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mercoledì 24 giugno 2015

"Madame De Sade", recensione di Silvia Lorusso.


Parlando di Yukio Mishima, non posso che riferirmi ad il capolavoro di drammaturgia: Madame De Sade, ambientato nella Parigi del XVIII secolo, scritto nel 1965.
Il romanzo: “Madame de Sade” è una storia che ne racchiude molte altre, quante sono le figure di donna che ruotano attorno alla figura di De Sade, ma soprattutto attorno alla protagonista della vicenda: la sua consorte: Renée, ovvero Madame De Sade.
Nel testo sei donne s’interrogano sul marchese rinchiuso in prigione, e la icenda narrata copre un lasso di tempo di tre anni: tra il 1772 e il 1790. Oltre la stessa Renée, le figure che la circondano sono sua madre, signora di Montreuil, che rappresenta la legge, la società, la morale; la signora di Simiane la religiosità; la signora di Saint Fonde le passioni carnali; Anne, la sorella minore di Madame de Sade, la spontaneità e l’imprevedibilità; la cameriera Charlotte, l’anima popolare. 
Si tracciano connotazioni e caratteristiche di ogni personaggio, ognuno con le proprie emozioni e i propri drammi, rigorosamente femminili. Il divino marchese è assente, ma la sua presenza, nella vita delle donne è assordante. Separato dalle mura del carcere, la Bastiglia, le donne lo celebrano per poi farlo a pezzi, nel tentativo di affrancarsi da ciò che per loro è solo una presenza ingombrante e vergognosa della loro esistenza. Solo Renéè, la sua sposa, sembra tenere ancora a lui, in nome di una fedeltà coniugale che rivela, nel contesto, sfumature di grottesco. E solo lei, si dichiara disponibile ad accoglierlo nuovamente nella residenza una volta uscito da carcere. Ebbene, e qui la situazione cambia drasticamente assumendo i contorni dell’enigma: dato che il marchese De Sade, tornando a casa libero ma distrutto nel fisico, si sente dire dalla cameriera che la moglie non vuole e non vorrà più vederlo. Il testo di Mishima racchiude un enorme fascino letterario, sia per lo stile che per la forza dei suoi contenuti e la descrizione acutissima dei personaggi e del mondo femminile.
Il testo ha affascinato maestri del teatro come Ingmar Bergman e Massimo Castri. E’ stato interpretato di recente anche da anche dalla meravigliosa Judi Dench al Wyndham's Theatre.

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