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lunedì 29 giugno 2015

"SI VIVE SPESSO NELLE PARLE CHE SI ANTICIPANO" di Roberta Manzin



Si vive spesso nelle parole che si anticipano. Questa era la sensazione di Lei, in un pomeriggio assolato, mentre passeggiava lungo il ciglio della strada che la accompagnava a casa. Forse. C'era sempre una velata malinconia in Lei. Nella casa che l'avrebbe accolta. Come un rewind, la percepiva come la casa dei fantasmi. Che non temeva. Più. Piuttosto li rinnovava. Come un albergo perenne. Un giorno sarebbe stata pronta a sfollarlo. 
Lungo il suo percorso, ad un tratto, vide una cosa che sembrava una stonatura. Quello era il tempo della memoria. Ma era anche il tempo delle parole nuove. A cui si allenava come una scolaretta affamata di curiosità. A volte arrivava al singhiozzo della meraviglia, per tanto masticare parole nuove. 
Incastonato al muretto della cancellata, vide una conchiglia. Non una qualsiasi. Ma una dalle dimensioni irrazionali. Socchiusa. Sporcata dalle intemperie. Conservatrice del segreto interiore. La guardo'. Si guardò. Si fermò. Il mare, fu il suo sentire. Veniva da lì. Se era arrivato fino a li, la conchiglia era il dono. Strano -pensò tra se- come a volte si per-dono dei pezzi e si ri-trovino... Quella conchiglia era simile a quella che le era caduta nel mare quando, piccolina, si era imbarcata per una breve crociera, con la sua famiglia. Il suo diario segreto. Quello delle emozioni. Aveva fatto fatica, come tante cose, a dimenticare. E ora, in un luogo stonato, l'aveva trovata. Per il tempo trascorso, più grande. E si trovava davanti alla scelta. Lasciarla andare definitivamente. O riprenderla. 
Lei rifletteva sul per-dono. Come opportunità. 
La scelta era stata già pensata.

ROBERTA MANZIN

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