Logo blog

Logo blog

giovedì 24 marzo 2016

"LA VERA STORIA DI FIOCCHI FANTASMA" di Margherita Benati

RACCONTO

LA VERA STORIA DI FIOCCHI FANTASMA


Pensare di scrivere per bambini è una bella cosa. E riuscire a farlo davvero è un buon punto d’arrivo. Ma non pensare di scrivere per bambini, e poi ritrovarsi ad aver pubblicato questo piccolo libro, riconosce in abbondanza quel senso del meraviglioso dell’inaspettato e del misterioso alla propria vita, quello stesso che pervade la letteratura per l’infanzia nelle sue espressioni più alte. Quasi che le due, la vita e la fiaba, avessero deciso di essere una sola. Così, senza speranza alcuna di potermi sottrarre, mi è capitato d’incontrare la magia dell’imprevedibile; e nulla è stato più oscuro e affascinante del mio studio interiore, rivolto a decifrare quel mondo incantato che stava lì, ad aspettarmi dentro, dolce e fantastico, silenzioso e muto fino a quando non ho voluto starlo sentire .
“ Voglio ascoltare! Lasciatemi!” dicevo a me stessa mentre vivevo la mia vita lontana anni luce dal raccontare. Quel raccontare e ascoltare un racconto, che è in fondo dono a se stessi e agli altri dei nostri sogni, e di quelli che ci appartengono come espressione dolcissima della nostra umanità. Perché dunque le fiabe volevano vivere con me, nella mia vita? Ho provato a rispondere come ho potuto, scrivendo di loro, e per loro. Non so, sono così incapace a tracciare la meraviglia e l’incanto di quei mesi in cui ho iniziato piano piano a scrivere: e che cosa stavo per scrivere? Tutto da mettere insieme e da costruire dall’inizio alla fine, senza sapere nulla!
Ma è come quando inizia un nuovo amore o una nuova avventura molto bella: si accende una luce abbagliante, e non importa se non ti permette di vedere oltre. Sì, a distanza di anni posso affermare che è stato un colpo di fulmine, e ho vissuto giorni e mesi di intensa emozione, gioia, speranza, futuro: avevo scoperto che potevo permettermi, potevo osare molto di più, che la mia vita cambiava e si rivoluzionava, se solo l’avessi seguita. Del resto, è fuori dubbio, ho sempre trovato intrigante il cambiamento, e amato la novità, e questa era davvero la più coinvolgente che mi potesse capitare in quel momento, quando avevo 37 anni, una famiglia e due bambini: poter scrivere...
E frase dopo frase, una correzione dopo l’altra, dopo diversi mesi era nata una fiaba, la mia prima fiaba, quella delle sorelle Birimbambò; ecco dove mi aveva condotto la magia dell’imprevedibile. E se davanti a quelle pagine di quaderno scarabocchiate ero tanto sorpresa quanto inconsapevole, e avrei voluto gridare a tutti la mia felicità, così mi sorrideva avere questo segreto con me, mentre solo io e la mia fiaba sapevamo. Tuttavia non riuscivo a capacitarmi di come tutto questo fosse potuto accadere. Nei mesi successivi il tempo della riflessione mi aveva consentito di realizzare che forse avrei potuto scrivere altre piccole fiabe, forse; provando e riprovando a ripercorrere la strada che avevo appena scoperto, e che mi aveva permesso di arrivare a completare la prima. Ma, nel tentativo di ripetere la prova, era come se il sentiero fosse stato smarrito: dopo aver scritto la prima fiaba non sapevo come scriverne un’altra. La seconda che avevo appena iniziato era Fiocchi Fantasma. 
Questo particolare della mia piccola storia di autrice non è di poco conto. Esso infatti rivela tutta l’ingenuità e spontaneità nel dedicarmi alla scrittura, e rivela altresì che si può scrivere senza nessun esperienza, o studio letterario e creativo: ho così compreso che era stato decisivo, nella stesura del mio lavoro, il cielo delle mie emozioni; per me scrivere fiabe aveva significato in primo luogo elaborare sensazioni avvincenti, ma non solo. Molte delle idee che mi apparivano alla mente a comporre il sentiero narrativo erano banali, e proprio per questo non mi piacevano affatto; non riuscivano a portarmi con loro, tant’è vero che ho costruito altre fiabe solo attraverso il tempo, la pazienza, e la libertà di esplorare nuove occasioni di sogno. 
E che dire di queste nuove e inesplorate possibilità? Innanzitutto che mentre i miei pensieri si arrovellavano in direzione dell’originalità, trovando la sfida difficile, i giorni passavano: ma non è proprio il tempo uno dei fattori chiave della bellezza di ogni forma d’arte? Alle volte le intuizioni sono veloci, altre no, non per questo si deve credere che non ci siano le capacità in sé di far bene. Così come la fretta, o il risparmio del tempo, che senso hanno se al contrario la nostra vita e la nostra mente ci chiedono di restare libere fino al rintracciare e al portare alla luce ciò che inseguono? 
C’è stato poi un punto chiave al quale legare i fili delle trame: come dicevo sopra ho ritenuto che il sogno sognato dalla fiaba stessa dovesse essere originale, grandioso e inarrivabile, ma nel contempo doveva essere reso accessibile, magicamente, dal narratore attraverso le parole, attraverso l’intensità descrittiva fantastica. In altre parole suggerire grandi aspettative delle quali far innamorare, certi che si può migliorare, comunque vada. Nella mia fervente immaginazione una delle una delle visioni più affascinanti in cui mi sono imbattuta, e con la quale mi sono trovata a tu per tu, è stata quella delle casette in bicicletta. Ho sentito che l’inventiva del paese delle case curiose era mia e mi apparteneva più che mai, forse perché nella mia vita avrei voluto viaggiare e non ho potuto, forse perché ancora oggi non posso fare come vorrei dei miei giorni, o forse per la mia persistente volontà di cambiamento. Fatto è che quelle casette decidono di lasciare le loro fondamenta in nome della libertà di muoversi e di conoscere il mondo. E che grande avventura sanno vivere! Non escludo, anzi mi propongo di trarne presto una più ampia opera narrativa che possa contenere le più strabilianti peripezie di questo paese impossibile da tener fermo. 
Ancora, nel mio scegliere le intuizioni che mi sembravano le migliori ho tenuto in gran considerazione una caratteristica: la loro semplicità; non è niente di nuovo la semplicità, anzi è tutto di vecchio, ma alle volte, presi dall’ansia di produrre buoni risultati, ci si arrabatta in chissà quali avventure, e si lascia da parte la linearità, le cose che circondano, e che sono comuni a tutti noi. Ad esempio l’idea delle tre rondinelle come protagoniste, o delle tre sorelle Birmbambò o del Natale e della sua neve sono temi molto comuni ad altre fiabe, ed elementari, ma poi ho lavorato per trarne un nuovo intreccio, che mi convincesse a modo mio. Perché è chiaro che se sulla letteratura per l’infanzia è già stato scritto di tutto, e se non si riescono a trovare personaggi davvero innovativi, come possono essere le casette in bicicletta, è necessario intervenire sulla narrazione, per dare quella forma esclusiva di cui un buon racconto non può fare a meno. 
Il Giardino di Azzurrino è stata l’ultima fiaba scritta in ordine di tempo, e mi rimane sempre dolcissima più di tutte, perché i fiori mi hanno voluto regalare idee straordinarie; nella stesura delle tre rondini sotto l’ombrellino, mi sono impegnata con l’intenzione di rendere altrettanto dolce una storia che avesse come protagonisti questi uccellini per me molto cari, che sempre ho visto fare il nido nelle stalle della nella mia campagna, e il loro andare e tornare allo stesso nido non solo mi ha sempre sorpresa, ma mi portava a immaginare quale fosse il loro viaggio tanto lungo. Mentre la fiaba Fiocchi Fantasma (il cui titolo mi rimase subito impresso nella mente e mi piacque tantissimo) mi è stata in parte ispirata da mio figlio Davide, il quale, chiedendomi di scrivere per lui un racconto dedicato ai fantasmi, mi portò a unire la magia del Natale e della sua neve agli spettri benevoli che popolavano i suoi sogni di bambino, e che oggi lo attraggono ancora moltissimo, e lo accompagnano imperterriti a immergersi spesso in quel mondo definito letteratura gotica dell’Ottocento. Quando ho pensato alla ciliegina, alla magia della vita, Londra, città che mi ammiro incondizionatamente per la sua storia, modernità, libertà e capacità di rinnovarsi, è stata ancora il teatro più bello dove svolgere la matassa degli episodi. Perché Londra era e rimane nel mio immaginario raccolto sui libri di Dickens e Stevenson la terra di tante avventure meravigliose, e di quegli uomini valorosi chiamati corsari e pirati, alla conquista di tesori, che non si arrendono alle avversità, ma combattono fino alla fine. 
In ognuna delle mie storie, molto diverse una dall’altra, e già i loro titoli in questo senso la dicono lunga, non c’è spazio insomma per la routine, e senza fraintendimenti suggeriscono a me stessa e al lettore di cambiare le regole, dalle più antiche a quelle più attuali; di farlo nella giusta via, per arrivare al lieto fine. E si ricordi: la giusta via spesso è una sola. 
Non posso a questo punto tralasciare un accenno all’incontro e all’amore tra il castello e la casetta in cielo, protagonisti della fiaba la casetta in cielo, dove avrei potuto benissimo sviluppare la storia in mille altri modi, e far innamorare il castello di un qualunque altro personaggio, anche una principessa poteva andare bene, pur di trovare un buon finale comunque. Una principessa che magari dopo avergli dato un bacio si sarebbe trasformata in una villa tutta per lui. Ma, per come la penso, il castello non poteva che incontrare la sua anima gemella in un suo simile, il quale non poteva trovarsi sulla terra, perché ogni grande amore è un dono che viene dal cielo, e doveva essere fatta di luce e di dolcezza, la stessa stoffa del bene. E, con tutto ciò, ora chi mai potrà dire: “Il mondo delle fiabe ha già visto tutto! Sono sempre le solite! Il principe e la principessa o la cicala e la formica! I draghi e le streghe e le balene, e via di questo passo.” No, con questo piccolo libro le cose sono state rivoluzionate. E se i giorni non mi sono bastati il tempo non ha stretto i lacci della sua la borsa, e mi ha regalato i suoi mesi, che poi sono diventati 15 anni e 7 fiabe: in tutto 121 pagine di FIOCCHI FANTASMA E ALTRE MERAVIGLIE.

MARGHERITA BENATI

Nessun commento:

Posta un commento