Logo blog

Logo blog

venerdì 18 marzo 2016

"ERANO GIOVANI E FELICI" di Carolina Colombi



ERANO GIOVANI E FELICI

Erano giovani, felici e innamorati. 
Fino al momento in cui una mano assassina ha distrutto tutti i loro sogni. 
E’ il crepuscolo quando le loro voci soffuse, sussurri di amanti, si perdono nell’abitacolo dell’auto.
Poi è arrivato lui, come un’ombra senza volto, e senza pietà ha spazzato via il loro chiacchierare fitto fitto. Non ha esitato neppure un attimo a stroncare le loro giovanissime vite. 
Aiutato dalla semioscurità della prima sera ha messo in pratica il suo folle progetto: doveva punirli, entrambi, a tutti i costi, in nome di un supposto torto subito. Senza dar loro la possibilità di spiegare le proprie ragioni.
E ha infierito sulle vittime sprovvedute e inermi, le quali, protette solo dai loro corpi, non hanno avuto il modo e neppure il tempo di difendersi. E’ durato un attimo il suo diabolico gesto, un attimo brevissimo, ma sufficiente per annientarli e cancellarli per sempre dalla faccia della terra.
Poi, quatto quatto, così come è arrivato, è tornato sui suoi passi.
E dimostrandosi costernato dall’accaduto ha mentito. Imperterrito.
Aveva già pianificato il tutto, lui. Anche se dopo si è finto addolorato. 
E una dopo l’altra ha infilato una serie di bugie, che però sono state smantellate. 
Per dichiararsi estraneo ai fatti si è abbarbicato dietro a scuse e giustificazioni ai quali gli inquirenti non hanno creduto.
Durante gli interrogatori ha tergiversato, prendendo a prestito menzogne e falsità. 
Senza pudore. Ma già, c’è da chiedersi, che pudore può avere un sadico assassino che ha spezzato la vita di due innocenti?
E ancora, il movente del crudele gesto? Invidia, gelosia della loro totale complicità?
Quasi certamente sì. Il suo obiettivo era, probabilmente, quello di distruggere l’armonia che i due avevano creato e che rinnovavano ogni giorno. Andando a rafforzare così quell’unione su cui avevano riposto tante aspettative. E insieme a loro, i genitori.
Ma la tenacia e la perseveranza degli inquirenti alla fine hanno avuto la meglio sulle bugie raccontate.
Hanno indagato, con acume e diligenza. Un’indagine durata più di un anno. 
A quel punto gli elementi a suo carico c’erano tutti; l’incriminazione era lì, a portata di mano. 
Una volta in carcere, forse, il presunto omicida avrà modo di riflettere. Presunto omicida, naturalmente, fino al terzo grado di giudizio.
Perché solo quando verrà riconosciuta la piena colpevolezza, lo si potrà definire assassino.
E allora potrà riflettere sul Male commesso.
Se mai un omicida ha voglia e cuore per riflettere.
Per redimersi, su cosa dovrebbe riflettere un assassino? Sull’ergastolo di dolore che ha procurato ai tanti che volevano bene ai due.
Ai genitori, in primis. Anch’essi vittime innocenti di un crudele destino. Sempre che di destino si possa parlare, e non del libero arbitrio che è dato a tutti gli uomini. 
Ergastolo di dolore dicevamo, perché per coloro che gli hanno dato la vita, il fine pena mai è assicurato.
A sostegno del colpevole, in seguito, potrebbero arrivare orde di addetti ai lavori, avvocati, consulenti, tuttologi e quant’altro. Tutti pronti a trovare motivazioni che alleggeriscano le responsabilità della terribile azione commessa. Magari chiedendo una parziale infermità di mente.
Ma colui che con un solo lugubre gesto ha eliminato due ragazzi che credevano nella vita, e volevano viverla con gioia e allegria, non ha scusanti. 
Infine, c’è da chiedersi ancora. Ma loro, le vittime, quale torto hanno avuto per provocare tanto ferocia in un uomo apparentemente mite?
L’unico, che si può imputare ai due è quello di aver suscitato nell’altro odio e gelosia.
Per cosa? Ma è ovvio! Per il loro progetto d’amore, sfumato nell’abitacolo di un’auto in un grigio crepuscolo di inizio primavera.

CAROLINA COLOMBI

Nessun commento:

Posta un commento