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mercoledì 31 agosto 2016

"TI ASPETTO" di Luisa Simone



(TI ASPETTO)
(LUISA SIMONE)

Ti aspetto..

Seduta ...

A respirar
Aria
salmastra..

A ricordar
Di te

Felicita'..
Sommersa

Non credo che
Ci rivedremo
Ancora..

Ma quello che
Mi hai Lasciato

Dentro..

Non esce..
Non si diluisce..

Non si sposta




Quando...

Vengo ad aspettarti
Qui..

Dall'acqua..
Riaffiora

SIMONE

"LE LACRIME DEI NANI" AMARCORD di Luana Natalizi



Amarcord: le lacrime dei nani

Il divano di velluto blu di Prussia aspettava noi due. Avevamo pranzato e io come al solito avevo bevuto il tuo caffè, il fondo del tuo caffè allungato con l'acqua. Si avvicinava il nostro momento. La nonna diceva che era ora di dormire e io come ogni giorno avrei venduto cara la pelle. "Nonno raccontami una storia , quella con la principessa e il principe". "E i nani diceva lui"...
C'era una volta sempre diversa e sempre inventata, mentre concentrato ti facevi pettinare da me piccina. Tu seduto sul divano e io sull'alto schienale, dietro le tue spalle. Una volta dopo pranzo, prima di riaprire il negozio dipingevi un po, ma poi sono arrivata io e sono aŕrivate le nostre favole. 
...."E mentre la principessa raccoglie i fiori nel bosco, arriva la strega e uccide la principessa."
"E poi?" " e poi il principe uccide la strega."
"E il principe che fa?" " Viene ucciso dall'orco"
"E l'orco che fa? "
"Viene ucciso dal re?"
" E poi il re? Il re se lo mangia il drago? E poi? "
"E poi i nani bruciano il drago."
"E i nani nonnino, che fanno i nani soli?"
"I nani, luanetta, piangono per la morte della principessa e piangono, piangono talmente tanto che muoiono affogati. Adesso vai a letto con nonna."
Ogni giorno una Storia diversa ma lo stesso finale: lo sterminio di ogni personaggio. Un bacio. Una sistemata ai capelli. Un sorriso. 
Quello non mi è mancato mai come il tuo aiuto. 
Siamo stati una favola insieme e mi manchi tanto che a volte penso che anneghero'come un nanetto per il dolore.

LUANA NATALIZI

"A MIO PADRE" AMARCORD di Susan Moore

AMARCORD

Scriverai di me, un giorno
Di come non ti volevo
Di come ti sognavo
Parlerai di me
Della mia gelosia
Del mio amore
Penserai di me
Dellle mie linee su schizzate sui fogli
Che ti hanno aperto il futuro
Sognerai di me
Della mia assenza
La testa appoggiata sulla mano destra
In attesa
Come me, in attesa

SUSAN MOORE

"LEI TOLGA LA POLVERE ALLE FARFALLE..." di Alda Merini



Lei tolga la polvere alle farfalle e loro non volano più.
Forse l'uomo con tutta la sua scienza non ha capito questo...
che le farfalle non vanno spolverate

Alda Merini

"NON SAPEVO CHE IL BUIO NON E' NERO.." di Monica Carraresi

Non sapevo che il buio
non è nero
che il giorno
non è bianco
che la luce
acceca
e il fermarsi è correre
ancora
di più.

MONICA CARRARESI

domenica 28 agosto 2016

"E TUTTI CERCHIAMO QUALCOSA, QUALCUNO..." di Miriam Bruni

E tutti cerchiamo qualcosa,
qualcuno, nutrimento
per il cuore, per la mente
o una strada, un amore,
un amico, un pallone,
un abbraccio, un ricordo,
un destriero... e volare!

MIRIAM BRUNI

"IL MIO ANIMO ERA RIMASTO SEMPLICE, PULITO..." di Alda Merini

"Il mio animo era
rimasto semplice,
pulito, sempre in
attesa che qualche
cosa di bello si
configurasse al mio
orizzonte... "
ALDA MERINI

martedì 23 agosto 2016

"DEVI SEMPRE ASCOLTARE CHI TI STA ACCANTO A TE.." di Salvo Colucci



Devi sempre ascoltare
chi sta accanto a te ,
non credere di avere
la visione intera del mondo ,
specialmente se chi te lo dice
è la persona che ti ama .

‪#‎SalvoColucci‬

"CHIUDI LA BOCCA" di Susan Moore

Chiudi la bocca
Asciugati il veleno
Esce come bava
ad ogni suono
si sparge nell'aria
Lo spalmi sulla mia pelle
sulla mia anima
Impregni la mia carne dei tuoi silenzi
fastidiosi come i gatti in amore
S.M. tdr 22/08/16

"RAMMARICO E DELUSIONE SBIADISCONO LENTAMENTE.." di Edmond Dantes



Rammarico e delusione
sbiadiscono lentamente.
Avvenire,
Io già ti vedo venirmi incontro
nei tuoi occhi chiari
sfumati di ascolto, di gioia,
di verità condivisa,
nella tua pelle morbida
che sanera' tutta l'indifferenza.
Saprai andare oltre il mio nome,
dove chi si è fermato, ora muore.
Ti sento già dentro in quell'anima
mia sincera, evoluta e preparata.
Forse ci sei sempre stato.
Si, io ti amo, AVVENIRE.

Marina Roncaglio/ Edmond Dantes

sabato 20 agosto 2016

"LA LIBERTA' E NOI" di Anna Maria Lombardi



La libertà e noi

E’ Nudo il corpo sinuoso
della regina dei sogni
che affascina in eterno
il cuore dell’uomo
-più o meno segretamente-
La libertà non indossa
abiti alla moda,
ma attende
l’amorevole nostra mano
per essere vestita
dalle carezze di ognuno
e nutrita con l'attenzione
di tutti noi senzienti.

Anna Maria Lombardi

"FREDDO" di Violeta Artemisia Craciunescu



FREDDO
di
Violeta Artemisia Craciunescu

Ho freddo seppur vestita,
Ed il fuoco
Mi lambisce quasi.
La bocca strett'ammutollita,
La mente tra ricordi vaghi.


Ho freddo anche se calore,
Dal fuoco
Mi investe in pieno.
Ho occhi fissi dentro al fumo...
Vedon chimere passando in baleno.

Ho freddo anche se scintille,
Dal fuoco
Mi arrivan contro.
Un corpo di gelato ghiaccio,
Le spegne, come fosse morto.

Ho freddo anche se le mani,
Spingo avanti nel camino.
Il fuoco
Brucia e ferisce,
Lasciando tracce di carminio.

giovedì 18 agosto 2016

"ALZHEIMER" di Elisa Barone

ALZHEIMER

Pugnale nell'anima mia
sei tu che non ci sei.
Sguardo incantato nel vuoto
mentre stai sulla luna.
Un film mille volte guardato,
tortura che riporta al passato.
Sono io su quell'altalena,
sei tu che protendi le mani.
Sorrisi e parole d'amore,
sei tu,mamma,quella signora.
Lo so che non puo' capitare,
ma guardami prima di andare,
pronuncia una volta il mio nome,
nell'ultimo istante d'amore.

Elisa Barone

martedì 16 agosto 2016

"POTRESTI AMARE IL MARE SENZA IL SUO RESPIRO?" di Gerardina Rainone

Potresti amare il mare
senza il suo respiro?
La brezza della sera
mi porta il tuo profumo,
scritto sulla sabbia
Impresso dentro al cuore,
un sogno si profila
su fluidi sentieri
e all'orizzonte affido
un sensuale pensiero.
Gerardina Rainone

"NON CE LA FACCIO! A CHI VOGLIO PRENDERE IN GIRO?" Stefania Palamidesi

Non ce la faccio! A chi voglio prendere in giro?
Sì dico a te! Proprio a te che ti tieni alla larga!
Tu che hai messo quel muro di distacco!
Che hai deciso per entrambi di stare lontano
E poi mi vieni a spiare dal buco della serratura.
So che lo fai, per quanto me lo nascondi!
Non ci riesci a restare indifferente vero?
E io a far finta, come una stupida,
che questa distanza non mi faccia male...
Non sopporto più questo tuo gelo!
Sappi che mi stai logorando la mente
che mi pongo domande come echi infiniti
e i pensieri che si sgretolano cercando risposte...
No, non merito più questa tua sterilità
che si sta insinuando come fredda nebbia.
Ho provato a far finta di fregarmene di te
recitando la parte che mi hai assegnato.
Non la voglia la tua pallida amicizia
che me ne faccio di qualcosa che non esiste!.
E' inaccettabile star qui ferma ad aspettare...
Ma cosa poi? Che il tempo finisca di usurarci?
Che ci perderemo senza batter ciglio?
La sai la verità qual è? Vuoi saperla?
E' che io ricordo ogni singola parola
i segreti sussurrati al chiaro di luna
le confidenze in punta di piedi...le risate...
Tu ci pensi mai? Io credo di sì...
... e mi mancano da morire, maledizione!!!!
(Stefania Palamidesi@t.d.r. - 15/08/16)

"COSA RESTA" di Santina Gullotto



COSA RESTA

Cosa resta della dolce attesa della vita...
che sbocciando all’alba di una notte
senza stelle di luce la inonda...
Cosa resta dell’ingenua bellezza
lì negli occhi e sulle gote
di quel viso adolescente
nel sorriso di una foto senza tempo...
Cosa resta dell’infinita dolcezza
che illumina e nasconde quell’angelo
che all’ingiusta vita darà spazio...
per paura di non essere all’altezza
in un tempo che ti dona e poi ti toglie...
permettendo d’offuscare il vero sentimento...
Cosa resta di una nube che nel vento
cambia forma e si dissolve
come gli amori finiti
appena nati in questo tempo...
Cosa resterà del vero amore confuso
da un egoismo che come il gelo
solo nella notte trova spazio.....
@Santina Gullotto

"E' LEI" di Marina Marini Danzi



E' LEI

E' lei.
Cammina nel sole
e sorride al mondo
Passi leggeri
freschi di felci
Orme di sabbia
carezzate dal mare
E' lei.
Pensieri puri,
comunque,
qualsiasi cosa faccia
Lei
Riso che canta
come cascata
Vita che scorre col fiume
E' lei
piccola mano
Accarezza sogni e ricordi
Culla speranze e bambini
Lei si sfiora i capelli
e con un gesto veloce
cancella il dolore
E' lei.
Con grande coraggio
infinita costanza
affronta tempeste
e gode le gioie
Lei può' tutto
mentre sorride all'amore


Marina Marini Danzi

lunedì 15 agosto 2016

"MENTRE MIA MOGLIE MI SERVIVA LA CENA...: di Odile' Geraldine

Mentre mia moglie mi serviva la cena ,
le presi la mano e le dissi:''Devo parlarti''.
Lei annui e mangio' con calma.
La osservai e vidi il dolore nei suoi occhi,
quel dolore che all'improvviso mi bloccava la bocca,
Mi feci coraggio e le dissi:'' Voglio il divorzio''.
Lei non sembro' disgustata dalla mia domanda
e mi chiese soavemente: '' Perché?''.
Quella sera non parlammo più e lei pianse tutta la notte.
Io sapevo che lei voleva capire cosa stesse accadendo al nostro matrimonio,
ma io non potevo risponderle,
aveva perso il mio cuore a causa di un'altra donna, Giovanna.
Io ormai non amavo più mia moglie,
mi faceva solo tanta pena,
mi sentivo in colpa,
ragion per cui sotto-scrissi nell'atto di separazione
che a lei restasse la casa, l'auto e il 30% del nostro negozio.
Lei quando vide l'atto lo strappo a mille pezzi ! ''Come ?! avevamo passato dieci anni della nostra vita insieme ed eravamo ridotti a due perfetti estranei?!''.
A me dispiaceva tanto per tutto questo tempo che aveva sprecato insieme a me, per tutte le sue energie, pero' non potevo farci nulla, io amavo Giovanna.
All'improvviso mia moglie comincio' a urlare e a piangere ininterrottamente per sfogare la sua rabbia e la sua delusione, l'idea del divorzio cominciava ad essere realta'.
Il giorno dopo tornai a casa e la incontrai seduta alla scrivania in camera da letto che scriveva, non cenai e mi misi a letto, ero molto stanco dopo una giornata passata con Giovanna.
Durante la notte mi svegliai e vidi mia moglie sempre li' seduta a scrivere, mi girai e continuai a dormire.
La mattina dopo mia moglie mi presento' le condizioni affinché accettasse la separazione.
Non voleva la casa, non voleva l'auto tanto meno il negozio, soltanto un mese di preavviso,
quel mese che stava per cominciare l'indomani.
Inoltre voleva che in quel mese vivessimo come se nulla fosse accaduto!
Il suo ragionamento era semplice : ''Nostro figlio in questo mese ha gli esami a scuola e non e' giusto distrarlo con i nostri problemi''.
Io fui d'accordo pero' lei mi fece un ulteriore richiesta.'' Devi ricordarti del giorno in cui ci sposammo, quando mi prendesti in braccio e mi accompagnasti nella nostra camera da letto per la prima volta, in questo mese pero' ogni mattina devi prendermi in braccio e devi lasciarmi fuori dalla porta di casa ''.
Pensai che avesse perso il cervello , ma acconsentii per non rovinare le vacanze estive a mio figlio per superare il momento in pace.
Raccontai la cosa a Giovanna che scoppio' in una fragorosa risata dicendo: ''Non importa che trucchi si sta inventando tua moglie, dille che oramai tu sei mio, se ne faccia una ragione!''.
Io e mia moglie era da tanto che non avevamo più intimità, cosi' quando la presi in braccio il primo giorno eravamo ambedue imbarazzati, nostro figlio invece camminava dietro di noi applaudendo e dicendo:'' Grande papa', ha preso la mamma in braccio!''.
Le sue parole furono come un coltello nel mio cuore, camminai dieci metri con mia moglie in braccio, lei chiuse gli occhi e mi disse a bassa voce:''Non dirgli nulla del divorzio,per favore...
Acconsentii con un cenno , un po' irritato, e la lasciai sull'uscio.
Lei usci' e andò a prendere il bus per andare al lavoro.
Il secondo giorno eravamo tutti e due più rilassati, lei si appoggiò al mio petto e potetti sentire il suo profumo sul mio maglione.
Mi resi conto che era da tanto tempo che non la guardavo .
Mi resi conto che non era più cosi' giovane,
qualche ruga, qualche capello bianco.
Si notava il danno che le avevo fatto!
Ma cosa avevo potuto fare da ridurla cosi'?
Il quarto giorno , prendendola in braccio come ogni mattina avvertii che l'intimità stava ritornando tra noi,
questa era la donna che mi aveva donato dieci anni della sua vita, la sua giovinezza, un figlio e nei giorni a seguire ci avvicinammo sempre più' .
Non dissi nulla a Giovanna per rispetto!.Ogni giorni era più facile prenderla in braccio e il mese passava velocemente.
Pensai che mi stavo abituando ad alzarla, e per questo ogni giorno che passava la sentivo più leggera.
Una mattina lei stava scegliendo come vestirsi, si era provata di tutto, ma nessun indumento le andava bene e lamentandosi disse:''I miei vestiti mi vanno grandi, ''.
Li' mi resi conto che era dimagrita tanto...ecco perché mi sembrava cosi' leggera!
Di colpo mi resi conto che era entrata in depressione...
troppo dolore e troppa sofferenza pensai.
Senza accorgermene le toccai i capelli, nostro figlio entro' all'improvviso nella nostra stanza e disse :'' Papa' e' arrivato il momento di portare la mamma in braccio( per lui era diventato un momento basilare della sua vita).
Mia moglie lo abbraccio' forte ed io girai la testa, ma dentro sentivo un brivido che cambio' il mio modo di vedere il divorzio.
Ormai prenderla in braccio e portarla fuori cominciava ad essere per me come la prima volta che la portai in casa quando ci sposammo,
la abbracciai senza muovermi e sentii quanto era leggera e delicata, mi venne da piangere!
L'ultimo giorno feci la stessa cosa e le dissi:'' Non mi ero reso conto di aver perduto l'intimità con te...
Mio figlio doveva andare a scuola e io lo accompagnai con la macchina, mia moglie resto' a casa.
Mi diressi verso il posto di lavoro, ma a un certo punto passando davanti casa di Giovanna mi fermai, scesi e corsi sulle scale, lei mi apri' la porta
e io le dissi:''Perdonami..ma non voglio più divorziare da mia moglie...''
Lei mi guardo' e disse: Ma sei impazzito?
Io le risposi :'' No...e' solo che amo mia moglie...era stato un momento di noia e di routine che ci aveva allontanato ..ma ora ho capito i veri valori della vita , dal giorno in cui l'ho poortata in braccio mi sono reso conto osservandola e guardandola che dovevo farlo per il resto della mia vita!Giovanna pianse mi tiro' uno schiaffo e entro' in casa sbattendomi in faccia la porta.
Io scesi le scale velocemente , andai in macchina e mi fermai in un negozio di fiori.
Le comprai un mazzo di rose e la ragazza del negozio mi disse: Cosa scriviamo sul biglietto?
Le dissi:''Ti prenderò in braccio ogni giorno della mia vita finché orte non ci separi''
Arrivai di corsa a casa, feci le scale entrai e di corsa mi precipitai in camera felicissimo e col sorriso sulla bocca.,
ma mia moglie era a terra ...morta!
Stava lottando contro il cancro, ed io che invece ero occupato a passare il tempo con Giovanna senza nemmeno accorgermene.
Lei per non farmi pena non me lo aveva detto, sapeva che stava per morire e per questo mi chiese un mese di tempo, si un mese...
affinchè a nostro figlio non rimanesse un cattivo ricordo del nostro matrimonio, affinché nostro figlio non subisse traumi, affinché a nostro figlio rimanesse impresso il ricordo di un padre meraviglioso e innamorato della madre."
Questi sono i dettagli che contano in una relazione.
Non la casa....non la macchina....non i soldi...queste sono cose effimere che sembrano creare unione e invece dividono. Cerchiamo sempre di mantenere il matrimonio felice, ricordando sempre il primo giorno di questa bella storia d'amore.
A volte non diamo il giusto valore a ciò che abbiamo fino a quando non lo perdiamo.

ODILE' GERALDINE

"VERGINE MADRE, FIGLIA DEL TUO FIGLIO.." di Marisa Giaroli

Vergine madre, figlia del tuo figlio
umile e alta più che creatura,
termine fisso d'eterno consiglio,
tu sè colei che l'umana natura
nobilitasti sì, che il suo fattore
non disdegnò di farsi sua fattura.
Nel ventre tuo si raccese l'amore
per lo cui caldo ne l'eterna pace
così è germinato questo fiore.
Qui sé a noi meridiana face
di caritate e giusto,intra i mortali,
sé di speranza fontana vivace.
Donna, sé tanto grande e tanto vali
che qual vuol grazia ad a te non ricorre,
sua disianza vuol volar sanz'ali.
La tua benignità non pur soccorre
a chi domanda, ma molte fiate
liberamente al dimandar precorre.
In te misericordia, in te pietate,
in te magnificenza, in te s'aduna
quantunque in creatura di montate.

MARISA GIAROLI

"QUESTO LILLA' PERDE I FIORI.." di Mirella Morelli

"Questo lillà perde i fiori.
Da se medesimo cade
e cela la sua antica ombra.
Morirò di cose come questa."

MIRELLA MORELLI

martedì 9 agosto 2016

"SEPPELLISCO NEL BARRIO DESIDERI E ILLUSIONi.." di Roberta Manzin



Seppellisco nel barrio
desideri e illusioni.
Le luci fioche
in grembo
mi trattengono.
Ravvivano un vuoto inospitale.
E se il seme si abbarbica
domani sarà diversa quiete.

La nostalgia è disciplina fossile.

RobertaManzin

"ONDE NUDE" di Pasquina Filomena



ONDE NUDE

Mentre frammenti di cuore
rimangono nella mia tasca,
io cerco le tue mani
al di là del confine.
Pioggia velata
di sentimenti confusi…
tra le onde nude della mia vita.

PASQUINA FILOMENA

"CACCIA AL TESORO SELVATICO" di Maria Pace

RACCONTO


CACCIA AL TORO SELVATICO

La nave reale con a bordo il Faraone, i principi e le principesse, salpò insieme alle ombre della sera che andavano allargandosi e navigò tutta la notte, prima che le mura del distretto di Shetep, profilassero l’orizzonte.
Una distesa desolata e nuda si estendeva a perdita d’occhio: un mondo levigato e in continua, lentissima mutazione, dove acque, prati e foreste erano scomparsi per sempre o affondati nelle profondità. Shetep era nota per la caccia ai tori selvaggi, passatempo assai amato dai Faraoni.
In piedi sul suo carro da guerra, all’inseguimento di uno splendido esemplare di toro, il faraone aprì la caccia. Lo seguivano i carri dei principi reali e dei principi ostaggi: figli di Re vassalli o alleati; seguivano gli arcieri e i mandriani che avevano raccolto in un ampio recinto i tori selvaggi della regione.
Le donne del seguito, spose reali e principesse, erano state fatte allontanare dal campo e dall’alto di una collinetta seguivano ogni fase della caccia; tra loro c’era anche la principessa Nefer, che aveva cercato un buon posto di osservazione e non perdeva neppure un gesto di quanto stava avvenendo nella piana assolata; alle sue spalle, il sole del primo mattino aveva già raggiunto l’orizzonte e da lontano arrivava il rumore dei campanacci degli armenti al pascolo.
“Guardate Thumosis. – la principessa Nefrure tese un braccio – Guardate con quanta spericolatezza si spinge incontro a quel toro dalla testa spaventosa… Oh!... Il nostro divino padre dovrebbe imporgli più prudenza.”
Nefer volse il capo nella direzione indicata; il gesto fece tintinnare gli orecchini di lapislazzulo.
“Quello scervellato – interloquì la voce petulante della principessa Iter – verrà sbalzato dal carro, le cui redini, il principe Omohlo di Creta, con troppa leggerezza gli ha messo nelle mani.”
“Thutmosis è un ottimo guidatore. – puntualizzò Nefer – Se il principe di Creta gli ha affidato la guida del suo carro è perché Thumosis merita la sua fiducia.”
“Thutmosis è il prediletto di nostro padre. – sorrise Nefrure. Aveva un sorriso dolcissimo, la principessa Nefrure – Certamente Thutmosis vorrà fare buona figura ai suoi occhi.”
Nefer guardò il fratello, il fisico nervoso e svelto che prometteva prestanza per l’età matura, poi guardò il Faraone.

Il faraone Meremptha era imponente come una Divinità. Nefer lo guardava ammirata, mentre con la mano sinistra scagliava la lancia e con la destra reggeva le redini e dominava l’irrequietezza dei cavalli; ne ammirava l’assoluto dominio su quelle creature nobili e fiere.
Nefer amava i cavalli ed amava i racconti di caccia e di guerra che come tutte le ragazze a corte aveva ascoltato fin da bambina e che vedevano i loro uomini, padri e fratelli, sempre vincitori.
La corsa dei carri, i muggiti dei tori, lo scalpitio degli zoccoli contro le pietre, lo stridore delle ruote, il corno di caccia del trombettiere, esercitavano su di lei un fascino strano ed irresistibile e la trascinarono giù dalla collina, spingendola a disobbedire agli ordini del Faraone. Lasciò le altre donne e di corsa si portò verso uno di quei sentieri. Di corsa lo attraversò per raggiungere l’altra collina da dove sarebbe stato più facile seguire le fasi della caccia.
A metà sentiero, però, un potente muggito l’aggredì alle spalle. La ragazza si voltò e restò impietrita: un’enorme massa scura le stava davanti, dieci quintali e più di muscoli guizzanti sotto un manto di lucido pelo raso.
Un toro.
Nefer sollevò il capo e il suo sguardo andò a perdersi in due pupille di vitreo liquido giallastro. Ubbidendo ad un impulso incontrollato, si voltò per darsi alla fuga; il toro, alle spalle, sbuffava. Lo zoccolo batteva così forte da farle tremare il terreno sotto i piedi.
Da lontano la raggiunsero le grida d’orrore delle donne e lo stridore delle ruote di un carro in avvicinamento: il Faraone stava puntando nella sua direzione.
Un urlo, però, piombò sulla scena come un tuono; attraversò l’aria e la riempì di echi. Un urlo di guerra.
Uno straniero, un guerriero, calò giù dalla collinetta e si frappose fra il toro e la principessa. Lo scontro fu brevissimo: la lunga, affilatissima spada del guerriero, quelle in uso presso i Popoli di Mare, forgiata nel prezioso metallo-degli-Dei, penetrò nella fronte dell’animale che stramazzò fulminato ai suoi piedi.
Nefer, sempre di corsa, andò quasi a farsi travolgere dai cavalli del carro del Faraone che la evitò solo grazie alla sua perizia di guidatore. Un bagliore si levò dagli occhi del Faraone mentre, consegnata la principessa alle cure di ancelle accorse premurose e spaventate, scendeva dal carro per andare incontro allo straniero, il quale avanzava verso di lui a lunghi passi.
Questi si liberò il capo dall’elmo piumato e mostrò i capelli biondi. Il suo aspetto era fiero e la fronte grave, gli occhi erano ardenti e la mascella energica e volitiva. La figura, sotto la tunica di pregiata lana, era possente e salda. Odorava di acqua salmastra, di sangue e sudore. Fu lui a salutare per primo, nel riconoscere le insegne reali che posavano sul largo petto di Meremptha.
“Signore d’Egitto, Figlio degli Dei…” cominciò
Il Faraone lo interruppe e continuando a fissarlo con molta intensità domandò:
“Chi sei? Qual è il tuo nome, straniero? Vieni in amicizia ed alleanza o come nemico? Se è come nemico che sei giunto su queste terre, sappi che io, Meremptha, ho ricacciato in mare popoli invasori. Li ho uccisi e fatti prigionieri a migliaia ed ho costretto le loro donne a servire le donne di Tebe.”
“Giungo nella tua terra, potente Sovrano, - rispose lo straniero - naufrago e perseguitato da un Fato avverso. Sono supplice e non nemico.”
Il Faraone addolcì un po’ l’espressione del proprio volto; i suoi occhi scuri parvero incassarsi ancora più dentro le orbite mentre fissavano quelli azzurri del suo interlocutore. Scrutava attentamente quel volto dall’aria selvaggia: il volto di un uomo che doveva aver combattuto molte battaglie e non tutte contro altri uomini.
“Il tuo nome, straniero. – disse infine – Possa io conoscere il nome di chi ha salvato la vita di una delle mie figlie e dargli il degno benvenuto nella mia casa.”
“Menelao, io sono, figlio di Atreo e Re di Sparta!”

MARIA PACE

"HO VISSUTO CERCANDOTI.." di Antonella Di Pietro

Ho vissuto cercandoti,
mai un sussulto
fu più audace
in un ' estasi d'ebrezza
in cui ogni spasmo
muore nell'oblio. ...Anto

"FUOCO COLORA E ACCENDE LA NOTTE" di Ilaria Negrini

Fuoco colora e accende la notte
nella distesa di infinito amore,
vento leggero e
musica.
Occhi che si
perdono negli occhi
mentre i corpi si accarezzano
sfiorandosi
E le mani sempre
abbracciate.

ILARIA NEGRINI

"IL NONNO" di Rossana Bacchella

IL NONNO 

Sempre ti vedo, così voglio vederti. Seduto sulla bassa seggiola impagliata a ridosso delle spesse mura della casa, su quello stretto corridoio di cemento che la preserva un poco dalla polvere dell’aia. Ai tuoi piedi piccoli fiori dai caldi colori, bianco giallo rosso…, senza profumo. Le turgide foglie aguzze sono forza e grazia pura imprigionata tra l’arida terra sabbiosa e il grigio cemento. 
Ti guardo dal 'cantinino' di fronte, solo, stagliato sul muro giallognolo e scrostato. Tagli la tua pesca -anche la frutta mangiavi col pane- nel sole del pomeriggio che tra poco sparirà sotto l’ombra del fienile.
Col coltello in mano mi fai un gesto, segue appena di un attimo il tuo sguardo che, entrato nell’ombra, ora mi nota. “Vieni, vieni far la merenda che c’è la golosa!”. 
Ancora mi addolora dolcemente il ricordo delle tue belle mani, mani che ritrovo sempre negli uomini che amo, mani rigide da vecchio, mani che hanno portato il fucile, raccolto fiori e zucchine, zappato la terra, picchiato col grande martello per controllare le ruote dei treni. Mani che hanno sfiorato o violato donne... la nonna?
Lascio volentieri la fresca solitudine dei giochi quieti con piccole bambole da vestire e svestire. Solitudine addomesticata nel cucire minuscoli abiti, mai rifiniti, che, troppo stretti sul collo, infilo a fatica sulle loro grosse teste.
Corro incontro al tuo nero e sdentato sorriso e già so dell’odore di vinaccia e sigaro che mi spiace sentire nei tuoi baci. Ma è poca cosa. Ti abbraccio forte.

ROSSANA BACCHELLA

"ABITO SOGNI ALLARMANDO FUTURI INCERTI.." di Edmond Dantes



Abito sogni
allarmando futuri incerti.
Flash di torpore
di una cantilena malata.
E gli occhi vanno da sé
in un rem che guarda
sui prestigi di una parola finita.
Forse,
dentro la fatica
troverò la pietra mancante.
Beato chi sonno dimentica.

Marina Roncaglio /Edmond Dantes

lunedì 8 agosto 2016

"NON VIVO DI SOGNI" di Giusy Finestrone



NON VIVO DI SOGNI

Immaginavo un mondo sconosciuto
Fatto di sogni e mai vissuto
Ma i sogni si sa son come il vento
Volano via nel firmamento


Nella fantasia la vita gustavo
Ogni piccola cosa avevo ed amavo
Ma la fantasia è come il sapone
Scoppia la bolla, scompare l'emozione

Persino il futuro ero capace di vedere
Nei miei pensieri ne riuscivo a godere
Ma il pensiero nasce dalla mente
Non è reale ma evanescente

Allora ho deciso di non fantasticare
Che non serve a nulla continuare a sperare
Non vivo di sogni ne di fantasia
Ma della realtà della vita mia !!!

GIUSY FINESTRONE

"HO UN'AMICA" di Susan Moore



Ho un’amica

Scrive a grandi lettere
Di blu vestite
Rasa i miei pensieri
Come onde al mare

Ho un’amica

Di parole infuocate
Occhi pieni di dardi
Solleva i miei pensieri
Come onde al mare

Ho un’amica

D’immagini immense
Ha occhi sconosciuti
Culla i miei pensieri
Come onde al mare

Ho un’amica

Dai capelli ribelli
ed albe infinite
Consola i miei pensieri
Come onde al mare

Ho un’amica

Dalle guance paffute
e fianchi accoglienti
Riconosce i miei pensieri
Come onde al mare

Io ho un’amica

Dalle mille lettere
per migliaia di chilometri
Risacchiamo
Come onde al mare
Torniamo e ritorniamo
Insieme
S.M. © 08/08/16

giovedì 4 agosto 2016

"I VELI DELL'ANIMA" di Pasquina Filomena



I VELI DELL’ANIMA

Mi hai strappata a te
così velocemente
senza rendermene conto.
Giorni rumorosi
e persi senza un perché.
Solo quel nido
nascosto nell’ombra,
conosce i nostri occhi ribelli
e i nostri silenzi…
che davano vita
…ai veli dell’anima.

PASQUINA FILOMENA

"IN OGNI DOVE" di Santina Gullotto



IN OGNI DOVE

In ogni volo senza farfalle...
In ogni cammino senza viandante
in ogni spazio senza confini....
in ogni stanza senza pareti
chiusa nel buio dove
la luce non trova spazio...
In ogni storia la stessa fine
in ogni promessa non mantenuta
ma solo detta e poi disdetta...
In ogni cielo senza il suo sole..
In ogni prato senza più viole...
In ogni mare senza l’azzurro
dove la notte posa il suo gelo...
Niente più luna niente più stelle
per dare luce a quel sentiero...
E si allontana senza un lamento
chi non si potrà mai più fidare
ne di parole ne di promesse
ne più illusioni ne più ragioni...
E sola va verso l’ignoto...
l’anima stanca di aspettare
che il vero amore alberghi ancora
in questo mondo che si nutre solo
della più mera materialità...@S G

SANTINA GULLOTTO

"ASSENZA E PRESENZA" di Marina Marini Danzi



ASSENZA E PRESENZA

Quando vivi l'assenza ne fai mancanza
Quando vivi l'essenza dell'assenza
rendi eterna la presenza
Quando vivi l'attimo
non c'e' foglia che cade
ma seme che diventa pianta
e terra che s'innalza al cielo
pioggia che diventa mare
e l'attimo risulta eterno
Cosi' nello zenit
dell'amore
noi siamo
e siamo assenza
Noi siamo l'attimo
che mai non muore

Marina Marini Danzi

mercoledì 3 agosto 2016

"DAREI" di Violeta Artemisia Craciunescu



DAREI
di
Violeta Artemisia Craciunescu

Darei gli anni che m'avanzan,
Per un amore d'una sola ora;
Darei anche quelli passati,
Senza una remora alcuna.

Darei la vita che mi resta;
E tutta quella c'ho passato,
Per ritrovarti sul cammino,
Che mai abbiamo affrontato.

Farei mio sangue e la linfa,
In terra arida ad affluire;
Ma prima di dissanguarmi,
Il tuo mi dovrà nutrire.

"INCERTO MARE" di Santina Gullotto



Dalla silloge "LE ALI DEL CUORE"
INCERTO MARE

Vagar per l’incerto mare
tra crespate onde
che imbiancano spumeggiando
l’azzurro scuro e profondo...
Vagar nell’incertezza è prediletto
anziché fidarsi delle certe
spiagge assolate e gialle
bruciate dal sole ardente
finché dietro una nube si nasconde..
E scegli quell’incerto mare
che nel suo azzurro si perde all’orizzonte..
Lasci la presa dell’amato scoglio...
Sciogli la fune e liberi la zattera
che ondeggia incerta tra un’onda e un’altra..
Nel solingo vagabondare
non c’è incertezza che s’intraponga
alla poca accortezza
finché sfinita e stanca
all’incerto mare affida ogni tristezza...@Santina Gullotto

martedì 2 agosto 2016

"2 AGOSTO 1945" di Liliana Sghettini



2 agosto 1945

Caro papà andasti via
una sera di maggio
quando sole cedeva
suo ultimo raggio.
Ti penso e ti cerco
tra tanti pensieri
e ti vorrei accanto
oggi più di ieri.
Il tempo aiuta
a lenire il dolore
ma arde l'assenza
che continua a pesare.
Oggi è il tuo compleanno
saresti giovane ancora
e amaramente rimpiango.
Perdona papà
se non ce la faccio,
ma è assai dura
come quella sera di maggio.
Ti voglio bene papà.


LILIANA SGHETTINI