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martedì 30 giugno 2015

"SILENTE, ARRIVI A ME..." di Maria Grazia Maraucci

Silente, arrivi a me...
come sempre!
Soffoco questo dolore...
non ho forza alcuna
per sconfiggerti...
attendo la nuova alba...
la rugiada
che sfiorerà
le mie gote e
mi troverà pronta
ad affrontarti, ancora...

MARIA GRAZIA MARAUCCI

"....E ORA SONO QUI...." di Maria Grazia Maraucci

...e ora sono qui...
sola...
con il mio pezzo di mondo
rotto fra le mani...
tutto era bello...
e tu
completavi l'opera...

MARIA GRAZIA MARAUCCI

"LA MIA VOCE OLTRE IL CIELO" di MariaGrazia Maraucci



L'alba, in campagna, acquista un altro sapore e colore. Anche il tramonto si veste di luci diverse. Sono altrettanto belli, anche lo scenario è completamente differente, anziché la distesa azzurra del mare, c'è una distesa di verde, altrettanto unica, attorno i sapori della terra ancora umida della prima rugiada del mattino: cammino nel parco, a piedi nudi, per sentire il contatto con la madre terra e, quindi, sentirmi viva.
Nel giardino ho piantato un albero di melograno, una rosa rampicante, appartenenti al tuo antico giardino, cara zia Maria, così ti sento più vicina, ora che non ci sei più. Da quel meraviglioso melograno, sono riuscita a ottenere altre piante, che ho fatto sistemare lungo il parco. E' una meraviglia vederli in fiore, mi ricorda il tuo giardino, o meglio, una parte del tuo giardino, che io definivo: "incantato" e che mi ha sempre fatto sognare...Difficile da poter dimenticare...

MARIA GRAZIA MARAUCCI

"NEL NOME DELLA MADRE" di Elena Garcia Quevedo



C'è una tessitrice che vive nell'anima di ogni donna, che guarda il tempo come fosse una grande sfera ed i suoi doni, aghi con cui dar forma alla vita.
La tessitrice dell'anima impara a riconoscere i rami morti della propria vita, e attraverso l'alchimia ella li trasforma in nuovi nodi che le permettono di continuare a tessere la vita.
Per questo si dice che quando arrivi alla casa di una donna che tesse l'anima devi essere molto attenta:
se entri e lei ti regala una pipa, un tappeto intessuto dalle sue mani o una storia, in realtà ti sta mostrando quello che in te non è stato domato, chiavi fondamentali per risvegliare la tessitrice d'anima che dorme dentro di te, o anche una storia per trovare una nuova visione.
Perchè ciò che non farà mai una donna tessitrice o donna ragno, è perder tempo.
Le storie che raccontano le donne tessitrici dell'anima nascono per ricordare alla donna la sua grande capacità di rinascere a se stessa e il suo potere di trasformare anche un'arida terra in un paradiso.
C'è un momento nella vita della donna moderna, in cui essa si trova davanti ad un bivio di cui nessuno le ha parlato: da un lato trova il cammino dell'educazione del mondo patriarcale nella quale è nata, dove incontra fili inutili per intessere la vita dell'anima, ed è così che si accorge dei modelli troppo stretti, della tela poco malleabile e della mancanza di fantasia.
Dall'altro lato incontra la via dove deve cercare il proprio filo che quasi mai è visibile agli occhi, ma è il cuore che lo riconosce e che consegna alla donna il dono di intrecciare la propria strada con l'eredità delle antiche donne e di tutte le donne.
Dove andare?
Come trovare il filo?
Come iniziare a tessere la vita e sentirsi completa?
Così inizia la tessitura della vita, una storia di guarigione ricamata insieme con le storie di molte donne che per generazioni hanno imparato il linguaggio dell'anima per raggiungere il luogo nascosto di se stesse.
Tracciarono mappe di vita con i racconti delle loro nonne e con le leggende hanno ricucito pezzi dei cuori infranti.
L'Odissea del viaggio della protagonista ha la struttura simile alla tragedia greca: a volte le donne devono morire per rinascere, devono ghiacciarsi per scoprire cosa le fa sciogliere, devono esaurirsi per imparare a dominare le proprie energie ed è così che imparano ad usare l'alchimia delle emozioni e trovano dentro se stesse i fili che intessono tutto.
La tessitrice d'anima insegna che la vita non si ferma, va sempre avanti.


Elena García Quevedo

"LE RAGAZZE DI SHANGHAI" di Lisa See (Recensione di Lisa Molaro)



Le ragazze di Shanghai
di Lisa See

Anche in questo libro della See la copertina ci si presenta con i colori dolci della vaniglia e con accenni di fiori di pesco che sbucano stavolta dall'alto! 
Quest'autrice, a mio parere, ha una grande capacità di farci calare nei personaggi grazie alla precisa e minuziosa descrizione di ogni situazione, sia essa paesaggistica o dell'animo!
In ogni suo libro ci sono protagoniste ( Donne ) dalla vita travagliata, eroine di una Cina devastata dalle guerre che via via l'hanno segnata riducendo sia le case che le persone simili a detriti polverosi!
Tutto il libro mi è piaciuto,non c'è una parte che scorre via più veloce di un'altra; in esso si toccano varie tematiche ma il filone conduttore di tutto è il crearsi delle certezze che via via verranno ribaltate: dalla politica, agli affetti, al lavoro, all'onestà!
Si parte dall'infanzia di due affascinanti sorelle: Pearl e May, strette fin dalla nascita da un legame viscerale! Fra loro però gelosie e convinzioni mai espresse coveranno la serpe dell'invidia che solo in una occasione, quando non saranno nè cittadine cinesi nè cittadine americane, sfocerà fuori con rabbia inaudita, particelle di frustrazione e dolore sgorgheranno insieme a lacrime rigando l'espressione di entrambe! Come spesso accade però dopo tanto trattenere, la liberazione della rabbia e del risentimento avverrà proprio nel momento meno opportuno e determinerà il veloce avvicinarsi dell'epilogo del romanzo !!
La Shangai come paradiso che vive solo nei ricordi, la Shangai che lotta, che non ha pace, che ruba il cuore e la capacità d'amare presentandoci una guerra che lascia un buco nero dove prima c'era speranza, spazzando il luogo dove prima albergava il battito della passione, la frivolezza e l'ingenua adolescenza! Anche noi crederemo in una sola via possibile di fuga: L'America ma troveremo la Cina ricostruita in un quartiere americano dove tutte le etnie sono ghetizzate e costrette ad indossare solo gli abiti tradizionali affinchè anche la loro cultura e la loro povertà sia spettacolo per gli uomini bianchi!
Nel frattempo Mao prende le redini oltreoceano...e ciò che è mio è tuo ( ma sarebbe più giusto l'incontrario: ciò che è tuo è mio!!) perchè entreremo nell'era del comunismo cinese, e lo faremo facendo un tuffo " a bomba", un tuffo di quelli che non lasciano indifferenti i timidi che non hanno avuto il coraggio di saltare! 
Credo si capisca: mi sono emozionata in quasi ogni pagina di questo Romanzo, del resto non farlo è impossibile!

LISA SEE


"L'EDEN" di Patrizia Cavalli



L'Eden.
Mi hanno mandato via?
E io me lo rifaccio.
E visto che ci sono lo miglioro.

Patrizia Cavalli

"E' INCREDIBILE COME UN NONNULLA POSSA FARCI VIVERE DIMENSIONI DIVERSE IN UN ATTIMO..." Cloe Sei

È incredibile come un nonnulla possa farci vivere dimensioni diverse in un attimo. È uno di quei momenti in cui prende forza la mia convinzione che forse la nostra esistenza si sposta di dimensione in dimensione siano esse di natura materiale o spirituale.
Oggi pomeriggio sono tornata indietro nel tempo grazie ad un riflesso di luce. I ricami del sole sulle pareti mi hanno sempre affascinata; avevo occasione di ammirarli quando, bambina, venivo in vacanza a casa dei nonni. Il pomeriggio ero obbligata a riposarmi nel lettone della nonna. Era questa l'abitudine del tempo nella mia famiglia. I bambini dovevano dormire il pomeriggio. Per me era un cosa molto sgradita perché il silenzio della grande casa mi provocava tanta malinconia. L'orologio a pendolo batteva le ore e il suo ticchettio mi faceva venire da piangere. Mi mancavano papà, il mio cane, mia nonna, la mia casa, le mie abitudini pomeridiane cittadine i cui ritmi erano ben diversi. Allora, per distrarmi e far passare i minuti, osservavo i riflessi di luce sulla parete e fantasticavo. Il sole filtrava dalle persiane e dalla strada giungevano rari rumori. Il caldo pomeridiano estivo richiamava tutti nelle case. Ecco il riflesso che mi questa sera mi ha portata nella dimensione del ricordo e così, il mio silenzio serale a me gradito, è tornato ad essere quel lontano silenzio di tanti anni fa e con esso è tornata l'antica malinconia. È meglio che torni a dipingere, in questo periodo mi dedico alla pittura, altrimenti... Un caro saluto, Cloe!

"GRAFFIATO SU TUTTI I MURI..." di Roberta Manzin



Graffiato su tutti i muri, l'amore non può sbiadire. E se anche coperto da colori e forme nuove, colerebbe la parte che ho trattenuto.
L'azzurro della dolcezza.
Il rosso della passione.
Il verde dell'accettazione.

ROBERTA MANZIN

"CONOSCO UN LITORALE" di Edmond Dantes



Conosco un litorale
che solo io percorro.
La dannata e continua ricerca
è il dramma
del mio vivere.
Un sottosuolo elegante
sbrana
fagocita
esterna
in un plurale di
docile conciliazione.
O mia luna di perla
rendo merito alle tue fasi.
Dopo tutto, splendi.

EDMOND DANTES

"VITA" di Raffaella Adinolfi



VITA

Meglio non soffermarsi
a pensare
per capire
o per sapere.
Meglio non ideare
il domani
o il per sempre.
Vivo
un pezzo di vita diverso
immersa in un insolito vortice,
tormentoso, veloce e pauroso.
Penetra
nell'animo il buio.
So
... poi sarà oblio.

mia poesia: raccolta LUCE

RAFFAELLA ADINOLFI

"LA TRILOGIA DI ISADORA WING" di Erica Jong (Recensione di Luca Paganucci)



La trilogia di Isadora Wing (di Erica Jong)
Recensione di Luca Paganucci

Costituita dai volumi “Paura di volare” (1970), “Come salvarsi la vita” (1977) e “Paracadute e baci” (1984), questi volumi raccontano la storia di Isadora Wing, alter ego dell’autrice e donna e scrittrice dalle mille sfaccettature. Moglie di uno psicologo, Isadora nei suoi numerosi libri, che le hanno garantito quel successo che (forse) neanche si aspettava, Isadora esplora la sessualità.

La esplorerà anche su di sé. Dopo essersi separata da Bennett, Isadora cerca di colmare il vuoto di amore e di desiderio con numerose persone: uomini, per la maggior parte, ma anche donne. Ed ogni volta le sensazioni e le emozioni sono diverse, e piacevoli. Di tutte le relazioni avute, soltanto da quella con Andrew avrà una figlia, Amanda; ma questa nascita sarà l’inizio della fine del loro rapporto. Dopo poco, infatti i due si lasciano, e la donna intraprenderà una nuova relazione con un uomo, che Amanda non riconoscerà come padre.
L’abbandono di Andrew porterà Isadora a fare i conti con se stessa, e darà inizio ad un’ultima parte del terzo volume molto più introspettiva.

ERICA JONG

"LA GIORNATA CALMA SOGNAVA DISTRATTA" di Edmond Dantes

La giornata calma sognava distratta.
Un piccolo bar ombreggiato, vociferava fra variopinte anime.
Un tavolino vuoto con due tazzine da caffè. Una con il segno del rossetto impresso. L altra anonima e silenziosa. Quella con il rossetto parlava. Parlava di rivendicazioni e di cuore.L altra ascoltava. Una bustina dello zucchero tagliuzzata e ridotta in minuziosi pezzettini nervosi, dispettosi, irregolari. Una tazzina senza zucchero. Amara.
E poi un tovagliolino di carta, accartocciato con scritto:" volevo dirti che ti amo".
Una scrittura veloce, spasmodica, ansiosa.
Femminile, maschile? Indefinibile.
Le sedie, quasi unite, in un intimo e simbiotico legame di solidale complicità, comunicavano a tutto il resto, che qualcosa era avvenuto comunque.
Oltre al silenzio e all abbandono di quel luogo si percepiva che qualcosa di profondo e autentico era accaduto.
Aleggiava ancora il profumo di una donna importante, lievemente ombreggiata da una saggezza invisibile. Il rossetto era perfetto non sbavava. Chi l aveva attesa? Chi l aveva ascoltata? Chi l aveva incontrata? Un destino? Il coraggio?
"volevo dirti che ti amo".....volevo.....perché un imperfetto?
L amore non ha attese. L amore vive nelle fessure del tutto, senza barriere o impedimenti, perché ha un flusso che non ammette freni o retromarce.
L amore ha la forma indiscussa della perfezione, armonico strumento che non ha bisogno di spartiti ne di insegnamento. Vive della sua infinita autorigenerazione.
Era impresso in quel tavolino di un bar, fra due anime che ancora non avevano capito di amarsi perché nascosti nel loro orgoglio replicando scene già riprese.
Perdendo tempo, quel tempo che non torna. Quel tempo che può accarezzare e consolare mille dubbi se ascoltato.
Ho assunto me stessa a regista.
Ho buttato quel tovagliolino, ne ho preso un altro ed ho scritto :" desidero dirti che ti Amo".
Ora.

EDMOND DANTES

"CHE ACCOZZAGLIA" di Lisa Molaro



Che accozzaglia
cara ammiraglia!
Tra questa anticaglia
mi giunge un'avvisaglia
Dichiarare battaglia
alla brodaglia!
Indosso la calzamaglia
così divento una canaglia
in mezzo alla cianfrusaglia!
Guarda questa frattaglia
chi la compera è solo gentaglia!
Meglio mettere anche stà maglia
per poter appuntare questa medaglia!!!
Alla finestra l'asino si scaglia
mi guarda divertito e raglia!

LISA MOLARO

“Lucide Visioni” di Silvia Lorusso



Emily Dickinson - Per tutti gli estimatori, come me, riporto alcuni passaggi tratti dalla mia conferenza: “Lucide Visioni” inerenti alla sua poetica. 
Sull’Amore: Emily Dickinson sognava l’amore. Lo sognava, lo coglieva, lo trasformava. Talvolta, addirittura, lo anelava:
Se tu fossi malato -potrei mostrarti
che so tollerare lunghi giorni
senza la tua attenzione
senza nemmeno un piccolo segno
che mi rassicuri –

se tu fossi uno straniero
in una terra inospitale –
e mia, la porta a cui ti sei fermato
per una breve sosta – premio fuggitivo –
non di più-

fossi tu accusato – e io il tribunale
e i giudici ti avessero condannato –
non mi toccherebbe la tua sorte-
solo vorrei dividere l’infamia-

fossi tu il padrone della piccola casa
e mi permettessi di essere una donna per i lavori più umili-
mi faresti contenta-
non c’è servitù che vorrei affrontare
per te-
morire - o vivere –
morire: era non averti conosciuto –
vivere: l’amore –

Ma per Emily lo sconfinamento fino all’altro è cosa impossibile e i modi verbali dell’assenza – gli imperativi e i condizionali che ne contraddistinguono la poesia amorosa, ricadono su se stessi in una spirale tesa all’inattuabile. Un avvicinarsi… senza mai raggiungersi, come mani che si cercano, senza mai trovarsi.
Dedita all’ascolto interiore, è spesso nell’osservazione della natura, che questa poetessa intreccia sentimenti ed emozioni. Il suo sguardo, educato all’allucinazione dall’isolamento domestico…già pensate alle condizioni in cui viveva questa poetessa nata nel 1830 ad Amherst, nel Massachusetts. Famiglia borghese discendente da coloni puritani, trasferitisi in America, con tutto ciò che ne consegue, mi riferisco al tipo di mentalità, all’educazione e rispetto alla religione.
Dunque… nella solitudine data dall’isolamento domestico, la Dickinson trova nell’osservazione della natura, uno spettacolo di cui individuarne il montaggio e le finalità.
Ciò che non è visibile, è divinato, ciò che non è percepibile è drammatizzato. 
E’ come se avesse una seconda vista, molto vicina all’infantile e all’onirica, i contorni esatti dell’oggetto – animale, fiore, albero, vengono così elaborati, e filtrati attraverso una lente di grande sensibilità poetica, trasformando ciò che è dato naturale in un principio visionario.

Hai nel tuo cuore un ruscello
dove alitano umili fiori,
scendono a bere timidi 
uccelli e treman l’ombre?

Così quieto fluisce che a tutti
ne è occulta l’esistenza.
Eppure tu la tua goccia di vita
Ogni giorno vi attingi.
Sorveglia allora il tuo ruscello a marzo,
quando ogni fiume è in piena,
e la neve precipita dai colli
e i ponti spesso franano.

Ed in seguito, forse nell’agosto,
quando ogni prato è oppresso dall’arsura,
bada che questo ruscello di vita 
non si prosciughi in un meriggio ardente!

Shanghai, dove tutto scorre. di Marina Fichera



Shanghai, dove tutto scorre.

Vi racconto cosa ho visto a Shanghai un pomeriggio di agosto del 2009, storie di (r)esistenza femminile.

L’antico quartiere della concessione francese, al centro della parte vecchia della città, è composto da piccole case con giardini, un tempo residenza delle delegazioni consolari, accanto a un labirinto di stretti vicoli maleodoranti con casette a due piani per la maggior parte diroccate, che ricordano gli hutong pechinesi. Mi perdo camminando in quel reticolo di vita, tra cibi dai penetranti odori e colori sbiaditi schiaffeggiati da macchie improvvise di rosso, e in un attimo arriva il tardo pomeriggio. 
Il mio tempo a Shanghai sta per scadere, devo prendere un taxi per tornare in hotel.
Entriamo in una via e ci troviamo bloccati nel traffico immobile. Solo dopo un po’ mi accorgo del motivo per cui siamo fermi. Un gruppo di anziane donne in ciabatte bianche e logori indumenti sta manifestando per fermare l’abbattimento delle proprie case. Contro l’espropriazione delle proprie radici e il rapimento del proprio futuro. Contro il progresso irrefrenabile della città. 
Sono lì, per terra che si accartocciano come vermi colti dalla pioggia e sopra di loro si avventano poliziotti in assetto antisommossa. Le loro urla restano inascoltate, seppellite dall’acufene di una città selvaggia, che non si ferma mai. Una a una vengono prese di forza dai poliziotti e spostate sul marciapiede, e poco dopo tutto riprende a scorrere regolarmente, freneticamente. 
Non c’è tempo per pensare al dolore di quelle povere donne. Shanghai deve continuare a macinare record, soldi e vite umane. Perché tutto scorre.


"Solo attraverso il dolore si arriva alla bellezza. Solo attraverso il dolore si ottiene la pace”, disse una volta una madre alla giovane figlia cui stava iniziando a bendare i piedini... (Tratto dal romanzo Fiore di Neve e il ventaglio segreto, di Lisa See.)

nella mia foto il quartiere della concessione francese a Shanghai, Cina

"L'ipotesi del male", recensione di Paola Trane

Finito "L'ipotesi del male" di Donato Carrisi. E' praticamente un thriller dai risvolti horror, che ti tiene legato fino all'ultima pagina, con il fiato sospeso.
E' molto bello, ma un pò ingarbugliato per me, lo devi seguire attentamente, per non perdere il senso.
In alcuni passi mi ha messo addosso i brividi, sembra ti faccia sentire la paura dei personaggi, quasi sulla ppropria pelle, con questo signore e signora della buona notte, Kairus e via dicendo. Uno che pensa di fare il bene, l'altra dalla parte del male, lei una donna decisamente molto ingannatrice, che riesce a mettere nel sacco, perfino l'agente speciale Simon Berish, ormai reietto nel suo dipartimento.
Tanti colpi di scena, fatti che smentiscono ipotesi investigative fatte in precedenza, la protagoniosta che viene tramite un subdolo stratagemma, rapita.
Ma che oi viene pure salvata.
Infine l'angoscia finale per quello che può capitare ad una bambina alla fine del romanzo.

"Le avventure del Mago Xilofono" di Elisa Sartarelli; recensione a cura di Rosaria Andrisani

Il libro di Elisa Sartarelli“Le avventure del Mago Xilofono” (Arduino Sacco Editore) incuriosisce il lettore sin dalle prime pagine, invogliandolo a scoprire, passo dopo passo, la storia del misterioso e affascinante protagonista della storia, il Mago Xilofono, appunto, che ci apre le porte di un mondo fantastico, il Regno dei Tre Venti, animato da elfi, fate e folletti. Ciò che caratterizza la figura di questo mago è una grossa sfera al suo collo, all’interno della quale vi è uno 
xilofono che suona delicatamente ogni volta che l’uomo si muove. Una vita dedicata alla ricerca di nuove formule magiche spinge il mago a preferire la solitudine alla compagnia degli uomini, che non avrebbero capito la sua arte, rivolgendo il suo affetto ai bambini e agli animali, dei quali apprezza la sensibilità e la purezza d’animo.
Una sfera di cristallo, un giorno, mostra al nostro protagonista, il Regno delle Quadrobambole e il Mago Quadrato; anche questo personaggio fantastico ha uno xilofono, contenuto però in un cubo d’oro.
“Incredibile! Un contatto tra due mondi così diversi e così simili. Ma quanto erano distanti? Ognuno dei due maghi voleva sapere tutto dell’altro. Parlarono per ore, tanto che tutti i loro amici finirono per andarsene a passeggiare o per addormentarsi. Scoprirono che entrambi avevano cercato per secoli di contattare un mondo diverso dal proprio, per imparare come si vive in altre realtà. E finalmente ci erano riusciti!”
La magia permette ai due maghi di incontrarsi, di diventare grandi amici e di cominciare innumerevoli e bizzarre avventure. A un certo punto, però, accade qualcosa di inaspettato…
“Le avventure del Mago Xilofono” è un libro ideale per allietare le giornate dei bambini, ma è anche una piacevole lettura per gli adulti che non hanno perso la voglia di sognare, di fermarsi a pensare che l’estro e l’inventiva sono, spesso, una linfa per la mente. Il linguaggio della favola ci accompagna gradevolmente alla riscoperta di un mondo in cui l’amore supera ogni confine e l’amicizia ha un valore fondamentale per ogni essere umano.

Rosaria Andrisani

lunedì 29 giugno 2015

"IL SEGRETO NELLA BUGIA DELLA VITA" di Roberta Manzin



Il segreto nella bugia della vita. Sembrava il titolo che si portava addosso. Da quando era nata. 
Camminava sul marciapiede.
Quello che conservava ancora un tratto d'ombra.
Quello più silenzioso. E anonimo.
E seguiva -l'ombra- fino all'angolo successivo. Lei accentuava la zoppicante andatura, per sentirsi più reale. Era la sua contraddizione. Aveva l'aria di chi attendeva. Tutto. E niente.
L'attesa era per lei, un'ignota circostanza in cui sarebbe dovuto accadere qualcosa nella prospettiva di una scelta. Ma cosa? Fino a quel momento, gli eventi erano rimasti ibernati nel torpore di un' immoto destino. O era lei che non aveva ancora aperto gli occhi del suo sentire. Ingessato?
Se il sole avesse avuto la forza di rompere il muro d'ombra. Se la pioggia avesse fatto scivolare via la stessa ombra. Se il vento avesse spezzato la coltre omertosa che l'ombra proteggeva, qualcosa di inusitato sarebbe potuto accadere. Doveva perseverare nel segreto? O immedesimarsi in ruoli che la bugia poteva applaudire? Era stanca. Esausta. Aveva trascorso gli anni della sua vita a dribblare l'inverosimile pur di non rischiare la trasparenza. Aveva imparato che nessuno desiderava la verità. E si era adattata. Perdendo-si di vista. Diventando un tutt'uno con la sua ombra. Scollarla, ora, sarebbe stato un atto di irresponsabile violenza. 
Sembrava condannata allo stesso copione. Avrebbe dovuto? O avrebbe potuto? La sua era una vita soporifera. In un altrove-dipendente. Desiderava uscire dal suo delegare. Chiedeva di diventare protagonista. Di un copione improvvisato.
Per un attimo, si accorse di piangere. E per la prima volta, le lacrime sembrarono libere....

ROBERTA MANZIN

"HO TRADITO" di Roberta Manzin



Ho tradito.
Nell'inganno ideale
Sono andata oltre
la conoscenza
Di me

ROBERTA MANZIN

"SI VIVE SPESSO NELLE PARLE CHE SI ANTICIPANO" di Roberta Manzin



Si vive spesso nelle parole che si anticipano. Questa era la sensazione di Lei, in un pomeriggio assolato, mentre passeggiava lungo il ciglio della strada che la accompagnava a casa. Forse. C'era sempre una velata malinconia in Lei. Nella casa che l'avrebbe accolta. Come un rewind, la percepiva come la casa dei fantasmi. Che non temeva. Più. Piuttosto li rinnovava. Come un albergo perenne. Un giorno sarebbe stata pronta a sfollarlo. 
Lungo il suo percorso, ad un tratto, vide una cosa che sembrava una stonatura. Quello era il tempo della memoria. Ma era anche il tempo delle parole nuove. A cui si allenava come una scolaretta affamata di curiosità. A volte arrivava al singhiozzo della meraviglia, per tanto masticare parole nuove. 
Incastonato al muretto della cancellata, vide una conchiglia. Non una qualsiasi. Ma una dalle dimensioni irrazionali. Socchiusa. Sporcata dalle intemperie. Conservatrice del segreto interiore. La guardo'. Si guardò. Si fermò. Il mare, fu il suo sentire. Veniva da lì. Se era arrivato fino a li, la conchiglia era il dono. Strano -pensò tra se- come a volte si per-dono dei pezzi e si ri-trovino... Quella conchiglia era simile a quella che le era caduta nel mare quando, piccolina, si era imbarcata per una breve crociera, con la sua famiglia. Il suo diario segreto. Quello delle emozioni. Aveva fatto fatica, come tante cose, a dimenticare. E ora, in un luogo stonato, l'aveva trovata. Per il tempo trascorso, più grande. E si trovava davanti alla scelta. Lasciarla andare definitivamente. O riprenderla. 
Lei rifletteva sul per-dono. Come opportunità. 
La scelta era stata già pensata.

ROBERTA MANZIN

"PERCHE' SANTA MARINELLA" di Ida Salvatore Medugno

E che dire delle sere d'estate quando la luna brilla alta in un cielo blu e le lucciole danzano tra bassi cespugli?
Quelli sono momenti tutti miei e me li godo in segretezza quando inseguendo le volute di fumo dell'unica sigaretta serale, mi perdo nell'immensità di una volta stellata, ammutolita da quella miriade di frammenti luminosi che danno respiro all'anima, quando miracolosamente il peso della corporeità si fa leggero e il pazzo desiderio di volare nel vento per raggiungere altre galassie, appare persino realizzabile.
di Ida Salvatore Medugno " Perché Santa Marinella"

"LE PAROLE NOTE" di Marilena Viola



LE PAROLE NOTE

Uso le parole note, solo le parole note,
per raccontarmi.
Codici comuni ripetuti,consolidati.
Circondo le parole, le uso, le amo,
perché le ho ascoltate,
col cuore,
altrove.
Non ne conosco altre.
Con la voce le trasformo
e con gli occhi
le mani ed il cuore
ed echeggiano nell'aria
"note"
in armonia.
Da altre voci e dai muti libri imparate,
su di esse si adagiano i pensieri,
fiduciosi.

M.Viola

domenica 28 giugno 2015

"SIAMO SOGNI" di Patrizia Lova



Siamo sogni....
siamo nei sogni di qualcuno .....
siamo pensieri.....
siamo nei pensieri.....di qualcuno ....
siamo anime unite da sogni e pensieri......
in questa notte di stelle .....
piena di essenza d'amore......

Patty Lova @❤

"BIANCO" di Gerardina Rainone

Bianco
Un fulgido amore
di bianco vestito,
solare etereo
così mi hai sentito,
tendendo le braccia
scoprivo la vita
io ragazzina
dall'eros rapita.

GERARDINA RAINONE

"FIORE DI NEVE E IL VENTAGLIO SEGRETO" di Lisa See (Recensione di Lisa Molaro)

RECENSIONE

FIORE DI NEVE E IL VENTAGLIO SEGRETO

Trama:
Lo sfondo è la Cina del XIX secolo. Quando mogli e figlie ancora avevano i piedi bendati e vivevano in uno stato di isolamento pressochè totale. Quando le donne di una remota contea dello Hunan ricorrevano un codice segreto per comunicare tra loro e si scambiavano lettere tracciate a pennello sui ventagli o messaggi ricamati sui fazzoletti per condividere speranze, sogni e conquiste.
E uno di quei ventagli porta ancora il segreto del tragico equivoco che ha amaramente segnato un legame lungo una vita, quello tra Giglio Bianco e Fiore di Neve, la sua laotung, l'amica del cuore, le cui vite un tempo erano così intimamente legate. Ora, ottuagenaria e tormentata dai rimorsi, Giglio Bianco ripensa al proprio passato e a Fiore di Neve, scomparsa ormai da molti anni. Prima di morire, infatti, desidera onorare l'amica raccontandone la storia, rivelando la verità....

Commento:
Se quel giorno, in libreria, avessi avuto leggermente più fretta , la dolcezza evocata dalle parole del titolo mi avrebbe fuorviata, avrei catalogato erroneamente questo libro come un libro sdolcinato, un harmony a caso, e non lo avrei preso in mano per leggerne la trama, ma per fortuna invece non avevo fretta e lasciai che il colore vaniglia della copertina si appoggiasse sui miei polpastrelli, leggerne la trama , comperarlo e portarmelo a casa fu un tutt'uno come iniziarne la lettura: ed è stato miele per l'ape finchè non ne ho completata la lettura!!!
Che suono dolce.....FIORE DI NEVE....
Una copertina color vaniglia, in alto un profilo di donna cinese, quasi in bianco e nero ..e dall'angolo in basso a sinistra si diramano i fior di pesco, una ulteriore chicca è che anche all'interno del romanzo molte pagine hanno la parte vicina alla rilegatura, delicatamente serigrafate con un ramo fiorito tono su tono con la carta!

Ho in mano una perla, penso, ho letto una perla, dico ora!
Gli ingredienti che piacciono a me ci sono tutti : storie di donne forti che vivono i giorni di una realtà completamente diversa dalla mia, tradizioni ( quasi sempre volte al sacrificio e alla sofferenza ), storie di popoli, talismani, calendari cinesi, (e via io a cercare nei calendari cinesi in internet, se sono del cavallo, del toro, del topo...e via discorrendo; nessuna delle persone a me care è stata esonerata dalla mia ricerca !) condizioni ambientali infauste, epidemie, carestie, regole, privazioni.....insomma mi sono immersa in un altro mondo.
Non è un romanzo rosa, tuttavia grazie alla dolcezza delle espressioni usate dalla scrittrice potevo sentire le note armoniche di un liuto che mi accompagnavano mentre leggevo....ma la dolcezza della melodia si contrapponeva a messaggi forti, spesso crudeli ed ingiusti! Ho stretto i pugni dal dolore al cuore: chi dice che questo romanzo il cuore lo spacca ,ha descritto realmente ciò che provavo leggendolo.
L'io narrante, Giglio Bianco , ora è semplicemente una " che non è ancora morta", una che passa le sue giornate nel silenzio garantito dalla sua posizione gerarchica , ora sono gli altri a dover fare per lei., ora può solo rivolgere il pensiero al passato, un passato impregnato di emozioni e sbagli...
Quando davvero un simbolo fonetico, se interpretato male, può farti percorrere la strada sbagliata e riempirti di una rabbia che alla fine si rivelerà forse molto lontana dalla verità!

LISA LEE



"...IL SALE SULLA PELLE" di Laura Gismondi

...il sale sulla pelle
La sabbia tra le dita
Il dolce fluttuare delle onde
gli schiamazzi dei bambini
Mi lascio cullare
nel mare dei ricordi....

LAURA GISMONDI

"I TUOI OCCHI GUARDERANNO NUOVI CIELI" di Anna Maria Brattoli



I tuoi occhi guarderanno nuovi cieli, calpesterai suoli sconosciuti,
andare lontano,
vivere una vita nuova.
Le tue viscere esigeranno rivivere antiche situazioni.
Un cucciolo perso in una foresta sconosciuta,
alla disperata ricerca del calore della mamma.
Ti sentirai una persona nuova,
incapperai nei soliti rovi,
guardali sono sempre lì, ai tuoi piedi.
Non ti servirà scappare,
continuerai ad inciampare.
Fino a quando, un giorno,
li accetterai, li amerai, parte di te.
Camminerai sopra una nuvola,
ti fermerai,
andrai a rilento,
correrai,
non inciamperai più.
Ti accetterai,
ti amerai.

ANNA MARIA BRATTOLI

"CAPITA, A VOLTE, CEH MI SVEGLI DI NOTTE A GUARDARTI" di Anna Maria Brattoli

Capita, a volte, che mi svegli di notte per guardarti,
per non perdermi neanche un attimo di te.
Domani i tuoi occhi rifletteranno nuova luce,
avrai parole diverse per me,
giochi nuovi da giocare.
Io avrò nostalgia del bambino che eri,
curiosità e speranze per l'uomo che diventerai.

ANNA MARIA BRATTOLI

"IL MARE DELLA SARDEGNA" di Rita Fabiani



Il mare della Sardegna

Il verde di gemma preziosa,
dove giocano a rincorrersi
cerchi tremuli di luce
che indorano il fondo,
abbraccia il turchese
per poi perdersi nell'azzurro
percorso da brividi d'argento,
sì che il cielo impallidisce geloso
e il cuore si ritrae stordito.

RITA FABIANI

“Il buio nella mente”, recensione di Silvia Lorusso

Sul tema della dislessia, propongo un film “Il buio nella mente” del 1995, tratto dal romanzo La cérémonie di Ruth Rendell, e come interpreti due mostri sacri del cinema francese: Isabelle Huppert e Sandrine Bonnaire, per la regia del maestro della nouvelle vague Claude Chabrol. Fu presentato in concorso alla 52ª Mostra internazionale d'arte cinematografica di Venezia dove vinsero la Coppa Volpi per la miglior interpretazione femminile. Un film livido, dalle atmosfere incalzanti, come nel romanzo della Rendell, che ci mostra come il sodalizio delle due protagoniste, emarginate dalla società, una per la dislessia (Sandrine Bonnaire) e l’altra per sospetto omicidio della figlia (Isabelle Hupert) si abbatta come una catastrofe sui benpensanti del piccolo paesino che guardandole con sospetto, le giudica e le allontana senza un briciolo di umanità Una discesa nell’orrore che ha radici nell’indifferenza e nel pregiudizio.
Il film ha come protagonista Sophie Bonhomme, che viene assunta come domestica dai Lelièvre. La famiglia, che vive in una villa isolata della campagna bretone, è composta da Catherine, dal marito Georges, e da un figlio e una figlia avuti dai matrimoni precedenti. Gilles è il figlio di Catherine e del suo ex-marito, un adolescente solitario che ama la lettura e nutre una forte passione per l'arte; Melinda è la figlia di Georges, studia all'università e trascorre i fine settimana a casa, dove invita il suo ragazzo, Jérémie. Catherine – che possiede una galleria d'arte - non può occuparsi della casa, cerca l'aiuto di una cameriera e per questo assume Sophie.
Sophie evita di usare la lavastoviglie, si rifiuta di prendere lezioni di guida (non avendo la patente), compra finti occhiali da vista, e ha problemi nel contare il resto che le viene dato dopo gli acquisti. Verso la fine del film verrà chiarito che Sophie è analfabeta, e che ha alle spalle una storia di violenza, tanto che è sospettata di aver ucciso il padre handicappato, o quanto meno di non averlo aiutato ad uscire dall'incendio scoppiato nella propria casa.
Non sapendo guidare Sophie percorre a piedi la strada che porta al paese, e qui conosce Jeanne, impiegata dell'ufficio postale, che fa anche la volontaria presso la parrocchia locale. Jeanne, malvista da Georges, inizia ad avere una cattiva influenza su Sophie; l'impiegata, oltre a essere sempre indisponente e aggressiva verso il prossimo, manomette i pacchi e le lettere destinate ai Lelièvre. Anche lei ha una storia di violenza alle spalle, essendo stata accusata di aver ucciso la figlia. Le due amiche si incontrano con regolarità, sia in paese che nella camera di Sophie in casa dei Lelièvre per guardare la televisione. Sophie viene ben trattata dai due coniugi, ma la loro condotta sicura e la loro vita senza problemi fa sorgere sentimenti di invidia sia in Sophie che in Jeanne.

Un giorno la domestica, istigata da Jeanne, ascolta una conversazione telefonica tra Melinda e il suo ragazzo, e scopre che la giovane è incinta. Poco dopo, nel corso di un colloquio in cucina, Melinda capisce che la domestica è analfabeta; quest'ultima, offesa, minaccia di rivelare la gravidanza della ragazza se rivelasse la cosa ai genitori.

La ragazza, in preda al pianto, rivela ai genitori di essere stata ricattata, e anche il problema di Sophie: il padre decide allora di licenziarla, dandole una settimana di tempo per organizzarsi. Jeanne racconta poi all'amica di come accidentalmente avesse ucciso il figlio anni prima e di come la giustizia fosse stata poco incline a crederle, mentre non chiara rimane l'implicazione di Sophie nel rogo in cui morì il padre.

sabato 27 giugno 2015

"UN POETA LAUREATO SAPREBBE...." di Carmen Lasigaraia


Un poeta laureato saprebbe
chiedere girasoli impazziti
e sfavillanti ruoterebbero in danza
Io con la fronte senza serto né gloria
cerco a fatica un raggio
per la corolla del mio fiore
che senza luce si è chinata e muore
nel silenzio pneumatico del mondo

CARMEN LASIGARAIA

"MI INCANTO A GUARDARE IL MARE" di Roberta Manzin



Mi incanto spesso a guardare il mare. Come oggi. Accarezzandone la vitalità di superficie. Cogliendo -con attenzione d'infante- venature più scure che abbracciano le più chiare. In un andare e venire, simile ad un amplesso delicato. E mi chiedo spesso, come sia possibile percepirne la musica. Oggi c'era il vento. Distraeva dall'incanto. Non dal miraggio. Perché più in là, appena oltre le onde più giovani, dove danzano quelle più esperte, ho visto una coda. Un pesce. Molto probabilmente curioso. Che si era lasciato incantare dal silenzio dell'uomo. Ho colto la sua domanda. 
Perché tutto finisce?
Perché tutto possa iniziare. 
Ecco. Ho percepito l'eco forte nel mio cuore della chiara risposta. E l'ho ringraziato. 
Con pazienza, con meraviglia, con ascolto...le risposte arrivano sempre a chiudere un cerchio. Il nostro. Nel mare della nostra vita.

ROBERTA MANZIN

"OGNI PASSO" di Laura Gismondi

Ogni passo,
una salita,
sono Aggrappata
alla corda della vita,
il respiro
si fa affannoso,
sembra abbandonarmi.
Il corpo
vuole lasciarsi
cadere
nell'oscurità.
Ogni battito
Si fa lento
incostante
E la tua mano tesa
In cima
Ferma
Tenace
appare d'incanto.
La tua voce
Arriva
Come l'eco di un grido
e mi sussurra
"Ti aspettavo!"
sorrido
e penso:
Nulla succede per caso.

LAURA GISMONDI

Sola con te in un futuro aprile, recensione di Sabrina Carli


Recensione di <<Sola con te in un futuro aprile>> di Margherita Asta e Michela Guargiulo.
Ho appena finito di leggere tutt'un fiato questo libro dalle forti emozioni, il racconto in prima persona di una bambina che diventa grande troppo presto.
La mafia vista con gli occhi di una bambina di appena 10 anni che da scuola viene riaccompagnata a casa, dove con le parole di una mamma, ma che mamma non è, zia Vita, dice alla piccola Margherita, che sua madre Barbara Rizzo e i suoi fratellini Salvatore e Giuseppe non ci sono più...
La loro auto ha fatto scudo a quella del giudice Carlo Palermo a cui era indirizzata l'autobomba.
Da quel momento tutto cambia...
In questo libro sono raccontati trentanni di vita, i primi anni dove lei e il padre all'inizio distanti, col tempo imparano e farsi forza a vicenda, la fortuna di aver poi accanto una persona come Antonina che con intelligenza entra nelle loro vite ma senza mai sostituirsi alla madre e alla prima moglie, ma semplicemente amandoli entrambi e riportando un po' di gioia in casa con la nascita di SalvatoreGiuseppe.
Nel raccontare la sua vita, Margherita Asta, non tralascia le fasi dei due processi; il primo dove i colpevoli vengono assolti,, ma che nel secondo costituito dopo le stragi di Capaci e via D'Amelio che ora risultano collegati con l'attentato di Pizzolungo di sua madre e dei suoi fratelli, riesce ad avere esito positivo. 
Tra un processo e l'altro, conosce Don Ciotti e l'associazione Libera, un uomo e un'associazione che le cambieranno la vita, arricchendo lei, e tutti quelli che come me sceglieranno di leggere questo libro. La parte finale è molto emozionante, l'autrice racconta con il cuore(come in tutto il libro), ma con un cuore sereno, un cuore che vuole raccontare al mondo le sue cicatrici e condividerle con chi ha il cuore ferito come il suo, e anche con chi il cuore l'ha chiuso... a loro io consiglio questo libro!

"LA SEDUZIONE SI SPOGLIA" di Roberta Manzin



La seduzione si spoglia
e chiede delicata accettazione.
In un intento non più bendato.
L'autenticità può appassionare.

ROBERTA MANZIN

"ANIMA FRAGILE" di Gianna di Carlo



ANIMA FRAGILE

Il tuo sorriso così gioioso, così luminoso nel giorno più bello della tua vita. Il tuo splendifo vestito bianco, i tuoi occhi radiosi. Non riesco a staccare lo sguardo da quella grande fotografia appesa alla parete del tuo salotto. Immagino quei momenti vissuti ..intensi, felici. La tua nuova vita stava iniziando proprio in quel momento. Ora sono qui, nella tua casa, così come l'hai lasciata tu. Osservo le tue cose. L'emozione mi travolge all'improvviso. Avverto la tua lieve ed eterea presenza. Ogni oggetto mi parla di te. Mi immedesimo nel tuo dolore così devastante, così lacerante; un dolore muto ma tanto difficile da combattere. Mi perdo nei tuoi soffici cuscini, nei tuoi tappeti, nei centrini e nei quadri che tu stessa avevi realizzato, nelle tovaglie ancora profumate di lavanda ben riposte nei cassetti. 
Ti immagino nelle gelide sere invernali trascorse, con la tua famiglia, accanto a quel grande camino acceso, con la gioia nel cuore. Serate intime, serene....Mi affaccio alla finestra e guardo il pino che si erge maestoso in giardino e ti vedo ridere, felice, con i tuoi bimbi quando, in quel periodo magico che precede il Natale, vi divertivate ad adornarlo con pupazzi e palline dalle mille sfumature e da tante luci colorate. Ti vedo mentre giocavi spensierata, nella neve, costruendo omini di ghiaccio che, lentamente, svanivano ai primi raggi di sole, lasciando a terra solo quel vecchio cappello di paglia, quella pipa, quella sciarpa rossa e quei bottoni colorati che ho adocchiato in soffitta, in quel vecchio e polveroso baule zeppo di ricordi. Eri dolce, eri bella, eri una mamma che adorava i suoi figli e la sua famiglia. Non ti ho mai conosciuta piccola Anima fragile ma è come se ti conoscessi da sempre. Vivo nella tua casa da qualche giorno. 
Cara piccola Anima fragile in quale momento hai iniziato a non vedere più il mondo nei suoi più vividi e limpidi colori?
Sei caduta in quel l'oscurità che ti lacerava ogni giorno di più lasciando le ferite sanguinanti sempre aperte.
Hai lottato, hai pianto, sei caduta e ti sei rialzata. Quanta fatica per la tua anima fragile!
Fino a quel giorno, un bellissimo giorno di sole, quando l'Estate iniziava a fare capolino dalle tue finestre ed hai cercato il calore di quei raggi per scacciare il freddo dell'anima troppo intenso, insopportabile. 
Hai preparato tutto come ogni giorno, come un giorno qualunque.
Ma quello, per te non era un giorno qualsiasi. ..qualche cosa si era infranto definitivamente.
Quel giorno non sei più riuscita ad amare te stessa. 
Non hai resistito e ti sei lasciata andare, lentamente, affondando nel tuo immenso buio......

GIANNA DI CARLO

"TU NON SEI I TUOI ANNI" di Erin Hanson



Tu non sei i tuoi anni,
né la taglia che indossi,
non sei il tuo peso
o il colore dei tuoi capelli.
Non sei il tuo nome,
o le fossette sulle tue guance,
sei tutti i libri che hai letto,
e tutte le parole che dici
sei la tua voce assonnata al mattino
e i sorrisi che provi a nascondere,
sei la dolcezza della tua risata
e ogni lacrima versata,
sei le canzoni urlate così forte,
quando sapevi di esser tutta sola,
sei anche i posti in cui sei stata
e il solo che davvero chiami casa,
sei tutto ciò in cui credi,
e le persone a cui vuoi bene,
sei le fotografie nella tua camera
e il futuro che dipingi.
Sei fatta di così tanta bellezza
ma forse tutto ciò ti sfugge
da quando hai deciso di esser
tutto quello che non sei.

(Erin Hanson)

“ I vostri figli hanno bisogno di voi-Perché i genitori oggi contano più che mai”, recensione di L. Sghettini


Voglio condividere con voi una manciata di riflessioni sulla lettura di un saggio interessantissimo fatta in momento delicato della mia vita e grazie al quale è germogliato in me il seme della speranza per un cambiamento sociale che ritengo fondamentale.
Credo che il suo titolo benché molto esplicito susciterà in voi grande curiosità
“ I vostri figli hanno bisogno di voi-Perché i genitori oggi contano più che mai”.
Si tratta di un libro scritto da due esperti osservatori della società giovanile, il Dottor Gabor Matè, medico impegnato nel sociale ed il Dottor Gordon Neufeld psicologo clinico, entrambi di origini canadesi e conoscitori della società americana.
Potrei parlarvi delle recensioni favorevoli ricevute da questo libro ad opera del National Post od altri giornali internazionali; potrei parlarvi del curriculum di questi due autori entrambi professionisti affermati; potrei parlarvi del fatto che hanno per la prima volta definito un fenomeno giovanile oramai diffuso come “orientamento ai coetanei” ed invece voglio “limitarmi” a raccontarvi quanto abbia contato per me come mamma e donna in alcuni momenti difficili nei quali stavo imparando il mestiere più complicato al mondo.
Oggi si racconta poco della maternità e di quanto sia difficile intraprendere questa “avventura” in un' epoca storica dove la solitudine che a volte ne scaturisce viene completamente nascosta od ignorata.
Nella nostra società i valori di riferimento condivisi sono oramai l'affermazione professionale, il raggiungimento di una conseguente cospicua remunerazione ed il culto di un fisico sempre giovane Quale peso può avere in un panorama del genere il ruolo di una madre che ha come obiettivo naturale quello di nutrire e proteggere la propria creatura?
La donna nell'istante in cui la sua vita subisce il mutamento più profondo, divenire madre, viene il più delle volte esclusa dalla scala dei valori sociali.
Questo saggio, attraverso una analisi veritiera e profonda delle relazioni familiari e sociali nella società americana, non tanto distante dalla nostra, sveglia le coscienze facendo affiorare una consapevolezza, la presenza dei genitori in tutte le fasi di crescita dei figli costituisce oggi più che mai l'investimento più redditizio che si possa loro donare per il futuro.
Inseguire falsi miti delegando ad altri l'educazione dei figli può comportare danni seri alla crescita dei ragazzi, mentre avere la forza, oltre che il piacere, di stare loro vicini con amore incondizionato garantisce il sostegno di cui hanno bisogno per formarsi come individui e come persone.
Vi auguro una buona lettura.
Liliana Sghettini

venerdì 26 giugno 2015

"RAGGIUNGERTI" di Loriana Lucciarini

** Raggiungerti... **
E' in occasioni come questa, 
quando il mio spirito urla silenzioso per arrivare fino a te 
e non riesce a raggiungerti
che capisco che non posso fare a meno di te. 
Che capisco che mai vorrò perderti 
e che mi allungherò all'infinito 
affinché possa protendermi verso te, 
per afferrarti forte.
(Loriana Lucciarini - tratto da "I legami sottili dell'anima" 2013 poesie)

"CAPITA A VOLTE DI VIVERE..." di Patrizia Lova



Capita a volte di vivere
nel silenzio per decifrare
le mie emozioni ...
le mie vibrazioni...
Immagino di vivere...
su un'isola....
avvolta dal mistero....
dove nulla mi tocca ...
dove nulla mi fa male ...
dove nessuno......
vede i miei sogni....
Sogni belli...sogni d'amore..
sogni fatati....sogni.......
........................che si avverano..................

Patty Lova @❤

"A MEZZOGIORNO DEL MONDO" di Maria Cristina Sferra

STRALCIO

Camaguey ci accolse nell’ora più calda del giorno dimostrando una rara riluttanza all’indolenza tipica di queste zone. Il sole incandescente che ci aveva sfinito lungo la strada riarsa ci stava aspettando in questa cittadina brulicante di vita all’inverosimile, nonostante l’ora, nonostante il caldo. Stagliate su un cielo di smalto cobalto le solite, piccole case nei colori delle caramelle o dei gelati incorniciavano le viuzze ed erano allo stesso tempo il fondale di un palcoscenico dove tanta vita si rappresentava.
Fummo bloccati da una folla di volti sorridenti, di mani affaccendate e di passi insolitamente veloci. Ci offrirono, seppure con minore insistenza, i soliti sigari fasulli. Dal crocevia dove ci trovavamo potevamo vedere la sagoma imponente del Grand Hotel elevarsi ben oltre i tetti della città. Così, da lontano, sembrava un gigante placido adagiato sopra le case. Non aveva niente di particolarmente attrattivo.
A causa del blocco della via dovemmo entrare dal retro della costruzione, attraverso un cortile secondario dal quale passavano, di norma, coloro che all’hotel lavoravano e i fornitori. Ci inerpicammo sulla scala angusta e buia, svoltammo ora a destra ora a sinistra, in un labirinto di stretti corridoi e di tristi cortiletti pervasi da un odore pungente di disinfettante che feriva l’olfatto e quell’altro senso, ben più importante, che non ha un nome preciso, ma che è quello che registra le impressioni e le sensazioni che corrono sotto la nostra pelle.
Sentivo una sorta di velata delusione salire da dentro, quando finalmente ci si aprì dinnanzi agli occhi la hall del Grand Hotel vista di spalle, data la posizione della porta da cui vi accedemmo.
Mi stupii dell’atmosfera che aleggiava nel grande salone arredato con mobili d’epoca in legno scuro, del bancone della reception, anch’esso in legno, delle tende bianche di pizzo, della grande scala che portava ai piani superiori e del magnifico ascensore lustro di ottone che scampanellava ogni volta che si apriva la porta, mostrando un giovane sorridente. Il ragazzo in divisa portava una giacchetta a righe perfettamente intonata con lo spirito primo Novecento di quel luogo. Ma, più di tutto, pensai che un posto così si sarebbe potuto leggere in un libro.
Fui felice di esserci. Mi sedetti sulla poltrona, vi sprofondai con agio e, guardandomi intorno, immaginai altri tempi e altre comparse in quello stesso luogo. Forse immaginai la stanza che sarebbe stata nostra di lì a poco e una forte curiosità frammista a un’ansia infantile si impossessò di me. La stanza era il nostro luogo, pensai, il nostro rifugio, l’unico terreno dove potevamo liberamente saggiare i pensieri l’uno dell’altro, dove potevamo ridere, parlare, conoscerci. La stanza era il territorio della conquista della nostra non dichiarata intimità. Il breve tempo, l’esiguo spazio che potevamo condividere. Liberi. La stanza era la nostra casa. Entrambi lo sapevamo, ma nessuno dei due lo avrebbe ammesso.
Dai miei pensieri segreti mi risvegliò bruscamente la voce di Adolfo.
"Forza, alzati, andiamo a ricevere il cocktail di benvenuto", disse con uno dei suoi sorrisi soddisfatti.
"Arrivo subito", risposi. Cercai con lo sguardo Guglielmo che si trovava all’estremità opposta del grande salone, intento a leggere gli orari del ristorante esposti su un grosso cartello. Mi alzai. Mentre mi avvicinavo a lui pensai in un lampo fugace a quanto era cresciuto, con il passare dei giorni, il bisogno di contatto. Gli fui a fianco. 
"Hai una sigaretta?", chiesi. La estrasse piano e me la porse con quel gesto sicuro che avevo imparato a conoscere bene. Mi guardò dritto in volto con uno sguardo determinato che pareva arrivare direttamente dalle profondità dei suoi pensieri.
"Sono un po’ stanco, credo che mi fermerò in stanza a riposare. Naturalmente, dopo aver gustato il cocktail di benvenuto", disse.
Paolo, che si era avvicinato rollando nel contempo una sigaretta con l’abilità di un equilibrista, si inserì nel discorso apostrofandolo con tono ironico: "Ne avrai di tempo per riposare! Per ora è meglio che ti rassegni all’idea di uscire alla scoperta di questo luogo".
Francesca, che ci aveva raggiunti, insistette a sua volta e anch’io lo incitai. Guglielmo cedette alle nostre pressioni con un velo di lieve delusione dipinto sul volto. In quel preciso istante mi resi conto che non avevo capito, che non avevo voluto capirne le parole. Il messaggio silente, che dal suo cuore era salito ai suoi occhi per riversarsi nei miei, era rimasto sospeso a mezz’aria nella speranza di essere colto. Ma io non lo avevo fatto. Quanto volutamente o quanto inconsapevolmente non so dire. (...)

Brano tratto da "A mezzogiorno del mondo (una storia d'amore)" di Maria Cristina Sferra. In tutti i bookstore online.


"SOLO BRICIOLE" di Santina Gullotto



SOLO BRICIOLE
Briciole e di sole briciole mi vesto...
Briciole e di sole briciole mi cibo...
Briciole che cadono dal succulento pasto
dalla tavola imbandita e da distratti commensali
che del vuoto intorno non percepiscono il senso...
Commensali attenti solo al proprio piatto
finché nulla si perda per cadere come briciole
per riempire l’indigenza ...
Solo briciole che sfuggono
solo briciole che cadono
a sfamare poveri cuccioli smarriti...
Solo briciole che sollievo darebbero
se offerte generosamente col calore
di un amore senza pretese
che di sole briciole può vivere
ma non può essere felice
di andare avanti tra briciole di vita....
@Santina Gullotto

"COME ALI DI FARFALLA" di Ida Salvatore Medugno



Notti insonni a luce spenta, il pensiero che non trova pace nel domandarsi come sia possibile calpestare i sentimenti con tanta spicciola disinvoltura. I sentimenti, quelli veri e profondi, non si dissolvono nel vento con la leggerezza di ali di farfalla. Hanno radici profonde, difficili da estirpare o da divellere come rami secchi da mettere via.

Ida Salvatore Medugno

"SE GUARDIAMO INSIEME..." di Patrizia Lova



Se guardiamo insieme
la luna e le stelle stasera
non mi sentirò sola .....
In un mare di stelle
mi perderò con te .....
Non avrò paura
del buio della notte.....
le stelle e la luna
illumineranno i nostri sogni .....

Patty Lova @❤

"E TU QUANDO LO FAI UN FIGLIO?" di Tiziana Cazziero


RECENSIONE

Lei è un’esponente dell’alta finanza, lui un artista, si sono conosciuti in giovane età ed è nata una bella storia d'amore. Si sono sposati credendo di aver raggiunto la felicità. Tutto però non sempre è come sembra, quando pensi di poter avere quello che vuoi, arriva sempre un imprevisto che può sconvolgere i tuoi piani. I soldi non fanno la felicità, aiutano, ma non sempre sono la risposta ai grandi tormenti della vita. Lo sanno bene Luisa e Leonardo in cerca di un bambino che non vuole arrivare; hanno i mezzi finanziari per avere il meglio della medicina e le cliniche più esclusive, ma i soldi non possono essere la risposta a tutto. La storia racconta la lunga trafila che una coppia deve affrontare quando decide di avere un bambino e si scontra con il muro dell’infertilità. La vicenda è narrata in chiave ironica in prima persona dalla protagonista femminile: Luisa è una donna forte e sicura di sé, ama suo marito, un uomo che in quanto artista, ha i suoi lati comico drammatici che regalano alla storia ilarità e spensieratezza. Il tutto è accompagnato dalla descrizione degli eventi da parte di Luisa, che dall’alto della sua posizione di donna in carriera nel mondo ostico della finanza, deve scontrarsi con verità lavorative e famigliari dure e nemiche della sua salute mentale. Che cosa accade all’interno di una coppia quando un bambino non arriva? Una coppia potrebbe avere tutto, ma non riesce ad avere ciò che desidera davvero: un bambino.
Tanti cambiamenti attendono un uomo e una donna che si scontrano con questo mostro chiamato infertilità, riusciranno a sconfiggere il nemico? Si può accettare la sterilità ed essere felici? Tra cene famigliari discutibili e viaggi della speranza, Luisa e Leonardo ci raccontano come affrontare questo dramma senza rimanerne vittima. 
Estratto 
Feci un profondo respiro, infilzai la pelle con l’ago e strinsi gli occhi, non volevo vedere. Spinsi con il pollice della mano sinistra il liquido, con calma, come indicato nelle istruzioni e, prima che potessi rendermene conto, era tutto finito. 
Ebbi giusto il tempo di appoggiare la penna sul supporto, quando sentii un altro boato e un grido disumano provenire dall'altra stanza. Udii imprecazioni e parole irripetibili. Aprii circospetta la porta e vidi il mio uomo a terra mentre si strofinava la spalla destra dolorante. 
“Lo dicevo sempre: quell’uomo vedeva troppa televisione.” 
«Che diavolo ti è saltato in testa mister Rambo dei miei stivali?» Ero arrabbiata. Sarei dovuta correre in suo soccorso, era quello che avrebbe fatto una brava moglie, ma la situazione mi sembrava paradossale.

TIZIANA CAZZIERO

"CITTA DI PRIMAVERA" di Sonia Tri



Città di primavera

Anche l’aria è svestita.
Sento le sue ossa sottili
sugli occhi sopiti
e le labbra socchiuse.
Potrei rimanere così
per sempre.
Appoggiata con lieve
tormento dei capelli
sul taciturno pomeriggio.
Mentre la sua penombra
soddisfa nudità
e silenzio
in un sospiro di sollievo.


La città a primavera,
è ogni donna
indecisa sul rossetto .

SONIA TRI

"LEI ASSOPISCE L'INUTILE SENTIRE..." di Roberta Manzin



Lei assopisce l'inutile sentire. È' salita su quel treno, in una caotica stazione. La meta e' lo sconosciuto altrove. Senza un rammarico, riflette. Riflettendo-si, intrav-vede il desiderio. Sfumando il trucco della memoria. L'ombra non fa più paura. È' Lei troppo importante.
E per innamorar-si sa che il rossetto dovrà essere morbido. Deciso. Delicato. Aperto. Magnanimo. Rosso.

ROBERTA MANZIN

"CANTO D'AMORE PER LE PAROLE" di Nazik al-Mala'ika



Canto d'amore per le parole:

Perchè abbiamo paura delle parole
quando sono state mani dal palmo rosa,
delicate quando ci accarezzano gentilmente le gote,
e calici di vino rincuorante
sorseggiato, un'estate, da labbra assetate?
Perchè abbiamo paura delle parole
quando tra di loro vi sono parole simili a campane invisibili,
la cui eco preannuncia nelle nostre vite agitate
la venuta di un'epoca di alba incantata,
intrisa d'amore e di vita?
Ci siamo assuefatti al silenzio.
Ci siamo paralizzati, temendo che il segreto possa dividere le nostre labbra.
Abbiamo pensato che nelle parole giacesse un folletto invisibile,
rannicchiato, nascosto dalle lettere dalle orecchie del tempo.
Abbiamo incatenato le lettere assetate,
vietando loro di diffondere la notte per noi
come un cuscino, gocciolante di musica, sogni,
e caldi calici.
Perchè abbiamo paura delle parole?
Tra di loro ne esistono di incredibile dolcezza
le cui lettere hanno estratto il tepore della speranza da due labbra,
e altre che, esultando di gioia
si sono fatte strada tra la felicità momentanea di due occhi
inebriati.
Parole, poesia, teneramente
hanno accarezzato le nostre gote, suoni
che, assopiti nella loro eco, colorano una frusciante,
segreta passione, un desiderio segreto.

Perchè abbiamo paura delle parole?
Se una volta le loro spine ci hanno ferito,
hanno anche avvolto le loro braccia attorno al nostro collo
e diffuso il loro dolce profumo sui nostri desideri.
Se le loro lettere ci hanno trafitto
e il loro viso si è voltato stizzito
ci hanno anche lasciato un liuto in mano
e domani ci inonderanno di vita.
Su, versaci due calici di parole.
Domani ci costruiremo un nido di sogno di parole,
in alto, con l'edera che discende dalle sue lettere.
Nutriremo i suoi germogli con la poesia
e innaffieremo i suoi fiori con le parole.
Costruiremo un terrazzo per la timida rosa
con colonne fatte di parole,
e una stanza fresca inondata di ombra,
protetta da parole.
Abbiamo dedicato la nostra vita come una preghiera
chi pregheremo... se non le parole?

Nazik al-Mala'ika (Iraq)

giovedì 25 giugno 2015

"IL MATTINO NON E' SEVERO" di Laura Maria Ragni



Il mattino non è severo.
Ci perdona tutto.
È generoso.
Ci regala ogni giorno un foglio bianco.
Il mattino e il sorriso si danno del tu.

LAURA MARIA RAGNI

"CENERE" di Grazia Deledda (Recensione di Lisa Molaro)




RECENSIONE

CENERE

Cadeva la notte di San Giovanni. Olì uscì dalla cantoniera biancheggiante sull'orlo dello stradale che da Nuoro conduce a Mamojada, e s'avviò pei campi. Era una ragazza quindicenne, alta e bella, con due grandi occhi felini, glauchi e un po' obliqui, e la bocca voluttuosa il cui labbro inferiore, spaccato nel mezzo, pareva composto da due ciliegie. Dalla cuffietta rossa, legata sotto il mento sporgente, uscivano due bende di lucidi capelli neri attortigliati intorno alle orecchie: questa acconciatura ed il costume pittoresco, dalla sottana rossa e il corsettino di broccato che sosteneva il seno con due punte ricurve, davano alla fanciulla una grazia orientale. Fra le dita cerchiate di anellini di metallo, Olì recava striscie di scarlatto e nastri coi quali voleva segnare i fiori di San Giovanni, cioè i cespugli di verbasco, di timo e d'asfodelo da cogliere l'indomani all'alba per farne medicinali ed amuleti.
Chiusura:
Eppure, in quell'ora suprema, vigilato dalla figura della vecchia fatale che sembrava la Morte in attesa, e davanti alla spoglia della più misera delle creature umane, che dopo aver fatto e sofferto il male in tutte le sue manifestazioni era morta per il bene altrui, egli ricordò che fra la cenere cova spesso la scintilla, seme della fiamma luminosa e purificatrice, e sperò, e amò ancora la vita.
Commento:
Ho scelto di riportare solamente l'inizio e la fine di questo spettacolare romanzo e di non parlare molto della trama per permettere al lettore di assorbirne per ordine, lasciandosi coinvolgere e impigliare dalle pieghe delle parole !
Già comunque da ciò che ho riportato balzano agli occhi le mille meravigliose metafore tipiche di questa scrittrice che amo alla follia! descrizioni di paesaggi e descrizione dell'animo umano, odori che si fondono e si confondono fino allo stordimento ci accompagnano lungo tutto il romanzo, quasi tenendoci per mano!
Ogni volta trovo incredibile la scrittura di questa Donna autodidatta che se pur leggeva poco ( cosa da Lei stessa ammessa!) scriveva in un modo che non aveva nulla da invidiare agli altri Maestri della penna! 
Leggeva poco, ok, ma di certo quel poco non era robaccia ma letteratura russa o di altri grandi nomi che hanno fatto Storia fin dai primi scritti! 
La tecnica verista ed il folclore regionale furono per Lei soprattutto un'occasione per dar libero sfogo al fondo oscuro delle sue inquietudini di donna ardente e ribelle; questo libro..come pure altri suoi che ho letto, è un romanzo di denuncia verso la distinzione di ceti sociali e verso quello che ora noi chiameremmo Karma..
Ma siamo sicuri che nascendo pastore ...pastore avresti dovuto morire?
Quanto possiamo noi cambiare in corso d'opera..vivendo? Tutto o niente?
quanto le nostre insicurezze e paure determinano le nostre azioni e ci fanno arretrare o avanzare a secondo delle emozioni?
Al di là dei dettagli, bellissimi e fondamentali, di una Sardegna dei tempi andati trovo comunque molto moderne e attuali certe tematiche in questo libro trattate!
Se dovessi una carrellata di aggettivi e parole chiave importanti in questo libro, allora partirei certo con la parole Orgoglio, Vergogna, Onore...poi di seguito subito ci affiancherei un enorme senso del dovere che spesso cozza con la vera volontà d'azione rendendo forse ipocrita chi pensa di dover fare la cosa giusta anche a costo del disonore pubblico!
Sardegna, dicevo, arcaica, etnica, ricca di pregiudizi, superstiziosa e pettegola, odorante di sambuco e grano, nera come le vesti delle donne dai capelli corvini e dalle dita nodose...Sardegna fumante come il cupo di una chicchera di caffè, fumante di passione ardente che tutto muove e tutto incenerisce, sardegna di effusioni, "di cuoricino mio", di km percorsi a piedi per salvarsi o per perdersi...per ritrovarsi o per sfuggirsi....Sardegna da leggere!

GRAZIA DELEDDA


"HO TROVATO UN BAULE IN SOFFITTA...." di Roberta Manzin

RACCONTO

Ho trovato un baule in soffitta...non era impolverato. Luccicava. Lo sguardo e' scivolato sulle sue forme ebano. Mi sono avvicinata. Un solo pensiero. Perché non sapevo della sua esistenza? Ho appoggiato le mani sul legno. Accarezzandone spigoli e onde. E l'ho aperto. Era vuoto. Non vi dimorava neanche la polvere. Che atipico incontro, mi sono detta. In soffitta, un baule, vuoto. Silenzioso. Se mi guardavo attorno, cianfrusaglie e cassetti aperti di vecchi mobili, libri di generazioni impolverati, è un vecchissimo giradischi parevano vissuti. Se osservavo il pavimento di tavole scure, le impronte dei precedenti pensatori, erano ancora visibilmente tracciate. La stonatura era solo quel baule. Pesante ma echeggiante di silenzio. Sembrava in attesa. Ecco. Forse era questo l'arcano. E se fosse stato lì proprio per questo? Ho chiuso gli occhi respirando profondamente. E ho visualizzato. Intuendo che doveva accogliere me. Nel mio nuovo incedere. Facendo posto ai vissuti prossimi che avrei dismesso, imparando, distinguendoli dai trattenuti, indelebili nella mia anima. 
Il sorriso ha liberato un sospiro confuso. Tutto ciò che non vedevo ancora era quello che avevo dentro di me. Nel monito che avrei dovuto semplicemente viverlo.

ROBERTA MANZIN

"E' TEMPO" di Mirella Morelli

"E' tempo.
Scuotere le membra
intorpidite,
le dita rattrappite dall'esagerato scrivere,
e implosa la mente
sul chiuso di una stanza.
E' tempo,
non dischiuse le parole fremono
ma premono i gesti
e le azioni
in cerca di occasioni.
L'abbraccio catartico
tra istante di solitudine
e condivisione al mondo,
questo soltanto è la
felice completezza"
@mirella morelli.

"IL SILENZIO DEL MARE" di Pasquina Filomena



IL SILENZIO DEL MARE

Mentre il cielo piange
c’è una stella che urla.
Ricordatevi del suoi occhi penetranti,
del suo sorriso inconfondibile,
delle sue mani da pianista.
Ma ricordatevi soprattutto,
di quei pensieri che scavava dall’anima
e prendevano forma di parole.
Ricordatevi di quella stella un giorno.
Ma anche del silenzio del mare.

PASQUINA FILOMENA

"SOGNO DI SPARSE" di Sandro Penna



Sogno di sparse

finestre illuminate.

Sentire la chiara voce

dal mare. Da un amato

libro veder parole

sparire... - Oh stelle in corsa

l'amore della vita!

Sandro Penna

"AMA IL TUO SOGNO" di Ezra Pound



Ama il tuo sogno
ogni inferiore amore disprezzando,
ama il vento
ed accorgiti qui
che solo i sogni possono esistere veramente,
perciò in sogno a raggiungerti m’avvio.

EZRA POUND

"L'ALBA DEI PAPAVERI" di Adua Biagioli Spadi




"...L’azzurro bagliore mi sfugge.
Tutto sparisce
sotto la neve che copre,
tranne queste tue rose infuocate
che non so più guardare dentro..."

(L'alba dei papaveri - Adua Biagioli Spadi)

"IL GIORNO E LA NOTTE" di Patrizia Lova



Il giorno e la notte
è un dono della natura
che non possiamo cambiare ....
Il sole ci scalda e
ci illumina il giorno....
la luna e le stelle
ci illumina la notte ....
ci illumina i desideri ....
ci illumina i sogni .....
tutto può accadere.....
basta sapere che come
cambia il giorno e la notte....
così possiamo cambiare noi ...

Patty Lova @❤

"SENTO LA NOTTE" di Ilaria Negrini



Sento la notte
il profumo del tuo prato
la tua voce
il tuo respiro
mentre siedi e pensi

Un mondo si è aperto
accende il desiderio
e mi accompagna
in questo naufragio
In questo lento
affondare

Mi immergo
nell'oltre,
divampa il fuoco
dentro

ILARIA NEGRINI

"PIONIERI NELLA NOTTE" di Francesca Gnemmi



PIONIERI NELLA NOTTE

Il fuoco crepitava nel camino scavato nella roccia, accanto al letto, diffondendo nella stanza circolare una luce calda e vermiglia. L’aria frizzante che ci aveva sorpreso al calare della sera, costringendoci a stringerci nei nostri giubbotti, era mitigata da quel piacevole tepore.
Ora, al buio, la camera sembrava ancora più bella. Romantica e suggestiva, come desideravo fosse. Quante volte avevo immaginato quella notte, quanta aspettativa! Un’esperienza unica, indimenticabile. Sognavo un safari nelle immense savane del continente nero da quando ero ragazzina e oggi quel desiderio si stava realizzando. Tolto l’abito da sposa e via, verso la mia Africa.
Il pavimento liscio, di duro cemento grigio. Le persiane in bambù lasciavano filtrare qualche raggio di luna e i rumori della natura selvaggia e incontaminata. La vasca in art déco colma di schiuma, due bicchieri di vino poggiati lì accanto, oli ed essenze profumate. Soltanto noi.
Chiudemmo il mondo fuori. In quel paese incantato agli occhi dei viaggiatori e martoriato sulle spalle dei suoi abitanti. Ebbri di felicità ci spostammo nel grande letto a baldacchino: un velo sopra le nostre teste e luce fioca delle ultime braci e di qualche candela ormai consumata.
D’un tratto un rumore, appena accennato.
“Fra, ascolta! C’è qualcosa dentro la stanza.”
“Non vedo nulla, ma lo sento anch’io. Accendi la luce.”
“No, non lo metto il braccio fuori dalle coperte. Accendila tu!”
“Perché?”
“È un serpente! È sicuramente un serpente. Qui ce ne sono di enormi e pericolosi.”
“Quindi, è meglio che morda me?”
“Non deve mordere nessuno. Non muoverti, altrimenti si infilerà nel letto!”
“Va bene, ma dobbiamo fare qualcosa. Telefoniamo in reception.”
L’apparecchio era su un muretto dietro la testata del letto, ma nel pomeriggio avevo spostato il foglio con i numeri sulla scrivania accanto alla porta d’ingresso, per far posto a guide, taccuini e libri.
“Prendi il bastone che ci hanno lasciato per spaventare le scimmie, almeno ti puoi difendere e vai a prendere quell’elenco.”
“Non ci penso proprio. Nessuno si muoverà da qui. È troppo rischioso.”
Tremava e non ragionava più. Davanti alla sua folle paura e senza la sua protezione iniziai anch’io ad essere davvero agitata. Non ero a conoscenza della sua fobia per i serpenti e non sapevo cosa fare.
Movimento intorno a noi. Si sentivano passi e fruscii nell’erba. Sbuffi e versi di ogni tipo. 
“Fra, ricorda quello che ha detto la guida. C’è soltanto un fil di ferro che circonda i bungalow e tutti gli animali, a esclusione delle giraffe, possono passarci sotto e avvicinarsi.”
Ci addormentammo dopo minuti o forse ore, di interminabile terrore, abbracciati al centro di quel letto che era diventato la nostra prigione, mentre pacifici erbivori trascorsero il resto della notte brucando e girovagando liberi per la riserva.
La mattina seguente ogni coppia aveva la propria fantastica esperienza da raccontare.
La guida dissipò i nostri timori. “Il pavimento è antiscivolo proprio per evitare questo tipo di inconvenienti e comunque non è stagione di serpenti, sono ancora in letargo. Controllate le vostre cose, a volte capita che qualche topolino si infili nelle borse, negli zaini alla ricerca di qualcosa da mangiare.”
Mangiare? Un minuscolo e innocuo topolino cercava da mangiare…
Rifletti. “Abbiamo dei cracker in un borsone. Vado subito a controllare.”
Nella cerata di una delle borse c’era un piccolo buco e un pacchetto di quei maledetti cracker era aperto e mezzo rosicchiato. 
Al mio ritorno, una coppia che alloggiava nel primo lodge della fila raccontava allegramente di aver ricevuto la visita dei leoni durante la notte. “Li sentivamo camminare sulla veranda. È stato pazzesco!”
Noi invece… noi, avevamo… il topo!
Mio marito mi guarda atterrito. “Stanotte anche i leoni? Non ce la posso fare! Al prossimo viaggio in Africa cercheremo un lodge con delle vetrate, ben sigillate…”

FRANCESCA GNEMMI

"NEL BUIO NELL'AFFANNO" di Santina Gullotto



NEL BUIO NELL’AFFANNO

Nell’affanno di scalare la montagna
che si erge maestosa e crudele nel suo cielo
fiato corto ma continua la salita
cuore in gola ma la vetta conquistata...
Nel guardare lì dall’alto il paesaggio
coi suoi incanti non trova più
la gioia di quel tempo andato
quando nel più semplice filo d’erba
scorgevi il più grande dei capolavori...
Mentre avvolta li nel vuoto
e nel freddo di quell’aria che respiri
senti forte il desiderio di volare
di planare per le valli senza pensare
al dolore che hai dentro lì nel cuore...
Un silenzio che avvolge che distrugge
un silenzio che dall’eco del vento prende spunto
Nel più nero buio si consuma
nascondendo l’arroganza della vita....
@Santina Gullotto

mercoledì 24 giugno 2015

"Cose che nessuno sa", recensione di Sabrina Corti




Cose che nessuno sa di Alessandro d'Avenia.

Un romanzo che ti accompagna, tenendoti la mano, dal crepuscolo all'alba in un crescendo di emozioni. Le citazioni avvolgenti dell'Odissea amalgamate ai detti siciliani di una anziana nonna, le vite intrecciate di Eleonora, Margherita, Giulio, Marta e Teresa come un filo ancora da tessere, ti coinvolgono nella narrazione.
Margherita ha 14 anni e si appresta ad iniziare la prima liceo ma un evento violento come una tempesta in calma piatta la porterà a doversi misurare con sé stessa e con gli eventi che la che la proietteranno nella maturitá.
Un romanzo dalla scrittura impeccabile che ti culla. Un libro che divori e che ti divora e che a poche pagine dalla fine sembra non poter far tornare tutto al proprio posto e nel proprio ordine. Ma che infine, sorprendentemente, riesce a completare il puzzle con una spontaneità disarmante. 
Quotes: Nella vita sono importanti non i momenti in cui respiri ma quelli che il respiro te lo tolgono.

"IL MENDICANTE" di Stefania Mwende Bergo



IL MENDICANTE

Me ne sto nel mio cantuccio
all'angolo della strada alberata
vicino al chiosco dei gelati.
Allungo la mano
ma la folla non mi vede.
Chiedo spiccioli
di un bene prezioso.
Una moneta, due,
quanto basta per sfamarmi.
Rigano il mio volto sporco
calde lacrime di preghiera
ma rimangono vuote le mie braccia.
Nessuna pietà per i mendicanti
solo rabbia e fastidio.
Creature invisibili
abbandonate dagli angeli,
affamate e insaziabili.
La mia mano è gelida
ma rimane tesa,
troppo grande è il mio bisogno.
Guardami straniero,
lo vedi in fondo agli occhi il mio fuoco?
Un tempo ero come te,
amata ed appagata.
Cosa mi è successo ora?
Sconfitta dalla vita e da Dio.
Cedo le armi e attendo la sera,
nel mio cantuccio
all'angolo della strada alberata
vicino al chiosco dei gelati.

STEFANIA MWENDE BERGO

"SORRISO E BOCCA DI MIELE" di Anna Maria Brattoli



Sorriso e bocca di miele,
sanno conquistare.
La tua lama affilata nella giubba nascondi
per sguainarla nel momento più fragile,
proprio quando, arresa a me,
fiori ho deposto ai tuoi piedi.
E sono lì fragile, attendo una carezza.
Nuda vado via, sconfitta nuovamente.
Mi rivesto pian piano;
sorriso e bocca di miele,
che senso hanno?

ANNA MARIA BRATTOLI

"CARA DONNA" di Michael Reid

Cara donna,
a volte ti capiterà di essere troppo donna,
troppo intelligente, troppo bella, troppo forte,
sempre troppo qualcosa.
Questo fa sentire un uomo meno uomo
e tu comincerai ad avvertire il bisogno di essere meno donna.
L'errore più grande che puoi fare
è togliere i gioielli dalla tua corona
perché un uomo la possa reggere con più facilità.
Quando ciò accade bisogna che tu capisca
che quello che ti serve non è una corona più piccola,
ma un uomo dalle mani più grandi.

(Michael Reid)

"Madame De Sade", recensione di Silvia Lorusso.


Parlando di Yukio Mishima, non posso che riferirmi ad il capolavoro di drammaturgia: Madame De Sade, ambientato nella Parigi del XVIII secolo, scritto nel 1965.
Il romanzo: “Madame de Sade” è una storia che ne racchiude molte altre, quante sono le figure di donna che ruotano attorno alla figura di De Sade, ma soprattutto attorno alla protagonista della vicenda: la sua consorte: Renée, ovvero Madame De Sade.
Nel testo sei donne s’interrogano sul marchese rinchiuso in prigione, e la icenda narrata copre un lasso di tempo di tre anni: tra il 1772 e il 1790. Oltre la stessa Renée, le figure che la circondano sono sua madre, signora di Montreuil, che rappresenta la legge, la società, la morale; la signora di Simiane la religiosità; la signora di Saint Fonde le passioni carnali; Anne, la sorella minore di Madame de Sade, la spontaneità e l’imprevedibilità; la cameriera Charlotte, l’anima popolare. 
Si tracciano connotazioni e caratteristiche di ogni personaggio, ognuno con le proprie emozioni e i propri drammi, rigorosamente femminili. Il divino marchese è assente, ma la sua presenza, nella vita delle donne è assordante. Separato dalle mura del carcere, la Bastiglia, le donne lo celebrano per poi farlo a pezzi, nel tentativo di affrancarsi da ciò che per loro è solo una presenza ingombrante e vergognosa della loro esistenza. Solo Renéè, la sua sposa, sembra tenere ancora a lui, in nome di una fedeltà coniugale che rivela, nel contesto, sfumature di grottesco. E solo lei, si dichiara disponibile ad accoglierlo nuovamente nella residenza una volta uscito da carcere. Ebbene, e qui la situazione cambia drasticamente assumendo i contorni dell’enigma: dato che il marchese De Sade, tornando a casa libero ma distrutto nel fisico, si sente dire dalla cameriera che la moglie non vuole e non vorrà più vederlo. Il testo di Mishima racchiude un enorme fascino letterario, sia per lo stile che per la forza dei suoi contenuti e la descrizione acutissima dei personaggi e del mondo femminile.
Il testo ha affascinato maestri del teatro come Ingmar Bergman e Massimo Castri. E’ stato interpretato di recente anche da anche dalla meravigliosa Judi Dench al Wyndham's Theatre.