Logo blog

Logo blog
Visualizzazione post con etichetta romanzi. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta romanzi. Mostra tutti i post

mercoledì 9 settembre 2015

"Vite di Madri" di Emma Fenu. Recensione di Gianna di Carlo

Vorrei farti i miei complimenti, Emma, sia per la tua superba capacita narrativa, già apprezzata da tempo, che per le emozioni che la tua opera ha saputo regalarmi. Un libro, "Vite di madri", che emana amore da ogni pagina, un libro che va trattato con cura, che va assaporato lentamente, gustato fino all'ultima goccia come una buona e fumante tazza di the (per usare una tua stupenda immagine). Hai saputo trattare, con dolcezza, un tema talmente delicato quale quello della maternità.
Maternità sofferta, lacerata, negata, sconfitta
Hai saputo raccontarti e raccontare storie di altre donne. ..tutte diverse e variegate; accomunate, tuttavia, da un medesimo dolore. Ho gioito con te, ho sofferto con te, mi sono ritrovata in un dolore lacerante e già vissuto, ti ho sentito vicina. Ho letto alcune pagine con gli occhi gonfi di lacrime. Ma non erano lacrime di dolore, Emma, erano lacrime che fecondano l'anima ed il cuore. In alcuni tratti ho provato lacerazione, tristezza, tormento ma le ferite che alcune volte la vita ci riserva vanno messe nel conto e pagate con sacrificio, forza e volontà. Perché la vita è questa, Emma: una lunga primavera con i suoi giorni di sole ed i suoi giorni di pioggia...ma pur sempre una lunga Primavera. Gianna di Carlo

"Vite di Madri" di Emma Fenu, recensione di Marina Litrico


Ed ecco il commento, che inizia con qualcosa da catalogatore. 
Ho finalmente in mano il libro di Emma Fenu e già solo guardandolo scopro qualcosa di lei, poco, perché lei è segreta e schiva forse proprio quando più parla: è così che depista. Il volume è di piccolo formato e non molto spesso, centosessanta pagine, più due che non si contano, in tutto ed il colore è bigio, un bigio medio scuro. Ho scoperto che il mio esemplare ha una copertina diversa da quella che avevo visto, col titolo in rosso. Questa ha le scritte tutte in bianco e l'immagine è incorniciata tra bianche righine, quasi fosse uno specchio, da lì mi guarda seria una faccetta lunare che stringe al petto sei piccole replicanti materne e mamma e figlie, in abiti turchini, sembrano bambine e bambole di porcellana, come questa fragili e delicate. 
Volto il libro ed Emma mi sorride. Leggo: Dodici storie e penso "Dodici vite". So che quando aprirò e inizierò a leggere non potrò smettere se non alla fine e che qualcosa cambierà. 
Sì, perché questo è un testo che non consente di restare uguali a quel che si era prima di rimanere intrappolati nella sua magia, che poi è quella più antica del mondo: quella magia, quel mistero che si chiama "Donna". L'essere bimbe è un attimo nell'esistenza, poi, quando il flusso rosso arriva, siam subito donne e la bimba si rincantuccia, si nasconde in un angolo dell'anima e a volte, forse troppe volte, piange. Sarà il senso d'onnipotenza del bambino che ci rende alla bisogna capaci di diventare più grandi di noi stesse, di farci da minuscole, immense? 
Eppure tante volte la vita ci mette a dura, durissima prova: malattie, abusi, soprusi, dinieghi, tagli d'ali, servitù varie imposte e subite da secoli e ancora non è finita e talvolta per nostra stessa colpa. Le dodici storie le snocciolo una dopo l'altra con cura, non ce n'è una che non mi dia un dolore, che non susciti echi, che non faccia risuonare una corda remota. La dolorosa conoscenza appartiene alle donne, è retaggio comune, ancestrale, forse risale alla mela, il frutto proibito che Eva raccolse e porse ad Adamo, commettendo peccato. Ecco, "Talvolta è opportuno, dolcemente, assolversi" insieme all'altra metà della mela, che in questo libro di madri non è assente, anzi ha ruoli decisamente attivi anche quando in qualche storia non c'è. Un buon libro buono, Emma, un libro che ancora una volta afferma, per dirla con Ruggeri, che "... Siamo così, dolcemente complicate" e complici, aggiungo. Ho finito. Ego valeo si valeas.
Marina Litrico

martedì 8 settembre 2015

"Vite di Madri. Storie di ordinaria anormalità" di Emma Fenu,recensione di Francesca Cuzzocrea



Ho avuto l'onore di leggerlo in anteprima della sua uscita ma ho aspettato di rileggerlo e rigustarmelo, sfogliando le pagine di carta profumata di nuovo, che regalano sempre un'emozione diversa rispetto le pagine chiare di word.

Cosa dire che in tanti non avete già detto?

E' un libro per tutte le donne e allo stesso tempo non lo è.

Perché chi decide di avventurarsi in questo viaggio deve essere pronta a mettersi in gioco in prima persona, nella consapevolezza che le fragilità della nostra anima immancabilmente verranno a galla durante la lettura. Sarà impossibile evitare di avere un incontro intimo davanti allo specchio, il quale ci mostrerà aspetti di noi che spesso tendiamo a nascondere con sorrisi di circostanza e maschere pirandelliane.

Sono storie di donne distrutte da eventi della vita ma che alla fine risorgono dalle proprie ceneri, come le fenici, più forti e traboccanti di vita che mai.

Per cui leggetelo e regalatelo, ma siate pronte ad affrontare, insieme al dolore delle protagoniste, la parte più buia del vostro cuore.
Francesca Cuzzocrea

"Vite di Madri. Storie di ordinaria anormalità", di Emma Fenu. Recensione di Giovanna Errore

Finalmente sono pronta a dirvi qualche parola sul libro Vite di Madri della nostra Emma Fenu
L'ho letto in poche ore ma ho dovuto metabolizzare prima di scrivere qualcosa. Non scenderò in particolari molto personali, ma tutto ciò che riguarda il corpo (o meglio, quello che c'è dentro) e soprattutto il sangue mi ha sempre fatto paura. Capirete che sanguinare ciclicamente ogni mese è per me un incubo, e così parlare, leggere, vedere, sentire qualunque cosa sull'argomento. Ma come accade a volte, inspiegabilmente, la paura e l'attrazione vanno in coppia. Così ho divorato quelle pagine d'un fiato, come se qualcuno mi stesse prendendo a pugni nello stomaco ma, chissà per quale motivo, non volessi sottrarmi a quel dolore. Di alcune storie avrei voluto sapere di più, alcune mi hanno colpita particolarmente e altre meno ma la sensazione è stata questa. Non so se è comprensibile, ma questo è quello che ho provato. 

Una canzone diceva che "se sanguini provi dolore ma hai la certezza di essere vivo" e così mi fanno sentire alcuni libri, come questo, che fanno male ma emozionano. Chiedo scusa se le mie parole sono confuse e poco chiare, mi spiace ma scrivere recensioni come avrete capito non è il mio forte. Solo, ci tenevo a dire ad Emma che ha fatto un lavoro stupendo e a tutti voi che dovreste leggerlo.

Giovanna Errore

lunedì 10 agosto 2015

"Vite di Madri" di Emma Fenu, recensione di Giovanna Avignoni

Guardo i tuoi occhi distanti e mi immergono nei pensieri che vi sono nascosti.
Cosa stai pensando, bimba con i capelli color del sole, mentre ti osservo? 
Tra le tue braccia sei bambole identiche a te, ma con pettinature diverse.
Hanno gote rosate e occhi tristi, persi nel vuoto.
Vorresti abbracciarne di più perché le tue braccia non hanno confini. 
Le stringi al petto, ma le tue mani non sono serrate, lo fai con delicatezza, per non farle cadere e rischiare di perderle per sempre nel buio che ti circonda.
Sono le tue figlie, ma anche le tue madri e le tue nonne, quelle che hai avuto o che avresti voluto avere, sono i tuoi sogni e i tuoi incubi, ma li trattieni al tuo seno con egual amore.
"Vite di madri" storie di donne, di lacrime e gioia, di desideri e paure, di bimbi desiderati e vivi, di creature mai nate ma presenti nei ricordi, in una pietra fredda, nel cuore.
Storie condotte per mano, anzi abbracciate, con la delicatezza di quelle parole che sanno avvolgerti, ma anche dire la verità proprio come fa una madre con il proprio bimbo.
Giovanna Avignoni

"Vite di Madri" di Emma Fenu, recensione di Valentina Subrizi


Ebbene, appena terminato "Vite di Madri. Storie di ordinaria anormalità"! Lascio il mio feedback da semplice lettrice priva di qualunque competenza in ambito critico-letterario. Quando ho iniziato questo libro, temevo di rimanere in qualche modo suggestionata dalle storie narrate, considerando che anch'io sono in dolce attesa. Temevo che la narrazione degli aspetti più oscuri della maternità e dell'infertilità potessero offuscare il mio giudizio o impedirmi di portare avanti la lettura. 
Mai timore è stato più infondato! Mi sono trovata immersa nelle vite delle donne che coraggiosamente hanno scelto di raccontare se stesse, le loro gioie, le loro aspettative, il loro dolore di madri e di figlie. Ho molto apprezzato l'idea di abbinare le dodici storie narrate ad altrettanti romanzi e relative citazioni perfettamente in linea con la vicenda descritta. "Vita Nova" e la lettera di una madre alla figlia Beatrice, "Racconto di due città" con la madre che non può accettare le perversioni del compagno e arriva così a sacrificare il rapporto con sua figlia... sono solo alcune delle esperienze che mi hanno toccato più nel profondo. Non voglio scendere oltre in dettagli per non rovinare il gusto della lettura a chi ancora non lo avesse fatto. Dico solo... grazie Emma Fenu per il turbine di emozioni che mi hai regalato insieme alle tue donne-madri-figlie!
Valentina Subrizi

"Vite di Madri" di Emma Fenu, recensione di Francesca Bleu

Ho letto il fantastico ed interessantissimo libro di Emma Fenu, "Vite di Madri". E' un libro che fa riflettere molto sulla maternità, inoltre racconta l'importanza di essere madre, che a volte purtroppo il lavoro e la vita quotidiana non ci permettono di soffermarci a riflettere su questo argomento, pur avendo dei figli. Io stessa a volte non ci penso proprio. Grazie ad Emma ed alle testimonianze riportate in questo libro mi hanno fatto capire molte cose. Io lo consiglio caldamente. Francesca Bleu

mercoledì 5 agosto 2015

Patto eterno di Lina Mazzotti (recensione a Vite di Madri di Emma Fenu)



Ecco il mio feedback sul libro di Emma Fenu "Vite di Madri" nella lingua a me più congeniale.
Grazie Emma!

Patto eterno


Radunò i cuori doloranti
nelle mani congiunte a preghiera
li pose
quasi utero caldo e nido benevolo.
Dentro quel focolare
un fiato di tizzoni e parole
di speranza diceva.
Alla fine del tempo
nell'aprire quel guscio amoroso
verso il cielo
si levarono in volo.
E il soffio dei cuori
si portarono il primo sguardo
con l'anima perfino sospesa.
Restò a braccia aperte
dalla profondità
della terra
come pregasse
in attesa di un nido
sulla mano.
Ma circondata
da un cielo viscerale
con mille occhi complici
che illuminano la storia
di palpiti trasfusionali
creando un patto eterno.

"Vite di Madri" di Emma Fenu. Recensione di Maria Saccà

Sono scivolata sulla sdraio, in giardino, circondata da un vento caldo e avvolgente e, appena cominciato, sono stata "avvolta" da loro, da tutte le donne che, nel libro, si raccontano ed Emma racconta.
Strana esperienza, ad ogni storia "diventavo" la donna che si raccontava, erano mie le sue emozioni, le sue paure, erano "mie" le sue esperienze, le sue reazioni...
L'ho finito in due ore, scossa e stupita per quello che mi stava accadendo. E, chiuso il libro, quando mio marito mi ha chiesto: "Ma l'hai già finito? Non è possibile!", ho risposto: "Non l'ho finito, l'ho vissuto".
Grazie, Emma.
Maria Saccà, psicologa e psicoterapeuta

"Vite di Madri" di Emma Fenu, recensione di Maria Teresa Ferrario


Ci sono momenti nella vita perfetti per riempirsi gli occhi e la mente di parole cariche di profondo amore, o ci sono momenti in cui quelle stesse parole incutono ansia facendoti,ancora una volta aprire porte che vorresti chiuse, ma che chiuse purtroppo non sono. 

Eppure questo libro, nonostante mi ponga ancora una volta di fronte alla realtà mi ha preso il cuore e la mente facendomi immergere ed immedesimare nel turbine di queste donne, madri, figlie che in un coro armonico, seppure le loro storie siano così diverse, mi conducono di volta in volta a gioire di un fiore germogliato nonostante le macerie di un animo ferito, nel coraggio di una madre umiliata ma mai doma.

Storie e sensazioni che mi accarezzano come veli impalpabili,riempiendo il mio cuore di affetto.
Un libro perfetto nel suo fluire, sussurrato, a volte urlato, in cui l'autrice con delicata maestria tratta di temi scabri e dolorosi ma mai scevri dalla speranza.
Un libro che ti si stampa nella mente e nell'anima e che consiglio di leggere anche agli uomini, perché le donne e le madri bisogna prima capirle per poterle amare.
Maria Teresa Ferrario

"Vite di Madri" di Emma Fenu. Recensione di Chiara Pesenti

Un imbuto
Il libro di Emma Fenu mi evoca questa immagine. Come l'acqua in un imbuto, che scende dapprima nella coppa, con un moto a spirale, per poi gettarsi con forza nel collo sottile, la prosa gentile di Emma prende per mano il lettore, preparandolo a quello che lo aspetta, fino a condurlo al salto nella strettoia di storie che lo trascinano giù, a perdifiato, senza possibilità di ritorno. 
Un libro che non cede mai alla tentazione di indulgere al pietismo, ma che non abbellisce nulla, non nasconde nulla. Si soffre, leggendolo, perché gli echi di quei dolori toccano corde che, da qualche parte, vibrano anche per chi, come me, non ha vissuto storie così drammatiche; ma è una sofferenza buona, che guarisce e risana. Grazie, Emma Fenu.
Chiara Pesenti

giovedì 30 luglio 2015

Vite di Madri di Emma Fenu, recensione di Sandra Rotondo.

"Non voglio tatuaggi né piercing, che marchino carne, non voglio segni sulla candida pelle, che vadano ad aggiungersi a quelli interni. Voglio fiori, pizzi e merletti e tazzine di ceramica, se pur spaiate". 
C'è Emma, dietro tutto questo e il suo, impellente, desiderio di raccontare, di raccontarsi. E leggendo, la trovi dietro ogni storia, ogni lacrima, ogni cicatrice, in ogni viaggio fatto nella speranza, alla ricerca di quel gemito infantile che ti fa sentire "madre", che trasporta su tenere e rosee labbra, la parola "mamma", come soffi di vento, sotto un sole accecante. 
E poi ci sono loro, le donne, che sono le donne che noi tutte siamo. Forti e fragili, giganti e nane, investite da ruoli che fanno di noi eroine, che brandiscono spade, o vittime ferite, da lame, troppo, taglienti. Ma pur sempre, donne, che sanno risorgere, come indomite Dee e che gridano al mondo,"siamo qui", più forti di prima, più femmine di sempre e più madri che mai.
Sandra Rotondo

mercoledì 29 luglio 2015

Vite di Madri di Emma Fenu, recensione di M. Antonietta Macioccu



Dopo aver letto, tutto d'un fiato, Vite di Madri di Emma Fenu

Storie di straordinaria normalità
Non so bene se "la maternità" sia una specificità femminile naturale o una costruzione sedimentatasi nei secoli attorno alle donne, gravandole di senso materno, accudimento, pazienza, comprensione, dedizione, accettazione e beati silenzi.
Le madri di Emma irrompono con le loro storie affrontando tutte le accezioni della maternità senza aver paura di mostrarne il lato oscuro, il peso, il dolore, la fatica, insieme con la gioia e l'appagamento.

Attraverso situazioni emblematiche ma non artificiose, la maternità viene spogliata di retorica da rotocalco e riportata a una realtà comune, straordinaria non perché priva di ombre, ma proprio perché capace di attraversare le ombre, di farle diventare occasione di presa di coscienza e di rinascita. Le storie spesso drammatiche di frustrazioni, abusi, delusioni, dolori delineano un universo materno che non ha bisogno del figlio di carne per portare nel mondo capacità di creazione e di rinnovamento.
Una materia tanto drammatica poteva scivolare facilmente in rappresentazioni strappalacrime e di maniera. Emma ha evitato l'ostacolo dando ad ogni racconto il titolo di un libro importante, intercalando le parole e le emozioni della protagoniste con le parole e le emozioni degli autori scelti, così da raffreddare l'eccesso di pathos con l'espediente della letteratura, che è, per sua natura, mediazione della realtà.
Ne vengono fuori pagine coinvolgenti ma senza deriva dei sentimenti, capaci di preservare la capacità di ragionamento.

Ti prendono ma non ti annientano, proprio come il materno positivo che vogliono esprimere.
E gli uomini? I migliori stanno vicino, in punta di piedi, a sfiorare con rispetto il grande mistero(per loro) femminile. Gli altri non meritano parole.

Maria Antonietta Macioccu

martedì 28 luglio 2015

VITE DI MADRI - Storie di ordinaria anormalità, recensione di Katia Anelli


Ci sono libri impegnativi. libri noiosi, libri d'evasione, libri belli e poi ci sono le opere. 
VITE DI MADRI - Storie di ordinaria anormalità di Emma Fenu, edito da Echos Edizioni,  per me è un'opera.
Ho letto questo libro tutto in una sera. Le storie raccontate mi hanno fatto riflettere e piangere tantissimo. 
Ho pianto per la vita di un fidanzato spezzata troppo presto (ma non credo che ci sia mai un giusto tempo per certi dolori), ho sorriso alla parola "mamma" dal suono incerto di un piccolino dagli occhi a mandorla, ho seguito anch'io una stella alla ricerca di un principe azzurro e mi si è spezzato, anche a me, il cuore piegata su una tomba silente. 
La lettera di una mamma alla propria figlia mi ha toccata tantissimo, nel profondo, davvero, è stato il capitolo più difficile; ho dovuto interrompere la lettura più volte incapace di proseguire tanto era lo strazio che emergeva dalle pagine.
Ho desiderato leggere quest'opera perché so che Emma scrive benissimo, ma confesso che non ero preparata a tutto quello in cui mi sono imbattuta nello scorrere delle righe, delle pagine: di preciso non so cosa mi aspettassi, di sicuro non quello che ho letto che ha superato tutte le mie aspettative. 
Un libro che smuove l'anima ed è intriso della sensibilità della scrittrice. 
Un crescendo di emozioni diverse di donne vere. 
Questo è uno di quei libri che mi resterà nel cuore per sempre.
Questo è uno di quei libri che ti fa venir voglia di dire alle amiche, alle conoscenti, a tutte le donne (ma anche agli uomini) LEGGETELO!!!!!! 
Perché la verità è che spesso viviamo in una società dove veniamo bombardati di messaggi sbagliati, di stereotipi, che ci fanno sentire anormali quando in realtà la nostra, quella di tutti i giorni, il nostro essere donna, è la sola straordinaria normalità!
Grazie Emma per aver voluto condividere con noi parte di quelle 151 storie di Donne.

Voglio inoltre aggiungere che nel libro viene ospitata una lettera di presentazione dell'autrice fatta dalla signora Serena Mandrici . Da come la descrive si percepisce una forte sintonia tra le due: emerge dalle meravigliose parole di questa signora un forte sentimento d'amicizia. Leggendo ero il piattino della tazzina da tea che osservava la scena restando incantata di fronte alle sue parole e sono rimasta senza parole tanta era la meraviglia.
Katia Anelli

giovedì 2 luglio 2015

"IL CIELO D'INGHILTERRA" di Loriana Lucciarini (Recensione di Luca Paganucci)



Recensione di "Il cielo d'Inghilterra di Loriana Lucciarini 
(Recensione di Luca Paganucci)

“Il cielo d’Inghilterra” di Loriana Lucciarini è un libro che mi ha piacevolmente sorpreso.
Sull’influenza dell’amata Jane Austen, l’Autrice ambienta la storia nella Londra dei nostri giorni, tracciando la vicenda di Cristina, una giovane donna, nonché ereditiera italiana, e delle sue vicende sentimentali.
L’arrivo di Cristina a Londra, metterà la donna di fronte ad una vicenda sentimentale; se da un lato c’è Steve, l’uomo che ama da una vita, dall’altra (ben presto) comparirà Marlon, l’architetto incaricato dei lavori da fare a Villa Rose, la sua eredità. Sarà questa situazione a mostrare il duplice carattere della donna che, sebbene sia una persona serena e solare, non esita a mostrare il suo lato combattivo qualora se ne presenti l’occasione.
L’Autrice delinea nei minimi particolari i personaggi, i personaggi, esaminando a fondo il carattere, ed i sentimenti che li riguardano. Così facendo, l’Autrice coinvolge il lettore nella narrazione, fino a farlo trovare invischiato in questi “affari di famiglia”.
Ho apprezzato molto il fatto che (in taluni casi) sia stato usato il carattere Lucida Handwriting, piuttosto che il classico (ed inflazionato, a mio avviso) “corsivo” di word per alcuni brani.
E poi, in conclusione, voglio ringraziare l’Autrice per aver menzionato, all’interno del suo romanzo, Chopin, il mio compositore preferito.

SORIANA LUCCIARINI


domenica 28 giugno 2015

"FIORE DI NEVE E IL VENTAGLIO SEGRETO" di Lisa See (Recensione di Lisa Molaro)

RECENSIONE

FIORE DI NEVE E IL VENTAGLIO SEGRETO

Trama:
Lo sfondo è la Cina del XIX secolo. Quando mogli e figlie ancora avevano i piedi bendati e vivevano in uno stato di isolamento pressochè totale. Quando le donne di una remota contea dello Hunan ricorrevano un codice segreto per comunicare tra loro e si scambiavano lettere tracciate a pennello sui ventagli o messaggi ricamati sui fazzoletti per condividere speranze, sogni e conquiste.
E uno di quei ventagli porta ancora il segreto del tragico equivoco che ha amaramente segnato un legame lungo una vita, quello tra Giglio Bianco e Fiore di Neve, la sua laotung, l'amica del cuore, le cui vite un tempo erano così intimamente legate. Ora, ottuagenaria e tormentata dai rimorsi, Giglio Bianco ripensa al proprio passato e a Fiore di Neve, scomparsa ormai da molti anni. Prima di morire, infatti, desidera onorare l'amica raccontandone la storia, rivelando la verità....

Commento:
Se quel giorno, in libreria, avessi avuto leggermente più fretta , la dolcezza evocata dalle parole del titolo mi avrebbe fuorviata, avrei catalogato erroneamente questo libro come un libro sdolcinato, un harmony a caso, e non lo avrei preso in mano per leggerne la trama, ma per fortuna invece non avevo fretta e lasciai che il colore vaniglia della copertina si appoggiasse sui miei polpastrelli, leggerne la trama , comperarlo e portarmelo a casa fu un tutt'uno come iniziarne la lettura: ed è stato miele per l'ape finchè non ne ho completata la lettura!!!
Che suono dolce.....FIORE DI NEVE....
Una copertina color vaniglia, in alto un profilo di donna cinese, quasi in bianco e nero ..e dall'angolo in basso a sinistra si diramano i fior di pesco, una ulteriore chicca è che anche all'interno del romanzo molte pagine hanno la parte vicina alla rilegatura, delicatamente serigrafate con un ramo fiorito tono su tono con la carta!

Ho in mano una perla, penso, ho letto una perla, dico ora!
Gli ingredienti che piacciono a me ci sono tutti : storie di donne forti che vivono i giorni di una realtà completamente diversa dalla mia, tradizioni ( quasi sempre volte al sacrificio e alla sofferenza ), storie di popoli, talismani, calendari cinesi, (e via io a cercare nei calendari cinesi in internet, se sono del cavallo, del toro, del topo...e via discorrendo; nessuna delle persone a me care è stata esonerata dalla mia ricerca !) condizioni ambientali infauste, epidemie, carestie, regole, privazioni.....insomma mi sono immersa in un altro mondo.
Non è un romanzo rosa, tuttavia grazie alla dolcezza delle espressioni usate dalla scrittrice potevo sentire le note armoniche di un liuto che mi accompagnavano mentre leggevo....ma la dolcezza della melodia si contrapponeva a messaggi forti, spesso crudeli ed ingiusti! Ho stretto i pugni dal dolore al cuore: chi dice che questo romanzo il cuore lo spacca ,ha descritto realmente ciò che provavo leggendolo.
L'io narrante, Giglio Bianco , ora è semplicemente una " che non è ancora morta", una che passa le sue giornate nel silenzio garantito dalla sua posizione gerarchica , ora sono gli altri a dover fare per lei., ora può solo rivolgere il pensiero al passato, un passato impregnato di emozioni e sbagli...
Quando davvero un simbolo fonetico, se interpretato male, può farti percorrere la strada sbagliata e riempirti di una rabbia che alla fine si rivelerà forse molto lontana dalla verità!

LISA LEE



sabato 27 giugno 2015

Sola con te in un futuro aprile, recensione di Sabrina Carli


Recensione di <<Sola con te in un futuro aprile>> di Margherita Asta e Michela Guargiulo.
Ho appena finito di leggere tutt'un fiato questo libro dalle forti emozioni, il racconto in prima persona di una bambina che diventa grande troppo presto.
La mafia vista con gli occhi di una bambina di appena 10 anni che da scuola viene riaccompagnata a casa, dove con le parole di una mamma, ma che mamma non è, zia Vita, dice alla piccola Margherita, che sua madre Barbara Rizzo e i suoi fratellini Salvatore e Giuseppe non ci sono più...
La loro auto ha fatto scudo a quella del giudice Carlo Palermo a cui era indirizzata l'autobomba.
Da quel momento tutto cambia...
In questo libro sono raccontati trentanni di vita, i primi anni dove lei e il padre all'inizio distanti, col tempo imparano e farsi forza a vicenda, la fortuna di aver poi accanto una persona come Antonina che con intelligenza entra nelle loro vite ma senza mai sostituirsi alla madre e alla prima moglie, ma semplicemente amandoli entrambi e riportando un po' di gioia in casa con la nascita di SalvatoreGiuseppe.
Nel raccontare la sua vita, Margherita Asta, non tralascia le fasi dei due processi; il primo dove i colpevoli vengono assolti,, ma che nel secondo costituito dopo le stragi di Capaci e via D'Amelio che ora risultano collegati con l'attentato di Pizzolungo di sua madre e dei suoi fratelli, riesce ad avere esito positivo. 
Tra un processo e l'altro, conosce Don Ciotti e l'associazione Libera, un uomo e un'associazione che le cambieranno la vita, arricchendo lei, e tutti quelli che come me sceglieranno di leggere questo libro. La parte finale è molto emozionante, l'autrice racconta con il cuore(come in tutto il libro), ma con un cuore sereno, un cuore che vuole raccontare al mondo le sue cicatrici e condividerle con chi ha il cuore ferito come il suo, e anche con chi il cuore l'ha chiuso... a loro io consiglio questo libro!

venerdì 26 giugno 2015

"A MEZZOGIORNO DEL MONDO" di Maria Cristina Sferra

STRALCIO

Camaguey ci accolse nell’ora più calda del giorno dimostrando una rara riluttanza all’indolenza tipica di queste zone. Il sole incandescente che ci aveva sfinito lungo la strada riarsa ci stava aspettando in questa cittadina brulicante di vita all’inverosimile, nonostante l’ora, nonostante il caldo. Stagliate su un cielo di smalto cobalto le solite, piccole case nei colori delle caramelle o dei gelati incorniciavano le viuzze ed erano allo stesso tempo il fondale di un palcoscenico dove tanta vita si rappresentava.
Fummo bloccati da una folla di volti sorridenti, di mani affaccendate e di passi insolitamente veloci. Ci offrirono, seppure con minore insistenza, i soliti sigari fasulli. Dal crocevia dove ci trovavamo potevamo vedere la sagoma imponente del Grand Hotel elevarsi ben oltre i tetti della città. Così, da lontano, sembrava un gigante placido adagiato sopra le case. Non aveva niente di particolarmente attrattivo.
A causa del blocco della via dovemmo entrare dal retro della costruzione, attraverso un cortile secondario dal quale passavano, di norma, coloro che all’hotel lavoravano e i fornitori. Ci inerpicammo sulla scala angusta e buia, svoltammo ora a destra ora a sinistra, in un labirinto di stretti corridoi e di tristi cortiletti pervasi da un odore pungente di disinfettante che feriva l’olfatto e quell’altro senso, ben più importante, che non ha un nome preciso, ma che è quello che registra le impressioni e le sensazioni che corrono sotto la nostra pelle.
Sentivo una sorta di velata delusione salire da dentro, quando finalmente ci si aprì dinnanzi agli occhi la hall del Grand Hotel vista di spalle, data la posizione della porta da cui vi accedemmo.
Mi stupii dell’atmosfera che aleggiava nel grande salone arredato con mobili d’epoca in legno scuro, del bancone della reception, anch’esso in legno, delle tende bianche di pizzo, della grande scala che portava ai piani superiori e del magnifico ascensore lustro di ottone che scampanellava ogni volta che si apriva la porta, mostrando un giovane sorridente. Il ragazzo in divisa portava una giacchetta a righe perfettamente intonata con lo spirito primo Novecento di quel luogo. Ma, più di tutto, pensai che un posto così si sarebbe potuto leggere in un libro.
Fui felice di esserci. Mi sedetti sulla poltrona, vi sprofondai con agio e, guardandomi intorno, immaginai altri tempi e altre comparse in quello stesso luogo. Forse immaginai la stanza che sarebbe stata nostra di lì a poco e una forte curiosità frammista a un’ansia infantile si impossessò di me. La stanza era il nostro luogo, pensai, il nostro rifugio, l’unico terreno dove potevamo liberamente saggiare i pensieri l’uno dell’altro, dove potevamo ridere, parlare, conoscerci. La stanza era il territorio della conquista della nostra non dichiarata intimità. Il breve tempo, l’esiguo spazio che potevamo condividere. Liberi. La stanza era la nostra casa. Entrambi lo sapevamo, ma nessuno dei due lo avrebbe ammesso.
Dai miei pensieri segreti mi risvegliò bruscamente la voce di Adolfo.
"Forza, alzati, andiamo a ricevere il cocktail di benvenuto", disse con uno dei suoi sorrisi soddisfatti.
"Arrivo subito", risposi. Cercai con lo sguardo Guglielmo che si trovava all’estremità opposta del grande salone, intento a leggere gli orari del ristorante esposti su un grosso cartello. Mi alzai. Mentre mi avvicinavo a lui pensai in un lampo fugace a quanto era cresciuto, con il passare dei giorni, il bisogno di contatto. Gli fui a fianco. 
"Hai una sigaretta?", chiesi. La estrasse piano e me la porse con quel gesto sicuro che avevo imparato a conoscere bene. Mi guardò dritto in volto con uno sguardo determinato che pareva arrivare direttamente dalle profondità dei suoi pensieri.
"Sono un po’ stanco, credo che mi fermerò in stanza a riposare. Naturalmente, dopo aver gustato il cocktail di benvenuto", disse.
Paolo, che si era avvicinato rollando nel contempo una sigaretta con l’abilità di un equilibrista, si inserì nel discorso apostrofandolo con tono ironico: "Ne avrai di tempo per riposare! Per ora è meglio che ti rassegni all’idea di uscire alla scoperta di questo luogo".
Francesca, che ci aveva raggiunti, insistette a sua volta e anch’io lo incitai. Guglielmo cedette alle nostre pressioni con un velo di lieve delusione dipinto sul volto. In quel preciso istante mi resi conto che non avevo capito, che non avevo voluto capirne le parole. Il messaggio silente, che dal suo cuore era salito ai suoi occhi per riversarsi nei miei, era rimasto sospeso a mezz’aria nella speranza di essere colto. Ma io non lo avevo fatto. Quanto volutamente o quanto inconsapevolmente non so dire. (...)

Brano tratto da "A mezzogiorno del mondo (una storia d'amore)" di Maria Cristina Sferra. In tutti i bookstore online.


"E TU QUANDO LO FAI UN FIGLIO?" di Tiziana Cazziero


RECENSIONE

Lei è un’esponente dell’alta finanza, lui un artista, si sono conosciuti in giovane età ed è nata una bella storia d'amore. Si sono sposati credendo di aver raggiunto la felicità. Tutto però non sempre è come sembra, quando pensi di poter avere quello che vuoi, arriva sempre un imprevisto che può sconvolgere i tuoi piani. I soldi non fanno la felicità, aiutano, ma non sempre sono la risposta ai grandi tormenti della vita. Lo sanno bene Luisa e Leonardo in cerca di un bambino che non vuole arrivare; hanno i mezzi finanziari per avere il meglio della medicina e le cliniche più esclusive, ma i soldi non possono essere la risposta a tutto. La storia racconta la lunga trafila che una coppia deve affrontare quando decide di avere un bambino e si scontra con il muro dell’infertilità. La vicenda è narrata in chiave ironica in prima persona dalla protagonista femminile: Luisa è una donna forte e sicura di sé, ama suo marito, un uomo che in quanto artista, ha i suoi lati comico drammatici che regalano alla storia ilarità e spensieratezza. Il tutto è accompagnato dalla descrizione degli eventi da parte di Luisa, che dall’alto della sua posizione di donna in carriera nel mondo ostico della finanza, deve scontrarsi con verità lavorative e famigliari dure e nemiche della sua salute mentale. Che cosa accade all’interno di una coppia quando un bambino non arriva? Una coppia potrebbe avere tutto, ma non riesce ad avere ciò che desidera davvero: un bambino.
Tanti cambiamenti attendono un uomo e una donna che si scontrano con questo mostro chiamato infertilità, riusciranno a sconfiggere il nemico? Si può accettare la sterilità ed essere felici? Tra cene famigliari discutibili e viaggi della speranza, Luisa e Leonardo ci raccontano come affrontare questo dramma senza rimanerne vittima. 
Estratto 
Feci un profondo respiro, infilzai la pelle con l’ago e strinsi gli occhi, non volevo vedere. Spinsi con il pollice della mano sinistra il liquido, con calma, come indicato nelle istruzioni e, prima che potessi rendermene conto, era tutto finito. 
Ebbi giusto il tempo di appoggiare la penna sul supporto, quando sentii un altro boato e un grido disumano provenire dall'altra stanza. Udii imprecazioni e parole irripetibili. Aprii circospetta la porta e vidi il mio uomo a terra mentre si strofinava la spalla destra dolorante. 
“Lo dicevo sempre: quell’uomo vedeva troppa televisione.” 
«Che diavolo ti è saltato in testa mister Rambo dei miei stivali?» Ero arrabbiata. Sarei dovuta correre in suo soccorso, era quello che avrebbe fatto una brava moglie, ma la situazione mi sembrava paradossale.

TIZIANA CAZZIERO

giovedì 25 giugno 2015

"CENERE" di Grazia Deledda (Recensione di Lisa Molaro)




RECENSIONE

CENERE

Cadeva la notte di San Giovanni. Olì uscì dalla cantoniera biancheggiante sull'orlo dello stradale che da Nuoro conduce a Mamojada, e s'avviò pei campi. Era una ragazza quindicenne, alta e bella, con due grandi occhi felini, glauchi e un po' obliqui, e la bocca voluttuosa il cui labbro inferiore, spaccato nel mezzo, pareva composto da due ciliegie. Dalla cuffietta rossa, legata sotto il mento sporgente, uscivano due bende di lucidi capelli neri attortigliati intorno alle orecchie: questa acconciatura ed il costume pittoresco, dalla sottana rossa e il corsettino di broccato che sosteneva il seno con due punte ricurve, davano alla fanciulla una grazia orientale. Fra le dita cerchiate di anellini di metallo, Olì recava striscie di scarlatto e nastri coi quali voleva segnare i fiori di San Giovanni, cioè i cespugli di verbasco, di timo e d'asfodelo da cogliere l'indomani all'alba per farne medicinali ed amuleti.
Chiusura:
Eppure, in quell'ora suprema, vigilato dalla figura della vecchia fatale che sembrava la Morte in attesa, e davanti alla spoglia della più misera delle creature umane, che dopo aver fatto e sofferto il male in tutte le sue manifestazioni era morta per il bene altrui, egli ricordò che fra la cenere cova spesso la scintilla, seme della fiamma luminosa e purificatrice, e sperò, e amò ancora la vita.
Commento:
Ho scelto di riportare solamente l'inizio e la fine di questo spettacolare romanzo e di non parlare molto della trama per permettere al lettore di assorbirne per ordine, lasciandosi coinvolgere e impigliare dalle pieghe delle parole !
Già comunque da ciò che ho riportato balzano agli occhi le mille meravigliose metafore tipiche di questa scrittrice che amo alla follia! descrizioni di paesaggi e descrizione dell'animo umano, odori che si fondono e si confondono fino allo stordimento ci accompagnano lungo tutto il romanzo, quasi tenendoci per mano!
Ogni volta trovo incredibile la scrittura di questa Donna autodidatta che se pur leggeva poco ( cosa da Lei stessa ammessa!) scriveva in un modo che non aveva nulla da invidiare agli altri Maestri della penna! 
Leggeva poco, ok, ma di certo quel poco non era robaccia ma letteratura russa o di altri grandi nomi che hanno fatto Storia fin dai primi scritti! 
La tecnica verista ed il folclore regionale furono per Lei soprattutto un'occasione per dar libero sfogo al fondo oscuro delle sue inquietudini di donna ardente e ribelle; questo libro..come pure altri suoi che ho letto, è un romanzo di denuncia verso la distinzione di ceti sociali e verso quello che ora noi chiameremmo Karma..
Ma siamo sicuri che nascendo pastore ...pastore avresti dovuto morire?
Quanto possiamo noi cambiare in corso d'opera..vivendo? Tutto o niente?
quanto le nostre insicurezze e paure determinano le nostre azioni e ci fanno arretrare o avanzare a secondo delle emozioni?
Al di là dei dettagli, bellissimi e fondamentali, di una Sardegna dei tempi andati trovo comunque molto moderne e attuali certe tematiche in questo libro trattate!
Se dovessi una carrellata di aggettivi e parole chiave importanti in questo libro, allora partirei certo con la parole Orgoglio, Vergogna, Onore...poi di seguito subito ci affiancherei un enorme senso del dovere che spesso cozza con la vera volontà d'azione rendendo forse ipocrita chi pensa di dover fare la cosa giusta anche a costo del disonore pubblico!
Sardegna, dicevo, arcaica, etnica, ricca di pregiudizi, superstiziosa e pettegola, odorante di sambuco e grano, nera come le vesti delle donne dai capelli corvini e dalle dita nodose...Sardegna fumante come il cupo di una chicchera di caffè, fumante di passione ardente che tutto muove e tutto incenerisce, sardegna di effusioni, "di cuoricino mio", di km percorsi a piedi per salvarsi o per perdersi...per ritrovarsi o per sfuggirsi....Sardegna da leggere!

GRAZIA DELEDDA