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mercoledì 15 luglio 2015

"LA MAGNOLIA DI RA" di Maria Francesca Consiglio

La Magnolia di Ra.

Tutto sembra esser troppo semplice; sentiero battuto, acqua limpida, legno senza tarli, capo dell'infante denutrito senza pidocchi. Eppur se ad un volto candido non regalo una maschera grottesca, stringendo forte l'elastico intorno alle orecchie, non si avvera la compulsione, s'appiattisce il cappello dello stregone. Non è contento il mio cuore di correre su prati liberi; egli cerca sempre labirinti dove commettere delitti e misfatti. Quale maledizione mi porta, come ad Aurora a concupir il fuso dell'arcolaio, a sabotarmi i sentimenti? Eppur nel tuo labirinto io ho trovato la morte; gemono i brandelli della mia anima, disordinati e penzolanti, su cespugli dritti come la tua matita da Faraone. Notte senza sonno, che non ispira nulla se non agonia, rompi le catene di questo amore che mangia le caviglie alle Titanidi. Cerco ristoro per gambe che posso sentir nitrire, battere zoccolo tra le lenzuola che hai abbandonato, vogliose di cingere il tuo polpaccio cantastorie, come rami secchi morenti tra nuovi arbusti. Dammi un orologio che possa comandar tempo, ch'io possa tornar indietro e metter sotto campana di vetro il tuo cuore di platino e magnolia. Dammi un timone che possa saggiamente guidarmi attraverso questa tempesta scatenata dal Tritone della mia volubilità. Dammi ancora, una volta soltanto, il tuo profilo perfetto ed io a disegnarlo sotto il polpastrello architetto, testimone di quella magnificenza. Dammi la tua voce, brezza sulla pelle scorticata dal deserto di una passione che solo ora giunge a me come l'unica oasi in queste dune che mastico e mescolo alla saliva che ti leniva. Sono ora un villaggio raso al sottosuolo senza il tuo abbraccio, fatto a pezzi dalla mia ignoranza; se solo potessi raccoglierli come coriandoli d'arcobaleno, petali vergini di un bocciolo e spargerli sui torti che t'ho procurato, per i quali non trovo pace, ne farei trapunta senza regole su quel letto che par una bara dove affondo, che mi succhia via ogni energia stando immobile, che profuma di te e puzza della mia colpa. Per me v'è solo un'amaca di rovi nella quale cullo i minuti che mi separano da te, ai quali mastico gli spigoli, succhiandone i secondi, gocciolando maledizioni dal fondo schiena. Vieni a nuotare tra le mie lacrime, non temere la pinna dello squalo; è sagoma senza carne, bocca sdentata, stomaco senza fame, sacca senza vita, predatore vegetariano, amore a senso unico, come il mio. Quando l'ora è lieta per la beltà della Luna e canta il coro degli spettri delle nostre menti, io t'aspetterò crocifissa su quella panchina, come un'ombra che abbia perso il corpo, come una spiaggia gelata, come sigaretta abusata ma mai accesa su labbra tinte dal rossetto della siccità. Sarò complice tua, anima contraddittoria, delle tue dita, io che per riaverti brucerei ogni carta, che il mazzo sei tu.
© Maria Francesca Consiglio - all rights reserved.

MARIA FRANCESCA CONSIGLIO

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