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sabato 31 ottobre 2015

"FRANGONO SULLE RIVE DI UN VISO BAGNATO" di Roberta Manzin



Frangono 
sulle rive di un viso bagnato
frantumate lacrime.
Il sangue incolore 
del cadavere dell'amore 
ha smesso di colare.
È' scaduto il tempo di sognare.
Ogni giorno Lei ticchettava sul telefono. Come a chiedere che qualcuno telefonasse. Avvolta in un plaid rosso corvino, sbobinava la sua anonima vita. Di tanto in tanto si inceppava nella bellezza. Di un sorriso. Di uno sguardo. Di una carezza. Più spesso le immagini passavano senza sostare. Le stagioni dell'anima intanto scorrevano come i momenti mai restituiti del suo ardire. Qualcuno la chiamava di lontano. Ma non vedeva nessuno. Non sentiva nessuno. Non era più...nessuno. 

(La malinconica tela della vita spesso cattura anche vittime vitali. Fa parte dell'inganno. Fa parte della vita. Si tratta solo di aspettare. Che l'onda passi. Lavando le emozioni rimaste prive di ossigeno... E rinnovare il sognare)

Roberta Manzin

venerdì 30 ottobre 2015

"VOGLIO FARE OMAGGIO ALLA SARDEGNA..." di Lina Mazzotti



Voglio fare omaggio alla Sardegna, una terra che non ho mai visto ma che amo tanto attraverso l'affetto e l'amicizia sincera di amiche che ho fino dalla mia infanzia.
Ho trovato nel web questa leggenda sulla creazione dell'isola e la trovo bella, anche per il fatto che sottolinea la bonta del popolo sardo.

Al tempo dei tempi, dopo aver dato vita alle varie parti del mondo, il Signore si accinse a creare un'ultima terra: la Sardegna.
Guardò nella sua grande sporta celeste, ma si accorse che a sua disposizione era rimasto solo un cumulo di grossi sassi. Ben poco per formare un'isola!
- Che posso fare con quest'arida materia? - si chiese il Signore perplesso.
Ma fu l'incertezza di un attimo. Tosto, radunate le pietre, Egli le sparse nel mare, e quando vide emergere le ultime le calcò col suo piede, calzato di un sandalo di fuoco. Si delineò così tra le acque la prima forma di Iknùsa, modellata in eterno dall'impronta divina.
L'opera di Dio, però, non era terminata: occorreva ancora qualcosa perchè potesse germogliare la vita tra quegli aridi massi.
Si rivolse allora alle altre terre già adorne di ogni meraviglia e, tolto qua e là da esse quanto mancava ad Iknùsa, lo sparse sulla base pietrosa dell'isola.
Così, Iknùsa si ammantò di aspetti talmente vari da non assomigliare a nessun'altra terra e, nello stesso tempo, da assomigliare a ciascuna di esse: rocciose barriere di monti arsi e dirupati, simili ad uno squallido paesaggio lunare, morbide ondulazioni di colli coronati di vigne e di agrumeti; vaste pianure fitte di impenetrabili foreste; luminose baie ospitali e ridenti; selvagge coste sferzate dall'assalto dei marosi; solitari altipiani e dolci conche ondeggianti di messi; ariosi pascoli e fresche oasi di palme...
Mancavano, ancora, le creature che la popolassero: animali ed uomini. Con un soffio Iddio li creò e già stava per riprendere il viaggio verso il cielo, quando lo trattenne un pensiero.
- Questa terra - Egli si disse - è troppo sola nello sconfinato silenzio delle acque. Come si comporteranno gli uomini?
Si tramutò, allora, in un vecchio mandriano e, sceso sull'isola, si avvicinò ad un gruppo di pastori, che stavano mungendo le capre sulla soglia di una capanna.
Appena lo videro, pur senza riconoscerlo, lo fecero entrare nella capanna e spartirono con lui il loro pane ed il loro formaggio, offrendogli così caldissima ospitalità.
- Tieni - gli dissero, - su ogni boccone spartito sta seduto un angelo!
Il Signore fu, naturalmente, assai commosso dalla semplice bontà di quegli uomini. Rimase a vegliare con loro e, per tutta la notte, raccontò fiabe e storie bellissime.
Quando, infine, spuntò l'alba, Egli si accomiatò. Avviandosi, però, verso il cielo sapeva di aver lasciato loro un dono meraviglioso: quelle fiabe.
Tramandate di padre in figlio, infatti, esse sarebbero state di conforto, nella solitudine, per gli abitanti dell'isola.

LINA MAZZOTTI

"ROSSO" di Renata Boselli



ROSSO

Volgare
Vitale
avanzi
sfacciato
al suono di tamburo del sangue
raccolto nei petali della rosa
Hai il coraggio del tango
nel vortice del desiderio
La tua assenza
è pericolosa oscillazione
tra la tentazione di un demone
e il calore dell'amore
misterioso
cuore del fuoco

-- Renata Boselli

"E SE FOSSE UN GIORNO SPECIALE?" di Roberta Manzin



E se fosse un giorno speciale?
Giorni fa mi sono ritrovata a sfogliare un armadio di ricordi.
Non dico solo foto. Ma appunti. Stoffe. Cappelli -e diversi, di forma e colore-. Biglietti da visita. Di persone dalle svariate attività. Di posti multietnici. Giocattoli. Monotematici: le pistole. Ma soprattutto odori. 
Riportare in vita gli odori. Rappresenta uno spaccato di vita che non si spreca. Tutt'altro. Colora. Riempie. Da una forma unica alla sostanza di un pensiero. Di un'immagine. 
Odori pregnanti. Di attimi di passaggio. Alcuni di essi portano ancora le impronte. I figli che crescono, e rendono elastica la vita stessa. I malesseri più significativi. L'amore, nei suoi slanci. Le ferite lasciate incurate.
Odori dolci. Di colazioni rinnovabili. In compagnia di discorsi inauguranti la vita.
Odori più acri. Simili agli sguardi graffiati dal peso delle difficoltà. O della paura. Odori insopportabili come la morte. Le lacrime non sanno odore ma solcano così vicino all'olfatto nel loro cammino che assumono una loro profumazione. Spesso, di incenso.
E poi...quell'odore. 
L'odore solitario di un profumo lasciato incustodito tra gli appunti e un paio di foto. Come il genio di una lampada, si fa carne. E ti sento. Nonostante tutto il tempo trascorso. Inconfondibile ritratto di un sorriso che pensavo perduto. Di una partita non giocata ma protetta. Forse sprecata. Nel buio del noto. E che non importa se poi, il tempo che passa, ha distratto il cuore. Quell'odore di legno fresco è' rimasto nell'aria del ricordo. E sapendolo, non mi sento da sola. 


Ecco perché credo che un giorno come questo sia speciale. Mi riporta alla parte di te che sto portando in me. 

RM

"EFFIMERO E' IL CORPO" di Roberta Manzin



Effimero e' il corpo.
Se attende l'ignoto.
Ingordo com'è
nel tatto dell'anima.
L'amare si nutre di sostanza.

Roberta Manzin

giovedì 29 ottobre 2015

"GIARDINO D'AUTUNNO" di Santina Gullotto



GIARDINO D’AUTUNNO

Il giallo col verde si confonde
come sinfonica melodia...
Si sfumano i colori verdi e gialli
col nero della terra Etnea...
Il rosso dei pampini del vigneto
accompagna l’ultimo verde
delle foglie appassite...
I grappoli hanno lasciato i tralci
che si raddrizzano dal peso alleggeriti...
Nei filari si spengono le voci
come i canti festosi che
nella vendemmia del passato
facevano di quei giorni, giorni di festa...
Li nel giardino d’autunno
le ultime rose son sbocciate
i petali dai bordi ingialliti
ispirano un pittore triste e solo
che col suo cavalletto e coi pennelli
cerca di cogliere per la sua tela
del giardino d’autunno i suoi colori.... @Santina Gullotto

"AMORE CONTORTO" di Luisa Simone



AMORE CONTORTO

Ti amo..
Di un amore...
Contorto..


Intorno..
A me..

Stretta...
Ti avvolgo.

Tu sei goccia..
Che diventa
Mare.

Tu sei..
L'aria
.........
Che mi fa'
Respirare

Amore Contorto
Il mio
.......
Senza speranza

Con te muio
E rinasco
Ogni volta..
........
In questa ..
Strana...
Stanza.
.........
Tra le tue..
Braccia..
Sorretto..
Da questa
passione
Insensata.

Che mi
Annulla
Sempre..
Ogni
Piccola..
Resistenza.


Tu sei..
Oro..
Tu sei..
Cielo....

Tu sei..
Il mio...
Sole..

Tu sei pioggia..

Tu sei vento...

Tu sei..
...........
Il mio...
Contorto...
Amore.. .
.................

(Luisa Simone)

"RIEMPI IL TEMPO DI ALTRE ATTESE" di Gerardina Rainone

Riempi il tempo di altre attese
colma il vuoto col pensiero
leggeri i petali dei ricordi,
speranze usate per ricucire
le delusioni di tutti i giorni,
col calice amaro della vittoria
il gusto forte dell'illusione
empi il bicchiere mezzo pieno
vuota il senso della ragione.

GERARDINA RAINONE

mercoledì 28 ottobre 2015

"DA COME MI STRINGI LA MANO" di Luisa Simone



DA COME MI STRINGI LA MANO

Lo so'..
Il tempo è
incerto.
Il tempo è
strano.

A volte sereno..
D'un tratto..
Piovoso.
Nebbioso
Disastrato.

Ma tu sei con me..
Da ieri
Da oggi
Per un..domani
Inventato.

Sia..
Col vento
Col sole....
Col bagnato.

Ci sei ..
.....ci sarai sempre..
Lo sento..
............
.. da come..
Mi stringi
..........la mano.......

( Luisa Simone)

martedì 27 ottobre 2015

LE PAROLE CHE...." di Marilena Viola



Poesia del lunedì

LE PAROLE CHE....
Dal volume MARE DENTRO
di M.Viola


Le parole che non ti ho detto quando
nuvola
stella
nelle mie mani
certa di me
aprivi gli occhi alla luce

parole non dette
solo sguardi
nei passi in salita
verso la mèta

non parole
silenzi ansiosi
mani tese
carezze lievi
sui binari ferrosi
che ti portavano via.

Ed ora

parole di sale
stillano gli occhi
sillabe silenziose.

MARILENA VIOLA

domenica 25 ottobre 2015

"NON C'E' LIMITE ALL'AMORE" di Renee Roux

''Non c'è limite all'amore. Non si potrà mai quantificare. E' la natura dell'essere umano o forse la natura prima dell'essere umano. E' tutto o niente, non si può amore poco o molto, si ama e basta.
Non è misurabile, non lo puoi contenere, ma sai che ci sono animi che ne custodiscono l'infinito. Io sono una di questi. Amo e amerò, non importa se sarà gradito, non importa quanto riceverò. E' qualcosa che va oltre le parole, supera gli ostacoli e ti porge sempre un sorriso. Non so il perché, ma amo.
Giudicatemi folle, lasciatemi affogare in questa follia. 
L'amore è cura e medicina, forse mi ammalerò d'amore, forse non tutti riusciranno a coglierlo, forse c'è chi, amato, fuggirà. 
Ma amo. E forse questa malattia... mi curerà.'' 

RENEE ROUX

sabato 24 ottobre 2015

"L'AMICIZIA" di Luisa Simone



L'amicizia

Sai quel pensiero. .
......
Che non ti opprime. .
Che ti far..

Sentire.
Bene?

E"..
Il saper di avere..
......
Un amico..
Sincero
....
Che alleviera"
Le tue..
Pene.

Saper. ..
Che puoi chiamare..
Sia..
Quando..

Sei triste
O
Felice...

Che puoi dirgli
Tutto..

Quel"
Che l'anima
Ti dice...
.......
Che entra dentro
Di te
.cantando..
....
Ma..
Senza..
Far..
rumore..

E..
Saper
Di
.....
Poterlo.
.abbracciare
Senza sentir..

Peso..
Al cuore.
.........
Per poi..
Poter...
Gridare forte
.........
. Al mondo..
Intero..

Che un
Amico...
..........Vero...

Ti fa"..
Piu"..
Felice..

Di un
Amore..
Falso.
E..
Lusinghiero

.............
(Luisa Simone)

"SOLILOQUI IRRISPETTOSI AMMALIAVANO LUI..." di Roberta Manzin



Soliloqui irrispettosi ammaliavano Lui, sdraiato come d'estate, ai bordi del marciapiede. Lo sguardo all'infinito impediva a stormi di pensieri di incastrarsi tra sogni spezzati e nuvole di emozioni orfane.
Lei, la sua ispirazione. Svanita. Come la gioia al bussare di una tragica notizia. Incontrollabile, come una folata improvvisa di vento.
Annaspante prospettiva, la speranza. In Lui. Non tanto della fine. Piuttosto, della semantica.

(Gli amori, quando nascono prematuri, chiedono incubatrici per affidarne il cuore senza difese. Spesso -quegli amori- si vivono incauti e, nell'incoscienza degli slanci, ci si inganna che, ad ogni battito, corrisponda premura e protezione...)

Soltanto il tramonto delle congetture, permetteva a Lui di ricongiungersi a Lei. Sgravata di vita vissuta. Addolcita nell'eternità di un'attesa. Assente...

Roberta Manzin

"LA DONNA CHE ASPETTA.." di Joumana Haddad



La donna che aspetta,
intuisce che quello che c’è
non è quello che avrebbe potuto essere,
ma nemmeno quello che sarà.

La donna che aspetta
vede il segreto oltre il buio
il viaggio oltre il passo
il bacio oltre le labbra.

Vede se stessa
oltre la loro immagine
di lei.

La donna che aspetta
tocca quello che non possono vedere
canta quello che non possono sentire
e ogni giorno incide un sorriso nuovo
nella carne dell’alba.

La donna che aspetta
ha il cuore nel palmo della mano
offerto come una fontana di sangue.

Goccia dopo goccia,
battito dopo battito,
sfida il tic tac del tempo e
avanza.

La donna che aspetta
non si guarda dietro
non si guarda davanti.
Si guarda dentro
e cresce.

La donna che aspetta
invoca il vento, le stelle, i mari,
e culla nei suoi occhi
i sogni che fanno girare la terra.

La donna che aspetta
sa che non è la barca,
quel che lei aspetta;
ma che è la barca
che sta aspettando lei.

Joumana Haddad

"MI HANNO DETTO:...." di Laura Gismondi

Mi hanno detto:
Sei troppo solitaria,
sei sempre troppo sincera
O sei troppo impulsiva
O troppo razionale,
Sei spesso troppo malinconica,
Sei veramente troppo fragile.
Ed io rispondo:
Sono solo troppo me stessa
Ed il tempo è troppo poco
per essere qualcun'altra.

LAURA GISMONDI

"IL SILENZIO DELLA SERA" di Mirella Morelli

Il silenzio della sera.
Lentamente tutto sfuma: i suoni le voci i corpi...
....che diventano sagome, mentre le voci diventano sussurri, e i suoni uno spartito lontano; e pure la luna, guardala lì! 
In sere silenziose come queste, quando il vento puoi solo intuirlo al riparo della stanza, lo sguardo vaga verso un orizzonte incerto, camuffato dal buio. In sere silenziose come queste la mente cerca un volto, quel volto!
Sicuramente lontano nello spazio, nel tempo, ma non nel cuore...
...e voi, scrutando l'orizzonte, quale volto vedete apparire?

MIRELLA MORELLI

"LASCIATE TRANQUILLI" di Pablo Neruda



Lasciate tranquilli
quelli che nascono.
Lasciate spazio
perché possano vivere.
Non preparate già
tutto pensato.
Non leggete a tutti
gli stessi libri.
Lasciate che siano loro
a scoprire l'alba,
a dare un nome ai loro baci.

( Pablo Neruda )

giovedì 22 ottobre 2015

"SILENZIO" di Lina Mazzotti



Silenzio

Accettare
il non senso
dell' incomprensibile
silenzio
senza spiegazione logica
è delusione
che disorienta
per l' estraneo disinteresse
di freddezza
che lascia il segno.
Elemento di insidiosa inspiegabilità
che volta le spalle
al tempo condiviso
alimenta amarezza
non pregiudizi.
Solo chi non vuole vedere
prende quel che piace
ruba per non dare
solo pretende
con occhi ambigui.
Difendersi
senza far male
dove il carico non è mio
perchè il problema non senti
lascio andare
con la porta socchiusa.

LINA MAZZOTTI

"BUONASERA SOGNATORI" di Luisa Simone



Buonasera
Sognatori

Luci
Nel
Buio...
......
accendono
Cuori..
Spenti.

(Luisa Simone)

"GELOSIA" di Alda Merini

GELOSIA

Ti accarezzo piano sui capelli
e maledizione a tutti
se qualche altra ti bacia.
Sei bello,
sei grande
e io una gelosa forsennata
che mai guarirà.
Io sono una bambina
che dal suo essere piccina
piccina, piccina,
ti guarda nell’alto
del tuo cammino.
Mi angoscio a pensare
di perdere anche una tua sola
parola.
La tua bocca è piena di vele
di miele
e io sono sola.

Alda Merini

"RICORDI" di Maria Fontana Cito

RICORDI

Aspetto l'alba, la notte non e' stata delle migliori, i tuoi occhi acquamarina non mi lasciano. L'amicizia non è vedersi tutti i giorni e' aversi nel cuore sempre e dirsi ogni tanto al telefono le proprie emozioni . E' abbracciarsi forte quando ti incontri ed averne piacere. E' darsi due sorrisi anche quando non c'è il sole.
Ricordi affollano la mente: brindisi Natalizi, compleanni, passeggiate sulle verdi colline e chiacchierate sotto l'ombrellone che anche se rari ti riempiono l'anima.
Fissa in me la tua voce quando mi rispondevi al telefono e leggevo da lontano il tuo sorriso, perché io riuscivo a farti ridere, anche quando eravamo tristi.
Ora ti sei trasformata nell'Angelo che già eri in questa arida terra e continui nei ricordi di tutti a stare con noi. 
La tua vera amica di sempre Fontana

"LONTANANZA" di Marilena Viola



LONTANANZA
di M.Viola

Filo spezzato
il tempo trascorso lontani.
Non so che colore è il cielo
dove sei tu,
quanto caldo è il sole,
se il giorno è lungo come qui,
se piove.
Aria respiro senza di te
e non so se anche da te è così,
profumata di rose.
Ti racconto il mare
e le barche
e i colori.

Per farteli amare di più.

"AMORE E'" di Chiara Gheza



Il titolo del concorso era: "Amore è... Una lettera da o per il fronte" Grazie a chi avrà voglia di leggerela....

Caro Pietro,

so che mi disprezzi, so di averti mentito e so che non vuoi sentire ragioni riguardo a quanto accaduto. Eppure io non posso nemmeno pensare di lasciarti andare incontro alla morte senza averti detto tutta la verità. Forse ho atteso già troppi mesi.
Mi sono innamorata del tuo sorriso la prima volta che l’ho visto alla festa di primavera del tuo paese. Se chiudo gli occhi rivivo la scena come se si stesse svolgendo n questo istante. Posso avvertire l’aria frizzante su collo e sulle braccia, sentire la musica dell’orchestra sgangherata, le urla dei quattro ubriaconi in un angolo della piazza e le risate allegre e spensierate delle ragazze vestite con i loro abiti più belli. Posso sentire il cuore che perde un battito quando mi volto ed incrocio i tuoi occhi. A quella festa sai non sarei nemmeno dovuta venire, ma Lucia mi convinse all’ultimo momento e mi prestò la bicicletta della sorella.
Ora qui seduta al tavolo della mia camera da letto posso udire nuovamente le tue parole quando mi dicesti: “Non vi ho mai vista da queste parti, posso avere l’onore di conoscere il vostro nome?” 
Col senno di poi avrei dovuto rispondere educatamente alla domanda e poi andarmene dicendoti la verità, che ero promessa sposa ad un altro uomo. Invece il tuo sorriso mi inchiodò al suolo. Accettai di ballare con te.
“Solo per un ballo” mi dissi. E ballammo tutta la sera.
Lucia mi rimproverò sulla strada del ritorno: “Ma sai chi è quello? Uno che cerca di sedurre una ragazza diversa ogni sera e tu vuoi che Albino sappia che hai fatto la civetta con un uomo del genere?” Le promisi solennemente che non ti avrei più rivisto e invece la sera seguente rubai la bicicletta di mia nonna per tornare a quella festa. Per tornare da te. Il resto di quello che avvenne nelle ore successive sono certa tu lo conosca meglio di me.

Ricordo ancora noi sdraiati nel prato, in un caldo pomeriggio di fine Giugno, dietro quella cascina abbandonata. Ricordo che iniziammo a parlare della guerra ormai iniziata e che tu mi dicesti che volevi andare ad aiutare la tua patria a riprendersi i territori che le spettavano di diritto. Ricordi cosa ti risposi? Forse è stato il nostro primo vero battibecco. 
Quello che ti dissi quel pomeriggio mentre ero tra le tue braccia, anche se certo ai miei alunni non posso spiegarlo durante la lezione per non essere mandata via dalla scuola, lo penso ancora di più oggi. Oggi che colui che dovrebbe essere il mio promesso sposo, i miei fratelli, i miei amici d’infanzia sono partiti per il fronte. Ma soprattutto oggi che tu, amore mio, sei in una trincea chissà dove a tremare di freddo e a rischiare di essere ucciso a ogni istante. Le guerre non fanno altro che portare dolore e sofferenza. Vengono decise per ragioni di potere e di denaro a noi ignote da coloro che ascolteranno le notizie che giungono dal fronte seduti nei loro palazzi, al caldo, davanti al camino acceso e con una tazza di the fumante tra le mani. Ma vengono combattute dalla povera gente alla quale riempiono la testa di idee patriottiche convincendoli che possono essere veri eroi. Coloro i quali non credono alla propaganda vengono comunque obbligati a partire. Non hanno scelta. E’ ingiusta questa situazione, se solo fosse possibile allearsi con i nemici e ribellarsi a questa inutile carneficina, se solo fosse possibile parlare con quegli uomini che hanno solo un colore della divisa diverso dal vostro e dire loro: “Che combatta chi questa guerra l’ha voluta. Noi torniamo a casa dalle nostre famiglie”
Forse a questo punto hai già strappatola mia lettera sia perché non condividi le mie idee sia perché sei ancora arrabbiato per la mia menzogna.
Eppure desidero spiegarti le mie ragioni visto che non me lo hai permesso quel sabato pomeriggio quando mi hai aspettata fuori dalla chiesa dove ero andata a fingere di confessare i miei peccati a un prete. Sento una fitta al petto se ripenso a te ai piedi della scalinata, con una sigaretta tra le labbra e uno sguardo di ghiaccio. Ricordo le tue parole: “Ciao Margherita, sai che mi hai deluso?” e io, che temevo che quel momento sarebbe giunto prima che trovassi il coraggio di confessarti la verità o di troncare il fidanzamento che mai avevo desiderato, rimasi in silenzio per qualche istante, poi chinai il capo. Tu mi dicesti: “Sei una bugiarda, ormai non credo più a nulla di tutto quello che ci siamo detti o che mi hai raccontato” Io tentai di chiederti di lasciarmi chiarire i motivi del mio comportamento e tu alzasti la voce per ripetermi: “Non credo più a niente di quello che esce dalla tua bocca!!!” e te ne andasti senza mai voltarti indietro.
Non puoi sapere che invece di tornare a casa mi rifugiai nella cappella di San Valentino, che a quell’ora sapevo di trovare deserta, e in ginocchio davanti all’altare piansi tutte le mie lacrime, piansi tanto che pensai di morire soffocata dai singhiozzi. Poi tornai dai miei genitori, dissi che non mi sentivo bene e mi infilai sotto le coperte. Avrei voluto poter rimanere in quel letto per sempre. Essere risucchiata dall’oblio.
Poche settimane dopo venni a sapere da Lucia che eri partito per il fronte. Ho aspettato a scriverti e mi auguro che ora non sia troppo tardi. Non mi sono decisa a farlo prima perché sono orgogliosa, lo sai, e tu mi avevi trattata male pur avendo pienamente ragione, poi ho pensato che non volessi sentire più parlare di me ne’ tantomeno leggere il mio nome su una busta. Però ti assicuro che non è passato giorno senza che io pregassi Dio perché ti proteggesse e vegliasse su di te. Ieri però è arrivata la notizia che il figlio minore dei nostri vicini è caduto durante una battaglia. Aveva la mia stessa età. Allora ho capito che non è più tempo per l’orgoglio, non è più tempo per i timori. Non è nemmeno più tempo per pregare e sperare. In fin dei conti perché Dio dovrebbe ascoltare le mie preghiere e salvarti, ma lasciar morire il nemico a cui devi sparare per sopravvivere quando anch’egli a casa ha certamente una donna che sta pregando per la sua salvezza?
Quindi eccomi a te dopo un lungo silenzio.

Io sono stata cresciuta con la consapevolezza che l’uomo giusto per me sarebbe stato scelto dai miei genitori nella cerchia dei nostri conoscenti, così come è stato per mia sorella maggiore, così come sicuramente è stato per le tue sorelle. Mia madre mi ha sempre detto che avrei imparato l’amore per il mio futuro marito con il tempo, standogli accanto, affrontando le difficoltà e le piccole gioie di ogni giorno al suo fianco. Ho accettato questa imposizione, mio padre in cambio mi ha permesso di prendere il diploma e di diventare maestra elementare. Solo Dio conosce i sacrifici che ha fatto quell’uomo per permettermi di studiare. Di conseguenza quando la scelta è ricaduta su Albino ho acconsentito con un sorriso. Lo conosco fin da quando eravamo bambini. E’ un bravo ragazzo, serio, senza grilli per la testa. Un gran lavoratore. So che puoi non credermi ma provo un profondo rispetto e una sorta di affetto nei suoi confronti. Avevo accettato che egli sarebbe stato il mio destino e mi ero imposta di trasformare con il tempo quell’affetto in amore.
Poi quella sera sei arrivato tu con il tuo sorriso, i tuoi riccioli scompigliati e ho capito che l’amore non si impara, non si costruisce, l’amore arriva all’improvviso ci fa balzare il cuore in petto e manda all’aria tutto ciò in cui abbiamo sempre creduto. L’amore è amore.
Ho perso la ragione e per paura di non poterti avere ho mentito e non ti ho detto di essere fidanzata. Temevo che se l’avessi saputo non mi avresti più voluta oppure peggio mi avresti considerato una poco di buono e come tale mi avresti trattata. Ogni mattina per quei due mesi mi sono svegliata ripromettendomi di confessare ogni cosa a mia madre e di rompere il fidanzamento con il povero Albino, ma ogni mattina quando vedevo mia madre china sul suo lavoro a maglia non trovavo il coraggio di spezzarle il cuore e di far crollare il suo piccolo mondo. Allora mi dicevo che avrei raccontato ogni cosa a te e sarei sparita dalla tua vita, poi arrivavo al nostro appuntamento, tu mi sorridevi e io pensavo che senza quel sorriso sarei morta. Un pomeriggio sono stata a un passo da dirti ogni cosa. E’ stato quando mi hai portata al lago Moro e non appena siamo arrivati trafelati a destinazione mi hai detto: “Quando potrò conoscere i tuoi genitori e dire loro che sono follemente innamorato della loro splendida figlia?” Avrei dovuto dirti la verità e invece ho preso tempo perché non avevo il coraggio di rovinare quell’attimo perfetto. Sono stata una codarda. Ho lasciato che gli eventi mi travolgessero e scegliessero per me. Grazie per non aver raccontato di noi ai miei genitori, sarebbero impazziti per il dolore nel sentirlo dalla voce di un estraneo. Grazie per aver lasciato che Albino partisse per la guerra convinto di avere una fidanzata innamorata che lo aspetta al suo ritorno. Tu hai dimostrato di essere un uomo. Io che mi riempio da sempre la bocca di ideali e di belle parole sono stata una vigliacca. Però ti amo. Ti amo. Su questo non ti ho mai mentito. Non pensavo fosse necessaria una guerra così sanguinosa per darmi il coraggio di agire, di affrontare le mie paure, di distruggere le illusioni di coloro che mi sono vicini. Prima di questa lettera ne ho scritte altre due. La prima rivolta ai miei genitori in cui spiego loro perché non posso rinunciare all’amore vero dopo averlo conosciuto. La seconda rivolta ad Albino perché anch’egli, se tornerà, merita di avere accanto una donna che lo sceglie, lo desidera e lo ama con tutta se stessa. 
E infine scrivo questa lettera a te, Pietro. Non ho idea di come ne’ di quando ti verrà recapitata. Temo che nel vedere la mia calligrafia tu possa avere una smorfia di disprezzo e la possa strappare in mille pezzi, senza leggere mai ciò che sto per chiederti.

Amore mio, quando questa terribile guerra sarà finita, quando i sopravvissuti torneranno alle loro case senza nemmeno sapere più i motivi per i quali hanno dovuto combattere, quando la neve si scioglierà e tornerà la primavera, quando le madri e le mogli non avranno più lacrime per piangere i loro uomini caduti in battaglia, quando tu uscirai da questo inferno, quando quel giorno arriverà posso avere l’onore di chiederti di diventare mio marito?

Con immutato amore
Margherita

CHIARA GHEZA

mercoledì 21 ottobre 2015

"SI RIEMPIE DI LUCCIOLE LA VIA..." di Anna Maria Brattoli

Si riempie di lucciole la via, le cerco e cammino estasiata.
Non sento più rumori, solo musica.
Il ritmo mi riempie i polmoni e respiro nuova vita.
Ascolta il mio battito. È per te, che amore sai darmi. Sempre.

ANNA MARIA BRATTOLI

"DESCRIVENDO" di Luisa Simone



DESCRIVENDO
.
AVVERTO..

IL TEMPO..


CHE SCORRE
COME UN
LAMPO.

MI SFIORA..

DISTRATTO.

A VOLTE..
TITUBANDO.

DELLE..
.. VOLTE
QUASI..
URLANDO..

RABBIOSO..
...
COME
ADESSO.

CHE..
MI SPINGE
A
DESCRIVER'..

QUEL..
CHE STO'.
PROVANDO.

GUARDANDO..

UDENDO..

COME SOFFIA
IL TEMPO.

DESCRIVER
......
LA TRISTEZZA
.......
DEI CUOR"
CHE HANNO
PIANTO..

ASCOLTAR

E DESCRIVERE
LA GIOIA
CHE COLGO
...
QUASI..
......
RUBANDO...

PER COLORAR

.........
Il
GIORNO.
CHE STA'
ARRIVANDO.

DESCRIVER
LA MIA..
VITA.

QUEL CHE MI
FA' FELICE.

QUEL CHE MI
RATTRISTA
......
TUTTO QUEL..
CHE IL CUOR
MI DICE

AMOR....
ANDATO.

AMOR..
RITROVATO

QUEL CHE
FINISCE

NON VA'..

MAI.
RIMPIANTO. .

IO SCRIVO..
E DESCRIVO

. .CERCANDO
IN ME
IL SORRISO.

APPREZZANDO
LA VITA..

E QUEL CHE
MI STA'...
DONANDO.

VIVO DI QUESTO ..
....
DESCRIVER
......
EMOZIONI

.....UNICA

MIA...

AMBIZIONE ...

E'....
......
NUTRIRE
SEMPRE..
..........I
.. CUORI

(Luisa Simone)

martedì 20 ottobre 2015

"BIOGRAFIA" di Edmond Dantes

Biografia
di una vita
scritta nel senso
contrario
fra foglie spazzate
nell autunno del tempo.
Cagionevoli ombre
inseguono il destino
fortuito,
sempre.
E l anelito respiro
S apre.

EDMOND DANTES

"LA SOSTANZA DEL RESPIRO" di Nadezhda Slavova



La sostanza del respiro

Vorrei chiudere tutto
in una nicchia d’ombra
che a poco a poco
svanisce nell’eco
dell’invisibile
e smettere di pensare,
sbiadire coi rumori di strada
diventando lo sguardo del tempo
che rallenta e poi si ferma.
Allontanarmi mentre cade la pioggia,
disfare ogni percezione di me
come tirare il filo del maglione
quasi finito;
un metodico lavoro
tra il diritto e il rovescio,
la sostanza del respiro
di ogni cosa.

(Nadezhda Slavova)

lunedì 19 ottobre 2015

"LE FINESTRE APERTE NELLE SERE OTTOBRE..." di Elisabetta R. Brizzi

Le finestre aperte nelle sere ottobre,
tardiva estate che non se va,
come un pensiero incartato,
conservato sulle mani
in attesa di essere regalato
a quegli occhi dal sapore invernale.

ELISABETTA R. BRIZZI

"FILI DI SPERANZA" di Pasquina Filomena



FILI DI SPERANZA

Io non ho niente da offrirti,
solo le mie mani umili
che annodano fili di speranza.
Sono consumate nel tempo
e io questo lo so,
ma sono ancora forti
da aggrappare quella felicità
che ho sempre desiderato
e che ora,
ho conosciuto con te.

PASQUINA FILOMENA

domenica 18 ottobre 2015

"AL COSPETTO DEL SENSO..." di Roberta Manzin



Al cospetto del senso, pecco di un orgoglio ferito. Sublimato da piroette di razio e inganno, nella frivolezza di un accordo lieve tra le emozioni, ingurgito il sapore dell'impotenza. Il tatto e' scarnificato. Ma l'intuizione, mai. Per innamorarmi di nuovo e più di prima. Ed essere davvero grata alla vita che ha macerato tanto.

Roberta Manzin

"ETERNA" di Salvo Colucci



Eterna (Salvo Colucci)

Basta un tuo sguardo per
liberare l'autunno dal mio cuore.
Mi apri la vita nella tua giusta metà rendendola meraviglia.
Faccio un passo di danza tra la gente in questa piazza, un modo per condividere la mia follia d'amore.
Sei violenza nei miei pensieri
dal nascere del sole e
capricci nel lasciarti ai sogni della notte.
Eterna..

SALVO COLUCCI

venerdì 16 ottobre 2015

"TI APPARTENGO" di Nadezhda Slavova

TI APPARTENGO

Ti appartengo,
fiera
come queste pietre,
poste una sull’altra,
appartengono al suolo
mentre ora sono una colonna
che si erge in modo sublime,
retto, orgoglio di creazione
esibita al cielo.
Ti appartengo,
dolce
come l’eco che nasce da un suono d’amore
e ripete con la vibrazione del vento
ogni parola, anche nel sussurro
di una carezza.
Ti appartengo,
sognante
come il respiro sulle tue labbra ardenti,
come la mano dove poggi il volto di notte,
come la luce che ti sfiora all’alba,
invidiosa della mia presenza,
rimasta lì, a vegliare il tuo sorriso.
Ti appartengo anche nella mia assenza
malinconica,
come il ricordo di una lettera inaspettata,
come il racconto di un viandante fermo sul molo,
come quest'onda
si infrange con forza contro lo scoglio della vita
e mai sarà uguale,
come me, unica e diversa,
come lei,
che ora ritorna nel mare.

(Nadezhda Slavova)

SOLO PER I TUOI OCCHI INNOCENTI CHE GIOISCONO.." di Anna Maria Brattoli

Solo per i tuoi occhi innocenti che gioiscono, per i tuoi abbracci appiccicosi.
Solo per le tue strambe teorie sull'uomo, sull'universo.
Solo per le tue sfide, i tuoi capricci.
Solo per quel tuo dolce corpicino che respira nella notte, mentre immagino i tuoi sogni, hai un sorriso eloquente.
Solo per te che mi hai insegnato a guardare il mondo con occhi innocenti, nuovamente. 
Solo per te la melodia del mio cuore:ti cullera', ti confortera', ti guiderà quando ti perderai. 
Antica sinfonia che ti riporterà in un luogo sicuro, ti sentirai nel ventre del mondo.

ANNA MARIA BRATTOLI

"OGGI PER RICORDARE UN GIGANTE" di Marina Litrico



Oggi per ricordare un "gigante":

"Davanti a me, ora, ho il mio passato. Devo riuscire, ora, a guardarlo con occhi diversi, a far sì che il mondo lo guardi con occhi diversi. A questo non posso giungere ignorando il mio passato, o diminuendolo, o lodandolo e neppure rinnegandolo. Vi giungerò pienamente solo accettandolo come parte inevitabile dell'evoluzione della mia esistenza e del mio carattere: chinando la testa davanti a quanto ho patito."... 
"Sei venuto a me per conoscere il piacere di vivere e il piacere dell'arte. Forse io sono destinato a insegnarti qualcosa di ben più stupendo: il significato del dolore, la sua bellezza."

MARINA LITRICO

mercoledì 14 ottobre 2015

"FEMMINA" di Luisa Simone



FEMMINA

AL TUO PENSIER""
LE ANIME..
MASCHIL"
NON TROVANO.
PACE..


IL CIEL..
SI OSCURA..

TUTTO..
DIVENTA..
AUDACE.

TU SI'..
MALEDETTA..

TU DONNA..

CON FATTEZZE..
DA DEA.

TU DONNA..
AMMALIATRICE..

TU..
ESPERTA..
CONDOTTIERA.

HAI SEMPRE. .
DOMINATO..
TU..
CON ARMI..
TAGLIENTI. .

CHE UCCIDONO..
DI GODIMENTO..
DI AMOR".
E.. AVVELENAMENTI.

CON TE..
LUI
LO SAI..

ARMI..
NON PUO'
SPERARE

CONTRO..
IL TUO SGUARDO
DOLCE .
COME MIELE..

LE TUE..
LABBRA..
FRAGOLE..
ROSSE..

AVIDE. .
DI PIACERE.

COL TUO PENSIER"
L"UOMO
VAGA
ANCOR...

SOSPIRANDO...

PER ..
CONQUISTAR
TE..

. DI SOSPIR"..
ANELANDO".

SENZA
SPERANZA..

HA COMBATTUTO
MOGLI
E ...FATO..

MA IL DESTINO
CON LUI.
È. .
STATO..
SEMPRE. .

AVVERSO....

FEMMINA..
CON TE..

L'UOMO ...
HA SEMPRE
.............
PERSO.

(Luisa Simone)

"AI POETI" di Adele libero



Ai poeti

Ma cos'è un poeta senza luna,
senza un fiore da raccontare,
senza il sole o la pioggia,
o senza un amore ?

Il poeta non è un freddo sasso,
d’inerte e indolente sentire,
che pensa a se stesso,
e a dare le rime al suo verso.

Il poeta allarga le braccia,
dipinge il verso d'azzurro,
si bagna con gocce di pioggia,
respira la guerra, il dolore,
scrive la pace
e descrive una croce.

Il Poeta è solo Voce,
rara nel Mondo:
in questo cielo abbassato,
che ha perso l'orientamento,
e piange scrivendo
con l’Anima dentro
che urla silente.

ADELE LIBERO

"IL CUORE DELL'OCEANO" di Pasquina Filomena



IL CUORE DELL’OCEANO

E’ solo un piccolo cuore
che batte a ritmo di musica il mio,
in questa sera che di blu ha solo il cielo.
“Ti ho sognata fra le stelle” mi dici
e un velo di emozione sconfina i miei occhi.
Quegli occhi,
che vogliono ancora volare
con le braccia aperte al mare.

PASQUINA FILOMENA 

"L'AMICIZIA PER ESSERE VERA, HA BISOGNO ..." di Patrizia Lova



L'amicizia per essere vera, ha bisogno
di essere sincera ...vera...leale...fidata...
complice...dolce...amara....
senza scopo ...senza invidia e gelosia...
trovarla nella tristezza e nella felicità ...
quando viene a mancare un elemento
di questo,vuol dire che non lo era.....

Patrizia Lova @❤

"HAI CHIESTO AMORE" di Roberta Manzin



Hai chiesto amore
ti ho dato un sorriso
nell'ingenuità' di un viso
nuda al cospetto del cuore.
Fruganti sospetti
hanno ansimato
hanno patteggiato
divorando incontri eretti.
Cosa è stato il nostro amore?
Gioia, tormento, dall'insano sapore
di carni bruciate con ardore
se poi ha lasciato questo dolore?

Trattengo le creative parole
e tu ignaro lettore illuditi
di vivere tra gli eruditi
quando resti solo l'eco di sensazioni frivole

Roberta Manzin

"LE BUGIE CON CUI HAI CONDITO MALDESTRAMENTE IL PIATTO CONDIVISO..." di Roberta Manzin



Le bugie con cui hai condito maldestramente il piatto condiviso, non saziano ancora appetiti di domande sospese.
La verità siede a capotavola.
Senza giudizio, aspetta la portata del gran finale. Il perdono.

Roberta Manzin

martedì 13 ottobre 2015

"SOTTO CASA" di Clara Cerri


SOTTO CASA di Clara Cerri

Le ragazze del mio quartiere dicevano: quella che è morta abitava là. Quel dito c’era sempre, indicava la strada voltato l’angolo, ma anche l’altro pezzo di mondo che cominciava proprio all’angolo, e comprendeva le case che vedevo in fondo al mio cortile. Quando dico “il mio quartiere”, in realtà parlo di due zone, Montagnola e Poggio Ameno, all’epoca nettamente distinte, una di case popolari e una residenziale di medici, avvocati e professori, che corrispondevano anche a due parrocchie. Noi ragazzi ci mescolavamo in continuazione, a scuola o in alcune attività ricreative. Alcune mescolanze erano felici, altre mostravano presto la corda e c’era poco da fare. Era una questione antropologica, non solo economica. Io non giocavo a tennis e non andavo in Inghilterra l’estate, non mi compravo jeans a tubo e assai raramente mi incapricciavo di un vestito. Un po’ era scelta mia, un po’ tirchieria di famiglia: c’è sempre stata qualche ristrutturazione o qualche mutuo da pagare. Ma messa a confronto col modo di vita dei ragazzi di là, nel gruppo degli scout e delle guide, ne rimasi scioccata. Erano troppo più adulti di me, a un’età dove conta da morire. Bevevano, fumavano e soprattutto si baciavano quando io ancora avevo una rudimentale casa di Barbie sul comò. Mi presero di mira, e una volta anche a calci. Ricordo vagamente una caposquadriglia che tentava di difendermi ricordando che però avevo scritto il testo di una veglia di Natale tutta da sola. Ricordo vagamente il caposquadriglia dei maschi qualche anno dopo, drogato perso nella sala d’aspetto del medico. Ecco, prima o poi la gente con cui andavi al parchetto o agli scout cominciava a drogarsi. Decisamente non era il mondo idilliaco che dipingono i nostalgici sul web. C’erano pericoli reali e qualcuno di noi non è sopravvissuto, per overdose o sotto una macchina. E poi certo, ci furono quelle due ragazze della strage del Circeo. Erano state attratte in un appuntamento innocente, in apparenza, erano state rapite e portate in una villa isolata.
Non ci veniva in mente, quando ne parlavamo, di quanto fosse violento quel dito che indicava “là”, quel vago tentativo di estraniarci, almeno socialmente, dal loro destino. Non derivava dal fatto che gli adulti avessero interpretato quel delitto come un segno di disprezzo dei ricchi borghesi per il proletariato, ma era almeno, a suo modo, parallelo. Quel dito era una specie di piccolo pene sociale con cui violentavamo la loro identità.
Le riviste lette dal parrucchiere o a casa delle zie ci spiegavano tutto degli uomini e delle donne. C’erano lunghi articoli su come spiegare il sesso e la procreazione ai bambini e ai ragazzi. Io li lessi direttamente, quella che si chiama filiera corta dell’informazione. Tutte quelle cose le apprendevo con tranquillità e distacco: erano solo informazioni tecniche. Nelle riviste gli organi sessuali si congiungevano senza quell’insistente sfregamento della realtà, senza nessun effetto collaterale che non fosse la nascita di bambini, non si parlava mai di piacere o di desiderio. Per quello bisognava leggere le parti sporche dei romanzi, che a volte risultavano misteriose a chi non conosceva i dettagli.
Altri articoli, invece, ci informavano di una guerra in atto, quella tra gli uomini e le donne. Non sapevo chi l’avesse dichiarata e quando, comunque le donne perdevano sempre. Si parlava di violenza sessuale, con un linguaggio crudo a metà tra impegno sociale e pornografia. “Ero rimasta a dormire dalla mia amica, dopo una festa. A metà della notte mi sono svegliata per il dolore: uno degli amici che erano rimasti come me mi stava violentando”. Alla fine, era più facile venire a sapere che fare sesso provocava dolore.
Tutto quello che non ci fu raccontato della storia di quelle ragazze al Circeo ce lo immaginavamo, era nella parola massacro, che non significava uccidere tante persone, visto che solo una ragazza era morta. Significava macelleria, uccidere con spreco di violenza e di crudeltà, uccidere in tanti senza che a nessuno venga in mente di fermarsi, anzi, facendosi coraggio a vicenda o lasciandosi intimorire dal più forte e dal più cattivo. Significa che arriva un momento in cui capisci che non ti salverai più, che non ti lasceranno andare a casa a nessun costo, che non serve piangere o strillare e nemmeno lasciarli fare. Non è più quello il punto, farsi una scopata, dire di sì o di no, subire dolore e ribrezzo. Forse non lo è mai stato. Massacro significa il male assoluto che emerge da dentro una persona normale, un ragazzo che poteva essere il figlio, il fratello o l’amico di chiunque.
Noi ragazze di quei tempi, comunque, avevamo un piano. Saremmo andate a scuola tutte insieme e se ci aggredivano ci saremmo difese. Nessuno zaino, tutte col borsone a tracolla, così all’occorrenza in un attimo glielo sbattevamo addosso, a quei porci, e scappavamo. Come indiani e cowboy, patrioti e giubbe rosse, come Zorro e Arsenio Lupin. Il paesaggio eroico unisex della nostra infanzia si stava scolorendo ma veniva ancora buono per sentirsi pronte a vendere cara la pelle.
Trovarono la ragazza superstite nel baule di una macchina, viva per miracolo accanto alla sua amica morta. La foto con la sua faccia insanguinata che emerge nel cofano era in tutti i giornali. Non avrei dovuto vederla a 12 anni. La vita la imparammo anche così. Non era giusto, quella violenza non c’entrava niente col sesso, ma è andata così. C’è un fondo marcio che tutti cercano di aggiustare, perfino Fabrizio De André aveva scritto una canzone su una prostituta assassinata e l’aveva trasformata in una ragazza ingenua, che scopriva l’amore e la pelle che freme coi baci in un campo di grano. Col tempo non ci avrei più pensato. La mia guerra sarebbe stata molto diversa da quella, per fortuna.
Passo quasi tutti i giorni un po’ di tempo nel parchetto intitolato a quella ragazza morta, dove un tempo c’era la buca dello sfasciacarrozze che da bambina mi faceva paura. Non avevo torto da bambina: i mostri esistono, popolano il nostro mondo e sopravvivono a lungo. Le vittime sopravvivono per un po’ e poi muoiono. Come Donatella, che alla fine è morta di cancro. Mio figlio gioca e un gruppo di ragazze e ragazzi scherza accanto alla fontanella, scuotono i loro capelli in trasparenza contro il sole e ridono. Abbiamo sperato tante volte che la guerra fosse finita, ma è ingenuo, fa vittime ogni giorno, e non ci credi o non ci pensi perché non vuoi, perché è come un segreto troppo orrendo da capire. C’è come un mostro che non vuole morire e che potrebbe svegliarsi nei nostri figli, fratelli o mariti. Il nostro compito non finirà mai, è stare sempre in guardia per difenderci, schiacciargli la testa con tutti i mezzi.

Clara Cerri
Sono nata e vivo a Roma. Tra tutte le cose che so fare male preferisco scrivere
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lunedì 12 ottobre 2015

"DA DIETRO TUTTI SEMBRANO FELICI" di Edmond Dantes

Da dietro
tutti sembrano felici.
Non uno sguardo
ma irrivetenti spalle che
sopportano
cadono
reggono.
È facile.
È quando ci giriamo
che entriamo in scena
ed il copione
è solo nostro.

EDMOND DANTES

sabato 10 ottobre 2015

"RICORDI DI TENEREZZE" di Renee Roux

Ricordi di tenerezze. 
Ricordi che scaldano il cuore. 
Ricordi felici... con una gatta. 
Essì, perché le più belle gioie le ho provate proprio con loro. Nei ricordi spiacevoli della mia vita, vedevo un musetto pronto a guardarmi dritto negli occhi e a miagolare nella mia direzione in attesa di una risposta, d'amore. Dovunque tu sia piccola mia, che tu viva un'altra vita o sia diventata una stella... non smetterò mai di amarti. E nutrendomi dell'amore che provo... aspetto impaziente di diventare di nuovo mamma.

RENEE ROUX

venerdì 9 ottobre 2015

"APPENA UNA MANCIATA DI ORE" di Roberta Manzin



Appena una manciata di ore. E poi si sarebbe cimentata a dipingere un sogno colorato, respirandone parvenze di possibilità. Avrebbe flesso l'indice della mano destra autorizzando Ludovico, a riempire di melodia il suo disabitato cuore. Avrebbe poi versato il sapore bollicinato che preferiva, nel calice. Brindando a lui. Nonostante la sua discontinua metamorfosi, restava -per lei- l'unica assenza presente, nel suo soliloquio.

Roberta Manzin

giovedì 8 ottobre 2015

"DUNE ROSSE - FIAMME SUL DESERTO" di Maria Pace



brano tratto da "DUNE ROSSE - Fiamme sul deserto" di Maria PACE

e DEDICATO a tutte le donne innamorate... e un po' deluse

Assopita nella calura del primo pomeriggio, Sahab sonnecchiava ancora, ma il primo pensiero dello sceicco Harith, appena rimesso piede nell’oasi, era stato per Letizia, la bellissima figlia adottiva di Aristeo Gallas, il mercante greco. Con uno sguardo ed un sorriso, la ragazza aveva acceso in lui quel fulmineo lampo di desiderio, quel brivido, quella fiamma, quella scintilla, quel guizzo cantato dai poeti che si prova una sola volta nella vita. 
Scontroso e solitario, lo sceicco di Sahab era romanticamente irruente, ma decisamente incostante. I tanti slanci passionali, favoriti da noia o da attimi di solitudine, ma anche dagli eccessi di una inquieta giovinezza, non avevano conosciuto mai quel folle, meraviglioso smarrimento che Letizia era stata capace di imprimere al suo spirito. 
Gli dissero che si trovava sotto la grande tenda di Alina, la madre di Ibrahim, il vice del rais, la donna più influente della tribù per la numerosa figliolanza.
Riunite nel centro del maq'ad , la zona riservata agli ospiti, allegre e cicalanti, le ragazze erano occupate negli ultimi preparativi per festeggiare l'arrivo della principessa Jasmine e consumavano l'attesa ricamando ai loro telai, sgranocchiando uva passa e tracannando bicchieri di acqua, the e carkadè.
C'era Zaira e c'erano Agar e Amina, le figlie minori della padrona di casa; c'era Letizia e seduta al suo fianco c'era Fatima, promessa sposa dello sceicco Harith, dal volto velato come voleva la consuetudine.
Fianco a fianco, le due ragazze lasciavano scivolare di tanto in tanto le gambe sull'immenso tappeto senza abbandonare le tazze, non più fumanti, che reggevano in mano: Fatima, che pareva guardarsi intorno con profondo distacco e Letizia che, al contrario, sembrava voler cogliere ogni sfumatura di quanto la circondava; come in attesa di qualcosa.
Continuava a girare il capo in direzione dell'entrata come se qualcuno dovesse fare da un momento all'altro la sua apparizione.
Qualcuno, infatti, scostò il lembo della tenda che fungeva da entrata e stagliò nel vano la possente figura, gettando l'ombra alle spalle: Harith, lo sceicco dei Kinda, che in quel posto dall'aspra e selvaggia bellezza, unico al mondo, sembrava esservi stato messo come parte integrante, tale era la perfetta sintonia con esso. Avanzò di qualche passo, con quel suo atteggiamento fiero ed esclusivo, da animale selvaggio, che tanto timore incuteva in avversari e nemici e tanta ammirazione negli altri. 
Harith era senza dubbio l'uomo più attraente della tribù, ma schivo e scontroso; un misto di dolcezza e violenza, vendetta e perdono, comprensione ed implacabilità; gran combattente. Tenacia e pazienza erano commiste in lui insieme a spregiudicatezza e buonsenso, astuzia diplomatica e capacità d'azione, qualità che aveva l'abilità di utilizzare sempre al momento giusto. Un uomo ambizioso, intelligente e scaltro: il capo giusto per un popolo inquieto ed irrequieto come i Kinda.
Da ragazzo suo padre, lo sceicco Hammad Alì, lo aveva spedito in Italia, a Torino, dove aveva frequentato la Regia Scuola per la Preparazione degli Ingegneri, con specializzazione in Idraulica, con ottimi risultati. Era tornato, alla morte del padre, con tantissimi progetti in testa e pronto a guidare la sua gente ed a migliorare le loro condizioni di vita e anche quelle delle altre tribù del deserto, sfruttando le risorse idriche dell’oasi.
Alto, l’atletica figura avvolta nell'ampio Ksa, il mantello bianco marocchino senza maniche, ornato di passamanerie e ancora impolverato di sabbia:
"Inshallah!" salutò, facendo convergere su di sé gli sguardi di tutte le ragazze.
Fatima e Letizia scattarono entrambe in piedi per andargli incontro e sul bel volto abbronzato del giovane comparve un'espressione indecifrabile; le sopracciglie congiunte sul naso adunco parvero fremere e stormire come piccoli cespugli. Contrasse la mascella mentre un lampo di titubanza gli attraversava lo sguardo.
Si fermò al centro del grande ambiente; le due ragazze, invece, avanzarono con passo sempre più veloce. Soprattutto Letizia, il cui sguardo sfavillava come un cielo irrorato dalla luce dell'Aurora: azzurro brillante. Scuro e di una dolcezza schiva, quasi color caffé, invece, quello della figlia dello sceicco degli Aws, che il nero, trasparente jasmac rendeva carico di mistero. Sotto il velo si intravvedeva una folta capigliatura nera sapientemente acconciata.
“Provocatorio e tentatore”, soleva ripetere sir Richard, l’amico lord inglese, quando si esprimeva a proposito del volto velato della donna islamica. 
In realtà, a Sahab quasi nessuna aveva il volto velato. Quella del velo era una delle innumerevoli regole cui la donna araba doveva sottostare per essere rispettata e per sentirsi al sicuro, ma le donne di Sahab godevano di una libertà sconosciuta alle donne della costa e delle città. 
La vecchia Alina ed altre poche donne della sua generazione, però, difendevano ancora e con accanimento quella imposizione.
"Gli uomini - dicevano - non desiderano mancare di rispetto ad una donna, ma se ne incontrano una a viso scoperto, possono cadere in tentazione."
"E' un problema degli uomini! - replicava Letizia che, da ribelle occidentale non intendeva sottomettersi a quei dettami per lei irragionevolmente restrittivi - Se un uomo non sa controllare i propri istinti e le proprie debolezze, non è colpa della donna che gli sta di fronte!"
Naturalmente Alina rispondeva sempre scuotendo la testa; anche le sue figlie, però, non portavano veli, se non qualche volta, per pura civetteria.
Le due ragazze continuarono ad avanzare. 
Piuttosto graziosa, le forme un po' abbondanti, Fatima esibiva una veste della più pura tradizione islamica. Doveva prediligere il colore verde, poiché sopra la veste di prezioso damasco giallo indossava una sopraveste senza maniche verde, riccamente ricamata con fili d'oro e sotto la veste, aperta sul davanti, portava ampi pantaloni di leggerissima seta. Anche questi di colore verde. Collo, caviglie, polsi e mani erano letteralmente coperti da vistosi gioielli.
Priva di qualunque gioiello, invece, la figura di Letizia. Nemmeno un esile cerchietto intorno alle affusolate dita da artista: nel suo Paese, in Italia, Letizia aveva studiato pianoforte, nel collegio militare presso cui aveva vissuto parte dell’adolescenza, prima che Aristeo Gallas, il mercante greco amico di suo padre, alla morte dei suoi, l’adottasse. E neppure portava gioielli di altra sorta, benché l'uomo che l'aveva adottata fosse stato un gioielliere. Né fasce ai polsi, né filigrane intorno alle caviglie. Solo un medaglione legato al collo con le immagini dei cari perduti. Ma come sempre, la sua bellezza rifulgeva su chiunque come un cigno in uno stagno in mezzo alle anatre.
Harith, sempre fermo, spostò più volte lo sguardo dall’una all'altra. Dallo sguardo di Fatima, scuro e tranquillo, a quello di Letizia, azzurro e pieno di splendore.
Anche Letizia aveva un velo, azzurro e ugualmente trasparente e lei ne reggeva i lembi tra le mani trastullandosene, mentre, con delizioso rossore, fissava il volto del giovane. Al contrario di Fatima, che aveva abbassato gli occhi.
Il suo abbigliamento era un felice abbinamento dello stile islamico con quello occidentale. Su un corpetto di tessuto damascato, che metteva in risalto il seno, aveva poggiato una sopraveste ampia e senza maniche, leggerissima e fluida. Una gonna a vita alta, di un incantevole colore blu-cobalto, avvolgeva la figura dalle forme morbidamente e sinuosamente femminili .
Avanzò, nel balenio degli occhi azzurri, brillanti come preziosi e sfolgoranti di gioia; il sorriso smagliante, la pelle luccicante di riflessi ambrati. Bellissima, di una bellezza ineguagliabile, sotto lo splendore dei capelli biondi. Tese le braccia in un gesto d’amore profondo.
Anche le braccia di Fatima si tesero in avanti; le dita delle mani tintinnarono dei numerosi gioielli e fu con quelle che andarono ad intrecciarsi le dita delle mani dello sceicco Harith, che aveva fatto un passo in avanti.
Letizia si fermò di colpo, poi indietreggiò di un passo, di un altro e di un altro ancora, senza voltarsi. Il sorriso le si spense sul bellissimo volto e lo sguardo smarrito riuscì a catturare quello di colui che considerava il suo uomo e per un attimo ve lo trattenne. In maniera così intensa, da costringerlo a contrarre le dita ed a stringere quelle di Fatima con tale forza da strapparle un gemito.
"Letizia..." chiamò Harith, con lo sguardo inabissato nei due pezzi di cielo velato che lei si era messo negli occhi. Erano lacrime? 
Quel bisogno antico e irrinunciabile di piangere, però, abbandonò ben presto la figlia del mercante greco. Troppo orgogliosa, ma anche troppo provata dalla vita per concedersi il lusso di mostrarsi fragile. Le sue difese erano già pronte a sorreggerla: il silenzio e uno sguardo, nudo, ma deciso. 
"Letizia..." chiamò per la seconda volta Harith.
Letizia, però, s'era già calato il velo sul capo, sottraendo ai suoi sguardi la cascata d'oro dei capelli e lo splendore del volto e continuò a fissarlo con nello sguardo quella luce che una volta sola sfavilla negli occhi di una ragazza: quando crede che il sole irradi soltanto per lei e si smorza appena la luce si spegne.
"Letizia..." la chiamò per la terza volta, ma Letizia s'era già voltata per allontanarsi e non si fece vedere per tutto il giorno.
(continua)

brano tratto da "DUNE ROSSE - Fiamme sul deserto"
per chi fosse interessato a questa lettura: rivolgersi a
mariapace2010@gmail.com

"E SE I DIRANNO CHE IL SILENZIO E' PERCHE' SONO SOLA..." di Jasmin Efte



E se mi diranno che il mio silenzio è perché sono sola,
Se diranno che la solitudine è una pietra caduta dalla luna,
Se diranno che il mio battito del cuore è un triste dialogo con la pioggia,
Se mi diranno che questo corvo seduto sulla mia finestra, sono solo i tuoi occhi
E se diranno che scegliere di vivere in questa prigione è follia, è pazzia...
Sarò folle,
Sarò pazza.
E se mi chiederanno:
"Questa strada ti porta al buio, verso la notte scura, dove niente e nessuno ti potrà salvare. Rimarresti lo stesso in questa città sperduta?"
Io di sicuro,
Senza nessun dubbio,
Risponderei altre mille volte sì.


-- Jasmin Efte

mercoledì 7 ottobre 2015

"SE NON AVETE UNA MASCHERA, NESSUNO POTRA' TOGLIERVELA" di Emma Fenu



Se non avete una maschera, nessuno potrà togliervela.
Siate onesti e gli altri si rifletteranno in voi come uno specchio, vedendo la propria piccolezza. Si consoleranno credendo che sia la vostra.

Questa riflessione nasce dalla considerazione, maturata dai miei 37 anni ma anche da molti saggi, che si tende a vedere nell'altro il difetto proprio che non si accetta. Così se una persona è molto critica, si sentirà sempre con il dito altrui puntato contro. Magari è un fiore, ma non lo vedrà.

EMMA FENU

martedì 6 ottobre 2015

"DOVE VAI BAMBINA QUANDO TACI E GUARDI OLTRE?" di G.S.



Dove vai Bambina quando taci e guardi oltre?
Dove quando parli senza sosta e precedi le domande?
Dove quando io non posso giocare con te e le fate di risucchiano?
Più ti bramo, più temo di non fare abbastanza,
più cerco di sollevarmi verso te, più cresci.

E la bambina sono io.

G. S.

"A CHI MI CHIEDE" di Alda Merini

A chi mi chiede
quanti amori
ho avuto io rispondo
di guardare nei boschi
per vedere in quante
tagliole è rimasto
il mio pelo.

- A. Merini

lunedì 5 ottobre 2015

"L'AMORE NON E' UNA MALATTIA..." di Patrizia Lova



L'amore non è una malattia...
L'amore è il motore che fa girare il mondo ...
L'amore è il sentimento che da vita a tutto....
Facciamoci contagiare dall'amore ......

Patrizia Lova @❤

"QUANDO VUOLE PREGARE" di Mariangela Gualtieri



Quando vuole pregare
lei va alla piscina comunale
mette la cuffia e gli occhialini
entra nell'acqua ma non è capace
di domandare, o forse non ci crede.
Allora fa una bracciata e dice
eccomi, poi ne fa un'altra
e ancora eccomi. Eccomi dice
ad ogni bracciata. Eccomi a te
che sei acqua e cloro
e questi corpi a mollo come spadaccini.
E nello spogliatoio, dopo, alla fine
prova sempre una gioia -
quasi l'avessero esaudita
di qualche cosa che non ha chiesto
che non sapeva. Che mai saprà
cos'era.

-- Mariangela Gualtieri

"NULLA E' IMMUTABILE NEL TEMPO" di Santina Gullotto



NULLA E’ IMMUTABILE NEL TEMPO

Nel volo di uccelletti d’autunno
che insieme svolazzano e cinguettano festosi
mentre nel vecchio pino cercano rifugio
esplode il calore di fraterno amore
insieme si accompagnano nel volo
insieme si rifugiano tra i rami
si aspettan l’un l’altro per migrare
a inseguir quel sole mentre
ai paesi caldi anela il loro cuore...
Nessun di loro solo si vuole allontanare
pazienti aspettan i più incerti e pigri
e provano il volo insieme per ritornare
per sollecitare i più timidi e lascivi...
E andran per i paesi caldi
per tornare alla prossima stagione
chissà se tornando troveranno ancora
intatto il loro vecchio nido...
Ma nulla è immutabile nel tempo
e se tornando logoro sarà il nido
tutto sarà da ricostruire
per un nuovo inizio senza fine...
@Santina Gullotto

"CHE IO SIA" di Rosalba Vangelista



Che io sia

Che io sia per te
luna,
luce che ti guiderà
nell'oscurità del mare di notte.
Che io sia per te
polvere,
per posarmi
silenziosa
sui ricordi della tua esistenza.
Come una lacrima
mi consumo
lungo il profilo
del tuo volto di tenebra.
L'amore
non è fatto solo di sole,
si nasconde
anche dietro nubi alte
in un cielo notturno,
dietro le gocce di pioggia
che bagnano il tuo viso.
Che io sia per te
la lama
di un coltello che trafigge
e nella carne del tuo cuore
va a scavare...
nel tuo sangue
voglio mischiare
parte di me...


Specchio Nero
Rosalba Vangelista

"DIRIMPETTO A UNA NUVOLA CROCCANTE COME IL RICORDO.." di Roberta Manzin



Dirimpetto a una nuvola croccante come il ricordo, immagino. Nei sapori, conservo ancora il prezzo di un amore. Rimesso a scelte in prospettiva più semplici. 
Rimosso da scenari illusori. 

Io e te. Un tempo veraci nello spunto di un sentimento. Solo creativo. Forse onirico?
L'amore immaginato sorprende gli artisti. Rendendolo irripetibile. 

L'opera unica preserva canoni inversi.

Roberta Manzin

giovedì 1 ottobre 2015

"LE DONNE SANNO ATTENDERE" di Joumana Haddad



“Le donne sanno attendere” – Joumana Haddad

La donna che aspetta, intuisce
che quello che c’è
non è quello che avrebbe potuto
essere,
ma nemmeno quello che sarà.

La donna che aspetta
vede il segreto oltre il buio
il viaggio oltre il passo
il bacio oltre le labbra.
Vede se stessa
oltre la loro immagine
di lei.

La donna che aspetta
tocca quello che non possono vedere
canta quello che non possono sentire
e ogni giorno incide un sorriso nuovo
nella carne dell’alba.

La donna che aspetta
ha il cuore nel palmo della mano
offerto come una fontana di sangue.
Goccia dopo goccia,
battito dopo battito,
sfida il tic tac del tempo e
avanza.

La donna che aspetta
non si guarda dietro
non si guarda davanti.
Si guarda dentro
e cresce.

La donna che aspetta
invoca il vento, le stelle, i mari,
e culla nei suoi occhi
i sogni che fanno girare la terra.

La donna che aspetta
sa che non è la barca,
quel che lei aspetta;
ma che è la barca
che sta aspettando lei.

JOUMANA HADDAD

"LE DONNE SANNO ATTENDERE...VERO, VERISSIMO" di Olympia Fox

Le donne sanno attendere... vero, verissimo.
Sappiamo attendere per mesi, molti mesi. Tenendo fede a una parola che vale solo per noi.
Guardando la nostra interiorità e imparando a conoscere noi stesse ancora meglio, in ogni sfaccettatura, in ogni più tenue colore.
Imparando il nostro valore, il senso della pazienza, il prezioso significato di quel cuore offerto su un palmo di mano giorno dopo giorno.
Sappiamo attendere una risposta, un gesto, un qualunque cenno nella nostra direzione.
Fino a che ci troviamo svuotate di quel che eravamo e piene di qualcos'altro: della consapevolezza di noi. Dell'aver imparato in quei mesi d'attesa che quel cuore pieno di premure e attenzioni lo stavamo offrendo a chi non lo vuole, sia un amante, un famigliare, un amico, un figlio o un genitore, chiunque egli o essa sia. Capiamo che innanzitutto dobbiamo amare noi stesse prima di chiunque altro.
Per cui le donne che sanno aspettare, sanno anche capire quando è il momento di non aspettare più. Ma di ripartire da quella conoscenza nuova, dal nuovo amore per sè e da nuovi progetti e intenti.
Perchè non si può aspettare per sempre, nemmeno se stesse.
Per cui riconosciamo il nostro cambiamento, accettiamoci per come siamo diventate, perdoniamoci e ripartiamo da qui.
Perchè le donne che sanno aspettare, sanno anche agire!
Olympia Fox ©

"IL MIO GRIDO" di Luisa Simone



Il mio grido

il mio grido..

Fara" cessare..
Il vento...



oscurera'
Il cielo..

Si aprira"
Il mare..

Gridero"""

Fino al giorno..
Che non vedro"...
Piu"
Luce
Del mio andare.

Uomini
.tremate..

Voi che avete..
Ucciso.....
L'uomo che ci
Poteva..
Salvare.


Voi assassini..
Perderete
I vostri. .
Figli..

Tremera"..
La terra

Voi ...
Che...
avete..
Voluto..
Con il suo
sangue

Il frutto
Di questa..
Guerra.

Il mio grido..

Salira"..
Al cielo. .
E per voi..
Non ci sara'..
Piu'..
Tempo
Per farvi. .
Perdonare..
Per questo..
Orribile..
..................
Misfatto
Allora
ascoltero"..
Attenta
........
Il vostro...
Disgraziato ..
Pianto
...........

(Luisa Simone)

"ACCENDE IL MIO SUONO" di Geka Siguiente



Accende il mio suono,
pentagramma che scorre sui binari di questo treno.
Crome che fluiscono nelle arterie,
nutrono i miei organi spontaneamente.
Metà luce, metà ombra, metà treno, metà cuore, metà mare, metà muscolo.
Ossimoro dolce e sospeso,
lugubre e vitale.
Riuscire a sentirsi presenti
attraverso il dolore e la bellezza provocata da queste note.

G.

"IL PENSIERO DINAMICO, SPRECATO" di Geka Siguiente



"Il pensiero dinamico, sprecato
per un attraversamento stradale.
Ci illudiamo di raggiungere l'oasi della beatitudine, e ci incamminiamo.
Avanziamo ed andiamo oltre,
attraversiamo ed oltrepassiamo il prossimo semaforo ad intermittenza,
così come le nostre missioni d'appartenenza.

Cosa trascorre velocemente su una retta, continuando il proprio tragitto, inconsapevole dell'usura del tempo e della dannata contaminazione umana?

Ciò che sta dietro di me.
Ciò che sta dietro di te.
La storia.
Davvero non esiste cosa più dinamica."

Geka Siguiente

"UNA MATTINA MI SONO SVEGLIATO ...." di Altea Alaryssa Gardini

Una mattina mi sono svegliato con uno strano intorpidimento. Non potevo smettere di pensare al mio sogno, ricordavo di aver fatto il bagno in una polla di acqua chiarissima e fresca come l'aria di montagna, ricordavo il profumo dei fiori e le raccomandazioni di una voce lontana, calda come una coperta in una giornata invernale, strano non riuscire a focalizzare il volto da cui proveniva la voce. 
Mi alzai e credo di essermi vestito senza neanche pensare a cosa mettevo, ormai tutto è diventato così meccanico, così fuori dalla percezione del mio essere. sul tavolo della cucina vi era un tovagliolo ricamato cn dei fiori, non era mio ma non ricordavo neanche chi potrebbe averlo lasciato li, io vivo solo e non ho mai ospiti, ma decisi di prenderlo in mano....profumava di mele e di cannella. lanciai il fazzoletto in un angolo, non era mio, non volevo averci nulla a che fare, ma poi perchè? cosa poteva avermi fatto di male quel povero tovagliolo ignaro della mia ira? 
Non riesco a ricordare da quando questa rabbia mi tiene sveglio, tutte le volte che ci penso trovo qualcos'altro da fare per non dover trovare una risposta, forse in realtà non mi interessa. La rabbia mi guida e mi tiene reattivo, cosa che in questa guerra mi aiuta, ma non comprendo questa voce fuori campo che sento tutte le mattine, perchè la sento solo io? lei mi chiama e io la ripudio, mi scalda ma io voglio rimanere al freddo, piange ed io la lascio piangere. Non voglio sapere nulla di questa voce in fondo all'orizzonte dei miei occhi, io voglio uccidere. uccidere chiunque mi si pari davanti ed invece lei se ne sta li, senza farsi scorgere, offuscandomi la vista e non mi da pace, VATTENE, oppure lascia che ti uccida.

ALTEA ALARYSSA GARDINI