I miei cieli riempiti di vuoto come turbini si avvolgono
a lacerare ciò che rimane di noi.
Sta un volo radente di rondini
ad annunciare i temporali,
un battere convulso delle ciglia
che trattengono incapaci la pioggia
a dilavare le sponde dei miei occhi.
Le mie profondità arse si dissetano
e l’anima mia come vomere assuefatto alla terra
solleva gli occhi al cielo.
Per un attimo si crede struttura alare
capace di volare.
Rondine di ferro.
Nonostante si abbia provato a farmi affondare.
(Fabiana Petozzi)
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