Logo blog

Logo blog

sabato 30 luglio 2016

"SE TARDI A TROVARMI, INSISTI..." di Walt Whitman



"Se tardi a trovarmi, insisti.
Se non ci sono in nessun posto,
cerca in un altro, perché io sono
seduto da qualche parte,
ad aspettare te...
e se non mi trovi più, in fondo ai tuoi occhi,
allora vuol dire che sono dentro di te."

- Walt Whitman -

venerdì 29 luglio 2016

"TU ERI" di Violeta Artemisia Craciunescu



TU ERI
di
Violeta Artemisia Craciunescu

Tu eri la marea,
Che forte trascinava...
E dentro ad abissi,
Feroce m'annegava.

Tu eri l'uragano,
Che onde sollevava;
Di schiuma ricoprivi,
Pensieri miei di calma.

Tu eri terremoto,
Che terra scuoteva;
In briciole ridurmi.
E tutta frantumava.

Ed ero la marea;
E tuo uragano.
Ed ero terremoto,
Per te che sei lontano.

"QUELLA NOTTE DI STELLE" di Pasquina Filomena



QUELLA NOTTE DI STELLE

Ti aspettavo sai!
Con gli occhi scalzi nel cielo
io ti aspettavo.
Un brivido inaspettato
mi ha pervasa.
E sotto quelle lenzuola di stelle
ho rivisto il tuo viso.
Di quella notte…
bianca senza respiro.

PASQUINA FILOMENA

"SORRIDI" di Charlie Chaplin

Sorridi
Sorridi, anche se il tuo cuore soffre
Sorridi, anche se si sta spezzando
Quando ci sono nuvole nel cielo,
“Non ci penserai”
Se sorridi
Attraverso la tua paura ed il tuo dolore
Sorridi e forse domani
vedrai il sole levarsi e splendere
Per te.
Illumina il tuo volto con la gioia
Nascondi ogni traccia di tristezza.
Anche se una lacrima
potrebbe essere sempre così vicina
Questo è il tempo in cui devi continuare a tentare,
Sorridi, che senso ha piangere?
Scoprirai che vale ancora la pena di vivere
Se solo sorridi.
(Charlie Chaplin)

giovedì 28 luglio 2016

"PAROLE DANZANO AL RITMO DI UNA MELODIA.." di Anna Maria Brattoli



Parole danzano al ritmo di una melodia antica.
Un copione, il solito.
Silenzi urlano nella mente, paure note invadono lo stomaco, pretendono ascolto.
Musica suonano gli elfi del cuore.
Dolce è l'emozione che sfiora la mia pelle, se solo sento la tua voce. È un richiamo, ma i piedi mi trascinano lontano. 
Respiro in quella struggente illusione che solo il buio culla.
Nel tuo pugno chiuso mi nasconderò, il mio rifugio perfetto è tra le tue dita. 

"MI AFFANNO CERCANDO QUELL'ARIA LEGGERA, QUEL TOCCO DI PRIMAVERA..." di Liliana Sghettini

Mi affanno cercando
quell'aria leggera,
quel tocco di nuova primavera.
Le stagioni scorrono
anche quelle del cuore
e dell'ignaro buonumore.
Poi Consapevolezza arriva
e ti conduce alla deriva.
Non è perché vuoi soffrire
no, è perché non sai ignorare.
I fatti segnano tutte le ore
e accadono spesso senza avvisare.
Cronaca e vita vera,
tragedie di sempre o di una sera.
Forse altri non vogliono guardare
ma tu non riesci, non puoi evitare.
E allora? Allora soffri per il tuo vicino,
per chi abbandona un altro bambino,
soffri per la donna violata
che passa ancora inosservata,
soffri per l'anziano offeso
che per il mondo è solo un peso,
soffri per te stesso, ti senti estraneo
dinanzi al mondo e all'essere umano.

LILIANA SGHETTINI

mercoledì 27 luglio 2016

"PENSIERI DI UNA MATTINA DI PIOGGIA IN CAMPAGNA, ALCUNI GIORNI FA" di Ilaria Negrini



(Pensieri di una mattina di pioggia in campagna,
alcuni giorni fa.)

Seduta davanti alla
finestra, scrivo.
Foglie verdi contro
il grigio del cielo.
Una pioggia sottile,
il silenzio del mattino.


E ancora resta
l'umido inverno
sulle pareti e negli armadi.

La casa ora respira,
riaperta ad una nuova
estate, con i vecchi ricordi
di tante estati passate
che si mescolano
al suo presente calmo.

Odore di caffè
appena macinato,
la torta in forno e la frutta
da tagliare per la marmellata.

Non c'è connessione,
il mondo è lontano.

Ci siamo noi,
le nostre parole,
Rilke e l'odore
dei campi.

ILARIA NEGRINI

"NON UN RAGGIO DI LUCE" di Santina Gullotto

NON UN RAGGIO DI LUCE

Non un raggio di fievole luce
a rischiarare quel tetro nero seminterrato,
dove un giorno ho riposto tutti sogni,
la vita e il cuore per non averlo spezzato....
Uscita da lì chiudendo la porta alle spalle
vestita solo di mera malinconia...
E sorridere alla vita ch’è intorno
sentendo dentro quel grande dolore
della morte che s’insinua nel cuore
ad ogni passo andando avanti nel tempo...
Lasciata lì è nel seminterrato,
quella parte che vuol solo piangere
per sorridere di gioia apparente
a chi non importa se il cuore ti spezza..
E vive la vita, nell’ombra del seminterrato
aspettando con fede la luce quella
che a questo mondo mai apparterrà... 

Santina Gullotto.

martedì 26 luglio 2016

"RITORNO ALLA VITA" di Francesca Piovesan



RITORNO ALLA VITA

Ricomincio a respirare.
Torno finalmente a vivere
anzi
solo ora mi sono accorta
che ero come morta.
Sopravvivevo
forse
in un meschino grigiore.
Fingevo d’esser contenta
e non sapevo nemmeno più
chi ero.
Ho spalancato gli occhi
mi sono ritrovata
sono io.
Un prodigio
mi ha riportato alla vita
ma è svanito il dio
che di ambrosia mi aveva cibato.
Ora, inesorabilmente, respiro.

Francesca Piovesan


"IL DILEMMA DELLA CIPOLLA..." di Susan Moore

Il dilemma della cipolla
Risotto per cena, stasera
La affronti
La sfogli
La spogli
Togli la corazza
Difesa dalla terra e dal sole
Ora è nuda,
ma non ancora indifesa-
La lama la coglie di lato.
Occhiali a schermo,
eppure gli occhi son acquosi.
Infido acido sulfenico.
Tagliuzzi fino alla traslucenza,
determini la fine.
La lasci morire,
sciogliere d’aroma,
senza sostanza
Ad acido esaurito, gli occhi restano acquosi
Ancora.
Sei come la cipolla
Regina di cucina
Sublimi altrove
Senza traccia alcuna
S.M. © 25/07/16

"COS'E'" di Marina Marini Danzi



COS'E'

Cos'e' il vento
se non la tua lontana carezza ?
Cos'e' il mare in tempesta
se non la passione
che cresce e tutto fa suo ?
E la sabbia ?
Non e' che il destino
di orme che continuamene cambiano
di passi perduti
Vedo immagini sparse di olii e di incensi
sottili piogge e gocce
che percorrono i corpi
cento volte tesi
dall'arco del cuore
Sento il trionfo
di un immaginario attimo
Eros illusorio
un Sempre
che non ci appartiene
E poi lacrime calde
che cantano morte
e sciolgono nell'anima
il nodo


Marina Marini Danzi

lunedì 25 luglio 2016

"SONO RINATA MOLTE VOLTE" di Anna Maria Lombardi



SONO RINATA MOLTE VOLTE

Sono rinata
bucando cenere spessa
sospesa tra terra e cielo.
Lentamente ho ripreso il volo
sfidando la sorte a salire
oltre l'Everest futuro.
Sono rinata dopo che
ho riposto lo scudo vittorioso
sugli scaffali di casa mia,
ho chiesto a Dio dimenticanza
e ho continuato a viaggiare
battendo le ali leggere del cuore
come un colibrì.
Sono rinata quando ho atteso
in preghiera con le mani aperte
il dono indispensabile al momento;
quando ho sorriso ai volti incontrati
per caso nei vicoli stretti di strade imbattute.
Sono rinata
quando ho abbracciato
con uno o più dei miei sensi,
e tutte le volte che ho permesso
a me stessa il rinnovamento.

Anna Maria Lombardi

sabato 23 luglio 2016

"CIMA MARANA" di Agnese Pasquale



"Cima Marana

Dalla vetta del monte
Guardo le valli lucenti nel sole,
Le tante contrade
Di ridenti paesi,
le rocce di monti lontani
e il verde incantato dei boschi…


Laggiù, l’eco di vite passate
Di generazioni e generazioni
Susseguitesi nell’ infinito spazio del tempo,
sussurrano le loro memorie
chiedendo un ricordo.

Nei giorni lontani e tranquilli
Là in basso la vita scorreva
Pur nella fatica; ma quanta
Paura ,e quanto dolore
Ha portato la guerra
Tra queste montagne
E queste colline…

Quassù accanto alla Croce
Giungono sussurri di gente stupita
Di un mondo ai suoi piedi
E io odo in silenzio
Il suono sopito di voci e campane
Portato dal vento".

AGNESE PASQUALE

"HAIKU 138" di Marina Marini Danzi



HAIKU 138

Candidi lini
sete di pelle scura
Sogni di luglio

Marina Marini Danzi

venerdì 22 luglio 2016

"AEREI SUONI LONTANI...." di Antonella Di Pietro

Aerei suoni lontani
nel pianto dell'anima,
miscugli di me
impolverati
dal passato,
trascinati
dal presente che incombe....
Torride evasioni
in uno sconfinato mare
di evanescenti ricordi
che scottano
le infinite praterie
di una mente senza pace
Anto

"BORGO ANTICO" di Marina Marini Danzi



BORGO ANTICO

Silenziose ombre
antiche pietre ocra nell'estiva calura
Lievi sussurri, canzoni d'amore
dolci ninna nanne e storie segrete
Borgo dipinto, cielo di porcellana
tra oleandri rosa
candidi, puri, erotici gelsomini
Odore di muschio,teso profumo di zagare intense
sapore d'attesa sospeso tra persiane socchiuse
Lama di sole che taglia antico selciato di mille andature
voci,grida di vivaci mercati,
vita, colori ,emozioni
nei vicoli stretti
come cuori pulsanti
Piccola piazza, di pozzo fresco e profondo,sotto l'acacia
per trovar ristoro e riscoprire infine se stessi, nel buio dell'acqua
Fontane pesanti di ghisa, allegri zampilli di bimbi,
risa e giochi dai mille colori
Scalino di tufo consunto
antiche panchine
ad ascoltare racconti e nostalgie,
ricordi di bianchi capelli
Vivere, tra trepidanti attese
di ancor giovani cuori

Marina Marini Danzi

giovedì 21 luglio 2016

"HO AMATO E PERSO MA HO AMATO.." di Edmond Dantes



Ho amato e perso,
ma ho amato.
Bellezza e superficialità,
seduzione e provocazione,
proiettili che mi trapassano
senza ferirmi l'anima
occupata a crescere
nella pienezza di ciò che conta,
la verità,
che regalo e mi regalo.


Marina Roncaglio /Edmond Dantes

"E DIVENTO" di Luisa Simone



E DIVENTO
(Luisa Simone)

E ..
Divento..
Aria..


Sublimata"
Da..
Vento".

E...
divento..
Respiro..

Se mi dormi..
Accanto".

E...
divento..
Anima..

Se mi ....
Prendi..

La mano"

E...

Divento..
Più ....
Bella..

Ma...
per te...

Per te...

Soltanto.

E...
Divento tua....

Perché sai..

Che ti..
Appartengo

"L'AMICA MORTA" di Greta Baraldi



L'AMICA MORTA.

Mentre guardavo
l'amica morta
non vedevo la terra
che la cacciava
vedevo il cielo
che l'aspettava
e non il mondo
l'aveva abbandonata
ma era lei
che se ne era andata.

Greta Baraldi.

mercoledì 20 luglio 2016

"PERDI INESORABILMENTE" di Santina Gullotto



PERDI INESORABILMENTE

Perdi la vita dove metti il cuore
perdi il tuo sonno dove posi il capo
non c’è cuscino che lo restituisca
se chi hai amato ti usa e poi ti getta
Perdi il cuore dove dai te stessa
perdi i giorni che indietro mai riavrai
perdi te stessa nell’amare
incondizionatamente
mentre c’è chi di questo
non gliene importa niente ...
perdi la gioia di vivere ogni giorno
mentre ti aspetti che si pareggi il conto...
perdi il sorriso nei giorni soli e bui
che ti daranno come ricompensa ...
perdi senza più ritorno
la giovinezza piena di energia
mentre la sabbia
nella clessidra scorre lenta...
ma inarrestabile, inesorabilmente...
@Santina Gullotto

lunedì 18 luglio 2016

"MIELE" di Marilena Viola



MIELE
liberamente ispirata al romanzo LE DEE DEL MIELE di Emma Fenu


Miele tra le mani
le fanciulle mescolavano
lacrime e sorrisi
pazienti intrecciavano i destini
come fili sottili di ricamo
modellavano vite nuove
cibandole di grano e amore.

Quando scendeva la sera
le api laboriose
dopo aver volato
aver preso il meglio dai fiori
rientravano nelle piccole tane
per stivare il nettare dorato
riposarsi per la notte nel nido.

Con un rito speciale
danzando su e giù per l'alveare
salutavano l'ape regina
mostrando il raccolto quotidiano
raccontando di come giù al campo
i fiori si aprissero al loro passaggio
quanto rosso fosse il cielo al tramonto
l'ora più dolce
quanto garrule le rondini
quanti bambini ne emulassero la voce
e lei
saggia
felice
contenta di quella sua vita
gioiva e le incoronava
ogni giorno
del miele regine.

MARILENA VIOLA

domenica 17 luglio 2016

"TRAMONTO" di Marina Marini Danzi



TRAMONTO

Questa è l'ora più bella
Ascolto del mare la malinconia sottile
La dolcezza che apre il cuore
scioglie la mente.
Sento nel vento tutte le voci
Anche la tua
Voci amiche
E sussurri delicati
di chi non è più
Mi affaccio curiosa ed estatica
su questo tramonto di vita
magnifico
nel suo rosso splendore
Finché la notte,
un giorno
mi abbracci
Trovera'un cuore pieno
Mani operose
E un ultimo dolce bacio
all'amore e alla Vita

Marina Marini Danzi

sabato 16 luglio 2016

"A TUTTE LE DONNE" di Alda Merini



A tutte le donne

Fragile, opulenta donna, matrice del paradiso
sei un granello di colpa
anche agli occhi di Dio
malgrado le tue sante guerre
per l'emancipazione.
Spaccarono la tua bellezza
e rimane uno scheletro d'amore
che però grida ancora vendetta
e soltanto tu riesci
ancora a piangere,
poi ti volgi e vedi ancora i tuoi figli,
poi ti volti e non sai ancora dire
e taci meravigliata
e allora diventi grande come la terra
e innalzi il tuo canto d'amore.
(Alda Merini)

"IL PROBLEMA E' CHE ALLA FINE DI TUTTO C'E' SEMPRE IL VUOTO..." di Nunzia Musicco

Il problema è che alla fine di tutto
c’è sempre il vuoto,
lo sappiamo e abbiamo paura.
Il nostro limite più atroce è
non aver imparato a muoverci nel vuoto,
ad afferrarlo, a prenderlo come un inizio.
Abbiamo inventato lo zero,
l’amore e gli animali da compagnia,
però non siamo ancora capaci
di addomesticare il vuoto.
@NM

"SFUMATO DA CONTORNI TENUI..." di Luisa De Amor

Sfumato da contorni tenui
Inafferrabili filiformi
Come armonia di pensiero
Rigoli di sentiero
Profondità
Sei ascolto di note suonate
Le tue armoniche mani
dicono di te solo se ami
Un tuffo nella sensazione tra chi non sa chi sei
Ma conosce ogni tua emozione
Nel tuo azzurro ci si perde....
Ci si trova...
Ci si ferma...
Tu sei tu
Mai banale
Ti sei ciò che mai si dissolve
Ogni volta che ci si ritrova.
LDA

giovedì 14 luglio 2016

"NONNA" di Ilaria Biondi



NONNA

Avvolgo
sui fogli scuciti di memorie
i rammendi svagati
delle tue calze di vento.
Depongono le mie mani azzurre
i petali slanati del tarassaco audace -
corona bagnata di stelle
sul tuo ultimo sorriso.

ILARIA BIONDI

"ATTRAVERSANDO I MONTI" di Di Santina Gullotto



Dalla Silloge "LE ALI DEL CUORE

ATTRAVERSANDO I MONTI

Attraversando i monti attraverso il tempo
avvolto di memorie come nubi
che si dissolvono nel vento...
Attraverso venti di nostalgie come uragani
e spazzano via sogni che si perdono
nella notte che li sta avvolgendo....
Attraverso un tempo già vissuto
perduto nella solitudine del momento
parvenza di vita piena ma senza senso...
Attraverso il vortice dell’anima
che langue dentro cercando il senso
dei sogni e dei ricordi intrecciati nel tempo.
@Santina Gullotto

"LE ALI DEL CUORE" di Santina Gullotto



Dalla Silloge "LE ALI DEL CUORE

ATTRAVERSANDO I MONTI
Attraversando i monti attraverso il tempo
avvolto di memorie come nubi
che si dissolvono nel vento...
Attraverso venti di nostalgie come uragani
e spazzano via sogni che si perdono
nella notte che li sta avvolgendo....
Attraverso un tempo già vissuto
perduto nella solitudine del momento
parvenza di vita piena ma senza senso...
Attraverso il vortice dell’anima
che langue dentro cercando il senso
dei sogni e dei ricordi intrecciati nel tempo.
@Santina Gullotto

"AVEVA IL TORMENTO NELL'ANIMA, LO DICEVANO I SUOI OCCHI..." di Agostino Degas

Aveva il tormento nell’anima,
lo dicevano i suoi occhi,
ma nessuno se ne accorgeva,
perché come lei non sorrideva nessuno.
Sorrideva, ma non dimenticava
il mondo che aveva dentro.
Quel suo mondo che proteggeva da tutto e da tutti.
Ed era bellissima così...
(Agostino Degas)

"OGNI CASO" di Wislawa Szymborska




OGNI CASO

(A un amico che era sul treno)

Poteva accadere.
Doveva accadere.
E’ accaduto prima. Dopo.
Più vicino. Più lontano.
E’accaduto non a te.
Ti sei salvato perché eri il primo.
Ti sei salvato perché eri l’ultimo.
Perché da solo. Perché la gente.
Perché a sinistra. Perché a destra.
Perché la pioggia. Perché un’ombra.
Perché splendeva il sole.
Per fortuna là c’era un bosco.
Per fortuna non c’erano alberi.
Per fortuna una rotaia, un gancio, una trave, un freno,
un telaio, una curva, un millimetro, un secondo.
Per fortuna sull’acqua galleggiava un rasoio.
In seguito a, poiché, eppure, malgrado.
Che sarebbe accaduto se una mano, una gamba,
a un passo, a un pelo
da una coincidenza.
Dunque ci sei? Dritto dall’animo ancora socchiuso?
La rete aveva solo un buco, e tu proprio da lì? Non c’è fine al mio stupore, al mio tacerlo.
Ascolta
come mi batte forte il tuo cuore.


Wislawa Szymborska

martedì 12 luglio 2016

"TRAMONTO SL MARE" di Elvira Rossi



Tramonto sul mare di Elvira Rossi

Parole dipinte d’amore
in un’ampolla di vetro
navigano sul mare.

Bianche vele
eccitate da aliti di vento
inseguono il tramonto.

Gabbiani innamorati
sugli scogli adagiati
invocano la notte.

Un pescatore solitario
con lo sguardo stanco
cerca l’orizzonte

Amanti vergognosi
dietro un barcone
nascondono gli abbracci.

Parole senza suono
affollano la mia sera.

"UN'ESTATE AL MARE . PRIMA PARTE di Mariella Di Camillo



Un'estate al mare. PRIMA PARTE.

Avevo 15 anni, passavo l'estate in un luogo meraviglioso, che era monopolio della Marina Militare. 
Avevo tutto il diritto di frequentarlo, mio padre apparteneva a quest'arma più di altri, visto che ha combattuto le guerre che hanno distrutto il nostro paese. 
Però questo posto si trova in Puglia, mio padre si è sposato tardi, quando sono arrivata io, non era più in prima linea, la guerra era finita da tempo e lui lavorava, sempre come militare, al Ministero di Roma, per gli altri frequentatori, che abitavano in quel posto io ero un'estranea, una che veniva da fuori......una diversa.
Non ero ben accetta, come se questa spiaggia, per la precisione si tratta di un'isola, fosse un bene privato e non comune a chiunque appartenesse a famiglia di militare. Un gruppetto di ragazze di qualche anno più grande di me, con a capo una presuntuosa che credeva avesse diritto di imporre il suo modo fi essere, m prese di mira. Io ero timorosa, non avendo amiche, venendo da fuori e trovandomi in quel momento dell'adolescenza in cui tutti si sentono inadeguati e pieni di complessi, cercai di avvicinarmi al gruppetto, cercando il piacere di farne parte, poter comunicare con ragazze che credevo avessero molto in comune con me, anche se un po' più grande. 
Per qualche giorno sono stata accettata, ho fatto con loro qualche nuotata, passeggiate sulla spiaggia, qualche gioco, pranzato a mensa allo stesso tavolo e conosciuto gli sbarbatelli che ci facevano codazzo, intrecciato qualche amorazzo, lanciato qualche sguardo assassino, Ero piccina confronto alle altre, però carina, dai modi aggraziati e avevo un bel parlare, una dizione perfetta e argomenti di conversazione, perché frequentavo con profitto le scuole superiori ed ero piuttosto bravina specialmente in italiano, storia, m soprattutto in filosodia. Chissà cosa ho toccato, nell'animo della "capa" del gruppo, che un giorno mi ha fatto vittima di uno scherzo crudele, un vero atto di bullismo. Mi vergogno anche adesso, a distanza di tanti anni, a raccontarlo nei particolari, ma lo ricordo ancora e mi sento morire dall'amarezza ogni volta che mi torna in mente, posso dire che ho cercato di ribellarmi, nell'unico modo che conoscevo, lì in mezzo ad una decina di rafazze e ragazzi che ridevano di me, rossa e con il pianto in gola, mi sono rivolta alla Capa prendendola a parolacce, per prima cosa.l'ho chiamata "puttana", ma per me da tale si era comportata, e un po' mi son ripresa a vederla piangere per tale offesa, che comunque era poca cosa in confronto a quello che lei mi aveva fatto.
Poi è successo quello che sempre accase, come sempre chi è vittima di bullismo non parla con nessuno di quello che ha subito, per vigliaccheria, per pudore o anche per paura, come se un'azione così triste se la fosse meritata, ma non è così.
Invece La Capa, era molto più furba di me, ed è andata dal capo stabilimento dell'isola a raccontare chissà quale versione, mettendo in luce la parolaccia che le avevo detto.

Racconto di Mariella Di Camillo.

Amiche e amici questo è un racconto autobiografico, un'esperienza che mi fa male ancora e voglio condividerla con voi.
Ho scritto di getto, però ora sono stanca (sono le 2.23 di notte) e non mi sento bene.
Domani, rileggo, correggo e continuo......ho bisogno di tirare fuori questo dolore, che rendo pubblico per la prima volta, come fosse un racconto di fantasia.
Per me è importante, non solo dirvi cosa mi è accaduto, ma sapere cosa voi pensate del bullismo che nasce e prolifica nei posti più impensati, da sempre.........e dirvi anche.......
Buona notte a tutti e a domani......

MARIELLA DI CAMILLO

"RICORDI DI FAMIGLIA" di Ilaria Negrini



- Amarcord -

Oggi penso a te e ricordo. Profumo di torta e biscotti appena sfornati, il tuo rossetto rosso, le lunghe chiacchierate bevendo il tè o passeggiando lungo il mare all'alba. Una madre che non riusciva ad esprimere nei gesti l'amore, un padre morto troppo presto, giornate intere a correre nei campi dimenticando di mangiare, studiare di nascosto con il sogno di diventare medico. 
Mi dicevi sempre che avresti voluto saper scrivere per raccontare la tua storia. Un giorno la scriverò io, ti dissi. Una vita lunghissima, fino all'ultimo vissuta con la mente aperta al mondo, ai cambiamenti, al nuovo.
"Tua nonna assomiglia a Andy McDowell" mi disse un dottore ad uno degli ultimi ricoveri, quando ormai eri stanca di vivere. Ma eri ancora bellissima a 96 anni. 
E te ne sei andata cosi in un pomeriggio di maggio, ormai pronta da tempo all'altra vita, quella vera, questa non sempre ti è piaciuta, ma l'hai resa bellissima a me e a mia madre, che siamo cresciute con una grande forza dentro grazie a te.

ILARIA NEGRINI

"OGGI (DEDICATA A MIA MADRE NINA) di Izabella Teresa Kostka



OGGI (dedicata a mia Madre Nina)

Vorrei sconfiggere il tempo
per proteggerti in eterno,
Mamma,
oggi i tuoi passi sono più lenti
e le mani più deboli,
ma nulla riesce a spegnere
quel sacro fuoco
che arde per me in Te da sempre.

Ti ricordi le nostre risate
mentre vagavamo felici
sui sentieri di Zakopane?

Noi, due amiche
unite dallo stesso sangue,
due donne provate
dallo stesso destino,
due guerriere
sopravvissute all'assenza del padre.

Oggi,
i tuoi occhi sono più stanchi,
spesso soffermi sull'orizzonte,
in cerca costante delle risposte
in quel tempo instabile
che ancora ci resta...

Ti porto nel cuore, Mamma,
mi nutro della tua saggezza
ancorata ai pini sulle sponde del Baltico,
riscopro il senso dei nostri silenzi
rinchiusi nelle pietre di preziosa ambra.

Ovunque io sia
respiro la tua essenza,
pure qui, tra le langhe estese
sull'immenso Mediterraneo.

P.s. Zakopane - la città montuosa dei Carpazi (Tatra), al Sud della Polonia

Izabella Teresa Kostka

"UNA VACANZA STUDIO SPECIALE" di Francesca Bleu



UNA VACANZA STUDIO SPECIALE

Per la giornata di Amarcord volevo ricordare una vacanza studio a Dublino di 25 anni fa. Dove ho conosciuto una ragazza Spagnola di nome Ana. Una ragazza timida e dolce. Entrambe avevamo paura di ogni cosa. Eravamo spaesate in un mondo a noi completamente estraneo, soprattutto lontane da casa. Nonostante fossimo di due paesi diversi abbiamo affrontato ogni cosa insieme legata una all’altra.
Da allora siamo diventate davvero amiche. Ci sentivamo ogni settimana. Fino a quando un giorno lei mi ha inviato a casa sua ad Alicante. E’ stata un’esperienza splendida. Ho avuto il massimo dell’ospitalità sia da lei che dalla sua famiglia.
Poi l’anno dopo e’ venuta da me in montagna. Vacanza fantastica con la mia migliore amica.
Lei aveva un carattere chiuso e riservato , ma con me e’ riuscita ad aprirsi. Io gli sono stata sempre vicina e sono disposta a starle vicina per sempre nonostante gli anni ci hanno fatto perdere di vista.
Sembra una storia come tante altre ma io l’ho improntata sull’importanza dell’amicizia. Sono passati tanti anni ma il sentimento e’ sempre lo stesso se non più forte. Perché ora abbiamo la maturità di capire le cose in modo diverso.
Grazie Ana per l’affetto che mi hai dato tanti anni fa e per quello che mi stai dando ora anche se non ci sentiamo
spesso come prima.

FRANCESCA BLEU

lunedì 11 luglio 2016

"EPILOGO" di Izabella Teresa Kostka



EPILOGO

Il cielo è affollato dalle anime raminghe,
stroncate in nome di un vecchio amore,
girovagano sorprese dal sonno eterno
segnate per sempre da pianto e sangue.

Le fresche fanciulle,
le piccole spose,
le madri, le mogli, l'ex fidanzate,
recise come i fiori in un triste giardino
oscurato dalle nubi del tragico destino.

Gemme strappate dal vento...

Nulla è stato fatto per salvarVi la vita,
per fermare la furia dell'assassino
eppure
chiedevate il nostro aiuto.

Nel silenzio mi assorgo per Voi,
accendendo un cero alla memoria.

Izabella Teresa Kostka

"SEDUTA A RIVA" di Pasquina Filomena



SEDUTA A RIVA

E’ come se ti cercassi nell’aria.
Tra un alito di vento
e la brezza marina.
Il sole mi punge gli occhi,
il mare mi guarda.
Seduta a riva
il pensiero scivola solo a te.
A te…che sei dall’altra parte di me.

PASQUINA FILOMENA

"NON E' QUASI MAI.." di Edmond Dantes



Non è quasi mai.
Non è per tutti.
Non è possibile.
Non è successo.
Non è adesso.
Eppure c'è.
Tutto Creo. Tutto immagino.
Plasmarti anima è un sudario.
Gocce di me, acconto di inizi.
Il saldo non ha vita.

Marina Roncaglio /Edmond Dantes

domenica 10 luglio 2016

"LA PRIMA VOLTA" di Connie Rutigliano



La prima volta

Creiamo un mondo per chi amiamo
fatto di certezze e virtù,
dove il sole gira anziché stare fermo
dove il buio danza con la sua ombra
accompagnandola nei sogni più lieti.
Attraverso i suoi occhi
cogliamo ogni stella mai nata
ogni speranza mai perduta
ogni sorriso mai nascosto,
dalla sua voce,
viviamo storie intense
ancora da scrivere,
ancora da conoscere.
La prima volta di solito è così,
un bozzolo che si schiude
quando il cuore sussulta,
un sospiro che nasce
quando gl'occhi di chi s'innamora
rivivono quell'attimo
nel ricordo del primo bacio
in una serata d'autunno,
amati dalle stesse foglie
dipinte di rosso.
C.R.

"VOGLIO CHE TE NE VAI..." di Silvana Stremiz



Voglio che te ne vai
che prendi di Te tutte le cose
che metti in valigia i tuoi sogni
i tuoi jeans strappati
i tuoi sorrisi
il tuo cuore spettinato.

Ti voglio felice
perché meriti questo
ti rivoglio indifesa
bambina con meno orgoglio
ti rivoglio con quella passione
che è tua e che sei.

Voglio che te ne vai via da qui
ma senza voltarti
senza rimpianti
senza dolore
perché di dolore la vita
già tanta ti ha “crudelmente donato”.

Voglio che tu smetta di proteggere
e che ti faccia proteggere
ti voglio con tutto quell’amore
che hai dentro ma che nascondi
ti voglio fragile
meno testarda e meno ostinata.

Voglio che te ne vai senza voltarti
senza esitazione
senza tutti i tuoi se
senza tutti i tuoi ma
con lo sguardo luminoso
che ti rende bella come il sole.

Voglio che te vai all’alba
prima del tuo tramonto
ora che ancora puoi.

Vai ora
ma ricordati di portarti
via il cuore
per Te.
© Silvana Stremiz

"REGINA DI DENARI" di Emma Fenu



Regina di denari

Porgetele una rosa bianca,
che ne rubi la tinta scarlatta delle labbra violate
e ne deterga gli occhi bistrati,
con un bacio di bimbo.
Porgetele una rosa gialla,
che ne adorni la chioma bionda,
e ne illumini le carni esposte,
con un raggio di sole.
Porgetele una rosa rossa,
che ne copra i lividi sul seno e sul pube
e ne profumi rivoli di sangue e umori,
con una carezza.
Porgetele una rosa nera,
che la inghiotta nella notte della libertà
e le doni il sonno,
con uno scialle caldo di vecchia.
La Regina di denari
sia incoronata
Regina di fiori.

Emma Fenu

sabato 9 luglio 2016

"NEL SAPORE DEL MATTINO, AFFACCIANDOMI AL GIORNO CHE NASCE...." di Tania Minissale

Nel sapore del mattino, affacciandomi al giorno che nasce, aspettando che il cielo rosa diventi azzurro e che la vita prenda forma, mi gusto un buon caffè, nel silenzio più assoluto nell'ora più bella del giorno. Il canto degli uccelli ed i rumori silenziosi mi inducono a pensare, ma è un pensiero bello quello che mi attraversa; apprezzo il nuovo giorno, godo dell'attimo che vivo, quasi aspettando di svegliarmi presto per osservare l'alba per poter capire che forse, il tempo che passiamo dormendo ci ruba l'attimo fuggente.

TANIA MINISSALE

venerdì 8 luglio 2016

"..AMARE E' COME COLTIVARE LA TERRA...NON SIAMO TUTTI AGRICOLTORI.." di Sikvia Macc



...amare e' come coltivare la terra...non siamo tutti agricoltori. Alcuni ci nascono...alcuni riescono ad appassionarsi alla terra, e imparano a coltivarla. Altri s'improvvisano, spesso in assenza di passione, permettono la nascita di sterpaglie..diventano artefici dell'inaridimento del terreno. ...E' difficile coltivare la terra...e' difficile coltivare un amore.


SIKVIA MACC

"CUCE TAGLI SEVERI L'AMORE DONATO.." di Roberta manzin



Cuce
tagli severi
l'amore donato.
Fintantoché
non chiede il conto.

(Impara l'arte e mettila da parte)

RobertaManzin

"IL BACIO" di Sara Basili



Il bacio

Dopo una lunga giornata di lavoro entro in un bar per godermi un caffè.
Mi siedo al primo tavolo libero, di fronte a me due bellissime bambine.
Avranno otto anni, guance arrossate dal sole e occhi azzurri.
Una legge a voce alta: << Giornata internazionale del bacio >>.
L'altra ride e fa: << Che vuol dire? Che tutti si baciano? >>.
<< Non lo so. Io però ti voglio dare un bacio >>.
<< Anche io >>.
Si abbracciano forte e si baciano sulle guance. Sono così tenere che mi cambiano l'umore.
Questa giornata internazionale però, le ha lasciato qualche dubbio. Una si gira e mi chiede: << Perché oggi tutti si baciano? >>
Sono in difficoltà, lo ammetto...
Provo a dire la mia: << Diciamo che qualcuno ha voluto scegliere un giorno per festeggiare il bacio. Un giorno più speciale degli altri. Esiste San Valentino, la festa del papà, quella della mamma.
Adesso esiste anche la festa del bacio >>.
<< Ah ok. Perché papà e mamma si baciano sempre. Poi quando si accorgono che li ho visti ridono e io mi nascondo >> esclama una.
L'altra sorride, arrossisce e fa: << Io ieri ho baciato Paolo anche se non era la festa del bacio. Però non lo vedevo da tanti giorni. Da quando sono iniziate le vacanze >>.

Ho bevuto il mio caffè, quasi ghiacciato.
Le ho salutate e me ne sono andata.
In viaggio verso casa ho pensato al mio primo bacio.
L'emozione, l'attesa, la paura di non essere all'altezza.
Poi le amiche che fanno domande:
<< Allora? Allora? Dai... racconta >>.
Ognuna vuole essere la più brava, la più esperta. Poi arriva la competizione perché il più bello della scuola ha sempre tante fans. E lui, eterno indeciso, le bacia tutte senza pietà.
Poi arrivano le prime vacanze al mare, dove il bacio è più spontaneo e più frequente. Sarà l'aria, l'atmosfera, l'alta marea. Saranno i tormentoni estivi, gli shorts, l'abbronzatura, il copri fuoco che dalle 22 si allunga fino alle 24.
Poi ci sono i baci dei film che arrivano sempre al momento giusto, belli, sinceri, perfetti. Quelli che ti fanno commuovere. Ci sono i baci delle mamme sulla fronte che ti accompagnano per tutta la vita.
Ci sono i baci delle maestre quando finisce la scuola che lasciano un misto di sollievo e amarezza.
Ci sono i baci delle nonne seguiti sempre da un abbraccio caldo e sincero.
Ci sono i baci delle amiche di sempre, quelli che ti cambiano l'umore e ti fanno sorridere.
Ci sono i baci innocenti dei bambini che si "scoprono" e si "amano" a modo loro. Ci sono i baci degli sposi che i bravi fotografi riescono a immortalare e tu puoi guardarli per ore. Lì sorridono le bocche e i cuori.
Poi ci sono i baci dei figli che baciano le loro madri. Lo fanno con una passione e un' intensità unica.
Insomma, questa giornata internazionale del bacio, mi è piaciuta.

"E'" di Marina Marini Danzi



E'

E' quel qualcosa
che si muove
dentro di te.
Qualcosa di inspiegabile
Quel giorno impossibile
E' morbidi cuscini di seta
profumati di incenso prezioso
dove insieme affondare
E' tende di bianca sottile organza
mosse da caldo vento d'estate
Dolci carezze del cuore
E' brividi di lunghe dita sinuose
su candida pelle di luna
Umidità' spessa
d'ombre segrete
Bisbigli,
sorrisi di occhi
lucidi e grandi
Candidi chicchi di riso
tra labbra morbide e rosa
Goccia d'ambrosia
che scorre lenta sul collo
fra colline rotonde
fino al sacro estuario del ventre
E' sferzata d'onda su scogli
di mare crescente
Finche' non sappiamo più'
se siamo
chi siamo
E' volare uniti lassu'
dove il cielo finisce
per un infinito attimo di gioia
E poi planare pieni
in placido lago di quiete
dove ancora parole non dette
sussurrano frasi d'amore


Marina Marini Danzi

giovedì 7 luglio 2016

"SONO QUELLA CHE ASPETTA ALLA STAZIONE DEGLI ASTRI.." di Antonella Monaco

Sono quella che aspetta alla stazione degli astri
al volo afferro le code delle comete e le cavalco.
Saltello da una punta all'altra delle brillanti stelle
correndo sulla Via Lattea mi bagno di luce e dimensioni.
Serenamente mi adagio su uno spicchio di luna appesa
che culla le mie speranze e i neonati sogni inespressi.

"TI HO INVENTATO" di Moses Soon



Ti ho inventato.

Cercavo solamente qualcosa che ti somigliasse, ma non sono mai riuscito a trovarlo. Un particolare, una cosa esclusiva che sapevo essere solamente tua, che solamente io ero in grado di distinguere e riconoscere. Ti cercavo tra mille ombre. Ti cercavo tra la folla anonima di una città spenta. Ti desideravo; cercavo di te qualsiasi cosa non fosse differente da quello che sei. Ti cercavo negli sguardi della gente, negli occhi di una bimba intenta a giocare a palla con un gatto. Ti vedevo appesa al cielo, luminosa e immensa, come la luna che sorge a oriente. Cercavo di afferrarti, ma ogni volta che stavo per agguantarti, il sogno s'interrompeva e tu svanivi. Continuavo a cercarti logorato dalla vita, curvo sulle spalle come un accattone in cerca della compassione altrui all'angolo di una via. Era come se una febbre mi divorasse, giorno dopo giorno, tempo dopo tempo, vita dopo vita. Camminavo per il mondo in cerca della tua essenza, di una prova che mi confermasse la tua esistenza. Camminavo e ti cercavo, scorgendo tra i colori della terra, il nero dell'asfalto, il rosso delle foglie di un autunno senza fine, il giallo del mio piscio, tra i riflessi impalpabili della pioggia, tra le spire di fumo di una sigaretta, tra gli oggetti esposti nella teca di un museo, cercando particolari esclusivi, unici e inimitabili da usare per disegnare il tuo corpo , per trasformare in realtà i miei desideri più estremi, per trasformare in realtà un sogno da custodire per sempre tra le braccia, da riporre tra le pieghe dei miei ricordi. Non riuscivo a udire il tuo richiamo, confuso dal canto di mille altre sirene, e alla fine, esausto e amareggiato, ferito e umiliato, ho avuto un'intuizione, ed è in quel momento che ho capito cosa avrei fatto. Ed è stato in quel preciso istante che ho deciso cosa fare, che ho deciso di inventarti. 
Continua...

MOSES SOON

"UNA DEDICA" di Sara Basili

RACCONTO

Ho ritrovato questo piccolo racconto.
Una dedica.
Lo avevo scritto in occasione della Festa dell'infermiere. 

<< La signora della 3 come sta? >>
<< Abbastanza bene, si sta riprendendo. Il vecchietto della 8? >>
<< Ha passato una brutta notte ma stamattina andava meglio >>

Poi le flebo, il sondino, la farfallina per le analisi, il prelievo, la padella ecc

Questi sono stati gli argomenti che hanno accompagnato i miei pranzi per vent'anni.
Questo succede quando si ha un nonno infermiere e quando due dei suoi tre figli, hanno scelto la stessa professione.
Mia mamma no, lei non è tagliata per questo. Lei ha paura, è sensibile e molto vulnerabile.
Essere infermieri è una vocazione.
È una chiamata, qualcuno li spinge a rinunciare a tutto, per il bene del prossimo.
E loro accettano quella chiamata.
Con paura all'inizio, con rassegnazione poi.
Non è facile vedere tutto quel sangue, assistere al dolore degli altri.
Non è facile mentire ripetendo che va tutto bene, anche quando sai che non è così.
Non è facile star di fianco a un medico che spiega ai familiari la salute del suo paziente.
Perché quel medico, passa una volta al giorno "in visita".
L'infermiere invece resta lì.
Resta quando il paziente si rifiuta di mangiare.
Resta quando crolla.
Resta quando ha paura e piange.
Resta quando il paziente grida:
<< Tutti fuori! >>.
Resta dietro quella porta, in silenzio, ad aspettare che si calmi.
Resta perché sa che quel paziente, in quel momento, conta su di lui.

L'infermiere è il primo che vedi quando ti ricoverano in ospedale e il primo che saluti, quando ti dimettono.

L'infermiere conosce il nome dei suoi pazienti, conosce la loro storia, i nomi dei suoi familiari.
Ha sempre un sorriso, un abbraccio caldo e sincero.
L'infermiere si siede sul bordo del tuo letto, ti consola e ti ascolta.
L'infermiere è un po' prete, un po' barzellettiere e un po' dottore.

Deve essere paziente, coraggioso, pronto e attento. 
Deve avere tutta la situazione sotto controllo senza mai perdere le staffe.
Deve mostrarsi sicuro di se stesso e delle sue azioni.
Soprattutto, parte più difficile, deve essere "di famiglia" ma non troppo.

Questa parte, mio nonno, la dimenticava spesso.

Così, pranzo dopo pranzo, conobbi la Gina, Franco, la Vittoria, Lucio e tutti quelli che incontrò durante la sua carriera.
Sapeva dove abitavano, quanti figli avevano, nipoti; gatti e cani.
Si fidavano di lui.
E lui non voleva deluderli, mai.

Gli anni sono passati, io sono cresciuta, quei ricordi sono ancora vivi e nitidi.
Mio nonno andò in pensione ma mai realmente fu un pensionato.
I pazienti continuavano a chiamarlo, ad aver bisogno di lui, e lui interveniva.

<< Così fanno gli infermieri quelli veri! >> ci diceva sempre, e noi accettavamo in silenzio.

Quando guardo mia zia, rivedo mio nonno.
Il suo sguardo fiero mentre percorre i corridoi del reparto.
Le sue strette di mano vigorose e sincere.
La sua onestà e il suo senso del dovere.
La voglia di non affondare di fronte a un sistema sanitario in continuo declino.
Ha ereditato questi tratti da mio nonno.
Anche lei porta il lavoro a casa.
Dopo aver concluso il turno, come lui, riceve chiamate dai pazienti, richieste di aiuto e di conforto.

Mi manca mio nonno e mi mancano quei pranzi.

Adesso non so più niente della Gina, di Franco e di tutti gli altri.
Perché alla fine, tra un piatto di pasta e una bistecca, sentir parlare di pannoloni e flebo, non era poi così male! 

Auguri a tutti gli infermieri in servizio e a quelli in pensione.

Nessuna cifra sarà mai sufficiente per ripagare davvero quello che fate!

SARA BASILI

"FIGLI" di Anna Maria Lombardi



FIGLI

Non vi ho partorito tra i dolori
del corpo.
Vi ho trattenuti sul mio petto
adagiandovi nel mondo
con i travagli della mia anima.
Non ho partorito,
ma mai ho dimenticato
di esservi madre.

Anna Maria Lombardi

mercoledì 6 luglio 2016

"HAIKU" di Marini Marina Danzi



HAIKU 128

Inquiete mani
E' odore d'estate
tra fresche felci

Marina Marini Danzi

"SONO GRATA" di Maria Cristina Sferra



● SONO GRATA ●

Per le parole che ricevo,
eco delle mie parole,
sono grata.
Per l'emozione che provo,
eco dell'altrui emozione,
sono felice.
Per questo scrivo.

© Maria Cristina Sferra

"LA COLPA DELLE DONNE..." di Iolanda Anna Arcidiacono



La colpa delle Donne
Quelle Donne.
Quelle che amano forte
giocandosi l'anima col destino
Quelle che masticano delusione
nei buio dei loro silenzi
Quelle che raccattano i cocci
nell'orgoglio di "essersi"
Quelle che celano ferite profonde
dietro al colore del rossetto
Quelle di cui guardi l'apparenza
ma non la luce del cuore
Quelle che asciugano lacrime
agli angoli della bocca
Quelle che fanno della fragilità
la loro forza di esistere
Quelle che con l'anima strappata
regalano un sorriso alla vita
Quelle che nascondono lividi
dietro scuse impossibili
Quelle che raccolgono un pianto
col dorso delle mani
Quelle che ricuciono un dolore
abbracciandosi di solitudine
Quelle che sanno quanto uccide l'amore
e continuano a morirne.

Quelle Donne
la cui unica colpa è essere “Donne”.

Orchidea Nera

IOLANDA ANNA ARCIDIACONO

"ODO IL MIO RESPIRO NEL SILENZIO DELL'ALBA..." di Antonella Di Pietro

Odo il mio respiro
nel silenzio dell'alba,
si libera la notte
del nero velo del sonno,
impercettibilmente
il mondo nasce
e nel nuovo giorno
il pensiero muove i primi passi
verso il rumore
Anto

"IL COLOR DELLA VITA" di Luisa Simone



IL COLOR DELLA VITA

Trovo purezza

nel bianco

soffuso

avverto
tristezza

nel nero.. ..

adesso..

Troppo
diffuso.

Per questa
vita ...

dove
Il color

è in uso...


Cerco
raminga

la sospirata

pace...

ma in essa...

il color
spesso

disilluso...

troppo
sconcertato

.........
Rosso
Di sangue ...

Tace.


(Luisa Simone)

martedì 5 luglio 2016

"AI CANCELLI" di Paola Caramadre



Ai cancelli

La fabbrica invisibile. Non l'ho mai vista. Vedo solo gli ingressi. I varchi con i tornelli, le postazioni dei vigilanti, le lunghe cancellate di recinzione, i muri alti, i vialetti, i parcheggi. La fabbrica non l'ho mai vista. Non ci sono mai entrata dentro, ma la conosco bene. Ne conosco l'odore, il sudore, quelli che restavano addosso a mio padre quando rientrava la sera tardi e lo aspettavo sveglia anche quando ero una bambina. Della fabbrica conosco l'innaturale succedersi dei turni che spezzano la vita, che minacciano la felicità. Della fabbrica conosco la modesta rassegnazione di molti e la coriacea solidarietà di pochi. Lì dentro ci sono gli uomini e le donne che ci lavorano. Li aspetto fuori, qui ai cancelli, qui dove aspettavo mio padre, li aspetto per intervistare gli operai. Alcuni mi conoscono, provo a fare domande, ma sono di parte, non sono corretta. Lì dentro c'è la vita di mio padre, quella parte di vita che non ha trascorso con me. Adesso dovrei togliermi di dosso tutto questo. Adesso non sono solo la figlia di un operaio, sono una giornalista e dovrei raccontare senza pregiudizi. Penso a questo quando sento un odore familiare. È l'odore del cuoio, dei giubbotti di pelle. C'è un ragazzo alto, magro, barba e occhiali che scatta le foto. È il fotografo del giornale. Mi viene spontaneo sorridergli. So che può capirmi. Anche se suo padre non ha mai conosciuto la fabbrica.

PAOLA CARAMDRE

"CI PENSI MAI AL DOMANI?" di Gerardina Rainone

Ci pensi mai al domani?
Di te resterebbe solo un profumo
La scia dei sensi
L'ombra di un sorriso
Una forte orma della passione
Contorno e magma di emozioni
Fucina viva di empatia
Un sogno forse
E la sua poesia.

Gerardina Rainone

"RICORDO DI UN PERSONAGGIO STORICO" di Altea Alaryssa Gardini

AMARCORD

Ci sono rumori che riconosci anche se non li hai mai sentiti. Suoni che conosci per porte ancestrali dell'incoscio. Un brivido mi ha percorso la schiena quando ho sentito lo stridìo della lama scorrere su di una parete di mattoni, la mia essenza ha assimilato il vociare concitato della gente che si muove come maree davanti alle mura di Troia: le persone si accalcano una sull'altra, sporgendosi, urtandosi, gridandosi, fino a che le loro mani non toccano il terreno cedendo alla pressione del corpo, dietro di loro, che nella calca gli è piombato addosso. 
Ho visto da lontano, in un sogno che forse non era mio, una nave e una spada.
Una nave che nasceva dal fuoco, una lama forgiata dal pianto. Se mi affaccio alla finestra vedo ancora quella pira che arde dall'altra parte del mare, le urla straziate di un cuore abbandonato che invoca maledizioni su colui che non amava altri che se stesso. 
Sono solo una modesta ragazza, come posso vedere un passato non mio e il futuro di un tempo che si veste da cavallo per trasformarsi in guerra?


ALTEA ALARYSSA GARDINI

"PER RACCONTARVI CHI SONO.." di Cinzia De Martini



Per raccontarvi chi sono...


La vita è una cosa strana, davvero.
La mia, per molto tempo, è stata come tante: sposa, mamma, maestra elementare. Tutto normale, tranquillo, forse un po’ noioso.
Ma una mattina di luglio, avevo quarantasette anni, è tutto cambiato.
Mi ricordo, ero in bagno, mi guardavo allo specchio, mi sentivo strana, la mia bocca era un po’ storta… Dovevamo partire per il mare. Mio marito mi ha chiesto se la valigia era pronta, io l'ho guardato e non gli ho detto niente. Non riuscivo a parlare.
Lui mi ha invitato a scrivere cosa mi capitava su un biglietto, ma dalla penna sono usciti solo scarabocchi. Allarme, pronto soccorso, TAC, angiografia, diagnosi. Un ictus mi aveva rubato le parole.
Non so spiegarvi cosa mi passava nella testa, non riesco a ricordare se miei pensieri fossero parole o immagini. Mi hanno ricoverata e non capivo perché; vedevo mamma, figli, fratelli, con la faccia stravolta intorno al mio letto.
Mio marito passava le notti seduto su una sedia, vicino a me, spiando il mio respiro. Io invece dormivo pacifica: ero certa che sarei tornata a parlare.
Mi ricordo lo sguardo sbalordito di un’infermiera quando, una mattina, le ho sorriso e le ho detto buongiorno.
E piano piano riaffioravano parole, a volte storpiate, mozze, a volte inventate.
Ho visto la mia TAC: un bel buco nero nel mio cervello. E i medici dicevano che ero stata fortunata. Mi veniva un po’ da ridere, ma forse avevano ragione.
Sai, un mese all’ospedale ti insegna molte cose. Vedi da vicino il dolore degli altri: il pianto di una donna che vede morire il suo uomo, la rabbia di un ragazzo che non riesce più a camminare, la solitudine di una vecchietta che è felice se solo le accarezzi la mano e le chiedi come sta.
Sono ritornata a casa decisa a riprendermi la vita. E ce l’ho fatta, grazie alle persone che amo e che mi amano, ma anche alla mia caparbia voglia di non arrendermi, e a un po’ di umorismo (i miei neologismi erano proprio divertenti!).
Ho trovato un nuovo modo di parlare con gli altri e di ascoltarli, proprio perché ho scoperto il valore delle parole. È strano, ma il vero dialogo con mio marito è iniziato solo quando io ho perso la voce, e lui ha temuto di perdere me.
Un anno dopo mi sono iscritta all’università. All’inizio mi sentivo un pesce fuor d’acqua, in mezzo a quei ragazzi, ma ho scoperto di non essere l’unica studentessa “attempata”: ho trovato delle nuove amiche che, come me, stavano realizzando un vecchio sogno. Bellissimo!
Volevo sapere come funziona il cervello. E se il mio funzionava.
Prima degli esami orali ero in preda al panico (quando sono emozionata il mio linguaggio è ancora un po’aggrovigliato), però mi buttavo lo stesso.
Beh, non ci crederete: sono diventata psicologa!
Ma non mi bastava: volevo diventare psicoterapeuta infantile, e dopo essere stata rifiutata da diverse scuole di specialità (Sa, signora, alla sua età il percorso sarebbe troppo impegnativo) finalmente ho trovato chi è disposto a puntare su di me.
E ce l’ho fatta, sono diventata psicoterapeuta. E nei momenti liberi scrivo.
Noi donne troppo spesso rinunciamo ai nostri sogni per permettere a marito e figli di realizzare i loro. Così succede che loro crescono, imparano, scoprono il mondo e noi restiamo indietro, a guardare e aspettare… Aspettare cosa? Di andare in pensione e chiederci dov’è andata la nostra vita?
È così bello, invece, continuare a crescere anche “da grandi”.
Adesso la mia vita è vera vita; sono ancora moglie, madre, e anche nonna, ma lo sono in modo diverso, perché sono anche altro. Una donna intera, che ogni tanto inciampa nelle parole. Ma fa niente.

CINZIA DE MARTINI

lunedì 4 luglio 2016

"STORIELLA" di Greta Baraldi



STORIELLA

Lui decise di
non vederla per un po'
e così non la cercò
e dove lei andava
lui più non andò
il tempo passò
e un giorno ripensò
al suo dolce sorriso
al suo dolce saluto
e così la cercò
e dove lei andava
anche lui ritornò
e lei gli sorrise
e lo salutò
e ancora sorrise
salutando Pedro
e sorrise
salutando Romeo
e sorrise
salutando Martino
e sorrise
salutando il passato
salutando il passato

Greta Baraldi

domenica 3 luglio 2016

"UN TAMPONAMENTO" di Roberta Manzin



Un tamponamento. Risveglia tutte le volte che si sta viaggiando in strade non segnate sulla mappa. Dolce. Lo sguardo azzurro di uno straniero che ricorda la meta. 
I colori fanno musica alla monocromia di un'estate allo sboccio. E la temperanza restituisce la sede di un migrare del cuore. Adesso, scelto.

Non è un'età a scandire il tempo dell'amore. Ma l'incontro. Spogliato delle paure e di pregiudizievoli bisogni. 

RobertaManzin

"PER L'ENNESIMA VOLTA (DACCA)" di Anna Maria Lombardi



PER L'ENNESIMA VOLTA (Dacca)

Intense e buie nubi
in concilio minacciano.
S'odono trombe
suonare grandine
sopra teste innocenti,confuse.
Rinfusi tornadi
sollevano polvere,sassi e vesti
facendo credere il finimondo.
Ai lati, il cielo azzurro riprende forma,
il vento si spegne e la pioggia
s'avvia ritmica
intonando il canto della vittoria.
Il sole inizia la propria danza
sopra foglie gocciolanti
colori ancora più brillanti.
Esco,guardo il campanile...tre rondini
battono le mani e sorridendo scrivono in cielo:
per l'ennesima volta il pericolo è passato,
potete continuare a vivere.

Anna Maria Lombardi

"HAIKU 125" di Marina marini Danzi



HAIKU 125

Stralci di sole
nel grigio della vita
Piccoli fiori

Marina marini Danzi

sabato 2 luglio 2016

"CHIEDO SCUSA AL CASO SE LO CHIAMO NECESSITA'..." di Wislawa Szymborska



"Chiedo scusa al caso se lo chiamo necessità.

Chiedo scusa alla necessità se tuttavia mi sbaglio.

Non si arrabbi la felicità se la prendo per mia.

Mi perdonino i morti se ardono appena nella mia memoria.

Chiedo scusa al tempo per tutto il mondo che mi sfugge a ogni istante.

Chiedo scusa al vecchio amore se do la precedenza al nuovo.

Perdonatemi, guerre lontane, se porto fiori a casa.

Perdonatemi, ferite aperte, se mi pungo un dito.

Chiedo scusa a chi grida dagli abissi per il disco col minuetto.

Chiedo scusa alla gente nelle stazioni se dormo alle cinque del mattino.

Perdonami, speranza braccata, se a volte rido.

Perdonatemi, deserti, se non corro con un cucchiaio d’acqua.

E tu, falcone, da anni lo stesso, nella stessa gabbia,
immobile con lo sguardo fisso sempre nello stesso punto,
assolvimi, anche se tu fossi un uccello impagliato.

Chiedo scusa all’albero abbattuto per le quattro gambe del tavolo.

Chiedo scusa alle grandi domande per le piccole risposte.

Verità, non prestarmi troppa attenzione.

Serietà, sii magnanima con me.

Sopporta, mistero dell’esistenza, se strappo fili dal tuo strascico.

Non accusarmi, anima, se ti possiedo di rado.

Chiedo scusa al tutto se non posso essere ovunque.

Chiedo scusa a tutti se non so essere ognuno e ognuna.

So che finché vivo niente mi giustifica,
perché io stessa mi sono d’ostacolo.

Non avermene, lingua, se prendo in prestito parole patetiche,
e poi fatico per farle sembrare leggere."

Wislawa Szymborska

"TANTO TEMPO FA" di Vincenzo Patierno



Tanto tempo fa

In una giornata d’autunno, di una lontana epoca non precisata, un viandante, oramai non tanto giovane, del quale non si sapeva ne da dove venisse e ne chi fosse, anche se il suo nome che era Antonio non si sa come si conoscesse, dopo aver trovato riparo tra le mura della chiesa della SS. Maria dell'Assunta raccolse le sue poche cose e il bastone con cui accompagnava i suoi passi e si incamminò sul sentiero che dalla Valle dei Mulini conduce ad Amalfi, attraversando monti e boschi. Durante il tortuoso cammino, dove esso costeggia i corsi d’acqua e cascate, si pensa che abbia lasciato i suoi pochi averi. Giunto nella cittadina amalfitana si diresse verso una piccola spiaggia, lì assorto nei suoi pensieri passeggiò a lungo sulla battigia dove le onde si infrangevano dolcemente e lo sciabordio risultava un dolce canto che gli rievocava trascorsi lontani, mentre lo sguardo era perso all’orizzonte e nell’immensità del mare. L’oro del tramonto lambiva il cielo quando Antonio, che era da un bel po’ che era lì, decise di proseguire il suo cammino, ma ad un tratto la sua attenzione fu rapita da una misteriosa figura che emerse dalle acque e incominciò a nuotare nella scia di luce verso la spiaggia. L’uomo divenne marmoreo mentre i suoi occhi erano increduli per ciò che vedevano: Una sirena. Ella, di bruna carnagione, aveva i capelli, di un intenso corvino, adornati da coralli di varie sfumature che le scendevano fin su i seni, il colore degli occhi era tutt’uno con quello del mare e l’argentea coda luccicava in esso. Giunta in prossimità della riva porse a l’uomo la mano, adornata da bracciali di conchiglie, invitandolo a seguirlo con voce suadente e un sorriso ammaliante che le riempiva l’ovale viso. Antonio, dapprima titubante, entrò in acqua e prese la mano della marina fanciulla iniziando a nuotare con lei. Oramai lontani i due si immersero nel ventre degli abissi, nel tempo in cui gli ultimi istanti di tramonto scomparivano all’orizzonte. L’uomo non fece più ritorno e tantomeno non si seppe più nulla di lui. Una leggenda di pescatori narra: Che nelle notti di luna piena si possono scorgere Antonio e la sirena danzare tra le onde del mare…

VINCENZO PATIERNO

"NELLA MENTE" di Annamaria Bortolan



NELLA MENTE

TROPPA LUCE, STASERA.
È GIÀ ESTATE.
I GELSOMINI ODOROSI
SI AVVINGHIANO STRETTI.
DA UNA BOTTE IN TERRAZZA
OGNI FIORE SI AFFACCIA
PENZOLANDO NEL VUOTO.
NELLA MENTE LA NOTTE.
HA I CAPELLI SOTTILI
LA MIA ANIMA ANZIANA,
IL SUO BUIO PRECOCE,
LA SUA ALBA LONTANA.
FILI BIANCHI SUL CAPO,
FRA LE DITA LA LANA
CHE A DIRITTO E ROVESCIO
SI RITORCE CON GLI ANNI.
NELLA MENTE GLI AFFANNI.
TROPPA LUCE D'ESTATE.
IO AMO
CIÒ CHE È GREVE E NOTTURNO,
LA NEVE CHE CONGELA
L'ISTANTE
MI SOLLEVA DAL NIENTE,
DALLE MOLTE CADUTE.
NELLA MENTE HO L'INVERNO.
A DIRITTO E ROVESCIO
IO RATTOPPO I MIEI ANNI:
SI SFILACCIA LA LANA,
IL RICORDO È UN INFERNO.
ANNAMARIA BORTOLAN

"MAMMA PER ME E' SINONIMO DI TUTTO" di Sara Basili



Mamma per me è sinonimo di tutto

Ho tanti, tantissimi ricordi legati a mia madre.
Mi ricordo i suoi applausi quando recitavo le prime poesie, per lei ero come Pascoli nonostante inciampassi sui verbi e inventavassi ciò che non ricordavo.
Mi ricordo le sue lacrime durante le recite scolastiche, di solito facevo piccole comparse, per lei però, ero la nuova Loren.
Mi ricordo la sua emozione durante il coro di fine anno, ero stonata, impacciata, mi nascondevo nelle ultime file, per lei ero meglio della Ricciarelli.
Mia madre, il bacio della buona notte e quello del buon giorno.
Mia madre, la sua mano nella mia quando il buio mi faceva paura.
Mia madre, giovane e sola con due figli, passava l'estate così, mentre papà era fuori per lavoro.
A lei non pesava, si faceva coraggio, sorrideva e andava avanti.
La mattina presto preparava la colazione per me e mio fratello, ci vestiva, e carica di borse e giochi ci portava in spiaggia.
Mia madre che non ha mai cenato fuori casa con le amiche perché "lasciarci senza cena" stava brutto.
Mia madre, i grembiulini sempre puliti e stirati, la colazione nella cartella, i libri tutti con le "copertine".
Mia madre che tutte le sere da quasi trent'anni prepara il "pranzo da viaggio" per papà, con la stessa costanza e lo stesso amore della prima sera.
Mia madre che è il calendario di famiglia, ricorda compleanni, anniversari; la data di nascita di cane, gatto e canarino.
Mia madre che non ha saltato un incontro con i professori, un evento, una recita, una festa di compleanno.
Mia madre che ha sopportato i miei cambi di umore, la mia adolescenza, i miei pessimi ex, le amicizie sbagliate, le mie diete incompiute, i licenziamenti, gli insuccessi, i fallimenti.
Mia madre è sempre la prima a farmi gli auguri di compleanno. Da piccola un minuto dopo la mezzanotte veniva a darmi un bacio, crescendo mi preparava una torta, adesso è il primo sms che ricevo.
Mia madre che non ha mai alzato la voce davanti a mio padre.
Mia madre che segue la moda ma senza esagerare, perché una mamma deve vestirsi da mamma.
Mia madre che si compra una maglia all'anno.
Se le dico che è bella, me la regala; se le dico che è brutta, finisce per non metterla più.
Mia madre che fa colazione a casa perché al bar costa troppo.
Mia madre che una volta a settimana ti chiama e fa:
<< Ti servono i soldi? >>.
Mia madre che ha visto soffrire i suoi genitori, ha visto la malattia e poi la morte.
Nonostante fosse a pezzi continuava a rimettere insieme i nostri.
Mia madre che si rivolge ancora con i termini "Signore" e "Signora".
Mia madre che ha tanta pazienza, troppa.
Lei è all'antica, ai suoceri si da del "Voi" .
Mia madre che la domenica prepara il caffè per papà, con tanto di servizio in camera.
Mia madre che la domenica cucina per tutti, menu ben in mente.
Perché mio fratello non ama le verdure, lei lo sa.
Io non mangio carne, se lo ricorda.
Papà deve prendere le medicine prima di pranzo e lei lo avvisa.
Un anno fa ho deciso di andarmene da casa.
All'inizio sembrava quasi sollevata ma sapevo che in cuor suo soffriva.
E infatti chiama due volte al giorno, chiede se ho bisogno di aiuto per pulire la casa.
<< Ti stiro io i panni, dài! >>
<< Vado a fare la spesa, ti serve qualcosa? >>.
Mi piace questa mia indipendenza.
Mi piace avere 25 anni e preoccuparmi delle bollette, della spesa, del pranzo e della cena.
Quando sono triste però, quando tutto crolla, è mia madre che chiamo.
Perché mamma è il nido, la sicurezza, la mano sempre tesa, l'abbraccio che non mancherà mai.
La odio mia mamma a volte, perché siamo uguali ma non voglio ammetterlo.
Ci somigliamo non soltanto nell'aspetto ma anche nel carattere.

Quello che mi ha emozionato oggi, non è il ragù che neppure mangio.
Quello che mi ha commosso, è il suo pensiero costante per noi figli.
Perché mamma può far tardi al lavoro, può perdere un treno o un aereo, se noi abbiamo bisogno di lei; lei interviene.
Perché se a 16 anni le dicevo con arroganza << Lasciami stare! >>,
adesso la invito a restare.

Perché puoi costruire una casa grande, bella, luminosa ma se non hai una buona struttura portante, non vale niente.
Ecco, mia madre, è una perfetta struttura portante e io non voglio far crollare la nostra casa, né ora né mai.

M come MAMMA!

SARA BASILI

venerdì 1 luglio 2016

"A TE CHE HAI CURATO LE MIE ALI SPEZZATE.." di Maria Grazia Maraucci

A te
che hai curato
le mie ali spezzate
e mi hai permesso
di riprendere
il volo...
grazie...
a te
che hai fatto
di me
quella che io
oggi sono...
a te
che mi hai preso
la mano
restituendomi alla vita...
mentre la tua
sfuggiva!
grazie...
a te
per avermi insegnato
a volare in alto
e a permettermi
di "vedere"
non solo di "guardare"...
grazie...
a te
per la forza
e il coraggio
che hai saputo
donarmi...
grazie...
per la tua
lealtà, bontà
il tuo sorriso
che è oggi
è il mio sorriso!
grazie
per aver colorato
la mia vita...
( Maria Grazia Maraucci )

"UN'ORCHIDEA" di Izabella Teresa Kostka


Un'orchidea

Alberate le tue braccia ombrose
accarezzano le malinconie,
i corvi solitari di troppe assenze,
annidate, paurose tristezze.

Insemina la mia terra.

Un groviglio di radici, le dita
che sprofondano nella carne,
le labbra gravide di lussuria
posate sull'intimo fogliame.

Si schiudono i seni
come un ciliegio in fiore.

Fammi germogliare,
sbocciare sul tuo tronco
come una corolla,
un'orchidea.

Izabella Teresa Kostka