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giovedì 10 settembre 2015

"LA DECIMA LEGIONE - PANEM ET CIRCENSES " di Maria Pace (Recensione di Anna Profumi)



Romanzo di Maria Pace “LA DECIMA LEGIONE – PANEM ET CIRCENSES “– Volume I -
Recensione di Anna Profumi

Una narrazione di lungo respiro quella di Maria Pace nel romanzo La Decima Legione. Rigoroso approfondimento storico, trama appassionante, uno spaccato dell’ Urbe d’epoca imperiale.
Correva l’anno 882-883, il 68-69 dell’era cristiana, l’anno più lungo di tutta la storia dell’antica Roma, che vide la cruenta fine di ben quattro imperatori: da Nerone a Galba, da Otone a Vitellio. Il romanzo è ambientato proprio in quel periodo che fu teatro di violenze, di congiure e di persecuzioni. Il Cristianesimo, dottrina di pace e di uguaglianza tra gli uomini, predicata da un nazareno crocefisso quasi 30 anni prima, cominciava a fare i suoi proseliti. Questa nuova religione, la “setta”, così come veniva definita ai tempi , costituiva una seria minaccia alla solidità dello stato romano che sulla ferrea disciplina militare, sulla stretta osservanza delle leggi (dura lex sed lex), sul culto pagano e sull’adorazione come divinità dello stesso imperatore, aveva edificato i “i pilastri” di tutto l’Impero .
Il protagonista del racconto è Marco Valerio, “tribuno della Legione X di stanza in Giudea, inviato a Roma dal generale Vespasiano per valutare e riferire sulla situazione nella quale sta precipitando l’Urbe, quella che sarà chiamata Anarchia Imperiale. Dopo il suicidio di Nerone, in ogni parte dell’impero, le legioni premono per affidare la porpora imperiale allo stesso Vespasiano…..”
Fulcro della trame, l’idillio tra il tribuno e la bellissima Lucilla di fede cristiana, figlia di quel Calpurnio Pisone che aveva capeggiato la congiura contro lo stesso Nerone e la feroce repressione che ne era seguita. Per lei Marco Valerio arriverà perfino a sfidare Cesare, di cui era stato compagno delle giovanile bravate. 
Popolano il romanzo, pretoriani, filosofi, liberti, giovani schiave, vestali, gladiatori, ritratti nella pienezza dei loro sentimenti, passioni, riscatti, in un girone infernale dove la vita di un uomo poteva valere solo qualche sesterzo ed “il panem et circenses”, le arene ricoperte del sangue dei gladiatori, costituivano il divertimento della plebe e servivano ad aumentare la popolarità degli imperatori.
Senza dilungarmi oltre nella narrazione, che lascio al piacere del lettore, vorrei evidenziare i numerosi termini latini del romanzo che permettono un approccio “reale” nella quotidianità dei personaggi e delle loro vicende. Una completa ed accurata topografia dell’Urbe ci consegnerà un “affresco pompeano” di indubbio interesse.

MARIA PACE

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