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giovedì 25 giugno 2015

"PIONIERI NELLA NOTTE" di Francesca Gnemmi



PIONIERI NELLA NOTTE

Il fuoco crepitava nel camino scavato nella roccia, accanto al letto, diffondendo nella stanza circolare una luce calda e vermiglia. L’aria frizzante che ci aveva sorpreso al calare della sera, costringendoci a stringerci nei nostri giubbotti, era mitigata da quel piacevole tepore.
Ora, al buio, la camera sembrava ancora più bella. Romantica e suggestiva, come desideravo fosse. Quante volte avevo immaginato quella notte, quanta aspettativa! Un’esperienza unica, indimenticabile. Sognavo un safari nelle immense savane del continente nero da quando ero ragazzina e oggi quel desiderio si stava realizzando. Tolto l’abito da sposa e via, verso la mia Africa.
Il pavimento liscio, di duro cemento grigio. Le persiane in bambù lasciavano filtrare qualche raggio di luna e i rumori della natura selvaggia e incontaminata. La vasca in art déco colma di schiuma, due bicchieri di vino poggiati lì accanto, oli ed essenze profumate. Soltanto noi.
Chiudemmo il mondo fuori. In quel paese incantato agli occhi dei viaggiatori e martoriato sulle spalle dei suoi abitanti. Ebbri di felicità ci spostammo nel grande letto a baldacchino: un velo sopra le nostre teste e luce fioca delle ultime braci e di qualche candela ormai consumata.
D’un tratto un rumore, appena accennato.
“Fra, ascolta! C’è qualcosa dentro la stanza.”
“Non vedo nulla, ma lo sento anch’io. Accendi la luce.”
“No, non lo metto il braccio fuori dalle coperte. Accendila tu!”
“Perché?”
“È un serpente! È sicuramente un serpente. Qui ce ne sono di enormi e pericolosi.”
“Quindi, è meglio che morda me?”
“Non deve mordere nessuno. Non muoverti, altrimenti si infilerà nel letto!”
“Va bene, ma dobbiamo fare qualcosa. Telefoniamo in reception.”
L’apparecchio era su un muretto dietro la testata del letto, ma nel pomeriggio avevo spostato il foglio con i numeri sulla scrivania accanto alla porta d’ingresso, per far posto a guide, taccuini e libri.
“Prendi il bastone che ci hanno lasciato per spaventare le scimmie, almeno ti puoi difendere e vai a prendere quell’elenco.”
“Non ci penso proprio. Nessuno si muoverà da qui. È troppo rischioso.”
Tremava e non ragionava più. Davanti alla sua folle paura e senza la sua protezione iniziai anch’io ad essere davvero agitata. Non ero a conoscenza della sua fobia per i serpenti e non sapevo cosa fare.
Movimento intorno a noi. Si sentivano passi e fruscii nell’erba. Sbuffi e versi di ogni tipo. 
“Fra, ricorda quello che ha detto la guida. C’è soltanto un fil di ferro che circonda i bungalow e tutti gli animali, a esclusione delle giraffe, possono passarci sotto e avvicinarsi.”
Ci addormentammo dopo minuti o forse ore, di interminabile terrore, abbracciati al centro di quel letto che era diventato la nostra prigione, mentre pacifici erbivori trascorsero il resto della notte brucando e girovagando liberi per la riserva.
La mattina seguente ogni coppia aveva la propria fantastica esperienza da raccontare.
La guida dissipò i nostri timori. “Il pavimento è antiscivolo proprio per evitare questo tipo di inconvenienti e comunque non è stagione di serpenti, sono ancora in letargo. Controllate le vostre cose, a volte capita che qualche topolino si infili nelle borse, negli zaini alla ricerca di qualcosa da mangiare.”
Mangiare? Un minuscolo e innocuo topolino cercava da mangiare…
Rifletti. “Abbiamo dei cracker in un borsone. Vado subito a controllare.”
Nella cerata di una delle borse c’era un piccolo buco e un pacchetto di quei maledetti cracker era aperto e mezzo rosicchiato. 
Al mio ritorno, una coppia che alloggiava nel primo lodge della fila raccontava allegramente di aver ricevuto la visita dei leoni durante la notte. “Li sentivamo camminare sulla veranda. È stato pazzesco!”
Noi invece… noi, avevamo… il topo!
Mio marito mi guarda atterrito. “Stanotte anche i leoni? Non ce la posso fare! Al prossimo viaggio in Africa cercheremo un lodge con delle vetrate, ben sigillate…”

FRANCESCA GNEMMI

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