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mercoledì 30 settembre 2015

"MI HANNO DETTO SEDERE QUI" di Francesca Cuzzocrea



La mia intervista alla nostra Fran Cesca, autrice di un libro che racconta, con delicatezza, l'Alzheimer.

Il comò è azzurro polvere.
Ha l’azzurro del cielo terso, in cui liberare i ricordi come palloncini che, una volta non trattenuti tramite il filo, voleranno senza far ritorno.

Ha l’azzurro del mare estivo, in cui immergersi sempre più nel profondo, per ritrovare, nei fondali, uno scrigno colmo di foto in bianco e nero e poi a colori, testimoni di una vita vissuta nella semplicità dell’amore autentico.

Ha la polvere sottile, che ogni giorno ricopre i volti e gli oggetti, rendendoli meno nitidi. Ci si passa sopra un dito, lo si imbratta, e qualcosa si scorge più nettamente. Allora, si strofina con cura, fino a pulire e rendere lucente quanto sembrava solo distante, informe, celato.

Ma poi essa ricade, ed è sempre più difficile riuscire a combatterla, finché non diventa polvere di stelle e tutto brilla, come nel mondo delle fate. Allora si è liberi di ricordare e essere ricordati.

Oggi è con noi, avendoci concesso un’intervista, Francesca Cuzzocrea, autrice del romanzo “Mi hanno fatto sedere qui”, edito da Lettere Animate nel 2015, che racconta con rara delicatezza la storia di una donna malata di Alzheimer, in un’altalena fra passato e presente.
Clicca sul link per continuare a leggere.

FRANCESCA CUZZOCREA


lunedì 28 settembre 2015

"UN GIORNO, QUANDO AVRO' UNA BAMBINA..." di Maria Cristina Sferra



STRALCIO

“Un giorno, quando avrò una bambina, la manderò a scuola di musica perché possa imparare a suonare il violino. È uno dei miei più grandi desideri quello di avere una figlia che suona il violino”, mi disse sottovoce.

Quello sguardo da guerriero, quel sorriso disarmante e quella confidenza mi confusero più di quanto già non fossi. Non so spiegare perché, ma ebbi una visione di un cielo azzurro punteggiato da candide nuvole simili a ciuffi di panna montata.

“Adoro ascoltare il violino e amo molto questa musica anch’io”. Fu l’unica cosa che riuscii a dire. Ed era vero. Ma c’era qualcosa di più che non potei confessare. Vidi un grembo gravido e desiderai fortemente di poter essere la donna che avrebbe generato quella figlia dai boccoli biondi che lui mi aveva detto di volere. Fu un pensiero tanto insensato che quasi me ne vergognai, ma tanto intenso da farmi capire in quali profondità di me stessa era andato a cadere questo sentimento. Il terreno su cui si era depositato il seme dell’amore si trovava in un luogo fondo e buio, sul limite tra lo stomaco e l’anima. Aveva germinato piano, quel seme, e ora non resisteva più, doveva uscire, voleva uscire a prendere luce, a prendere vita. L’incubazione era finita e a ogni nuovo richiamo da parte dell’uomo che lo aveva deposto, in quel luogo oscuro e tiepido ai confini dell’anima dove esso giaceva, cadeva una pioggerella lieve e muoveva un vento nuovo.

Mi incantai sulla musica e non riuscii a mangiare quasi nulla. Mi sentivo inerme, coinvolta a tal punto da non poter più opporre resistenza al flusso di pensieri e sensazioni che dal nostro stare vicini derivava. In ogni parola mi pareva di intuire una ricerca di conoscenza maggiore, un tentativo di contatto che superasse l’effimera ricorrenza di sederci accanto a tavola o di dividere la stessa stanza, o di invitarci con una scusa a bere qualcosa al bar dopo cena.

Mi incantai sulle sue mani nervose sul cui dorso spiccavano in rilievo vene cariche di sangue e poi sul suo sguardo smarrito tra le note stridule di quel violino, a cercare tra i righi del pentagramma il volto di quella bambina che ancora doveva essere concepita, ma che da qualche parte dentro di lui già gli sorrideva.

Brano tratto da "A mezzogiorno del mondo (una storia d'amore)" di Maria Cristina Sferra.

In tutti i bookstore online.


sabato 26 settembre 2015

"UN FIRMAMENTO DI STELLE" di Rosaria Andrisani (Recensione di Liliana Sghettini)

RECENSIONE

Ho avuto il piacere in questi giorni di leggere il libro di Rosaria Andrisani dal titolo “Un firmamento di stelle”, Flower Edizioni-Roma, 2015, pag. 33, prefazione di Susanna Polimanti.
Recensire un libro di poesie non è a mio avviso compito semplice perché se è vero che l'autore ci lascia “sbirciare” nei suoi sentimenti come quando da una porta socchiusa si intravede l'intimità di una stanza è pur vero, che le parole non sono più di chi le scrive ma del lettore che le accoglie, in base al suo sentire. 
Occorre sapersi calare nei panni dell'autore ma anche ricordare le proprie esperienze ed il proprio vissuto intraprendendo un percorso emozionale attraverso le singole parole e immagini messe su carta.
La poesia è un'esplosione di stati d'animo, di emozioni che siano esse negative o positive che ci fanno sognare, immaginare e a volte volare in luoghi lontani, quelli dei ricordi.
Il libro di Rosaria Andrisani mi ha colpito per la sua semplicità e freschezza di espressione ma anche per l'immediata fruibilità.
Ogni singola poesia è come la luce di una stella cadente che rapida ma intensa attraversa il cielo lasciando chissà quali scie......
Non a caso a mio avviso l'autrice ha scelto questo titolo che, per chi come me dopo la lettura cerca di “rivivere” le poesie ad occhi chiusi, è riuscito ad imprimere una immagine di un blu intenso ricco di luce fulminea che lo trafigge.
Alcune poesie mi hanno lasciato un guizzo che poi ho voluto e potuto associare ad un colore.
Ho amato particolarmente il componimento dal titolo “La gioia” perché mi evoca il candore del bianco; ma anche “Con Voi” che evoca il giallo della carta antica, che profuma di intenso vissuto; “Infanzia” che “esplode” in un gioioso arcobaleno di bambini in girotondo; “Mente” che mi lascia immaginare il marrone, colore di un nido caldo e accogliente citato in esordio dei versi ed infine “Solitudine” che accosterei al grigio di una giornata cupa e piovosa quando la malinconia fa capolino.
Il libro che è una raccolta di ben 18 poesie più una di presentazione dell'opera, offre la possibilità di accoccolarsi in attimi di ritrovata serenità in compagnia dei delicati versi dell'autrice Rosaria Andrisani.

ROSARIA ANDRISANI




venerdì 25 settembre 2015

"IL SESSO INUTILE" di Oriana Fallaci (Recensione di Luca Paganucci)



Recensione del saggio "Il sesso inutile" (di Oriana Fallaci)
(Recensione di Luca Paganucci)

Questo saggio rappresenta un lungo viaggio effettuato dall’Autrice nel Sud-Est asiatico: richiesta che le aveva espressamente fatto il direttore de “L’Europeo”, rivista per la quale la Fallaci allora lavorava.
In questo saggio, l’autrice esplora a fondo i Paesi verso i quali ha viaggiato, mondi talmente diversi da quello occidentale, soprattutto per le varie concezioni del sociale. L’usanza cui la Fallaci si concentra di più è la condizione femminile. Dall’analisi che ne fa, ne viene fuori un quadro che talvolta ha dell’incredibile. Ma di questo, l’autrice non ne fa un dramma; quello su cui pone di più l’attenzione è divergenza tra questi universi orientali, e quello occidentale. Divario che poi riscontrerà nell’ultima tappa del suo viaggio, gli Stati Uniti.

ORIANA FALLACI

"IL COMPLEANNO" di Giada Alessia Lugli (Recensione di Sandra Rotondo)



Feedback "Il compleanno" di Giada Alessia Lugli

E' il giorno del suo diciassettesimo compleanno, quando Julian, un ragazzo ricercato dalla polizia per omicidio, irrompe nella cucina della casa di Laura. La foto del giovane è sul giornale, lo stesso che lei, sta leggendo, in attesa che inizi lo strano rituale del festeggiamento, che ogni anno è costretta a subire. Ma Laura non ha paura di Julian, né delle sue vane minacce, spesso accompagnate da un sorriso accattivante che le scombussola i pensieri. Laura ha più timore della sua famiglia e dello strano entourage che la circonda, ormai da anni. La festa sta per iniziare e nessuno dei commensali immagina lontanamente come andrà a finire.
Giada sa scrivere e sa come intrecciare una storia, rendendo più che piacevole la lettura. Consigliato.

GIADA ALESSIA LUGLIO


giovedì 24 settembre 2015

Che tu sia per me il coltello (Stralcio tratto da Vite di Madri di Emma Fenu)




STRALCIO

A scuola preferivo andare a piedi, perché il più delle volte lei era ubriaca e sbatteva la macchina sui gradini dell'entrata principale. 
Sento le risate dei mie compagni, le sento ancora.
E sento i singhiozzi di una bambina, che, nascosta dentro il cesto dei panni sporchi, agonizza di paura, perché la mamma la insegue con il coltello, convinta che sua figlia sia il demonio. 
Improvvisamente mi sveglio dall’incubo popolato da queste voci. La bambina sono io, le lacrime sono le mie. 
«Sto parlando di cose che non hanno nome, cose che nel corso della vita si accumulano sul fondo dell'anima, sedimenti e strati di terriccio. Se mi chiedessi di descriverteli, non saprei da che parte cominciare, non avrei le parole adatte. Solo una stretta al cuore, un’ombra passeggera, un sospiro». 
Tratto da "Vite di Madri" di Emma Fenu

EMMA FENU

martedì 22 settembre 2015

"LE NUVOLE NEL CUORE" di Giusy Amato (Recensone di Rosalba Vangelista)



Piccolo feed del romanzo di Giusy Amato

Le nuvole nel cuore.
Una coccola per l'anima di qualsiasi donna, una coccola che ti abbraccia forte e ti stringe a se, facendoti sentire meno sola e capita.
Questo è uno di quei romanzi dove la forza delle donne prevale sulla ferocia della vita e la ferocia che sono in grado di possedere alcuni uomini...
Tre donne forti ma con un anima ferita, tre donne che nonostante tre vite diverse sono legate dal dolore.
Ho amato l'eleganza e l'intensità di Giusy nel raccontare le tre storie delle protagoniste, ho amato il suo finale... 
Un libro che rispecchia e racconta un mondo meraviglioso e maledetto...
Bellissimo, delicato, forte...
Grazie Giusy per avermi fatto scoprire questa perla preziosa.

GIUSY AMATO




"MI HANNO FATTO SEDERE QUI" di Francesca Cuzzocrea (Recensione di Francesca Gnemmi)



MI HANNO FATTO SEDERE QUI di Francesca Cuzzocrea 

La storia di Francesca è triste come la pioggia, delicata come una nuvola, spaventosa come un temporale.
La storia di Francesca ha il suo arcobaleno di colori e sorrisi.
Cosa significa non essere più se stessi, perdere la cognizione del tempo, confondere i volti e non essere più padrone di azioni e parole? Andare lentamente alla deriva, a tratti consci della sofferenza che questa malattia, la demenza senile, provocherà non solo a noi stessi ma anche, soprattutto forse, alle persone che ci amano.
Il bozzo vuoto di una farfalla che è volata via, senza ricordare quanto è bella.
Francesca ha contrapposto con sensibilità e dignità il disagio e il rifiuto di Adele, la protagonista, alla rabbia e la frustrazione delle sue figlie davanti all’impotenza di aiutarla, all’accettazione di una via senza ritorno.
Accanto alla tragedia che si abbatte su quella che fino a poco tempo prima era una famiglia felice si affaccia una visione commovente, a tratti garbatamente umoristica della quotidianità nella casa di riposo.
In quel luogo, che per molti è soltanto un ammasso di anziani dei quali rimane poco più di niente, diventa teatro di voci e pensieri di coloro che credono di essere tornati giovani e nella più totale ingenuità e freschezza vivono il susseguirsi di giornate una uguale all’altra, che per loro ricominciano ogni paio d’ore, protetti dalla loro stessa condizione.
Può nascere una sorriso davanti a tanta sofferenza? Nel rispetto di quelle persone, vittime di una patologia tanto aggressiva e nella consapevolezza che sorridiamo della loro genuinità e nel ricordo di ciò che erano.
Per stargli accanto e superare il dolore non bastano coraggio e pazienza, il nostro cuore deve essere leggero, come il loro.

FRANCESCA CUZZOCREA

venerdì 18 settembre 2015

"UN SOGNO OLTRE L'ORIZZONTE" di Elisabetta Pulcini

STRALCIO

UN SOGNO OLTRE L'ORIZZONTE

Buongiorno a tutte ragazze!! Vi ringrazio tanto per il aver condiviso con me il mio piccolo successo e con grande piacere ed entusiasmo propongo un nuovo estratto: 

"L’ arrivo di Camilla provocò molto scompiglio alla villa, ma anche molta felicità, sia nei cuori dei padroni, sia in quello di Devis che, con il passare dei giorni, sembrava essere sempre più preso da lei. [---] -Sei proprio uno stolto, amico mio! Rifletti. Ammesso che venga all’ appuntamento, sei proprio sicuro che ti accetterà sapendo che sei uno stalliere?
Esclamò Massimo, cominciando ad alzare la voce.
-Non lo so, ma credo che non lo saprò mai se continuo a seguire i tuoi consigli!
Ribattè Devis, alzando la voce a sua volta.
-Ah si! Beh, buona fortuna allora, ma non venirmi a cercare quando scoprirai che avevo ragione, perché non ti consolerò!
-Non mi servi né tu né il tuo pessimismo per gestire la mia vita! L’ America è un tuo sogno, ma non puoi privarmi del mio.
-Non era solo il mio prima dell’ arrivo di Camilla, ma se vuoi che sia così, fa pure. Te l’ ho detto, io partirò comunque!
Disse Massimo, allontanandosi furioso."


ELISABETTA PULCINI



giovedì 17 settembre 2015

"IL MAGO PASTICCIONE E LE LETTERE DELL'ALFABETO" di Antonia Romagnoli (Recensione di Lisa Molaro)

RECENSIONE

Il mago pasticcione e le lettere dell'alfabeto 
Autore: Antonia Romagnoli

Illustrazioni: Elena Saliani

Quella che ho dinanzi agli occhi è la copertina di una storia per bambini, la copertina è come l’uscio di una casa che ancora non conosciamo, in cui stiamo per entrare e quindi è fondamentale per convincerci o meno a mettere la mano sulla maniglia, abbassarla e entrare in un mondo che non conosciamo!
In questo caso i tanti colori che esplodono fuori e dentro un capiente sacco arancio mi fanno subito pensare che quanto nascosto dietro la “ porta” sia allegro e vivace..ok! Tanto mi basta per provare a ritornare bambina …giro la copertina e ….patapaf…la formula magica del mago ( che vuol elevarsi a maghissimo grazie ad un incantesimo che va oltre le proprie forze ) mi ha già ipnotizzata!
Mi ritrovo così, detto fatto, ad assistere alle buffe peripezie di un magone dalla lunga barba bianca che si pettina con una E e lo fa a volte con sbadatezza, quasi fosse un rituale antistress ( anche i maghi sono stressati, questo mi consola!! )
Non voglio anticiparvi molto sulla storia perché mi piace l’idea che essa stessa vi sorprenda, vi stimoli l’immaginazione ( chi ha detto che è utile solo ai bambini, la fantasia ? ), vi dico però che lo stile con cui è stata scritta ricorda molto le rappresentazioni delle recite scolastiche, il ritmo veloce, semplice e chiaro, ricco di descrizioni costruite ad arte, mi ha permesso di leggerla recitandola, immaginandomi tutto quel pandemonio che combinava questo Mago bislacco e pasticcione appunto! Il bellissimo lavoro di Elena Saliani, l’illustratrice che ha fatto i disegni del libro, non è stato che una conferma a quello che di volta in volta io mi immaginavo leggendo; certo, io in teoria sarei un’adulta ma per i bambini sarà di rilevante importanza guardarli, prenderne spunto per rifarli o disegnarne di propri e fissarne l’immagine nella mente associandola alla lettera di volta in volta coinvolta! Eccomi arrivata al punto serio della questione: l’importanza e l’utilità di questa storia all’interno di un percorso educativo ( già peraltro sperimentato nelle prime classi di una scuola piacentina ), conoscere le lettere dell’alfabeto, imparare a giocare con loro e con la fantasia, rendere VIVO l’italiano e non lasciarlo semplicemente educato e composto, in fila, in un bel corsivo inglese copiato dalla lavagna (grafia importantissima ma non esclusiva ) ..e perché poi non giocare anche con quelle lettere? Penso inoltre ai bambini dislessici e all’importanza figurativa del caso, trovare percorsi inusuali, associare figure e forme a concetti e nozioni, ormai è risaputo è questa la chiave da usare! Ci sono persone dislessiche che si sono laureate con lode, associando ad ogni concetto un gesto o una figura! Prima di pensare alla laurea partiamo dalle basi, impariamo l’A B C ..arrivando magari fino alla Z ! Giochiamo con la A in qualsiasi modo la si voglia scrivere, disegnare, romanzare !! Chi di noi, nella sua vita, NON ha mai fatto i piedini alla prima lettera dell’alfabeto?
Da bambini o da adulti, magari scarabocchiandola su un foglio mentre siamo impegnati in una telefonata lunga?? Chi ? Chi è senza peccato scagli la prima pietra…eventualmente arriverà poi il mago pasticcione ad aiutarvi a ritornar bambini e se le sue capacità dovessero tramutarvi in palloncini non temete, arriverà la maga in rosa a farvi ritornare in voi! I bambini a cui verrà letta questa storia , sgraneranno gli occhi..lo so! E gli adulti mentre leggeranno penseranno: “ ma tu guarda questa scrittrice, che fantasia!!!” 
Ma la scrittrice non è una donna qualunque che si è improvvisata cantastorie..eh no!! È una scrittrice titolata che, grazie ad altri suoi libri, è stata Finalista al Premio Galassia 2006, ha pubblicato con varie case editrici, ha partecipato a varie antologie, ha curato, con l'editrice Solange Mela la collana Pergamene per la Scuola, ha collaborato con il quotidiano “La Cronaca di Piacenza”..insomma…sa bene cosa e perché scrive!
Per quanto mi riguarda, mi divertirò un mondo a giocare con mia nipote leggendo questa storia che suggerisce varie attivita!!

ANTONIA ROMAGNOLI



mercoledì 16 settembre 2015

"VITE DI MADRI" di Emma Fenu (Recensione di Marilena Viola)



VITE DI MADRI di Emma Fenu
Recensione di M. Viola

Tema importante,linguaggio colto,uso della parola fluido e coinvolgente.
Cattura, la lettura di Vite di Madri, sin dal primo colpo d'occhio. E intriga. Si vuole andare avanti per scoprire,come in un romanzo d'avventura,le "avventure" delle anime,delle persone,della moltitudine di donne di cui Emma stessa fa parte,sia come sesso,sia come compartecipe di una problematica fisica comune!
La storia:
12 donne (numero sacro,esoterico,arcaico,citato in fonti come l'Apocalisse!)si raccontano spontaneamente,affrontando la tematica della Endometriosi e altre problematiche connesse all'essere appunto 'donne'(violenze domestiche,alcolismo ed abbandoni...) dal di dentro,creature ferite ma forti,non sconfitte,anime combattive.
Tutto ha inizio nel "salotto" virtuale che Emma ha allestito per incontrare,tramite il bianco di uno schermo,visi e voci anonime,sedute ad un ideale tavolo rotondo,davanti ad un the fumante a raccontarsi, sviscerarsi, liberarsi di storie e paure.
E seduti allo stesso tavolo rotondo anche noi lettori,sorbendo tranquillamente il the con loro,le ascoltiamo!
La prima a parlare è Serena che ci fa un ritratto di Emma dolce e pieno di sfumature che ci consentono di conoscerla,così, già dalla carta!
Poi è la volta di Emma stessa che,in un mix di coraggio e di schiettezza,ci parla di sé e della storia della sua famiglia,storia strettamente legata al tema trattato.
E così via,di seguito,le 12 storie di vita,una più sofferta e vera dell'altra,intrise di realtà cruda e violenta,ma mai lacrimosa.

La "Poesia":
Già dalla prefazione,curata da Amedeo Bianchi,si muovono con deciso incedere i primi passi poetici dell'opera:
" Se qualcuna delle mie povere parole ti piace
e tu me lo dici
sia pur solo con gli occhi
io mi spalanco
in un riso beato
ma tremo
come una mamma piccola giovane
che perfino arrossisce
se un passante le dice
che il suo bambino è bello"
(Antonia Pozzi,Pudore,1933)

Si mescolano le citazioni poetiche d'autore continuamente alla narrazione quasi a renderla eterea e sognante come la Poesia e con l'intimo inconscio desiderio,credo,dell'autrice di ricordarci che la vita è tutta un susseguirsi di 'momenti',belli o brutti che siano ,ma tutti riconducibili al nostro sentire,a come li percepisce l'anima,a come li accoglie e li metabolizza.
Emma la percepisce la 'poesia' dell'attimo e la fa sua,la interiorizza fino a plasmarla ,a renderla simile a qualcosa di roseo,di leggero,che sa di amore intenso e profumato:
"......ci rincontrammo in una stazione del Sud Sardegna,illuminati dagli ultimi raggi del sole che cedeva al tramonto,e le nostre mani,avvolte attorno al viso dell'altro,parlavano,nel silenzio delle bocche,dell'euforia di un nuovo inizio."

Il suo è "il tentativo caparbio di dare voce ad una minoranza......" perché, come dice Isabel Allende "Siamo legati da infiniti fili sottili,facili da recidere a uno a uno,ma che essendo intrecciati tra loro formano corde indistruttibili"!!!!

Interviene William Shakespeare a completare l'immagine che Emma ci offre della donna,ad innalzare,con l'autrice,un piedistallo per questa creatura:
" Per tutte le violenze consumate su di Lei,per tutte le umiliazioni che ha subìto, per il suo corpo che avete sfruttato,per la sua intelligenza che avete calpestato,per l'ignoranza in cui l'avete lasciata,per la libertà che le avete negato,per la bocca che avete tappato,per le ali che le avete tagliato,per tutto questo:
in piedi,Signori,davanti ad una donna"!!!!!!!!!

Emma ,narratrice poetessa dell'anima e dei suoi meandri,è in analisi con sé stessa senza essere distesa sul sofà dello psicanalista,ma semplicemente ascoltando e parlando con gli altri ...."stavo liberando dalla prigione della coscienza,immortalandolo nero su bianco,chi,realmente,ero e sono.
Ma soprattutto,non ero più in grado di leggere solo libri,ma anche animi!"

E concludendo con Andrea G.Pinketts:
"È bello leggere le persone.......Ogni ruga una riga,ogni smorfia un epigramma,ogni sbadiglio un aforisma scontato.
Le persone sono una biblioteca pubblica. E non lo sanno!"

EMMA FENU


martedì 15 settembre 2015

"TI HO AMATO SENZA VIVERE" di Giuseppina Vitale

Sinossi:

TI HO AMATO SENZA VIVERE

Matteo e Giada sono stati in classe insieme al liceo. Lei innamorata persa, lui confuso e scostante. Dopo anni di malintesi, battibecchi e sentimenti non corrisposti, Giada avrà la sua notte d'amore con il suo bello ma purtroppo non sempre certe storie sono destinate a decollare. Il destino beffardo farà incrociare di nuovo le loro strade cinque anni dopo quell'addio velato dalle lacrime. Teo è il migliore amico di Antonio, l'attuale fidanzato di Giada. Perché era sparito nel nulla chiedendole di dimenticarlo? Cosa succederà ora?

GIUSEPPINA VITALE


lunedì 14 settembre 2015

"LETTERA A UN BAMBINO MAI NATO" di Oriana Fallaci (Recensione di Luca Paganucci)



Pubblicato nel 1975, "Lettera a un bambino mai nato" suscitò molto scalpore.

In questo breve volume l’autrice dà voce ad una donna incinta, che intraprende un dialogo con l’essere ancora informe che porta in grembo. È una storia triste, in quanto fin dalla nascita il “bambino” (così lo chiama l’Autrice, benché neanche sappia se si tratti di un maschio o di una femmina) si ritrova orfano di quel padre che lo ha abbandonato ancor prima che crescesse nella pancia della mamma.

Se nella prima parte la Fallaci si ritrova a parlare con questo bambino, cui ha già acquistato il corredino e il lettino, e di cui – in più di un’occasione - fa conoscere al lettore l’andamento della sua crescita nella pancia, nella seconda si ritroverà ad essere accusata di aver ucciso l’esserino che portava in grembo; a questo punto l’Autrice porta chi legge ad assistere al processo intentato contro di lei , ad ascoltare le arringhe del Pubblico Ministero e della Difesa. Da questo processo, ad un certo punto, emergono due voci: la prima è quella disperata della madre; poi c’è quella del bambino. Ciascuno dei due espone le proprie ragioni, le proprie scuse, pone i propri interrogativi. Lascia di sasso l’ultima affermazione del bambino: «Io non vedo perché avrei dovuto uscire dal nulla per tornare al nulla.»

È un libro non facile questo della Fallaci, in cui il lettore – uomo o donna che sia – deve fare inevitabilmente i conti con l’essere donna, calandosi nella parte (se si tratta di un uomo) di una donna, e delle responsabilità cui questa deve farsi carico. Sì, anche la responsabilità di mettere al mondo un bambino, come nel caso della protagonista.

Consiglio la lettura anche agli uomini.

ORIANA FALLACI

giovedì 10 settembre 2015

"IL PATTO" di Maria Pace (Recensione di Anna Profumi)



La mia recensione del libro “IL PATTO”- Romanzo storico fantasy di Maria Pace– Edito Dicembre 2014.

La scorrevole scrittura di Maria Pace, attenta studiosa dell’epoca medioevale, si conferma ancora una volta elemento di punta in questo suo nuovo romanzo di ambientazione storica nell’Italia del XV secolo, caratterizzato da lotte senza quartiere, da violenze e soprusi, ma soprattutto da congiure di ogni tipo da parte dei signori dell’epoca per affermare il proprio dominio su altri.
Raniero Pisano, il protagonista di questo libro, è un giovane cavaliere di nobili origini, l’eroe errante, che scampato fortuitamente alla strage della sua famiglia, decide di vendicare la morte del padre Gianciotto affrontando avventure e pericoli d’ogni sorta.
Tra un inseguimento e l’altro, Raniero, cavalcherà in molte occasioni fianco a fianco con “la Signora dalla Falce”, pronta a condurlo a se. Pur di riuscire nel suo intento egli non si fermerà di fronte a nulla, e l’incontro ravvicinato con il soffio gelido della morte, gli consentirà di siglare “un patto diabolico” per portare a compimento i suoi piani. Allora, e solo allora egli sarà pronto a ricevere “Comare Secca”, e sciogliere quel debito a suo tempo contratto.
L’amore che lega Raniero a Beatrice, pupilla di Galeazzo Pisano, suo acerrimo nemico, è il motivo conduttore di tutto il romanzo. Le descrizioni particolareggiate, l’accurata caratterizzazione dei personaggi, ci proiettano in un contesto storico indubbiamente lontano dal nostro, ma non certo privo di un suo fascino. Via, via lo scorrere del racconto, avremo modo di conoscere altri comprimari, tra cui il brigante Spaccamontagna, singolare figura di bandito con una sua integrità morale, ed il capitano di ventura Tristano Sforza, figlio illegittimo dello stesso Francesco, le cui mire sul Ducato di Milano si fanno sempre più pressanti. Lo stesso Tristano apprezzando le doti di cavaliere di Raniero, lo vorrà accanto a se per svolgere una delicata missione diplomatica nella Venezia dei Dogi.
Di tutti questi personaggi condivideremo l’ umanità, i tormenti, le passioni, grazie ad una trama ben articolata che pagina dopo pagina saprà tenere sempre vivo l’interesse del lettore. La vita e la morte si sfideranno più volte in un immaginario duello,tra bene e male, poiché la sete di giustizia del protagonista non conosce limiti. Con suspense inaspettata, Maria Paceriuscirà a sorprenderci fino all’epilogo del romanzo,che lascio naturalmente al piacere dei lettori.

MARIA PACE


"LA DECIMA LEGIONE - PANEM ET CIRCENSES " di Maria Pace (Recensione di Anna Profumi)



Romanzo di Maria Pace “LA DECIMA LEGIONE – PANEM ET CIRCENSES “– Volume I -
Recensione di Anna Profumi

Una narrazione di lungo respiro quella di Maria Pace nel romanzo La Decima Legione. Rigoroso approfondimento storico, trama appassionante, uno spaccato dell’ Urbe d’epoca imperiale.
Correva l’anno 882-883, il 68-69 dell’era cristiana, l’anno più lungo di tutta la storia dell’antica Roma, che vide la cruenta fine di ben quattro imperatori: da Nerone a Galba, da Otone a Vitellio. Il romanzo è ambientato proprio in quel periodo che fu teatro di violenze, di congiure e di persecuzioni. Il Cristianesimo, dottrina di pace e di uguaglianza tra gli uomini, predicata da un nazareno crocefisso quasi 30 anni prima, cominciava a fare i suoi proseliti. Questa nuova religione, la “setta”, così come veniva definita ai tempi , costituiva una seria minaccia alla solidità dello stato romano che sulla ferrea disciplina militare, sulla stretta osservanza delle leggi (dura lex sed lex), sul culto pagano e sull’adorazione come divinità dello stesso imperatore, aveva edificato i “i pilastri” di tutto l’Impero .
Il protagonista del racconto è Marco Valerio, “tribuno della Legione X di stanza in Giudea, inviato a Roma dal generale Vespasiano per valutare e riferire sulla situazione nella quale sta precipitando l’Urbe, quella che sarà chiamata Anarchia Imperiale. Dopo il suicidio di Nerone, in ogni parte dell’impero, le legioni premono per affidare la porpora imperiale allo stesso Vespasiano…..”
Fulcro della trame, l’idillio tra il tribuno e la bellissima Lucilla di fede cristiana, figlia di quel Calpurnio Pisone che aveva capeggiato la congiura contro lo stesso Nerone e la feroce repressione che ne era seguita. Per lei Marco Valerio arriverà perfino a sfidare Cesare, di cui era stato compagno delle giovanile bravate. 
Popolano il romanzo, pretoriani, filosofi, liberti, giovani schiave, vestali, gladiatori, ritratti nella pienezza dei loro sentimenti, passioni, riscatti, in un girone infernale dove la vita di un uomo poteva valere solo qualche sesterzo ed “il panem et circenses”, le arene ricoperte del sangue dei gladiatori, costituivano il divertimento della plebe e servivano ad aumentare la popolarità degli imperatori.
Senza dilungarmi oltre nella narrazione, che lascio al piacere del lettore, vorrei evidenziare i numerosi termini latini del romanzo che permettono un approccio “reale” nella quotidianità dei personaggi e delle loro vicende. Una completa ed accurata topografia dell’Urbe ci consegnerà un “affresco pompeano” di indubbio interesse.

MARIA PACE

"VITE DI MADRI. STORIE DI ORDINARIA ANORMALITÀ" di Emma Fenu (Recensione di Lisa Molaro)



Vite di madri. Storie di ordinaria anormalità 
Autore: Fenu Emma 

Questo che ho appena terminato non è un voluminoso tomo da mille pagine ma vi posso assicurare che di
emozioni, di spunti di riflessione e di rimandi per eventuali ricerche e approfondimenti ne ha ben forse più
di mille!!
Vita di Donne, vita che non evita!
L’autrice che si veste di bianco, che ama le rose romanticamente recise che mantengono la loro beltà
nonostante all’apparenza inaridite, petali che in vita hanno sfiorato morbidamente polpastrelli innamorati e
che ora si mantengono vivi grazie al ricordo del sentimento a loro legato; l’autrice che è Donna governata
da una sensibilità resa ancora più incipiente da ciò che ha conosciuto vivendo, provando, toccando,
scoprendo e parlando; l’autrice che è parole, parole sue che unite a parole di altri si trasformano in
fiumiciattoli desiderosi di trovare pace in un collettivo capace di diventare linfa, speranza..Vita appunto!
Molti lettori saltano la prefazione del nuovo romanzo che si apprestano a leggere andando a piè pari al
primo capitolo, in questo caso vi sconsiglio caldamente dal farlo: vi perdereste una prefazione che non si
limita ad essere tale ma che sembra quasi un primo capitolo, si tratta di una prefazione importantissima
affinché la lettura di ciò che la segue avvenga con lo spirito giusto; assieme all’introduzione dell’autrice ci
permette di togliere gli stivali sporchi di fango o le scarpe da ginnastica sudate e sporche dal troppo
schivare ostacoli e di indossare belle scarpe col tacco, scarpe rosa cipria, con un tacco dodici che in questo
caso è bello comodo perché non dovremo far altro che sederci su raffinate poltroncine di tessuto broccato,
dai motivi floreali, sorseggiare un buon tè in delicate tazze di fine porcellana e ascoltare l’aprirsi del cuore
di chi prima di noi, in quel salotto si è già seduto e aperto il suo cuore magari lasciando a tratti che lo
sguardo scivoli via, oltre le ortensie del giardino, oltre le rose che contornano il vialetto d’accesso, oltre i
gelsomini, oltre la pace!
Mentre leggevo ho pensato a Jung, a giare che nascondono tesori, a giare vuote, a giare nere decorate con
scene dorate, a giare sfavillanti e a giare rotte perché mani distratte come folate di vento le avevano fatte
precipitare a terra
Allora le dita distratte diventano la palla che Sisifo era condannato a portare in cima alla montagna,
facendola rotolare in alto in un movimento controcorrente, incessante, continuo; anelando una cima
impossibile da conquistare rimanendo fermi !
Donne come Terra fertile o arida, ma la cui linea di distinzione non garantisce tratto netto! La fertilità può
essere arida di sentimento, incapace di elargire amore mentre l’aridità può ricominciare a nutrirsi se anche
solo una goccia di acqua fresca le bacia le labbra assetate.
Acqua come sorgente, acqua delicata che pulisce o prepotente che sferza; acqua che come pioggia scende
sul viso di Biancaneve o sul viso della Matrigna.
Matrigna presente nelle favole come rappresentante del tabù della cattiva madre che nella realtà NON
PUO’ esistere; matrigna sempre vestita con colori eleganti, donna dal viso sempre perfettamente truccato,
dalle lunghe unghie sempre truccate, dai capelli quasi sempre nascosti, dalla figura quasi sempre snella,
alta e longilinea, spesso androgena.
Un libro, questo, che è quasi metaletteratura! Storie di figlie, di madri, di madri figlie e di figlie madri, di
surrogate, di protagoniste e di marginali che si alternano giocando dolorosamente a un-due-tre stella, a
nascondino o al gioco del fazzoletto.
Mentre leggo, la leggenda di Lamia si insinua nella mia mente e forse anche nella vostra, rimandando a
gelosie, a frustrazioni, a cattiverie prime subite e poi inflitte, come cercando uno stupido equilibrio tra il
dolore ricevuto e quello dato .
Libro di ghiaccio e di neve.
Le parole scivolano su una patina gelata, ghiaccio come simbolo negativo perché pericoloso, scivoloso,
capace di scottare, di tagliare e neve in contrapposizione con la sua morbidezza, col suo candore, con la sua
luce accecante; il fiocco di neve però è fatto da cristalli di ghiaccio che nonostante nel nostro immaginario
collettivo siano sempre belli, simmetrici e magicamente identici ( e appenderli all’albero di Natale rende
subito calda l’atmosfera ) sono invece in natura diversi gli uni dagli altri.
Ecco, secondo me questo racchiude il senso del fiocco di neve: morbido, bello, dolce..intenso perché
formato da molti cristalli diversi tra loro; me lo immagino scendere piano, aggiungersi, fondersi con quello
sceso proprio un secondo prima di lui, creando così mescolanze di identità, di voci, di cristalli di ghiaccio
perfetti che si fondono a cristalli che invece urlano la propria differenza con grida sorde che si ovattano nel
manto di un silenzio totale, capace anche di mettere inquietudine proprio perché , sebbene un buon
silenzio non sia mai stato scritto, la totale mancanza di suono racchiude voci di emozioni
Non è inoltre un caso che il ghiaccio possa anche diventare simbolo positivo, energia positiva che quando si
smussa, quando distende i nervi sciogliendosi (e di questo le leggende germano-scandinave sono
piene)rivela passaggi spirituali di crescita e trasformazione, di percorsi metabolici o catartici, guarigioni
fatte col sale che disinfetta una ferita aperta, messa sotto il bruciare del sole per coagulare velocemente il
sangue! Ghiaccio che si scioglie liberando ciò che ibernava
Ma in questo libro non tutto avviene subito, la palla di Sisifo non sempre arriva in cima in poco tempo e la
dea Era non sempre riesce nel suo intento!
Non è un libro di madri ma di ventri e di cuori; inutile nascondersi dietro un dito: non è un libro comico e
nemmeno una lettura da farsi veloce mentre distrattamente si guarda la televisione accarezzando il gatto!
Tutto però ha più punti di vista e più chiavi di lettura: Il dio Ganesha non è una donna ma ha un grande
ventre goloso e rotondo capace di elargire prosperità a chi lo venera! Partorisce benessere !
Prendete in mano, quindi, questo libro, sedetevi sulla poltrona di broccato, versatevi un sorso di tè alla rosa
canina, accavallate le gambe e giocando col tacco permettete a voi stesse di far compagnia alla vita di altre
donne che hanno bisogno di essere ascoltate oppure sentitevi voi, meno sole!
Forse il cuore si stringerà in una morsa, forse una goccia di tè rosso macchierà la vostra gonna bianca, forse
stringerete i pugni, forse piangerete…ma poi le lacrime si asciugheranno e vi sentirete FIERE di essere DONNE

EMMA FENU



mercoledì 9 settembre 2015

"Vite di Madri" di Emma Fenu. Recensione di Gianna di Carlo

Vorrei farti i miei complimenti, Emma, sia per la tua superba capacita narrativa, già apprezzata da tempo, che per le emozioni che la tua opera ha saputo regalarmi. Un libro, "Vite di madri", che emana amore da ogni pagina, un libro che va trattato con cura, che va assaporato lentamente, gustato fino all'ultima goccia come una buona e fumante tazza di the (per usare una tua stupenda immagine). Hai saputo trattare, con dolcezza, un tema talmente delicato quale quello della maternità.
Maternità sofferta, lacerata, negata, sconfitta
Hai saputo raccontarti e raccontare storie di altre donne. ..tutte diverse e variegate; accomunate, tuttavia, da un medesimo dolore. Ho gioito con te, ho sofferto con te, mi sono ritrovata in un dolore lacerante e già vissuto, ti ho sentito vicina. Ho letto alcune pagine con gli occhi gonfi di lacrime. Ma non erano lacrime di dolore, Emma, erano lacrime che fecondano l'anima ed il cuore. In alcuni tratti ho provato lacerazione, tristezza, tormento ma le ferite che alcune volte la vita ci riserva vanno messe nel conto e pagate con sacrificio, forza e volontà. Perché la vita è questa, Emma: una lunga primavera con i suoi giorni di sole ed i suoi giorni di pioggia...ma pur sempre una lunga Primavera. Gianna di Carlo

"SIGNOR PARKINSON" di Nina Monica Scalabrin

SINOSSI

SIGNOR PARKINSON

Ringrazio di cuore tutti coloro che hanno letto la storia terribile della mia giovane mamma siete tantissimi grazie del vostro affetto vi amo!

Ti ho scritto alcune lettere mamma sopra una delicata carta azzurrata ,l’ho fatto perché le parole si perdono nel vento uno scritto invece è eterno. 
Non possiedo più molto oltre al mio amore così ho deciso di scriverti un infinità di lettere perché tu possa portarle con te ovunque tu vada quando l’intenso messaggio dei miei occhi chiari ti diventerà sconosciuto e non ci troveremo più, divise per sempre dal buio della tua mente.
Mamma angelo mio ti racconto tutto questo per farti compagnia e perché tu non ti senta troppo sola nella tua dimensione lontana dove sei volata via. Guardo le tue ciglia, la tua pelle pallida e mi rendo conto che in realtà sembri appena mutata, l’oltraggio della malattia non ha alterato i tuoi lineamenti sembri solamente addormentata. Se chiudo gli occhi e ascolto il tuo lieve respiro appoggiando la mia testa vicino al tuo cuore mi viene spontaneo aspettarmi che da un momento all’altro tu possa svegliarti, alzarti da questo letto e sorridermi. Magari mi chiederesti subito dell’acqua, ti accerteresti che tutto questo non sia stato altro che un orribile sogno. Io ti stringerei forte le mani e poi ti bacerei le guance talmente forte che lo schiocco di quel bacio farebbe in un secondo tutto il giro del mondo. Te lo racconterei in versi, inventando una folle filastrocca, come una poetessa pazza e so che rideresti da non poterne più …….
Ti prego mamma ritorna da me!! …..
Ti prego fammelo questo regalo, fallo per me, fallo per papà, ma sopratutto fallo per te! Dio quanto ti amo. Come farò ad abituarmi a vivere senza di te? Tu sei la mia musica, la mia poesia senza di te niente può esistere, niente può trasformarsi. 
Perché mi fai questo? 
È la vita dirai! …
So che hai ragione ma non esiste niente al mondo di più bello della vita. Ti amerò di più se è quello che desideri, dubito di esserne capace ma ci proverò. So che ti chiedo tanto, guarire da questa malattia è un impresa da titani, ma la mente è in grado di fare cose straordinarie sopratutto spinte dalla forza dell’amore. Lascia che ti aiuti, ti offrirò tutta la riserva completa del mio vigore, tutta la salute e la forza dei miei reconditi geni, invocherò le forze più formidabili della natura perché corrano in tuo aiuto.
Lotta mamma!
Fuori c’è un mondo meraviglioso che ti attende, non permettere che l’aria gelida della notte si impadronisca di te se riuscirà a vincerti mamma nessuno ti riporterà indietro non ci sarà più nessuna possibilità di riscatto. http://www.amazon.it/Signor-Parkins…/…/ref=pd_rhf_dp_p_img_6

NINA MONICA SCALABRIN


"Vite di Madri" di Emma Fenu, recensione di Marina Litrico


Ed ecco il commento, che inizia con qualcosa da catalogatore. 
Ho finalmente in mano il libro di Emma Fenu e già solo guardandolo scopro qualcosa di lei, poco, perché lei è segreta e schiva forse proprio quando più parla: è così che depista. Il volume è di piccolo formato e non molto spesso, centosessanta pagine, più due che non si contano, in tutto ed il colore è bigio, un bigio medio scuro. Ho scoperto che il mio esemplare ha una copertina diversa da quella che avevo visto, col titolo in rosso. Questa ha le scritte tutte in bianco e l'immagine è incorniciata tra bianche righine, quasi fosse uno specchio, da lì mi guarda seria una faccetta lunare che stringe al petto sei piccole replicanti materne e mamma e figlie, in abiti turchini, sembrano bambine e bambole di porcellana, come questa fragili e delicate. 
Volto il libro ed Emma mi sorride. Leggo: Dodici storie e penso "Dodici vite". So che quando aprirò e inizierò a leggere non potrò smettere se non alla fine e che qualcosa cambierà. 
Sì, perché questo è un testo che non consente di restare uguali a quel che si era prima di rimanere intrappolati nella sua magia, che poi è quella più antica del mondo: quella magia, quel mistero che si chiama "Donna". L'essere bimbe è un attimo nell'esistenza, poi, quando il flusso rosso arriva, siam subito donne e la bimba si rincantuccia, si nasconde in un angolo dell'anima e a volte, forse troppe volte, piange. Sarà il senso d'onnipotenza del bambino che ci rende alla bisogna capaci di diventare più grandi di noi stesse, di farci da minuscole, immense? 
Eppure tante volte la vita ci mette a dura, durissima prova: malattie, abusi, soprusi, dinieghi, tagli d'ali, servitù varie imposte e subite da secoli e ancora non è finita e talvolta per nostra stessa colpa. Le dodici storie le snocciolo una dopo l'altra con cura, non ce n'è una che non mi dia un dolore, che non susciti echi, che non faccia risuonare una corda remota. La dolorosa conoscenza appartiene alle donne, è retaggio comune, ancestrale, forse risale alla mela, il frutto proibito che Eva raccolse e porse ad Adamo, commettendo peccato. Ecco, "Talvolta è opportuno, dolcemente, assolversi" insieme all'altra metà della mela, che in questo libro di madri non è assente, anzi ha ruoli decisamente attivi anche quando in qualche storia non c'è. Un buon libro buono, Emma, un libro che ancora una volta afferma, per dirla con Ruggeri, che "... Siamo così, dolcemente complicate" e complici, aggiungo. Ho finito. Ego valeo si valeas.
Marina Litrico

martedì 8 settembre 2015

"IL CORPO DELLE DONNE" di Lorella Zanardo (Recensione di Luca Paganucci)



“Il corpo delle donne” Lorella Zanardo
(Recensione di Luca Paganucci)

Il libro è nato per spiegare la genesi del documentario-inchiesta dal titolo Il corpo delle donne, realizzato dall’autrice, coadiuvata da altri colleghi. Documentario che mi ripropongo di vedere con un attimo di calma. Per realizzare questo video di denuncia dell’ l’uso/abuso del corpo femminile, l’autrice ed altri due colleghi hanno guardato la televisione per un elevato numero di ore, per registrare e poi montare le immagini, e realizzare il prodotto finale. Lo scenario che ne esce fuori è a dir poco agghiacciante. 
Con molta dimestichezza l’autrice si addentra nei meandri della televisione spazzatura, analizzando i comportamenti dei cameramen, delle richieste che fanno le veline/grechine, del ruolo di sottomissione richiesto alle donne nei talk show. Ruolo per cui, lo ricorda, non serve alcun tipo di istruzione.
È sconcertante quanto oggi sia molto praticata questa denigrazione del corpo femminile. Quello che è peggio è che nessuno fa nulla per migliorare questa situazione.
il documentario in questione è stato trasmesso in vari istituti, scuole, università, ed è anche stato ammesso ad una rassegna cinematografica.

LORELLA ZANARDO