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lunedì 28 marzo 2016

"COME IN UN FILM...SESSO E ANCORA SESSO" di Franca Berardi



Come in un film…sesso e ancora sesso.

E così la dolce e tenera Miriam ebbe il menarca ad appena nove anni.
Ormai sapeva che stava morendo e già si vedeva al suo funerale, con papà e mamma distrutti ed affranti e, le sue care zie in lacrime…ed anch’ella più commossa di loro.
“Tutta colpa del menarca”- avrebbe senz’altro esclamato una di loro- “il maledetto ce l’ha portata via per sempre”.
“Ma cos’è questo menarca”,avrebbe aggiunto a bassa voce l’altra sua adorata zietta…tra un singhiozzo e l’altro.
“Ma che ne so! Forse è un virus... Poverina era tanto bellina con quel musetto da cerbiatto…così piccina, ma in compenso furba”.
“Bé , furba mica tanto”-avrebbe replicato prontamente l’altra-“ in matematica era una frana e in geografia peggio ancora. Poi bellina proprio no…piuttosto carina, magari un tipo, ecco!”.
“Se è per questo - aggiungeva impietosa la cara parente- era piccina sì, ma anche un po’ troppo e parlo della statura…poveretta! tutte le sue amiche sono molto più alte di lei, non trovi?”.
Ormai, dimentiche del suo decesso, si lasciavano andare ad ogni tipo di commento, con dovizia di particolari, in un dialogo sempre più corposo ed animato.
E così Miriam , stesa nel feretro, morta nel fiore dei suoi anni, avrebbe dovuto sorbirsi anche le critiche delle zie? E, no! 
Si sarebbe, dunque, alzata di certo indignata tra lo sconcerto di tutti ed avrebbe urlato: “Zie care, vi ho sentite…quando vi ci mettete, siete tremende!”.
E una di loro , tremante e trasecolata, le avrebbe giurato, sui suoi figli che non sparlava di lei e avrebbe negato tutto come fa Berlusconi.
Eppure quella donna, a ben pensarci, non può averlo conosciuto, visto che, a quei tempi il premier, era ancora un baldanzoso giovanotto che si faceva mandare dalla mamma a prendere il latte.
Del resto, le zie di Miriam non erano mai state molto buone con lei, ma in compenso aveva il padre e i suoi cugini, che la coccolavano con tanta tenerezza.
Eppure, col passare degli anni, e nonostante l’ottimo imprinting con l’altro sesso, aveva sempre un po’ timore degli uomini.
Invero, la Chiesa, non l’aveva aiutata nel percorso complesso e periglioso della sua esistenza.
Anzi, ogni volta che varcava la soglia di una Basilica, la tenera Miriam provava solo timore e disagio e fioccavano sensi di colpa come neve in piena tempesta.
La vista dei Santi la angosciava oltremodo per la loro sorte quasi sempre sfortunata…, ma anche la visione di Gesù in Croce la faceva sentire responsabile della Sua Morte.
Ancora le pareva di risentire la voce del suo prete che, con tono rauco, le chiedeva, durante la confessione:”Ti tocchi? Stai attenta…ricorda che Dio si è fatto carne ed è morto per te!”.
Dunque, in preda al disagio , alla disistima nei suoi confronti, incentivata dai giudizi impietosi dei parenti, vagava alla ricerca di una sua identità.
Del resto, che ne poteva sapere Miriam dell’amore e della vita?
Ella si nutriva di poesia e di speranza; in compenso , però, aveva una ricca vita erotica con se stessa.
Anzi così forte ed intensa, che l’altra parte di sé, spesso esclamava:” Basta, basta!ora ho il mal di testa e domani avrò una giornata faticosa…”( faticosa? E con chi?).
Comunque sia , incredibile a dirsi, un medico entrò nella sua vita e…udite, udite si innamorò di lei.
La dolce Miriam era stata ricoverata in ospedale per un banale incidente e il giovane dottorino, spesso, la fermava in reparto per chiederle come stava; rossa in viso e un po’ sudata, gli rispondeva con un :”Be…be…, bene”.
Lui le sorrideva, mentre ella balbettava a più non posso, come fosse in preda ad una emozione intensa, quasi confusionale e che non riusciva a gestire , ma non solo.
Spesso provvedeva a defilarsi allorquando lo vedeva arrivare.
Ma, una volta dimessa, lui le telefonò a casa.
Rispose sua madre che poi glielo passò…lei , più goffa che mai e visibilmente sorpresa, iniziò a farfugliare, poi mise giù la cornetta.
“Chi era?” –chiese sua madre-.
“Un medico” – rispose flebilmente-.
“Ma sei fuori?” – ribatté sua madre- “e tu rispondi così ad un medico?”
Per i suoi cari… i sanitari equivalevano ad esseri superiori, a semidio…dunque meritavano adorazione assoluta e gran rispetto.
E , così, quando meno se l’aspettava l’indomito dottore, dopo averla chiamata altre volte ,con scarsi risultati, andò a casa e chiese ai suoi genitori di poterla frequentare e conoscere.
Loro accettarono ovviamente con entusiasmo ed ammirazione… anzi già lo adoravano.
Uscirono più volte; lui era bello, alto, bruno, molto riservato ma pieno di premure; lei balbettava più di prima e inciampava spesso e volentieri; sembrava Woody Allen nel film “Provaci ancora, Sam”.
Ma, dopo qualche mese, la sprovveduta Miriam conobbe un altro giovane e così , nel dubbio, iniziò ad uscire con entrambi ma, ovviamente, in orari diversi.
Dunque piaceva nel suo piccolo…ostrega se piaceva e anche altri giovanotti, la trovavano attraente.
Il dottore era delizioso, gentile e premuroso, ma con lui Miriam si sentiva, comunque sia, impacciata e per di più balbettava a ruota libera.
La tenera ragazza, del resto, non vedeva l’uomo, ma il suo camice, l’istituzione che rappresentava.
Con l’altro pretendente ,invece, era a suo agio e poi aveva due occhi bellissimi, due smeraldi, su un viso da micione , ma quel che conta è che aveva un’aria familiare.
Nel frattempo il dottore ignaro di tutto, continuava a frequentarla con passione.
Il padre, ogni volta che lo vedeva arrivare, commentava con un :”Bene, bene!”, mentre osservava con la coda dell’occhio le care zie che, a loro volta, indispettite osservavano lei.
Sembravano dire :”Ma come! le nostre bellissime figlie, alte bionde hanno sposato due insegnanti e lei , proprio lei…, promessa ad un medico?”.
Ed anch’ella, in effetti, non era molto convinta di quel che stesse facendo; quel medico era troppo bello e, prima o poi, la avrebbe lasciata per una splendida donna di razza ariana e lei ne sarebbe morta di dolore.
Quindi, optò per l’altro pretendente , ma, quando trovò il coraggio di dirlo al padre, poco mancava che al povero uomo gli pigliasse un colpo.
Miriam aveva, dunque, infranto il suo sogno e così, egli fu preso da attacchi di ira funesta.
Cercò, poi, con l’aiuto della mamma, di convincerla a ripensarci, ma ormai Miriam sembrava sicura di se e fiera della sua scelta.
Ma come non capirli?
A ben pensarci, un medico in casa non faceva solo cult, ma anche comodo.
Il padre, poi, aveva sempre avuto un rapporto ambivalente con i medici…di amore e di odio, di ammirazione incondizionata e di timore reverenziale.
Il secondo ragazzo di Miriam, invece, si stava laureando in economia, ma il suo papà, di un commercialista, non sapeva che farsene e ,così, lo osservava con aria severa e circospetta.
“Bah!- ogni tanto eccepiva- non so cosa hai trovato in lui!”.
Ed anche il dottore se lo chiese, allorquando apprese dal padre, che ella frequentava un altro ragazzo.
E così pretese da Miriam chiarimenti , con aria sorpresa ma anche torva.
Anzi, una volta appartati la sottopose a mille domande del tipo:
Dove l’hai conosciuto? Come hai fatto a frequentarlo se vedevi anche me? Perché non me l’hai detto? Non credi di aver agito in modo scorretto?lo sai che mi hai dato una grandissima delusione?
A onor del vero, più che un interrogatorio sembrava un’anamnesi...(allergica all’aspirina? Agli antibiotici?).
Ma ella trovò la forza ed il coraggio di rispondergli con determinazione, tatto e soprattutto signorilità:
“Ahò!, ma che vuoi da me? In fin dei conti, non ci siamo mai dati un bacio, una carezza. Mi eri seduto accanto, fermo come un provolone!”.
E nel mentre lo diceva, la tenera Miriam, si portò istintivamente la mano alla bocca; effettivamente era stata un po’ troppo dura con lui, ma nel frattempo, si meravigliò del fatto che aveva replicato con estrema fermezza e senza balbettare…
“Ah…sì? –ribatté indignato lui- avrei , dunque , dovuto metterti le mani addosso, trattarti come le altre? Magari palparti?”.
“Beh!”-pensò lei- al medico spetta palpare se no che medico è?
Ma lui continuava a parlare come un torrente in piena:”del resto tu sei ancora una bambina, temevo di essere invadente e poi ti ho sempre considerata diversa dalle altre…, un essere speciale”.
“Speciale?” – avrebbe obiettato una delle sue care zie-.
“Questa proprio non si può sentire! Ma guardatela! Sembra Woody Allen con le tette e con i tacchi!”
“Ma dai! Non esagerare suvvia –avrebbe risposto l’altra zietta più buona e gentile-.
“Piuttosto… diciamo che assomiglia vagamente a Tina Pica, non trovi?”.
Care ziette –pensava Miriam- mi avete rovinato l’esistenza con i vostri commenti
sarcastici e crudeli…e ora sparite! Sciò! 
Intanto il suo pensiero tornò a lui, lo guardò con tenerezza… sapeva che aveva ragione; era stata scorretta e , poi a ben pensarci, aveva fatto del male a tutti, ai suoi cari, a lui, all’altro.
Mio Dio che casino!
Nel frattempo ,il secondo contendente, si dava da fare con le palpatine…
Sembrava un medico internista quanto mai assatanato ed in cerca di una diagnosi differenziale dopo una prolungata e reiterata perlustrazione.
E fu così che , dopo una lunga pausa , il dottore, visibilmente deluso e rammaricato, si alzò in silenzio ed uscì per sempre dalla sua vita.
Miriam, accorata e pentita , lo vide allontanarsi da lei e ammirò, ancora una volta, il suo fisico atletico e quel suo passo sciolto ed elegante.
L’avrebbe fermato, l’avrebbe abbracciato e, come Marylin Monroe, si sarebbe strusciata contro il suo petto e…, a mò di una micina innamorata, gli avrebbe sussurrato, finalmente sicura e sensuale più che mai, :”Ba, ba, baciami s…s…s… stupido!”.

FRANCA BERARDI

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