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martedì 12 luglio 2016

"UN'ESTATE AL MARE . PRIMA PARTE di Mariella Di Camillo



Un'estate al mare. PRIMA PARTE.

Avevo 15 anni, passavo l'estate in un luogo meraviglioso, che era monopolio della Marina Militare. 
Avevo tutto il diritto di frequentarlo, mio padre apparteneva a quest'arma più di altri, visto che ha combattuto le guerre che hanno distrutto il nostro paese. 
Però questo posto si trova in Puglia, mio padre si è sposato tardi, quando sono arrivata io, non era più in prima linea, la guerra era finita da tempo e lui lavorava, sempre come militare, al Ministero di Roma, per gli altri frequentatori, che abitavano in quel posto io ero un'estranea, una che veniva da fuori......una diversa.
Non ero ben accetta, come se questa spiaggia, per la precisione si tratta di un'isola, fosse un bene privato e non comune a chiunque appartenesse a famiglia di militare. Un gruppetto di ragazze di qualche anno più grande di me, con a capo una presuntuosa che credeva avesse diritto di imporre il suo modo fi essere, m prese di mira. Io ero timorosa, non avendo amiche, venendo da fuori e trovandomi in quel momento dell'adolescenza in cui tutti si sentono inadeguati e pieni di complessi, cercai di avvicinarmi al gruppetto, cercando il piacere di farne parte, poter comunicare con ragazze che credevo avessero molto in comune con me, anche se un po' più grande. 
Per qualche giorno sono stata accettata, ho fatto con loro qualche nuotata, passeggiate sulla spiaggia, qualche gioco, pranzato a mensa allo stesso tavolo e conosciuto gli sbarbatelli che ci facevano codazzo, intrecciato qualche amorazzo, lanciato qualche sguardo assassino, Ero piccina confronto alle altre, però carina, dai modi aggraziati e avevo un bel parlare, una dizione perfetta e argomenti di conversazione, perché frequentavo con profitto le scuole superiori ed ero piuttosto bravina specialmente in italiano, storia, m soprattutto in filosodia. Chissà cosa ho toccato, nell'animo della "capa" del gruppo, che un giorno mi ha fatto vittima di uno scherzo crudele, un vero atto di bullismo. Mi vergogno anche adesso, a distanza di tanti anni, a raccontarlo nei particolari, ma lo ricordo ancora e mi sento morire dall'amarezza ogni volta che mi torna in mente, posso dire che ho cercato di ribellarmi, nell'unico modo che conoscevo, lì in mezzo ad una decina di rafazze e ragazzi che ridevano di me, rossa e con il pianto in gola, mi sono rivolta alla Capa prendendola a parolacce, per prima cosa.l'ho chiamata "puttana", ma per me da tale si era comportata, e un po' mi son ripresa a vederla piangere per tale offesa, che comunque era poca cosa in confronto a quello che lei mi aveva fatto.
Poi è successo quello che sempre accase, come sempre chi è vittima di bullismo non parla con nessuno di quello che ha subito, per vigliaccheria, per pudore o anche per paura, come se un'azione così triste se la fosse meritata, ma non è così.
Invece La Capa, era molto più furba di me, ed è andata dal capo stabilimento dell'isola a raccontare chissà quale versione, mettendo in luce la parolaccia che le avevo detto.

Racconto di Mariella Di Camillo.

Amiche e amici questo è un racconto autobiografico, un'esperienza che mi fa male ancora e voglio condividerla con voi.
Ho scritto di getto, però ora sono stanca (sono le 2.23 di notte) e non mi sento bene.
Domani, rileggo, correggo e continuo......ho bisogno di tirare fuori questo dolore, che rendo pubblico per la prima volta, come fosse un racconto di fantasia.
Per me è importante, non solo dirvi cosa mi è accaduto, ma sapere cosa voi pensate del bullismo che nasce e prolifica nei posti più impensati, da sempre.........e dirvi anche.......
Buona notte a tutti e a domani......

MARIELLA DI CAMILLO

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