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domenica 20 marzo 2016

"SI AVVICINA LA PASQUA" di Mirella Morelli



Si avvicina la Pasqua. Pardon: la Santa Pasqua!
Il fatto è che ad ogni festa si ripropone la solita litania del consumismo, e delle ricorrenze fatte apposta per i negozianti, e degli sprechi, e poi...
Per anni ci si barcamena, cercando di sfuggire ai luoghi comuni, riti religiosi e riti pagani, feste importate e tradizioni loco-regionali. 
Si contestano le scimmiottate di Halloween, si va alla fiera di Santa Lucia quasi vergognandosi, io poi!, che il torrone e la pastiera napoletana me le faccio in casa perchè spendo di più ma almeno è genuino e poi diciamolo...è così bello chiacchierare di ricette con le amiche! Anno per anno, mutando con le sacrosante feste senza quasi accorgersene, come fosse naturale partire dalle tavole imbandite in maniera quasi holliwoodiana per arrivare alla frugalità quasi eremitica, e dai peccaminosi struffoli allo strutto in una deriva minimalista fino alla colomba vegana.
E' difficile crescere-maturare ed anche cominciare-ad-invecchiare, conservando coerenza ma soprattutto conservandoci intelligenti. 
Perchè al momento giusto, in fondo, e cioè quando si entra nel diretto privato, la sfera razionale tracolla per essere invasa da quella emozionale.
Lo confesso, non c'è stato Natale senza inutili e burrosi panettoni, non c'è stata Epifania senza calze ridondanti e non c'è stata Pasqua senza uova di cioccolata spiaccicate un po' ovunque. Poi, "i figli crescono, le mamme imbiancano", si sa...Quest'anno per la prima volta ho saltato la calza della Befana, sissignori! Ma non perchè lo volessi, anzi: me ne sono ricordata il giorno dopo, e mi sarei messa a piangere.
I miei figli mi gardavano tra il sarcastico e l'intenerito: "Mamma, abbiamo ormai vent'anni!" hanno detto per consolarmi, ma davvero un po' straniti dal mio eccessivo sgomento. "Si, ma ce l'avevate pure l'anno scorso, e la calza l'abbiamo messa!", ho ricordato loro, i lucciconi agli occhi, in preda a grossi e grassi sensi di colpa.
Dunque sarà stato per questo mio sgomento, o che ne so.
Ma giorni fa, in una chiacchierata al telefono con mia figlia all'università, è scappata fuori questa cosa qui, ora vi dico: 
"Torno a casa la settimana prossima, mamma. Ah, ma'...ti ho comprato l'uovo di Pasqua."
"Cosa??"
"Sì, dai...l'uovo, no?"
"Ma sono a dieta, e poi è una vita che non mangio cioccolata, e poi...SONO GRANDE!", le ho ricordato, in stato confusionale.
"Mamma, lo so che sei GRANDE! Ma questo è l'uovo de Il Piccolo Principe."
"Ah..." 
Il MIO Piccolo Principe? La MIA favola preferita? La MIA fissazione?
Cuoricini volavano nell'aria. Petali di fiori di pesco, colombi innamorati che tubavano amore e pace. Campane di risurrezione. Tutti, tutti i sacri e profani simboli in quel solo "Ah...".
Tutti gli anni di coerenza-non coerenza, tutti gli anni vissuti e cresciuti insieme, tra mode fasulle e simboli imposti: tutto l'amore in quel semplice "Ah...". Insieme ad una enorme, appagante gratitudine per quel simbolo consumistico. Consumistico?
E si capisce solo allora, quando i figli crescono e le mamme imbiancano, ed i ruoli si invertono, che i simboli consumistici non sono altro che riti d'amore che scandiscono il tempo, il nostro tempo.

Buona Pasqua a tutti, ovunque, ma con i vostri amori.

© Mirella Morelli

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