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giovedì 22 ottobre 2015

"AMORE E'" di Chiara Gheza



Il titolo del concorso era: "Amore è... Una lettera da o per il fronte" Grazie a chi avrà voglia di leggerela....

Caro Pietro,

so che mi disprezzi, so di averti mentito e so che non vuoi sentire ragioni riguardo a quanto accaduto. Eppure io non posso nemmeno pensare di lasciarti andare incontro alla morte senza averti detto tutta la verità. Forse ho atteso già troppi mesi.
Mi sono innamorata del tuo sorriso la prima volta che l’ho visto alla festa di primavera del tuo paese. Se chiudo gli occhi rivivo la scena come se si stesse svolgendo n questo istante. Posso avvertire l’aria frizzante su collo e sulle braccia, sentire la musica dell’orchestra sgangherata, le urla dei quattro ubriaconi in un angolo della piazza e le risate allegre e spensierate delle ragazze vestite con i loro abiti più belli. Posso sentire il cuore che perde un battito quando mi volto ed incrocio i tuoi occhi. A quella festa sai non sarei nemmeno dovuta venire, ma Lucia mi convinse all’ultimo momento e mi prestò la bicicletta della sorella.
Ora qui seduta al tavolo della mia camera da letto posso udire nuovamente le tue parole quando mi dicesti: “Non vi ho mai vista da queste parti, posso avere l’onore di conoscere il vostro nome?” 
Col senno di poi avrei dovuto rispondere educatamente alla domanda e poi andarmene dicendoti la verità, che ero promessa sposa ad un altro uomo. Invece il tuo sorriso mi inchiodò al suolo. Accettai di ballare con te.
“Solo per un ballo” mi dissi. E ballammo tutta la sera.
Lucia mi rimproverò sulla strada del ritorno: “Ma sai chi è quello? Uno che cerca di sedurre una ragazza diversa ogni sera e tu vuoi che Albino sappia che hai fatto la civetta con un uomo del genere?” Le promisi solennemente che non ti avrei più rivisto e invece la sera seguente rubai la bicicletta di mia nonna per tornare a quella festa. Per tornare da te. Il resto di quello che avvenne nelle ore successive sono certa tu lo conosca meglio di me.

Ricordo ancora noi sdraiati nel prato, in un caldo pomeriggio di fine Giugno, dietro quella cascina abbandonata. Ricordo che iniziammo a parlare della guerra ormai iniziata e che tu mi dicesti che volevi andare ad aiutare la tua patria a riprendersi i territori che le spettavano di diritto. Ricordi cosa ti risposi? Forse è stato il nostro primo vero battibecco. 
Quello che ti dissi quel pomeriggio mentre ero tra le tue braccia, anche se certo ai miei alunni non posso spiegarlo durante la lezione per non essere mandata via dalla scuola, lo penso ancora di più oggi. Oggi che colui che dovrebbe essere il mio promesso sposo, i miei fratelli, i miei amici d’infanzia sono partiti per il fronte. Ma soprattutto oggi che tu, amore mio, sei in una trincea chissà dove a tremare di freddo e a rischiare di essere ucciso a ogni istante. Le guerre non fanno altro che portare dolore e sofferenza. Vengono decise per ragioni di potere e di denaro a noi ignote da coloro che ascolteranno le notizie che giungono dal fronte seduti nei loro palazzi, al caldo, davanti al camino acceso e con una tazza di the fumante tra le mani. Ma vengono combattute dalla povera gente alla quale riempiono la testa di idee patriottiche convincendoli che possono essere veri eroi. Coloro i quali non credono alla propaganda vengono comunque obbligati a partire. Non hanno scelta. E’ ingiusta questa situazione, se solo fosse possibile allearsi con i nemici e ribellarsi a questa inutile carneficina, se solo fosse possibile parlare con quegli uomini che hanno solo un colore della divisa diverso dal vostro e dire loro: “Che combatta chi questa guerra l’ha voluta. Noi torniamo a casa dalle nostre famiglie”
Forse a questo punto hai già strappatola mia lettera sia perché non condividi le mie idee sia perché sei ancora arrabbiato per la mia menzogna.
Eppure desidero spiegarti le mie ragioni visto che non me lo hai permesso quel sabato pomeriggio quando mi hai aspettata fuori dalla chiesa dove ero andata a fingere di confessare i miei peccati a un prete. Sento una fitta al petto se ripenso a te ai piedi della scalinata, con una sigaretta tra le labbra e uno sguardo di ghiaccio. Ricordo le tue parole: “Ciao Margherita, sai che mi hai deluso?” e io, che temevo che quel momento sarebbe giunto prima che trovassi il coraggio di confessarti la verità o di troncare il fidanzamento che mai avevo desiderato, rimasi in silenzio per qualche istante, poi chinai il capo. Tu mi dicesti: “Sei una bugiarda, ormai non credo più a nulla di tutto quello che ci siamo detti o che mi hai raccontato” Io tentai di chiederti di lasciarmi chiarire i motivi del mio comportamento e tu alzasti la voce per ripetermi: “Non credo più a niente di quello che esce dalla tua bocca!!!” e te ne andasti senza mai voltarti indietro.
Non puoi sapere che invece di tornare a casa mi rifugiai nella cappella di San Valentino, che a quell’ora sapevo di trovare deserta, e in ginocchio davanti all’altare piansi tutte le mie lacrime, piansi tanto che pensai di morire soffocata dai singhiozzi. Poi tornai dai miei genitori, dissi che non mi sentivo bene e mi infilai sotto le coperte. Avrei voluto poter rimanere in quel letto per sempre. Essere risucchiata dall’oblio.
Poche settimane dopo venni a sapere da Lucia che eri partito per il fronte. Ho aspettato a scriverti e mi auguro che ora non sia troppo tardi. Non mi sono decisa a farlo prima perché sono orgogliosa, lo sai, e tu mi avevi trattata male pur avendo pienamente ragione, poi ho pensato che non volessi sentire più parlare di me ne’ tantomeno leggere il mio nome su una busta. Però ti assicuro che non è passato giorno senza che io pregassi Dio perché ti proteggesse e vegliasse su di te. Ieri però è arrivata la notizia che il figlio minore dei nostri vicini è caduto durante una battaglia. Aveva la mia stessa età. Allora ho capito che non è più tempo per l’orgoglio, non è più tempo per i timori. Non è nemmeno più tempo per pregare e sperare. In fin dei conti perché Dio dovrebbe ascoltare le mie preghiere e salvarti, ma lasciar morire il nemico a cui devi sparare per sopravvivere quando anch’egli a casa ha certamente una donna che sta pregando per la sua salvezza?
Quindi eccomi a te dopo un lungo silenzio.

Io sono stata cresciuta con la consapevolezza che l’uomo giusto per me sarebbe stato scelto dai miei genitori nella cerchia dei nostri conoscenti, così come è stato per mia sorella maggiore, così come sicuramente è stato per le tue sorelle. Mia madre mi ha sempre detto che avrei imparato l’amore per il mio futuro marito con il tempo, standogli accanto, affrontando le difficoltà e le piccole gioie di ogni giorno al suo fianco. Ho accettato questa imposizione, mio padre in cambio mi ha permesso di prendere il diploma e di diventare maestra elementare. Solo Dio conosce i sacrifici che ha fatto quell’uomo per permettermi di studiare. Di conseguenza quando la scelta è ricaduta su Albino ho acconsentito con un sorriso. Lo conosco fin da quando eravamo bambini. E’ un bravo ragazzo, serio, senza grilli per la testa. Un gran lavoratore. So che puoi non credermi ma provo un profondo rispetto e una sorta di affetto nei suoi confronti. Avevo accettato che egli sarebbe stato il mio destino e mi ero imposta di trasformare con il tempo quell’affetto in amore.
Poi quella sera sei arrivato tu con il tuo sorriso, i tuoi riccioli scompigliati e ho capito che l’amore non si impara, non si costruisce, l’amore arriva all’improvviso ci fa balzare il cuore in petto e manda all’aria tutto ciò in cui abbiamo sempre creduto. L’amore è amore.
Ho perso la ragione e per paura di non poterti avere ho mentito e non ti ho detto di essere fidanzata. Temevo che se l’avessi saputo non mi avresti più voluta oppure peggio mi avresti considerato una poco di buono e come tale mi avresti trattata. Ogni mattina per quei due mesi mi sono svegliata ripromettendomi di confessare ogni cosa a mia madre e di rompere il fidanzamento con il povero Albino, ma ogni mattina quando vedevo mia madre china sul suo lavoro a maglia non trovavo il coraggio di spezzarle il cuore e di far crollare il suo piccolo mondo. Allora mi dicevo che avrei raccontato ogni cosa a te e sarei sparita dalla tua vita, poi arrivavo al nostro appuntamento, tu mi sorridevi e io pensavo che senza quel sorriso sarei morta. Un pomeriggio sono stata a un passo da dirti ogni cosa. E’ stato quando mi hai portata al lago Moro e non appena siamo arrivati trafelati a destinazione mi hai detto: “Quando potrò conoscere i tuoi genitori e dire loro che sono follemente innamorato della loro splendida figlia?” Avrei dovuto dirti la verità e invece ho preso tempo perché non avevo il coraggio di rovinare quell’attimo perfetto. Sono stata una codarda. Ho lasciato che gli eventi mi travolgessero e scegliessero per me. Grazie per non aver raccontato di noi ai miei genitori, sarebbero impazziti per il dolore nel sentirlo dalla voce di un estraneo. Grazie per aver lasciato che Albino partisse per la guerra convinto di avere una fidanzata innamorata che lo aspetta al suo ritorno. Tu hai dimostrato di essere un uomo. Io che mi riempio da sempre la bocca di ideali e di belle parole sono stata una vigliacca. Però ti amo. Ti amo. Su questo non ti ho mai mentito. Non pensavo fosse necessaria una guerra così sanguinosa per darmi il coraggio di agire, di affrontare le mie paure, di distruggere le illusioni di coloro che mi sono vicini. Prima di questa lettera ne ho scritte altre due. La prima rivolta ai miei genitori in cui spiego loro perché non posso rinunciare all’amore vero dopo averlo conosciuto. La seconda rivolta ad Albino perché anch’egli, se tornerà, merita di avere accanto una donna che lo sceglie, lo desidera e lo ama con tutta se stessa. 
E infine scrivo questa lettera a te, Pietro. Non ho idea di come ne’ di quando ti verrà recapitata. Temo che nel vedere la mia calligrafia tu possa avere una smorfia di disprezzo e la possa strappare in mille pezzi, senza leggere mai ciò che sto per chiederti.

Amore mio, quando questa terribile guerra sarà finita, quando i sopravvissuti torneranno alle loro case senza nemmeno sapere più i motivi per i quali hanno dovuto combattere, quando la neve si scioglierà e tornerà la primavera, quando le madri e le mogli non avranno più lacrime per piangere i loro uomini caduti in battaglia, quando tu uscirai da questo inferno, quando quel giorno arriverà posso avere l’onore di chiederti di diventare mio marito?

Con immutato amore
Margherita

CHIARA GHEZA

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