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giovedì 10 settembre 2015

"VITE DI MADRI. STORIE DI ORDINARIA ANORMALITÀ" di Emma Fenu (Recensione di Lisa Molaro)



Vite di madri. Storie di ordinaria anormalità 
Autore: Fenu Emma 

Questo che ho appena terminato non è un voluminoso tomo da mille pagine ma vi posso assicurare che di
emozioni, di spunti di riflessione e di rimandi per eventuali ricerche e approfondimenti ne ha ben forse più
di mille!!
Vita di Donne, vita che non evita!
L’autrice che si veste di bianco, che ama le rose romanticamente recise che mantengono la loro beltà
nonostante all’apparenza inaridite, petali che in vita hanno sfiorato morbidamente polpastrelli innamorati e
che ora si mantengono vivi grazie al ricordo del sentimento a loro legato; l’autrice che è Donna governata
da una sensibilità resa ancora più incipiente da ciò che ha conosciuto vivendo, provando, toccando,
scoprendo e parlando; l’autrice che è parole, parole sue che unite a parole di altri si trasformano in
fiumiciattoli desiderosi di trovare pace in un collettivo capace di diventare linfa, speranza..Vita appunto!
Molti lettori saltano la prefazione del nuovo romanzo che si apprestano a leggere andando a piè pari al
primo capitolo, in questo caso vi sconsiglio caldamente dal farlo: vi perdereste una prefazione che non si
limita ad essere tale ma che sembra quasi un primo capitolo, si tratta di una prefazione importantissima
affinché la lettura di ciò che la segue avvenga con lo spirito giusto; assieme all’introduzione dell’autrice ci
permette di togliere gli stivali sporchi di fango o le scarpe da ginnastica sudate e sporche dal troppo
schivare ostacoli e di indossare belle scarpe col tacco, scarpe rosa cipria, con un tacco dodici che in questo
caso è bello comodo perché non dovremo far altro che sederci su raffinate poltroncine di tessuto broccato,
dai motivi floreali, sorseggiare un buon tè in delicate tazze di fine porcellana e ascoltare l’aprirsi del cuore
di chi prima di noi, in quel salotto si è già seduto e aperto il suo cuore magari lasciando a tratti che lo
sguardo scivoli via, oltre le ortensie del giardino, oltre le rose che contornano il vialetto d’accesso, oltre i
gelsomini, oltre la pace!
Mentre leggevo ho pensato a Jung, a giare che nascondono tesori, a giare vuote, a giare nere decorate con
scene dorate, a giare sfavillanti e a giare rotte perché mani distratte come folate di vento le avevano fatte
precipitare a terra
Allora le dita distratte diventano la palla che Sisifo era condannato a portare in cima alla montagna,
facendola rotolare in alto in un movimento controcorrente, incessante, continuo; anelando una cima
impossibile da conquistare rimanendo fermi !
Donne come Terra fertile o arida, ma la cui linea di distinzione non garantisce tratto netto! La fertilità può
essere arida di sentimento, incapace di elargire amore mentre l’aridità può ricominciare a nutrirsi se anche
solo una goccia di acqua fresca le bacia le labbra assetate.
Acqua come sorgente, acqua delicata che pulisce o prepotente che sferza; acqua che come pioggia scende
sul viso di Biancaneve o sul viso della Matrigna.
Matrigna presente nelle favole come rappresentante del tabù della cattiva madre che nella realtà NON
PUO’ esistere; matrigna sempre vestita con colori eleganti, donna dal viso sempre perfettamente truccato,
dalle lunghe unghie sempre truccate, dai capelli quasi sempre nascosti, dalla figura quasi sempre snella,
alta e longilinea, spesso androgena.
Un libro, questo, che è quasi metaletteratura! Storie di figlie, di madri, di madri figlie e di figlie madri, di
surrogate, di protagoniste e di marginali che si alternano giocando dolorosamente a un-due-tre stella, a
nascondino o al gioco del fazzoletto.
Mentre leggo, la leggenda di Lamia si insinua nella mia mente e forse anche nella vostra, rimandando a
gelosie, a frustrazioni, a cattiverie prime subite e poi inflitte, come cercando uno stupido equilibrio tra il
dolore ricevuto e quello dato .
Libro di ghiaccio e di neve.
Le parole scivolano su una patina gelata, ghiaccio come simbolo negativo perché pericoloso, scivoloso,
capace di scottare, di tagliare e neve in contrapposizione con la sua morbidezza, col suo candore, con la sua
luce accecante; il fiocco di neve però è fatto da cristalli di ghiaccio che nonostante nel nostro immaginario
collettivo siano sempre belli, simmetrici e magicamente identici ( e appenderli all’albero di Natale rende
subito calda l’atmosfera ) sono invece in natura diversi gli uni dagli altri.
Ecco, secondo me questo racchiude il senso del fiocco di neve: morbido, bello, dolce..intenso perché
formato da molti cristalli diversi tra loro; me lo immagino scendere piano, aggiungersi, fondersi con quello
sceso proprio un secondo prima di lui, creando così mescolanze di identità, di voci, di cristalli di ghiaccio
perfetti che si fondono a cristalli che invece urlano la propria differenza con grida sorde che si ovattano nel
manto di un silenzio totale, capace anche di mettere inquietudine proprio perché , sebbene un buon
silenzio non sia mai stato scritto, la totale mancanza di suono racchiude voci di emozioni
Non è inoltre un caso che il ghiaccio possa anche diventare simbolo positivo, energia positiva che quando si
smussa, quando distende i nervi sciogliendosi (e di questo le leggende germano-scandinave sono
piene)rivela passaggi spirituali di crescita e trasformazione, di percorsi metabolici o catartici, guarigioni
fatte col sale che disinfetta una ferita aperta, messa sotto il bruciare del sole per coagulare velocemente il
sangue! Ghiaccio che si scioglie liberando ciò che ibernava
Ma in questo libro non tutto avviene subito, la palla di Sisifo non sempre arriva in cima in poco tempo e la
dea Era non sempre riesce nel suo intento!
Non è un libro di madri ma di ventri e di cuori; inutile nascondersi dietro un dito: non è un libro comico e
nemmeno una lettura da farsi veloce mentre distrattamente si guarda la televisione accarezzando il gatto!
Tutto però ha più punti di vista e più chiavi di lettura: Il dio Ganesha non è una donna ma ha un grande
ventre goloso e rotondo capace di elargire prosperità a chi lo venera! Partorisce benessere !
Prendete in mano, quindi, questo libro, sedetevi sulla poltrona di broccato, versatevi un sorso di tè alla rosa
canina, accavallate le gambe e giocando col tacco permettete a voi stesse di far compagnia alla vita di altre
donne che hanno bisogno di essere ascoltate oppure sentitevi voi, meno sole!
Forse il cuore si stringerà in una morsa, forse una goccia di tè rosso macchierà la vostra gonna bianca, forse
stringerete i pugni, forse piangerete…ma poi le lacrime si asciugheranno e vi sentirete FIERE di essere DONNE

EMMA FENU



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