami, sentirne la voce e sentirlo col cuore.
Sentire è il verbo delle emozioni, ci si sdraia sulla schiena del mondo e si sente…

Alda Merini

"IL MIO LUOGO SICURO" di Dante Bortolotti



IL MIO LUOGO SICURO

Ho visto...in sogno,
la caverna del mio cuore,
il rifugio...di tanti,
in questa vita.

Un lucente salone di cristallo
racchiuso da chilometri di roccia
di una montagna...immensa,
credo...eterna.

Falò sempre accesi...ai quattro lati,
i giacigli di fieno profumato,
giochi di carte...giochi di parole,
echi di fisarmoniche e violini.

Le pagnotte di pane contadino,
cipolle rosse...miele di castagno,
un vino denso che riscalda i sensi,
le mele cotte...l'acqua di sorgente.

Immensa è la caverna del mio cuore,
qui le paure non possono entrare,
qui nessuno può piangere o morire.

Nessun diluvio...nessun terremoto,
può invadere...distruggere...scalfire.

L'eterno rinnovarsi degli eventi,
non può intaccare...qui...la conoscenza,
se vuoi venire...resterai...per sempre.

"NON CHIEDO MAI DI VOLERMI BENE" di Luisa De Amor

Non chiedo mai di volermi bene
accetto chi dal cuore semplicemente
me lo dona
perché nella vita mai
accade per caso

LUISA DE AMOR

domenica 27 marzo 2016

"'PER CONSOLARE GLI UOMINI.." di Alda Merini



Per consolare gli uomini , Gesù è venuto sulla terra , come emanazione di Dio, aveva capito, che l'uomo capolavoro divino, era così limitato , così spoglio e così nudo , che aveva bisogno di conferma. L'uomo aveva paura del freddo, della fame, del silenzio, dell'odio dei propri simili. L'uomo aveva paura dei suoi cambiamenti, l'uomo aveva paura dell'amore.

- Alda Merini -

"NON DITEMI POETA" di Dante Bortolotti



NON DITEMI POETA!

Ci son cascato ancora! sono stato incensato
e preso dall'orgoglio " Sentirmi dir poeta!"
ho dato consistenza a stupidi precetti,
a falsi accadimenti che hanno appena inventato.

Non ditemi poeta!, io sono un contastorie,
non costruisco frasi...infarcite di mamme,
lune , prati, montagne...per cullare chi ascolta,
stuzzicando il ricordo di comuni memorie.

Se racconto una storia, qualcuno l'ha vissuta,
se piango tra le righe, ho visto chi piangeva,
se parlo di radici, riconosco le piante,
se dico " la mia gente" io l'ho ben conosciuta.

Non ditemi poeta! scrivo di quel che ho visto,
di quello che ho ascoltato, della solitudine grande
dei pastori, di donne dolci e forti, delle stagioni
della terra, del mio sperare in un domani giusto.

Io non sono un poeta cinico e perditempo,
vivo la mia follia scalando i desideri,
senza arrivarne mai a calpestar la vetta,
per tema di offuscare a qualcun altro il campo.

Non sarò mai poeta, vivo la presunzione
di conoscere strade che porteranno l'uomo
a contemplare in pace, senza demoni o dei,
la bellezza in eterna evoluzione.

Non ditemi poeta, sono sopravvissuto
a millenni di crudeltà e miseria,
a spietati tiranni, attori di una storia
che glorifica il male più assoluto.

Io non sono un poeta, vorrei essere un Dio,
per seppellire in mare, la schiera di bastardi,
politici, poeti,sicari, falsi preti, ruffiani, mangiapreti,
che appestan tutto quello che è anche mio.

Portatemi un bicchiere colmo di fino forte,
quando sarò ubriaco, buttatemi in un pozzo,
non voglio più ascoltare quello che potrei dire
e l'ultimo rifugio è da sorella morte.

DANTE BORTOLOTTI

"E' PASQUA" di Anna Maria Lombardi



"E' PASQUA

Siamo sulla Croce
ed ai piedi di essa.
A volte procediamo
mantenendoci distanti
o standole davanti senza vederla.
La via Crucis è stata...
è il cammino dell'uomo
con le sue cadute,
gli allontanamenti da sè,
le resurrezioni.
Oggi è il tempo di riprendersi,
di riemergere.
Fallo
perchè questa è la Pasqua!
E' gioia
dopo avere superato la sofferenza,
è canto
del cuore liberato,
è danza
di assenso alla vita
che ti aspetta a braccia aperte."

Anna Maria Lombardi

"HO CAPITO IL SENSO PROFONDO DI UN SECONDO.." DI S. STREMIZ



“Ho capito
il senso profondo
di un secondo,
di un attimo
di un brivido,
di un’opportunità.
Incontrando te
ho incontrato
la mia anima….”

-S. Stremiz-

"SERENO DIVENIRE DI SPERANZA" di Rosaria Andrisani

Sereno divenire di speranza
Gioia di cercare l'orizzonte delle mie emozioni
... con questi miei versi auguro a tutte una serena Pasqua!
Rosaria 😊

"LE COSE CHE NON HO" di Anna Maria Bortolan



LE COSE CHE NON HO

Cammino nella bufera:
fiocchi di ombre, è notte.
I desideri sono stelle,
appassiscono all'aurora;
se tu ci fossi, fiorirebbero.

Le cose che ho perduto
le nascondo anche a me stessa.
Il mio ricordo ingombra la tua storia.

Istante dopo istante
petali di rimpianto vorticano
nello sguardo invitante dell'alba.
Devo solo perdonarmi
di ogni insicurezza.

ANNAMARIA BORTOLAN

"TORNARE A CASA" di Bianca Brotto

RACCONTO

TORNARE A CASA

È difficile tornare a casa, amore mio, e tu sei arrabbiata con la vita perché hai vissuto nove meravigliosi mesi dall’altra parte del mondo e tutto questo, adesso, è finito. Fra sette ore salirai sull’aereo che ti riporterà a casa. Piangi. Mi fai vedere il video struggente di addio che i tuoi amici hanno realizzato per te, e tu lo sai che di addio si tratta, che la porta Australia sta per chiudersi e che con lei si chiude qualcosa che non tornerà.

Sono le porte della vita, tesoro mio. Il mio amore di mamma vorrebbe caricarsi sulle spalle quel masso di dolore che ti inchioda il cuore, ma non è possibile, tesoro bello, perché quel peso che stai portando ti sta plasmando. Sei creta nelle mani della vita, gli eventi ti modellano e grazie a loro prendi forma. Funziona così. Per tutti.
Per ogni porta che si serra, un’altra si è già aperta, ma tu non la vedi, quella aperta, perché stai ancora guardando l’altra che si sta chiudendo. 

Meno sette ore e poi meno sei e in un attimo meno un minuto e salirai le scalette dell’aereo e sarà pomeriggio e qui mattina, e poi sarà mattina qui e tu scenderai da un’altra scaletta, stravolta nel corpo e nel cuore. E noi saremo lì, ad avvolgerti d’amore. 

Lo so che le mie parole non possono alleviare il tuo dolore, che stai male perché sei stata profondamente bene. Dovresti essere felice per il sogno vissuto e so che lo sei, ma hai diciassette anni ed è maledettamente duro realizzare che è ora di entrare in un’altra realtà.

È uno strappo forte, questo, ti alzavi alle quattro per andare a vedere l’alba sull’oceano e adesso questa natura l’hai dentro, come hai dentro il morso della tarantola di quella mattina… perché la vita è fatta così: a volte un morso, a volte il sole. Ma ascolta: tu ringrazia sempre e comunque. 

Ringrazia il ragno che ti ha terrorizzata e il vento che ti ha fatta correre sulla spiaggia, perché solo in questo modo ogni esperienza lascerà in te il frutto che tu potrai cogliere, mangiare e assorbire come nutrimento. Accetta ogni porta che si chiude, guardala bene e siile grata perché non c’è crescita senza trasformazione. 

Oggi è Pasqua e Pasqua significa passaggio... Non temere i cambiamenti, amore, sono un’incognita, ma sono il prezioso destabilizzante strumento che la vita utilizza per smuoverci dalla poltrona e spronarci a camminare. Ed è solo girovagando che possiamo esplorare il mondo, sederci sull’erba e mordere una fragola.

BIANCA BROTTO

sabato 26 marzo 2016

"ABBIAMO FAME DI TENEREZZA.." di Alda Merini



Abbiamo fame di tenerezza, in un mondo dove tutto abbonda siamo poveri di questo sentimento che è come una carezza per il nostro cuore abbiamo bisogno di questipiccoli gesti che ci fanno stare bene la tenerezza è un amore disinteressato e generoso, che non chiede nient’altro che essere compreso e apprezzato.

- Alda Merini -

"ATTENDO LA RESURREZIONE" di Annalisa Fabbro



ATTENDENDO LA RESURREZIONE

Quando me ne andai
lo feci con un sorriso.
Camminai per ore
sui sentieri dell'anima.
Vidi fiumi di lacrime passare
vidi nidi di uccelli cadere.
Il nero dei peccati
tutti insieme
tingere di rosso il mio cammino.
Vidi fiori appassire
primavere sospese
come mai arrivate,
sentii il cinguettio degli uccelli
come lugubri canti
vidi piangere le madri
cullando figli caduti.
Passai in quest'inferno
e soffrii tutte le pene
come fossero mie,
non vidi più umanità nei volti
nei corpi
nelle voci.
Non vidi più uomo dentro all'uomo!

ANNALISA FABBRO

"SEI TU" di Luisa Simone



SE TU..

Se tu
..imparassi
Ad avvertirmi

Come fossi rugiada
Sopra te
fiore
Assetato

Come fossi
respiro
Ormai..
Dimenticato..

Come fossi risveglio
Immaginato

Se tu..
Imparerai
A guardarmi
Come ..
Si guarda
La luna..
Nella notte
Troppo buia..

Come si guarda
Un tramonto..
Quando
Termina
Dolcemente
....
Il giorno

Se tu imparerai
Ad ascoltarmi
.....

Senza far arrivare
Prima..
Odio o rancore

Allora in me..
Sparira'
Il dolore..

Non sentiro"
Più la stanchezza
Avvertiro'
In me
Una...
Nuova giovinezza.

Se tu..
prenderai la mia
Mano
Tenendola
Stretta

Nella tua..

Allora
Niente..
Potrà
Farmi più
Paura..

Se..tu

Mi starai vicino
Quando non saro"
Più bella..

Ogni mia..
Lacrima..
Mentre
scendera'...

Diventera"..
Una stella.

(Luisa Simone)

"IO NON HO BISOGNO DI DENARO.." di Alda Merini

Io non ho bisogno di denaro.
Ho bisogno di sentimenti,
di parole, di parole scelte sapientemente,
di fiori detti pensieri,
di rose dette presenze,
di sogni che abitino gli alberi,
di canzoni che facciano danzare le statue,
di stelle che mormorino all’orecchio degli amanti….
Ho bisogno di poesia,
questa magia che brucia la pesantezza delle parole,
che risveglia le emozioni e dà colori nuovi.

ALDA MERINI

"PASQUA" di Marina Marini Danzi



PASQUA

Notte minacciosa,
il buio sovrasta greve sull'anima.
Quanti venerdì santi
abbiamo vissuto?
Un cuore quasi morto
un battito lieve sotto la neve
Dimentico e dimenticato
anestetizzato, ingabbiato
sepolto sotto il letargo delle emozioni
Eppure, gonfio d'amore
perche' l' Amore mai non muore !!
Per quanto sia lunga la notte
e il gelo sia morte
la nostra Pasqua arrivera'.
Sara' di nuovo Vita
di nuovo Sole
Campi aperti
ruscello che scorre
profumo di fresie nell'aria
Nuova, antica luce
scaldera' l'anima
Sara' Amore, un amore nuovo,
una sfumatura diversa dell'arcobaleno
nell'infinita' dei colori del cuore.

Marina Marini Danzi

venerdì 25 marzo 2016

"UN AMORE..UNA ESTATE" di Dante Bortolotti



UN AMORE....UNA ESTATE..

Tranquillità...nel prenderti la mano
e...sentirti, per un attimo...mia.


Tristezza...di dover dire..."vai",
mentre il cuore ti chiama.

Gelosia...nel saperti legata
ad un altro...che un tempo
hai amato...donandogli tutto di te.

Angoscia...di vederti negli occhi
un richiamo...di bimba impaurita.

Paura...di convincermi...un giorno
a lasciarti in balia del tuo mondo.

Dolcezza...nel tuo perderti...ansioso,
nel sentirmi parlare
di vecchie leggende...lontane.

Cinismo...quel non crederti
quando ti rendi evasiva
e mi lasci pensare le cose
che voglio...di te.

Amore...quando ascolto
il tuo ansito fondo e
la voce appassisce...come
l'acqua che vaga...nei fossi
coperti di muschio.

Speranza...quando sento rinascermi
dentro...la forza selvaggia
che m'invita a spezzare le fronde
e a pulire il sentiero.

Oblio...quando so che il tuo bene
è velato da...troppi...perchè.

DANTE BORTOLOTTI

"OSCURI ROVELLI" di Marcella Arrìa

OSCURI ROVELLI

Strani rovelli trapanano la mente
Ma la felicità è dietro l'angolo
Un angolo in curva verso l'infinito
Strana la mente
Pozzo nero in cui galleggiano
Carni putrescenti
Rimasugli di mille battaglie perse

Marcella Arrìa

"SERA" di Susan Moore

Sera
Cammino un po’ più veloce
Senza sapere perché
Ma non posso aver paura
Il mio corpo è bandiera
Dipinta del colore di tutta la storia
Ho avuto croci
Sul ventre
Stelle
Sul petto
Idee di luna
Incise con pietre sul capo
Fiori
Arsi con me, sulla mia pira
Ma cammino veloce
Non mi prenderete
Sono donna
Sono paura
Mi annientate da sempre?
Sopravvivo
Genero altra vita
Non ho paura

SUSAN MOORE

"IL GIORNO GIUNGE, LENTAMENTE..." di Antonella Anna Di Pietro

Il giorno giunge,
lentamente,
senza fretta,
viandante stanco
in una intesa profonda
con il cielo,
tabernacolo di vita,
immensità d'amore,
in cui,
il bagliore appena nato,
emette timidamente
il suo primo vagito
Anto

"LA MARGHERITA" di Greta Baraldi



LA MARGHERITA

Sono una margherita
Prima non c'ero
E adesso si
In questo prato qui
La mattina mi apro
E mi scaldo al sole
La sera mi chiudo
E mi rannicchio a dormire
E a sognare forse
Se qualcuno mi raccoglie
Non oppongo
Nessuna resistenza
E se mi mettono
In un vasetto
Io resto lì
Forse so
Che ci morirò
Ma non ci penso
Non mi preoccupa
Sono una margherita

Greta Baraldi

giovedì 24 marzo 2016

"DI PERLA HAI GLI OCCHI..." di Marika Consoli



Di perla hai gli occhi
e di neve assolata
sugli specchi.
L' odore hai delle rondini
nel riverbero dell'acqua
quando l'aria tace.
Hai la pace degli ulivi
l'ora che si attarda
e il profilo della costa
dove lo sguardo si perde.
A te che arrivi.

MARIKA CONSOLI

"LA VERA STORIA DI FIOCCHI FANTASMA" di Margherita Benati

RACCONTO

LA VERA STORIA DI FIOCCHI FANTASMA


Pensare di scrivere per bambini è una bella cosa. E riuscire a farlo davvero è un buon punto d’arrivo. Ma non pensare di scrivere per bambini, e poi ritrovarsi ad aver pubblicato questo piccolo libro, riconosce in abbondanza quel senso del meraviglioso dell’inaspettato e del misterioso alla propria vita, quello stesso che pervade la letteratura per l’infanzia nelle sue espressioni più alte. Quasi che le due, la vita e la fiaba, avessero deciso di essere una sola. Così, senza speranza alcuna di potermi sottrarre, mi è capitato d’incontrare la magia dell’imprevedibile; e nulla è stato più oscuro e affascinante del mio studio interiore, rivolto a decifrare quel mondo incantato che stava lì, ad aspettarmi dentro, dolce e fantastico, silenzioso e muto fino a quando non ho voluto starlo sentire .
“ Voglio ascoltare! Lasciatemi!” dicevo a me stessa mentre vivevo la mia vita lontana anni luce dal raccontare. Quel raccontare e ascoltare un racconto, che è in fondo dono a se stessi e agli altri dei nostri sogni, e di quelli che ci appartengono come espressione dolcissima della nostra umanità. Perché dunque le fiabe volevano vivere con me, nella mia vita? Ho provato a rispondere come ho potuto, scrivendo di loro, e per loro. Non so, sono così incapace a tracciare la meraviglia e l’incanto di quei mesi in cui ho iniziato piano piano a scrivere: e che cosa stavo per scrivere? Tutto da mettere insieme e da costruire dall’inizio alla fine, senza sapere nulla!
Ma è come quando inizia un nuovo amore o una nuova avventura molto bella: si accende una luce abbagliante, e non importa se non ti permette di vedere oltre. Sì, a distanza di anni posso affermare che è stato un colpo di fulmine, e ho vissuto giorni e mesi di intensa emozione, gioia, speranza, futuro: avevo scoperto che potevo permettermi, potevo osare molto di più, che la mia vita cambiava e si rivoluzionava, se solo l’avessi seguita. Del resto, è fuori dubbio, ho sempre trovato intrigante il cambiamento, e amato la novità, e questa era davvero la più coinvolgente che mi potesse capitare in quel momento, quando avevo 37 anni, una famiglia e due bambini: poter scrivere...
E frase dopo frase, una correzione dopo l’altra, dopo diversi mesi era nata una fiaba, la mia prima fiaba, quella delle sorelle Birimbambò; ecco dove mi aveva condotto la magia dell’imprevedibile. E se davanti a quelle pagine di quaderno scarabocchiate ero tanto sorpresa quanto inconsapevole, e avrei voluto gridare a tutti la mia felicità, così mi sorrideva avere questo segreto con me, mentre solo io e la mia fiaba sapevamo. Tuttavia non riuscivo a capacitarmi di come tutto questo fosse potuto accadere. Nei mesi successivi il tempo della riflessione mi aveva consentito di realizzare che forse avrei potuto scrivere altre piccole fiabe, forse; provando e riprovando a ripercorrere la strada che avevo appena scoperto, e che mi aveva permesso di arrivare a completare la prima. Ma, nel tentativo di ripetere la prova, era come se il sentiero fosse stato smarrito: dopo aver scritto la prima fiaba non sapevo come scriverne un’altra. La seconda che avevo appena iniziato era Fiocchi Fantasma. 
Questo particolare della mia piccola storia di autrice non è di poco conto. Esso infatti rivela tutta l’ingenuità e spontaneità nel dedicarmi alla scrittura, e rivela altresì che si può scrivere senza nessun esperienza, o studio letterario e creativo: ho così compreso che era stato decisivo, nella stesura del mio lavoro, il cielo delle mie emozioni; per me scrivere fiabe aveva significato in primo luogo elaborare sensazioni avvincenti, ma non solo. Molte delle idee che mi apparivano alla mente a comporre il sentiero narrativo erano banali, e proprio per questo non mi piacevano affatto; non riuscivano a portarmi con loro, tant’è vero che ho costruito altre fiabe solo attraverso il tempo, la pazienza, e la libertà di esplorare nuove occasioni di sogno. 
E che dire di queste nuove e inesplorate possibilità? Innanzitutto che mentre i miei pensieri si arrovellavano in direzione dell’originalità, trovando la sfida difficile, i giorni passavano: ma non è proprio il tempo uno dei fattori chiave della bellezza di ogni forma d’arte? Alle volte le intuizioni sono veloci, altre no, non per questo si deve credere che non ci siano le capacità in sé di far bene. Così come la fretta, o il risparmio del tempo, che senso hanno se al contrario la nostra vita e la nostra mente ci chiedono di restare libere fino al rintracciare e al portare alla luce ciò che inseguono? 
C’è stato poi un punto chiave al quale legare i fili delle trame: come dicevo sopra ho ritenuto che il sogno sognato dalla fiaba stessa dovesse essere originale, grandioso e inarrivabile, ma nel contempo doveva essere reso accessibile, magicamente, dal narratore attraverso le parole, attraverso l’intensità descrittiva fantastica. In altre parole suggerire grandi aspettative delle quali far innamorare, certi che si può migliorare, comunque vada. Nella mia fervente immaginazione una delle una delle visioni più affascinanti in cui mi sono imbattuta, e con la quale mi sono trovata a tu per tu, è stata quella delle casette in bicicletta. Ho sentito che l’inventiva del paese delle case curiose era mia e mi apparteneva più che mai, forse perché nella mia vita avrei voluto viaggiare e non ho potuto, forse perché ancora oggi non posso fare come vorrei dei miei giorni, o forse per la mia persistente volontà di cambiamento. Fatto è che quelle casette decidono di lasciare le loro fondamenta in nome della libertà di muoversi e di conoscere il mondo. E che grande avventura sanno vivere! Non escludo, anzi mi propongo di trarne presto una più ampia opera narrativa che possa contenere le più strabilianti peripezie di questo paese impossibile da tener fermo. 
Ancora, nel mio scegliere le intuizioni che mi sembravano le migliori ho tenuto in gran considerazione una caratteristica: la loro semplicità; non è niente di nuovo la semplicità, anzi è tutto di vecchio, ma alle volte, presi dall’ansia di produrre buoni risultati, ci si arrabatta in chissà quali avventure, e si lascia da parte la linearità, le cose che circondano, e che sono comuni a tutti noi. Ad esempio l’idea delle tre rondinelle come protagoniste, o delle tre sorelle Birmbambò o del Natale e della sua neve sono temi molto comuni ad altre fiabe, ed elementari, ma poi ho lavorato per trarne un nuovo intreccio, che mi convincesse a modo mio. Perché è chiaro che se sulla letteratura per l’infanzia è già stato scritto di tutto, e se non si riescono a trovare personaggi davvero innovativi, come possono essere le casette in bicicletta, è necessario intervenire sulla narrazione, per dare quella forma esclusiva di cui un buon racconto non può fare a meno. 
Il Giardino di Azzurrino è stata l’ultima fiaba scritta in ordine di tempo, e mi rimane sempre dolcissima più di tutte, perché i fiori mi hanno voluto regalare idee straordinarie; nella stesura delle tre rondini sotto l’ombrellino, mi sono impegnata con l’intenzione di rendere altrettanto dolce una storia che avesse come protagonisti questi uccellini per me molto cari, che sempre ho visto fare il nido nelle stalle della nella mia campagna, e il loro andare e tornare allo stesso nido non solo mi ha sempre sorpresa, ma mi portava a immaginare quale fosse il loro viaggio tanto lungo. Mentre la fiaba Fiocchi Fantasma (il cui titolo mi rimase subito impresso nella mente e mi piacque tantissimo) mi è stata in parte ispirata da mio figlio Davide, il quale, chiedendomi di scrivere per lui un racconto dedicato ai fantasmi, mi portò a unire la magia del Natale e della sua neve agli spettri benevoli che popolavano i suoi sogni di bambino, e che oggi lo attraggono ancora moltissimo, e lo accompagnano imperterriti a immergersi spesso in quel mondo definito letteratura gotica dell’Ottocento. Quando ho pensato alla ciliegina, alla magia della vita, Londra, città che mi ammiro incondizionatamente per la sua storia, modernità, libertà e capacità di rinnovarsi, è stata ancora il teatro più bello dove svolgere la matassa degli episodi. Perché Londra era e rimane nel mio immaginario raccolto sui libri di Dickens e Stevenson la terra di tante avventure meravigliose, e di quegli uomini valorosi chiamati corsari e pirati, alla conquista di tesori, che non si arrendono alle avversità, ma combattono fino alla fine. 
In ognuna delle mie storie, molto diverse una dall’altra, e già i loro titoli in questo senso la dicono lunga, non c’è spazio insomma per la routine, e senza fraintendimenti suggeriscono a me stessa e al lettore di cambiare le regole, dalle più antiche a quelle più attuali; di farlo nella giusta via, per arrivare al lieto fine. E si ricordi: la giusta via spesso è una sola. 
Non posso a questo punto tralasciare un accenno all’incontro e all’amore tra il castello e la casetta in cielo, protagonisti della fiaba la casetta in cielo, dove avrei potuto benissimo sviluppare la storia in mille altri modi, e far innamorare il castello di un qualunque altro personaggio, anche una principessa poteva andare bene, pur di trovare un buon finale comunque. Una principessa che magari dopo avergli dato un bacio si sarebbe trasformata in una villa tutta per lui. Ma, per come la penso, il castello non poteva che incontrare la sua anima gemella in un suo simile, il quale non poteva trovarsi sulla terra, perché ogni grande amore è un dono che viene dal cielo, e doveva essere fatta di luce e di dolcezza, la stessa stoffa del bene. E, con tutto ciò, ora chi mai potrà dire: “Il mondo delle fiabe ha già visto tutto! Sono sempre le solite! Il principe e la principessa o la cicala e la formica! I draghi e le streghe e le balene, e via di questo passo.” No, con questo piccolo libro le cose sono state rivoluzionate. E se i giorni non mi sono bastati il tempo non ha stretto i lacci della sua la borsa, e mi ha regalato i suoi mesi, che poi sono diventati 15 anni e 7 fiabe: in tutto 121 pagine di FIOCCHI FANTASMA E ALTRE MERAVIGLIE.

MARGHERITA BENATI

"LA BAMBINA LUMINOSA" di Dante Bortolotti

RACCONTO

La Bambina Luminosa

Ricordare la dimensione del sogno è la condanna per questa vita, il sangue del Druido è forte e impetuoso in questa notte disperata, ho fallito troppe volte nella ricerca della mia parte mancante per riprovare ancora...ma...non mi è concesso di rinunciare, tutto il mio essere mi sprona a non rinunciare.

La casa silenziosa mi accoglie e mi circonda delle sue presenze gentili, dei miei ricordi delicati di bambino.

Il vecchio bastardo sorride...niente di nuovo.

Noi eravamo Uno, eravamo liberi e forti, la poesia , la musica, il canto, il piacere per la bellezza, per i giorni che passavano sereni,
per le stelle che morivano e nascevano in un universo stabile e ordinato.

Quando le forze oscure sconfissero un Dio indebolito e morente
la nostra scintilla immortale venne frantumata e dispersa.

Ero molto piccolo quando sognai la bambina luminosa, emergeva da uno stagno?, da un fiume?, dal mare?.

Mi tendeva la mano e mi perdevo nello splendore del suo sguardo,
la mia parte mancante mi cercava, dovevo trovarla!, con lei tutto sarebbe stato amplificato, niente e nessuno, in questo mondo, avrebbe potuto impedirci di ricreare un angolo del nostro paradiso...perduto e violentato.

Quante volte ho cercato nello sguardo di una donna quella carezza radiosa che scaldava il cuore, quante volte ho creduto di averla ritrovata...per un attimo, un'ora, qualche giorno...poi la solita domanda " Mi vuoi bene?"," mi ami" e simili, pur dolci, domande.

La scintilla spezzata non avrebbe voluto conferme, era parte di me, sapeva che l'amavo, che ero sempre con lei, anche a milioni di chilometri di distanza , a milioni di anni di tempo.

Quante volte ho dovuto chiedere scusa a ragazze importunate da una domanda incomprensibile per loro, momenti di euforia seguiti da inspiegabili ritirate...amiche intelligenti mi hanno perdonato, qualcuna mi ha disprezzato per un pò.

Il vecchio sente la mia frustrazione per l'ennesimo tentativo fallito, sembra quasi dispiaciuto...sembra solo, lo evito ed esco a cercare lo spirito del lupo bianco,il mio alter ego poeta,
scappa via ogni volta che inizio una nuova ricerca.

La notte è leggiadra e gentile, scoiattoli e ghiri si rincorrono sui rami del noce vicino al tetto...il cinghiale solitario no si è visto, è nascosto, da qualche parte, in mezzo ai castagni che si stanno raccontando le storie del giorno trascorso, è dolce questa solitudine grigia, la risposta a tante domande- molte inutili -,
sto bene qui, il tempo è immobile e i pensieri fluiscono liberi.

Penso, con fastidio, ai tanti illusi che cercano nei libri, nelle leggende, nei simboli, la consapevolezza, la libertà, la forza, non sapranno mai che il vero potere è scritto nel Dna di qualcuno,
chi lo scopre, in genere, lo usa per scopi personali, accrescendo in tal modo lo schiavismo del male,
i pochi che ancora lottano, in un ultima difesa dei tempi del sogno, s'indeboliscono sempre di più.

Sono di nuovo sereno, il mio tempo, in questa vita, sta finendo, ne sono felice.

Torno via, domani inventerò qualche stupido gioco...per giustificare la mia follia.

DANTE BORTOLOTTI

"CORAZZA" di Marina Marini Danzi



CORAZZA

L'azzurra corazza
dolce mi avvolge
Come velo sontuoso
cela ogni vista
Protegge il mio fragile cuore
di vetro soffiato
Stempera lo strazio
di speranze
senza domani
Sfumate illusioni
di stanchezza stremate
Lì dietro al velo mi perdo
e mi cullo
in attesa del Caso
Per ogni cosa c'e' sempre un perche'
Straccero' tutti i veli
avro' il coraggio e la forza
per vedere
per sapere
Quel giorno non avro' piu' paura
e nessuna corazza

Marina Marini Danzi

"PRIMA DI TE IL MIO CUORE..." di Doris Kompatscher



Prima di te
il mio cuore
ha vissuto anni
di deserto.
Era bisognoso
di amore e
affetto,
disperatamente
voleva essere
amato.
Sentivo questa
sete di abbracci
e baci veri.
Avevo perso
questi sorrisi
che arrivano
fino agli occhi.
Sorridevo
comunque,
sempre,
talvolta
per nascondere
le lacrime.
Oramai nell'amore
non ci credevo
più.
Poi ho incontrato
te
e mi hai acceso.
Colpo di fulmine,
quasi una favola,
hai cancellato
questo vuoto
in me,
che mi tormentava.
Mi hai completata
e tutto
ad un tratto
aveva senso.
Il mio cuore
adesso si
è riempito di te,
ogni giorno mi
sveglio e
mi innamoro
di nuovo
di te.
Sei il mio sogno
divenuto realtà,
siamo sole e
girasole.
Siamo vita per
noi.
Ti amo amore mio.


Doris K

"PROFUMO DI MARE" di Laura Moscato


RACCONTO

PROFUMO DI MARE

Aprile è alle porte. Il sole brilla alto nel cielo e fa uno sgambetto all'inverno ormai lontano. La luce si riflette nell'acqua del mare. I gabbiani gridano in cielo e si fermano sugli scogli ad osservare il fondale. Le onde si infrangono sul bagnasciuga, sono schiumose e piene di vigore. I colori sono accesi, l’azzurro del cielo si mischia con il blu del mare, le nuvole bianche colorano l’orizzonte e le vele delle barche si stagliano come macchie di luce. I raggi del sole mi accarezzano lievemente, riscaldandomi. Piano piano i pensieri della mia mente se ne vanno e inizio a rilassarmi, lasciandomi invadere dal profumo di salsedine.
Mi guardo intorno. Il mare d’inverno si è riappropria della sua spiaggia e l'ha lasciata disponibile a tutti quelli che hanno voglia di giocare con lui. I cani corrono liberi sulla sabbia e si fermano all'improvviso per scavare una buca; i bambini giocano scalzi e con i giubbotti aperti, le persone si sdraiano sugli asciugamani e leggono, lasciandosi guidare dal silenzio perfetto che li circonda.
Un bambino gioca vicino all'acqua. Ad un certo punto si avvicina una bimba con la gonnellina a scacchi e i collant rossi.
«Bimbo vuoi giocare con me? Guarda cos'ho trovato.» In mano ha una pietra rotonda tutta nera. Il bimbo la guarda, le sorride e la prende per mano. Saltano nella risacca, e si bagnano i vestiti, incuranti di ogni raccomandazione.
«Guarda adesso fermo il mare.» La bimba si concentra, allunga il braccio e con la mano tesa fa finta di fermare la corsa delle onde. Sembra che per un istante il mare si fermi davvero.
«Tiriamo le pietre in acqua. Ok?»
«Ma al mare facciamo male se gli tiriamo le pietre? »
«No, al massimo gli facciamo solletico. » I due bimbi si mettono a ridere e tutti si fermano un attimo a guardarli, rapiti dalla loro bellezza.
Non manca niente a questo istante. È perfetto così com’è.

LAURA MOSCATO

"VAGABONDO" di Dante Bortolotti



VAGABONDO

Che importa vivere
per gesti ripetuti
per frasi scontate
o...per un rubino?


Invidio te
stravagante vagabondo
il cordone ombelicale
della natura
ti trattiene ancora.

T'invidio
per la tua noncuranza
ad assaporare
i brividi dell'imprevisto.

T'invidio
per le tue donne
che hanno imparato
a non aspettarsi niente.

T'invidio
perchè sei libero
d'andartene domani
e nessuno
penserebbe a cercarti.

DANTE BORTOLOTTI

"ANIMA DA ASCOLTARE" di Luisa Simone



ANIMA DA ASCOLTARE

Sì. .
anche questa
dolce tristezza
Ha il suo fascino..

L'estate
Che ci lascia..

La spiaggia ancora. .
Vuota

E sento..
Di più
'..il mare.

Il vento..
Mi solleva
I capelli. .

La veste..

Donandomi"..
Un senso di leggerezza..

Di splendida. .
Intimista
Presenza.

I gabbiani..
Volano..
Bassi
Come adesso
I miei
confusi
Ricordi.

Osservo..
Il cielo..
Non proprio
Aperto
Ancora piu'
Forte è. .
Quello
che sento.

Adesso
Lambita..
Da acqua..
Mista
A ....
vento.



Mare ..

Tu .mi fai
Sentire

Tutto quello..
Che il mondo
Non potra' ...
mai udire..



Ti lascio..
Estate..

Ma verro"..
A trovare..
Spesso..
Il mare..


Mare
Per me
Vuol..
Dire
Anima...

ANIMA..

...................
Da ascoltare .
..........

(Luisa Simone)

"NELLA MERAVIGLIOSA INUTILITÀ DEL VIVERE" di Franca Berardi

Nella meravigliosa
Inutilità del vivere,
egli andava
recuperando una…
finta gioventù perduta.
Amava la vita
ed in essa si intrecciava
e si riconosceva.
Ma si spegneva
suo malgrado…
nel degrado dell’anima
ogni sua virtù.

FRANCA BERARDI

"DOVE SE?" di Antonella Anna Di Pietro

Dove sei?
Sei tu?
Sei così irraggiungibile
nella nebbia confusa
di una vecchia illusione
di un'immagine che più
non ti appartiene!
Ombra che saluta il passato
nel caos di una fuga di cristallo,
dietro la tenda
di una trasformazione che spaventa e inchioda
ad una nuova realtà,
quella di farfalla senza ali
che ha lasciato il bozzolo,
sicura di abbandonare
l'oscurità che ripara,
delusa da un nulla di plastica
in una discarica di carta
e di cianfrusaglie accantonate
di un ambulante senza nome
Anto

mercoledì 23 marzo 2016

"CAREZZE CERCAVO MENTRE RIMANDAVO INDIETRO LACRIME BAMBINE.." di Claudia Corsini



Carezze cercavo
mentre rimandavo indietro
lacrime bambine
in quel primo doloroso distacco.
Ore lunghe e lontane
trascorse fra pagine antiche e nuove
ove danzavano insieme,
seppur distanti,
nozioni e vite, emozioni e ragioni.
Carezze cercavo,
coraggio di vedere ciò che già avevo,
di attendere ciò che volevo.
Carezze cercavo e cerco
in ogni pianto e grido,
parole dette e taciute,
sorrisi e apparenti indifferenze.
Carezze vestite di antiche amarezze,
desiderose di scoprire
future dolcezze.

© Claudia Corsini

"SEI NELL'ONDA" di Santina Gullotto



SEI NELL’ONDA.
La vita lì nell’onda,
senza la sua essenza,
si trascina tra i granelli della sabbia.
Sei lì, nell’onda che cambia
e forma nel suo travaglio una nuova spiaggia...

Nell’onda una conchiglia
si trascina lenta, mentre chiude
più forte il suo scrigno
per non perder la sua rara
e preziosa perla..

Nel cuore, nella mente la speranza
come l’onda s’infrange
sulla spiaggia e si ritrae,
nell’onda il dolore che travolge
qualsiasi emozione,
ancora una volta, ritorna e si disperde....

Santina Gullotto.

"LA PREDA' di Franca Berardi



La preda

Lui la seguiva...lei lo sapeva e ne era compiaciuta ma faceva finta di nulla.
Lui camminava a passo veloce , ma lei era più lesta; si dileguava dispettosa tra le calde vie di Bari, tra i colori intensi di qulla città, tra le persone quanto mai animose e incazzuse di Bari.
Lui, nella corsa, si scontrava con qualche vaffa elargito generosamente ma non rispondeva; la voleva e lei lo sapeva ma continuava con il suo passo veloce.
Lui, ormai dopo qualche minuto, iniziava ad ansimare; probabilmente non era molto ben allenato, mentre lei sembrava la parente stretta di Mennea.
Ma sì… la figlia del vento lo voleva, lo… voleva forse morto. 
L'inseguimento era iniziato dall'Università, lei era riuscita a blissare il traffico con la agilità di una gazzella, lui era stato inesorabilmente bloccato da tre pulman,a loro volta bloccati da macchine, a loro volta bloccate da motorini roboanti e biciclette...
Una casbah! 
“Maldizione, non ce la farò mai- pensava-, mentre finalmente, all’improvviso un pulman gli era passato sotto il naso liberando l’ingorgo che si era formato.
Lui attraversò prontamente e arrivò ai giardini.
La intravide;era molto più lontana ma l'avrebbe raggiunta e finalmente sarebbe stata sua.
Così pensava, ed intanto, nella foga della corsa,confusi ed accaldati, finirono ineluttabilmente tra le stradine bianche della Città vecchia ove le urla e le parolacce di uomini corpulenti e dalle ugole possenti si sprecano a dismisura.
Furono investiti da un profumo intenso di ragù che si mescolava con altri odori: di pipì, di varechina, di fiori provenienti da balconcini zeppi di piante, di cozze appena sgusciate, di melanzane fritte, di panzerotti caldi che si sciolgono in bocca.
Ci poteva scappare anche una coltellata, ma lui la seguiva ormai…, madido di sudore, ma imperterrito, stoico, non mollava.
Si infilarono in altre stradine sempre più strette, anzi talmente anguste, che non lasciavano nè spazio nè respiro. 
Il viso di lui era cotratto; una smorfia di dolore si palesava imbarazzante sul viso del guerriero.
Lei sembrava fresca come una rosa e sorrideva , la ” fetentella” mentre, con la coda dell'occhio, controllava se lui c'era ancora.
C'era, c'era.
Lui, seppur sfinito, non disperava di averla e anche lei lo voleva.
In men che non si dica entrambi finirono in un localino angusto e tetro; assomigliava lontanamente ad una trattoria...
Una vecchia signora li invitò ad entrare con l'eleganza di un ippopotamo.
Sfiniti si sedettero davanti ad un tavolaccio scuro…
Sopra, buttata quasi per caso, una tovaglia a quadretti; olio, sale, aceto ed una bottiglia di vino che chiedeva solo di essere bevuta.
L'anziana si accostò incalzandoli, impaziente e quasi scocciata.
Si sentiva nell'aria un forte odore di cipolla... o di sudore… meglio non indagare.
“Due panzarotti”- sussurrò lui a stento- sopraffatto dall'affanno.
“E due supplì”- aggiunse lei-.
Erano a due passi da lungomare oramai.
Si scambiarono uno sguardo di intesa, le loro mani erano vicine, molto vicine.
Sopra li aspettava una cameretta.
Continuavano a lanciarsi sguardi nell'attesa , ormai sapevano quello che volevano.
Davanti a quel tavolaccio,l'anziana signora li osservava incupita.
L'esosa e golosa chiese anche degli antipasti...
Niente panzerotti, nè antipasti fu la sua risposta secca: ci sono solo patate,riso e cozze… c'è quello che c'è …bisogna accontentarsi.
Iniziarono a mangiare quel piatto unico.
Era sublime! Quella donna c'aveva messo l'anima e loro, mentre soddisfavano i palati, si mangiavano con gli occhi.
Lei, impudica e provocante quanto mai, addentò vogliosa una patata. Sublime- esclamò-!
Lui si sentiva invaso da un piacere erotico inusitato, ma mentre la guardava, alla vecchia signora, venne in mente di accendere le luci di quel locale così strano e buio.
E così lui si avvide che lei sembrava meno bella di prima.
Forse era stato colpito dai suoi meravigliosi capelli lunghi, biondi mossi dal vento e, ancor più bella, gli era apparsa allorquando era uscita dall'Università con quell'aria sicura con la falcata della spendida irrangiungibile.
Ora quell'immagine che lui aveva scolpita nella mente, aveva lasciato il posto a quella di una ragazza magra, dai piccoli seni adolescenziali, dal visino smorto, slavato, quasi del tutto inespressivo.
Ma anche lei si accorse, or che lo vedeva bene, che non era un granchè: viso squadrato, ma corpo per nulla scolpito; naso imperante, occhi piccoli da miope.
Ma come aveva fatto a non accorgesene prima? 
Eppure, mentre la rincorreva, le sembrava tanto carino anzi ancor di più: come un fiero guerriero pronto ad un corpo a corpo deciso a ghermirla con forza ed ad averla lì all'istante magari contro un muro di tufo.
Il dialogo tra loro, si fece man mano minimale, così come il loro entusiasmo; giusto qualche frase convenzionale del tipo: che fai? lavori? ah sì? sei sola? ma và?studi? ma dai?
Dopo aver mangiato quasi sempre in silenzio, lui pagò infastidito e, deluso , uscì da quel maledetto locale.
Anche lei lo fece, affranta.
Presero strade diverse come se mai si fossero incontrati nè mai visti.
Lui tornò a tuffarsi, come risucchiato,tra le stradine bianche della città vecchia.
Fu nuovamente invaso dai profumi intensi di quei posti , ma erano più attenuati.
Sopra un muretto, c’erano dei pomodori messi lì ad essiccare ed un grosso polipo probabilmente appena pescato.
Comunque sia, ormai passato a miglior vita; accanto, troneggiava un cesto ricolmo di frutti di mare.
Più in là due donne dalle morbidissime curve, erano affacciate ad un balconcino; fumavano e parlavano in un dialetto stretto: le loro abbondanze , straripavano dalle balaustre.
Sotto, in una stradina senza uscita, una vecchina secca e rugosa, sistemava su un tavolo di legno orecchiette e strascinati.
Le sue mani erano veloci, esperte…si muovevano leggiadre,come quelle di un pianista.
L’uomo si soffermò ancora un po’, si guardò intorno…il biancore accecante dei muri di tufo, colpivano gli occhi fino quasi a far male ed ecco quindi che in un attimo, riuscì a raggiungere lo splendido corso Vittorio Emanuele e, poi, ancora di nuovo si diresse verso l’Università da dove era partito.
Intorno a lui non c’era quasi più nessuno; erano le ore quattordici.
Ma ecco che all’improvviso, vide una splendida ragazza uscire dall’ateneo.
Aveva lunghi capelli biondi, mossi dal vento, la falcata della donna bella e vincente…il suo passo veloce e sicuro.
Lui iniziò a seguirla…già sentiva che la voleva e l’avrebbe avuta…

FRANCA BERARDI

"L'AMORE INFANTILE SEGUE IL PRINCIPIO: "AMO PERCHE' SONO AMATO..." di Erich Fromm



L'amore infantile segue il principio: "Amo perché sono amato."
L'amore maturo segue il principio: "Sono amato perché amo."
L'amore immaturo dice: "Ti amo perché ho bisogno di te."
L'amore maturo dice: "Ho bisogno di te perché ti amo."

( Erich Fromm )

"NON TI RICORDERAI DELLE NOSTRE NOTTI INSONNI" di Robiz E Moro

Non ti ricorderai delle nostre notti insonni,
Non ti ricorderai dei miei scatti dal letto per aiutarti a tossire,
Non ti ricorderai dei miei baci e delle mie carezze,
No, non ti ricorderai, perché nemmeno ora ricordi,
Nemmeno ora capisci o senti ciò che succede attorno a te,
Ma spero capirai quanto amore immenso provo per te,
Mia piccola aliena

ROBIZ E MORO

"SONO UNA CREATURA STRANA IO..." di Cinzia Fiore Ricci

Sono una creatura strana io,
mi piacciono le persone che danno valore
a ciò che ritengono prezioso,
e non sprecano energie
per ciò che non reputano importante.
Io la chiamo coerenza,
tra ciò che si dice
e ciò che si fa.
@Cinzia Fiore Ricci.

"LA PACE RACCONTATA AI BAMBINI" di Laura Moscato


RACCONTO

LA PACE RACCONTATA AI BAMBINI

Oggi i bambini sono arrivati al centro, si sono seduti per la merenda e subito ci hanno chiesto:
«Avete visto cos'è successo?».
«Ci sono stati tanti morti? Ma perché?».
La mia collega inizia a ripercorrere tutti i fatti successi e io mi soffermo ad osservare gli occhi dei bimbi che si dilatano, cercando di capire.
«Adesso scoppierà la terza guerra mondiale»,ci dice un bimbo come se questo fosse per lui un dato certo.
«Sai che cos'è una guerra mondiale?», gli chiedo.
Il bambino mi fece no con la testa e poi aggiunge:
«No, ma mi fa tanta paura lo stesso».
Fu in quel momento che mi resi conto che troppe volte diamo per scontato che i nostri bimbi siano grandi abbastanza per comprendere le vicende del mondo. In realtà loro assimilano tutto quello che diciamo anche senza comprenderlo. I bambini, oggi più che mai, hanno bisogno di spiegazioni chiare, di persone adulte che si fermino a spiegare quello che non capiscono e che prestino ascolto alle loro domande e alle loro paure nascoste.
«Cosa possiamo fare noi?», mi chiede una bambina con una voce sottile sottile.
«Portare luce nella vostra vita. Il rispetto, la condivisione, l’amicizia, l’accettazione di chi è diverso da noi, l’accoglienza sono le nostre armi migliori. Il terrorismo e la guerra sono il contrario di tutto ciò. Se nel vostro piccolo cercherete la luce, anche il mondo potrà averne dei benefici», le rispondo.
Come si fa a spiegare la guerra e il terrorismo ai bambini? Credo ci sia un unico modo: raccontando loro che cos'è la pace.

LAURA MOSCATO

"BEATI COLORO" di Luisa Simone



BEATI COLORO

Beati Coloro
Che non aspettano
La notte

Per poter
Sognare

Beati Coloro
Che riescono
Ad amare..

Anche solo
Davanti
Al tramonto..
In riva..
In mare

Beati
Coloro..

Che nel loro
Respiro..
Avvertono
......

Il mistero
Dell'infinito

Beati Coloro
Che
piangono
Di gioia..

Per il proprio
Figlio.

Beati

Loro...
che hanno
Capito

Che solo
amando
La vita..
Niente..
Sara"
Mai
Finito.

(Luisa Simone)

martedì 22 marzo 2016

"DELIRIO.." di Franca Berardi

Delirio
Forse , pensava
che si fosse perso un dettaglio,
o era vittima di un maledetto imbroglio,
o di un ragionevole dubbio,
o di un riprovevole inganno,
o di un abbaglio,
o di un semplice sbaglio…
come fosse foglia
anziché foglio.
E intanto…
langue…
questo povero amore,
langue…
come pallida luna
esangue,
come lasciva notte
senza più fortuna.

FRANCA BERARDI

"ERA DIVERSA DA TUTTO IL RESTO.." di Angelo De Pascalis



Era diversa da tutto il resto.
Semplice per certi versi,
complicata per altri.
Aspetto serio...a tratti malinconico.
Forse un po’ arrabbiata con la vita.
Ma c’era una dolcezza che aspettava di esser trovata,
una passionalità che meritava di essere scoperta.
C’erano sorrisi che attendevano di diventare veri.
C’erano sogni, cumuli di sogni da liberare dal letargo,
finalmente...

- Angelo De Pascalis -

"DEDICATA A CHICCO" di Sandra Boscolo



Dedicata a Chicco

Te ne sei andato
Lontano
Con i tuoi gemiti
Sgomenti nell"anima,
Con il tuo immenso dolore,
Per il mio immenso dolore,
Vaghi nei ricordi,
Come una foglia
Trasportata dal vento
In autunno

Sandra Boscolo

"FIDUCIOSO DESIDERIO" di Lina Mazzotti



Fiducioso desiderio

Vorrei poterti guardare
dritto negli occhi
senza più timore
degli anni duri.
Non inciamperemo più
nella retorica
lisa
di principio.
Finalmente
solo tu ed io
vicini
spogliati di parole
con fiducia
per riemergere
dal prima
in questo tramonto
esplosivo.

LINA MAZZOTTI

"UNA VERITA'" DI GERARDINA RAINONE

Una verità
La ricerca incessante
di una fonte di verità,
inutile illudersi,
la maschera di un'altra falsità
in perenne conflitto
tra brame nascoste
e pubbliche virtù,
amalgama di affetti
intreccio di sospetti,
ora appoggi il tuo sentire
sulle file del destino,
scie d'incontri un po' casuali
che ci lasciano sempre uguali,
è allora che recidiamo il tormento
dando voce al sentimento.
Gerardina Rainone

"NEBULOSE TRA LE STELLE E METEORE.." di Anna Maria Lombardi



Nebulose tra stelle e meteore
si confondono tra le case
trasformandole in torri di Babele.
Schegge di cuori impazziti
in palazzi abitati da genti perbene.
Rifugi di emozioni
echi del mio sentire,
del tuo sentire.
Sbalordita non riesco a gridare.
Quello che io sento
lo senti anche tu,
e non abbiamo il coraggio di darci la mano,
girare intorno al mondo per urlare
che non servono guerre,
che non siamo bimbi da correggere.
Siamo adulti e stiamo con i nostri figli,
abbiamo bisogno di gioire
di tutte le cose belle,
dei nostri affetti, fiori tra i fiori delle primavere.
Ne abbiamo il diritto,
è stato scritto,
firmato alla nostra nascita.
Ridiamoci la mano
e rigiriamo il mondo
mettendo nella giusta luce
i sacri valori della vita
che se vissuti aiutano l'uomo a diventare Umanità.

Anna Maria Lombardi

"IL SENTIERO DEI COLORI" di Dante Bortolotti

RACCONTO

IL SENTIERO DEI COLORI

Nessuno bada molto ai sentieri che scendono, si ha voglia di arrivare al punto di partenza, le fatiche della salita hanno fiaccato i muscoli, la meta è stata raggiunta, nessuna meraviglia nel ritorno.

Nei sogni è diverso, i sentieri che scendono e cambiano colore ad ogni svolta sono il percorso interiore verso l'essenza e la conoscenza di se, tra i ciottoli sconnessi e le viole fuori stagioni, i minuscoli specchi quarziferi imprigionano immagini di eventi passati e riflettono sprazzi di lontani futuri.

Laggiù, dove i rigagnoli d'acqua piovana si arrestano,
le scintille sono statiche, i raggi del sole restano sospesi..

La ragazza danza...i piedi nudi non lasciano impronte, nei lunghi capelli color grano maturo si perdono minuscoli fiori bianchi di ciliegio selvatico.
La veste leggera e trasparente evidenzia le forme di una dea della terra che sembra implorare l'eterno rito della fecondazione che perpetua la vita.

Lei viene dalle pianure sterminate della preistoria, dai templi ricostruiti copiando disegni della prima razza, viene dalle sacre foreste dei Druidi, dai rifugi della Cappadocia.

Nelle notti di luna invernale, quando il gelo cristallizza la neve e gli animali si contendono i rifugi più riparati, un canto senza musica vaga sui crinali, una nenia sensuale e silenziosa invade la mente e nasconde i dolori del giorno, fodera le piccole pene di seta colorata, accompagna l'essenza negli immensi luoghi del sogno dove l'amore è giovane e i sensi integri.

La madre vergine di tanti Dei, la compagna effervescente e libera dei voli adolescenziali, la donna tenace e paziente dell'età di mezzo, la mamma saggia e paziente che ha tenuto tutti per mano,
Lei raffigura tutte,
la sua eterna giovinezza vigila nella dimensione di un eterno presente, passato e futuro sono patetiche astrazioni inventate per giustificare l'invecchiamento della materia.

L'angoscia del tempo che scorre suggestiona i giorni della vita,
soltanto l'illusione d'amore riesce a mascherare l'affanno della rincorsa ossessiva ai simboli dei giorni, dell'avventura e della ricerca.

Lei è l'incarnazione dell'eterna magia della terra, nei giorni di vento percepisco la sua presenza...distesa sui ciuffi di "paledra" avvizzita scruta la feroce lotta per la vita,
le more selvatiche si sono coalizzate con i piccoli germogli di rosa canina e di sarmentose, catturano le foglie morte, le costringono sotto gli , ancora esili, filamenti...saranno il loro concime e la difesa contro le gelate e la siccità, trifoglio e radicchi selvatici non cresceranno più nel fortino alleato, le piccole viole non avranno più luce per nascere.

Ha visitato le stelle già morte e quelle che nasceranno,
il tempo e lo spazio si sono fusi in un immortale presente che si evolve solamente nei brevi sprazzi di nuova bellezza,
nessuna lingua del mio mondo può farmi dialogare con Lei, L'intuisco...come l'emozione di un idea talmente evidente da essere dimenticata.

Quando la realtà fisica si manifesta per la puntura di una spina di biancospino addormentato la nebbia della conoscenza svanisce,
il rombo di un tuono preannuncia la pioggia fredda di Marzo, potrebbe anche essere neve.

Il grosso gatto cenere-arancione sembra dormire all'incrocio dei due tronchi principali del grande castagno, pare abbia scelto definitivamente di rinunciare alla carità pelosa degli uomini, sento che mi osserva con sonnolenta curiosità, non mi teme e non desidera la mia compagnia, è indifferente che io esista o no, non aspetterà la prima goccia per raggiungere un nascondiglio coperto....

DANTE BORTOLOTTI

"VIBRAZIONI D'AMORE" di Francesca Piovesan



VIBRAZIONI D'AMORE

Questo crepuscolo di cielo
spennellato qua e là di tinte violente
e questa serena immensità
che risuona dei primi canti primaverili
odorano di te.
Tutto pervadono il tuo inafferrabile sguardo
il tuo ingenuo sorriso...
E ne profuma l'aria...

FRANCESCA PIOVESAN

"BIVIO D'AMORE" di Salvatore Colucci



Bivio d'amore (Salvo Colucci)

Tu chiamalo destino, io coraggio, ma la tua danza stanotte tra i miei sogni ne ha dato di sapore al mio caffè stamane.
E ti viene il desiderio di cambiare quella strada al mattino, pagare spiccioli diversi al casello dell autostrada e lasciare l'asfalto sicuro e respirare un vento che ti morda il cuore.
Divento trafficante dei miei stessi sentimenti e disarmo la mia volontà voglio non dimenticare più il prossimo bacio e lasciare le chiavi alla porta, una luce accesa ed una sedia accanto alla mia.
Tu chiamalo destino io lo chiamo bivio d'amore.

Salvo@

"C'ERA UNA VOLTA UN UOMO" di Roberta Manzin



C'era una volta un uomo
Coltivava grappoli di sogni
Se li portava con se', per non dimenticarli

Ne era così innamorato che
non si era reso conto che la bisaccia che li raccoglieva,
era forata.

Si alleggeriva lungo il cammino.

Quando ci incontrammo
glielo feci notare.
Lui mi rispose con un sorriso
-che s'impressiono' nella memoria, dando luce al mio bisbetico cuore-:

"I sogni alleggeriscono la pesantezza del vivere".

RobertaManzin

lunedì 21 marzo 2016

"DAL TUO MONDO MI FAI CENNO.." di Miriam Bruni

Dal tuo mondo mi fai cenno
e ti vedo in filigrana, come in sogno;
scorgo il tuo profilo come dietro
una membrana.
Sei nell'utero ora, nel canale del parto, e vuoi
mura silenziose, e uno sguardo, un ascolto,
presso te che vai nascendo.
In principio era il baco, e il suo involucro
duro, protettivo. L'altitudine giusta
allo sviluppo del gelso, e l'inarrestabile istinto
proteso al compimento.
Servono alte temperature. Serve
il vapore, ad ammorbidire, e in seguito
l'acqua. Il baco muore.
Del bozzolo cerchiamo i capi, lo srotoliamo,
decine di metri! Ma il filo è sottile, va irrobustito.
Lo si metta, una volta asciugato, su dei rocchetti
e lo si torca, in una giostra di legni adatti.
Dall'ingegno del baco e dal nostro
traiamo una fibra preziosa e lucente,
dal nome breve ma suggestivo.
Tu sei così, poesia: come la seta.
Le tue reti affondi in sinergie primordiali;
di molto calore e torsioni hai bisogno.
Di sacrificio e di asciugature.

MIRIAM BRUNI

"VADO" di Marina Marini Danzi



VADO

Vado a cercarmi
A trovarti
A trovarci
La'
dove tanto tempo fa
ci eravamo persi
La luna mi indichera' la strada
nell'oscura notte
E il sentiero dell'amore
mi portera' da me
e da te
Di nuovo noi
come era allora
all'inizio di tutto
Splendido

Marina Marini Danzi

"UOMINI ADDOSSO" di Anna Maria Lamberti



Uomini addosso

Corpo desiderato
Corpo mostrato
Corpo esaltato
Corpo sporcato
Da parole violente
Da getti caldi
Da sangue e saliva
Corpo deturpato
Immolato
Continuamente
Alla ricerca
Di un amore

ANNA MARIA LAMBERTI

"MI TROVO A PENSARE .." di Luisa De Amor



Mi trovo a pensare
mi cerco in te figlio
la tua lontananza mi logora
forse troppo madre
forse troppo padre
perché io ho scelto
di non farti subire
quello che ho vissuto io
mi trovo a pensare
che forse non sono stata forte
come avrei voluto
ma continuerò anche sbagliando proteggerti
come farò con tuo fratello
perché voi
solo VOI
siete la mia ragione di vita

LUISA DEL AMOR

"SUL BAGNASCIUGA LE TRACCE RICONOSCIBILI DI UN'IRRESISTIBILE MEMORIA" di Roberta Manzin



Sul bagnasciuga
le tracce riconoscibili
di un'irresistibile memoria.
Il profumo di salmastro
avvolge un calpestio
di rispettoso ascolto.

RobertaManzin

"VORREI SENTIRE LA PRIMAVERA" di Santina Gullotto



VORREI SENTIRE LA PRIMAVERA

Questo freddo non vuole finire,
torna la pioggia e le nuvole nere…
L’aria si fredda e ti fa gelare
come il dolore, che tortura il cuore…..
Questo freddo dovrebbe finire
lasciare il posto all’azzurro del cielo,
a quel sole che ti può scaldare,
così da spazzare le nuvole nere
che oscurano il cuore ….
Li nel giardino è già primavera ,
di rose rosse e di calle fiorite
è già adorno ogni angolo verde,
il vestito leggero l’ho preparato,
la borsa e le scarpe dai chiari colori,
vorrei illuminare il buio del cuore,
per cancellare un po’ di dolore.
Vorrei passeggiare per strade sui monti,
ad occhi chiusi sentire il profumo
ch’è intorno, di fiori appena sbocciati…
Ascoltare il cinguettio degli uccelli…
Aprire gli occhi per ammirare
il candido volo delle farfalle…
Scoprire che c’è un mondo migliore,
che non si conquista con il denaro,
ma che si guarda con gli occhi del cuore….
Vorrei e ancora vorrei sentire…
Dentro di me, la primavera @Santina Gullotto

"NESSUNO" di Maria Cipolla



Nessuno

Non sono nessuno.
Lo sapevo, o forse no.
Quella bimba, sola,
camminava su e giù,
nel grande cortile marrone.
Terra senza un albero.
Mi piacciono gli alberi,
conoscono la vera storia
dell'umanità, ed hanno
radici e saggezza, e forza
per ciò che hanno imparato
e visto negli anni,
ma lì non ce n’erano,
neppure fiori,
solo terra rossa,
come quella delle praterie
nei film americani.
Il cortile era in città.
Una bambola di pezza lacera,
consumata dal tempo
perdeva trucioli di segatura,
e qualcosa perdevo anch'io,
per empatia e paura di essere lei,
lacrime e solidarietà incondizionata,
contenta di non esserlo,
ma sanguinavo di legno tritato,
mentre la terra mi sporcava i piedi
con le scarpe risolate da mio padre.
Bambini umidi di naso,
si aggiravano correndo.
Scheletri impolverati di rosso.
Li guardavo,
mentre si rincorrevano,
senza un destino,
nati per caso senza motivo,
ridevano contenti ,
ignari del nulla, mentre,
il marciapiede si sporcava
di polveri colorate, e
forme disegnate da nessuno
apparivano dal grigio polveroso
come fantasmi dal buio.
Non sapevo, fino ad allora
di essere nessuno,
sì lo sapevo, ma era normale.
Cosa possono essere i bimbi
che giocano su polvere rossa,
mentre una bambina piange
la sua bambola di pezza
con le budella di fuori.
(Maria Cipolla)

"CERCA DI ACCETTARTI COSI' COME SEI" di Alda Merini



Cerca di accettarti così come sei. Non cambiare per piacere agli altri. Chi ti ama accarezzerà le tue insicurezze. Chi vorrà starti accanto si accoccolerà alle pieghe della tua anima. Sii te stesso sempre. Fatti un dono vero, resta come sei.

Alda Merini

"CONCERTO DI PRIMAVERA" di Roberto Busembai



CONCERTO DI PRIMAVERA

Il sole quando sorge dal mare o dietro i monti
non fa rumore, ma la luce che avanza canta un suo colore,
una dolce e leggera melodia che incanta nel silenzio
di un'aurora serena e mista a nuvolette viola.
Nei prati già cresciuta erba, verde spinto prima natura fresca,
si lasciano carezzare fili d'erba da un lieve sospirare
del vento che si alza e come violino suona
llieve sulla corda diretto da mano leggera.
Prime fiorite, ancor ciclamini dominano
con tulipani accesi, colori vivi e caldi
come ottoni lucenti in suoni variegati,
tromboni, trombette, saxofoni pure
in un deliziare di note che saltano
da spartiti di foglie in germoglio avanzato
su rigo di rami spogli ancor in dormiente passato.
Si muovono nei prati in minimo movimento
i primi insetti audaci, quasi con spavento
e gioiscono in un canto solo
la stagione nuova che viene a dar ristoro,
un canto sottile da triangolo percosso
che in un concerto sembra non essere sentito
ma ha pure lui la sua importante nota.
S'ode il cantar del gallo, primo svegliar del mondo,
rispondono nella valle altri lì d'intorno
e come strumenti di corda in un concerto vero
s'odono suoni e canti da svegliar davvero,
poi altri animali in volo
prendono sopravvento e come
arpe pizzicate o smosse nelle loro corde
vibrano prime rondini sotto tettoie rotte
o vecchi abitati decadenti e persi
per risvegliar un mondo di nuovi canti vecchi.
E tutto nell'insieme colora e canta in coro
un muto accorato suono
fatto di visioni colorate e mosse
e calore dentro i cuori per nuove proposte.
E Primavera canta di nuovo e non si stanca.

ROBERTO BUSEMBAI

"UN FIORE A PRIMAVERA" di Annalisa Fabbro



Un fiore a primavera

Regalami un fiore
un fiore di campo
che abbia al suo interno la primavera.
Regalami un fiore
che faccia sognare
sognare l'amore
perché possa sbocciare.
Regalami un fiore
che duri per sempre
che resti in memoria
del tempo vissuto.
Regalami un fiore
che possa portare sul cuore
che possa donare
a chi pace non trova.

Annalisa Fabbro

"S'AFFACCIA IL MIO SOLE.." di Giuseppe Razzino



S’affaccia,
il mio sole
da dietro le cime nell’alba,
spalanca l’aurora.
e,
concerti da’ boschi
e,
profumi
invadono l’aria gioiosa del primo mattino.
Lo sguardo nel volo veloce di rondini in stormo
affonda nel cielo
tra nuvole in corsa dorate dal sole
e,
ti vedo oh mia primavera che nasci
e
pennelli il mio cuore
di rosso
e d’arancio e celeste
e di te.

Giuseppe Razzino, autore

"PASQUA" di Marilena Viola



PASQUA

Ramo di pesco.
Sudario lasciato.
Sepolcro scoperto.
Umanità ritrovata
nella forza del perdono.

M.Viola

" SE IO POTRO' IMPEDIRE" di Emily Dickinson



"Se io potrò impedire" di Emily Dickinson

Se io potrò impedire
a un cuore di spezzarsi
non avrò vissuto invano-
Se allevierò il dolore di una vita
o guarirò una pena-
o aiuterò un pettirosso caduto
a rientrare nel nido
non avrò vissuto invano.

domenica 20 marzo 2016

"BAMBINI DELLA TERRA DI MEZZO" di Dante Bortolotti



BAMBINI DELLA "TERRA DI MEZZO"

Bevi con noi...simpatica compagna!
il tuo sorriso vale una ballata,
piccole storie...storie di montagna,
una montagna...ormai dimenticata.

Albe fredde...di giorni senza sole,
le nubi bianche cariche di neve,
madri ingegnose...avare di parole,
la fanciullezza...favolosa e...breve.

I castagneti...i campi di patate,
cani smaniosi ed asini sapienti,
campane in festa...sussurri...risate,
pecore in fuga, buoi forti e pazienti.

Sentivamo il respiro della terra,
...così felici...non siamo più stati,
il mondo era un giardino...era una serra,
ma...in tanti...in troppi, ce ne siamo andati!

ed è stato difficile...tornare
da quella civiltà... marcia e felice,
miraggi e orpelli...non ti lascia andare,
è una puttana...dolce e incantatrice.

Sentivamo il respiro della terra,
ed il profumo...acre...dei camini,
siamo scappati da una lunga guerra,
per morire...da liberi bambini!

Da " L'Alibi del Passato" 2015

DANTE BORTOLOTTI

"CERCO NEL SILENZIO CHE HO DENTRO.." di Ilaria Negrini



Cerco nel silenzio che ho dentro
per far uscire quel grumo inesprimibile

Per respirare – dentro soffoco -
Devo uscire da me
Vertigini. Parole che girano
e scivolano via
– inafferrabili

E il silenzio è rumore
Esce un urlo
suoni e immagini
da fermare
prima che svaniscano

Ogni parola è trafitta
ribaltata buttata e ripresa
per raggiungere l’idea

Poesia è uscire da sé
inondare la luce
del deserto
Immergersi nel mondo.
Guardare oltre.

ILARIA NEGRINI

"SI AVVICINA LA PASQUA" di Mirella Morelli



Si avvicina la Pasqua. Pardon: la Santa Pasqua!
Il fatto è che ad ogni festa si ripropone la solita litania del consumismo, e delle ricorrenze fatte apposta per i negozianti, e degli sprechi, e poi...
Per anni ci si barcamena, cercando di sfuggire ai luoghi comuni, riti religiosi e riti pagani, feste importate e tradizioni loco-regionali. 
Si contestano le scimmiottate di Halloween, si va alla fiera di Santa Lucia quasi vergognandosi, io poi!, che il torrone e la pastiera napoletana me le faccio in casa perchè spendo di più ma almeno è genuino e poi diciamolo...è così bello chiacchierare di ricette con le amiche! Anno per anno, mutando con le sacrosante feste senza quasi accorgersene, come fosse naturale partire dalle tavole imbandite in maniera quasi holliwoodiana per arrivare alla frugalità quasi eremitica, e dai peccaminosi struffoli allo strutto in una deriva minimalista fino alla colomba vegana.
E' difficile crescere-maturare ed anche cominciare-ad-invecchiare, conservando coerenza ma soprattutto conservandoci intelligenti. 
Perchè al momento giusto, in fondo, e cioè quando si entra nel diretto privato, la sfera razionale tracolla per essere invasa da quella emozionale.
Lo confesso, non c'è stato Natale senza inutili e burrosi panettoni, non c'è stata Epifania senza calze ridondanti e non c'è stata Pasqua senza uova di cioccolata spiaccicate un po' ovunque. Poi, "i figli crescono, le mamme imbiancano", si sa...Quest'anno per la prima volta ho saltato la calza della Befana, sissignori! Ma non perchè lo volessi, anzi: me ne sono ricordata il giorno dopo, e mi sarei messa a piangere.
I miei figli mi gardavano tra il sarcastico e l'intenerito: "Mamma, abbiamo ormai vent'anni!" hanno detto per consolarmi, ma davvero un po' straniti dal mio eccessivo sgomento. "Si, ma ce l'avevate pure l'anno scorso, e la calza l'abbiamo messa!", ho ricordato loro, i lucciconi agli occhi, in preda a grossi e grassi sensi di colpa.
Dunque sarà stato per questo mio sgomento, o che ne so.
Ma giorni fa, in una chiacchierata al telefono con mia figlia all'università, è scappata fuori questa cosa qui, ora vi dico: 
"Torno a casa la settimana prossima, mamma. Ah, ma'...ti ho comprato l'uovo di Pasqua."
"Cosa??"
"Sì, dai...l'uovo, no?"
"Ma sono a dieta, e poi è una vita che non mangio cioccolata, e poi...SONO GRANDE!", le ho ricordato, in stato confusionale.
"Mamma, lo so che sei GRANDE! Ma questo è l'uovo de Il Piccolo Principe."
"Ah..." 
Il MIO Piccolo Principe? La MIA favola preferita? La MIA fissazione?
Cuoricini volavano nell'aria. Petali di fiori di pesco, colombi innamorati che tubavano amore e pace. Campane di risurrezione. Tutti, tutti i sacri e profani simboli in quel solo "Ah...".
Tutti gli anni di coerenza-non coerenza, tutti gli anni vissuti e cresciuti insieme, tra mode fasulle e simboli imposti: tutto l'amore in quel semplice "Ah...". Insieme ad una enorme, appagante gratitudine per quel simbolo consumistico. Consumistico?
E si capisce solo allora, quando i figli crescono e le mamme imbiancano, ed i ruoli si invertono, che i simboli consumistici non sono altro che riti d'amore che scandiscono il tempo, il nostro tempo.

Buona Pasqua a tutti, ovunque, ma con i vostri amori.

© Mirella Morelli