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sabato 3 gennaio 2015

La signora dei gomitoli che intreccia storie, di Gisella Laterza.




illustrazione di Francesca Capellini


La signora dei gomitoli abita laggiù, proprio lì. È una casetta nascosta in un labirinto di strade, ma voi, se seguirete un profumo di cioccolata e di nuvole, potete sperare di trovarla. È un profumo così strano perché i suoi gomitoli sono speciali: in ognuno di essi è racchiusa una storia. Nessuno sa come faccia quella signora ad avere dei gomitoli tanto bizzarri. Alcuni dicono che li abbia già in casa, e che, per trovarli, le basti riordinare un po’ i cassetti, aprire gli armadi e frugare tra le stanze piene di luce e polvere della sua infanzia. Altri dicono che abbia dei piccoli aiutanti simili a folletti, cacciatori di storie, che vanno in giro per il mondo ad acciuffarle, riuscendo a scovarle nei posti più impensabili. Ma chi sa come stanno le cose? Nessuno li ha mai visti.

Quel che è certo è che la signora, per tutto l’anno, osserva i diversi fili, mette insieme quelli che possono stare insieme, mette da parte gli altri. Non butta mai niente. E infine, la vigilia di Natale, ogni anno, le sue storie sono pronte per tutti i bimbi che vogliono ascoltarle. Allora la signora dei gomitoli spalanca la porta, e tutti voi, se volete andare da lei, potete seguire il profumo particolare delle storie e cercare la casetta. Ed entrare.

La troverete seduta sulla sedia a dondolo, davanti al camino sempre acceso, intenta a sferruzzare, circondata da garbugli di fili colorati. Ne mette insieme due, dieci, cento! Lo fa con qualche impaccio ogni tanto, e ogni tanto dovendo sciogliere i nodi e ripartire da capo, ma sempre con la felicità e la spontaneità di chi sta compiendo un atto familiare e antico. Sotto le sue dita esperte, le storie prendono forma. Lei le intreccia e le racconta ai bambini. E alla fine della giornata, quando i gomitoli si sono srotolati, restano tanti maglioni di mille colori diversi, che la signora regala ad ogni bambino. È il regalo più bello che si possa fare per Natale: una storia, e un poco di tempo per raccontarla.

Ogni bimbo se ne va contento, perché ha quel maglione che continua a tenerlo al caldo anche quando la storia è finita. Quella mattina prima di Natale, si sentì per le strade quel buon odorino di cioccolata e di nuvole, e molti accorsero alla casetta. Trovarono la signora dei gomitoli, e si misero in cerchio per ascoltarla. Ma prima parlarono un po’, perché era da un anno che non si vedevano e il Natale è l’occasione più bella per stare con chi, da tanto tempo, ci manca. Dopo tante feste e tanti racconti, una bambina molto piccola disse: «Però io sono preoccupata per Gianni». «Chi è Gianni?» chiese la signora. «È un bambino nuovo in città, ma è sempre arrabbiato, perché la sua mamma e il suo papà non sono mai con lui». La signora si fece triste, come se cose simili accadessero troppo spesso, ma disse: «Vai a chiamarlo. Gli faremo noi compagnia, perché è quasi Natale, e in questi giorni nessuno può essere lasciato solo.»
La bimba annuì, ubbidì, e corse via. Tornò dopo qualche tempo in compagnia di un ragazzino dai capelli mossi e dall’aria arruffata. La signora dei gomitoli lo accolse con un sorriso: «Come ti chiami?». «E a te cosa importa?» borbottò il bimbo. «Perché ognuno di noi è una storia da raccontare. E per farlo, si parte sempre dall’inizio, dal nostro nome». «Gianni» si lasciò scappare il ragazzino, incantato dalla risposta, ma incrociò le braccia sul petto. «Piacere di conoscerti. Forse ho una cosa per te».

La signora cominciò a frugare nei cassetti e negli armadi e trovò un gomitolosolitario che quell’anno non era riuscita a intrecciare con nessun altro. Si sistemò sulla sua sedia a dondolo, prese i ferri e disse: «C’era una volta...» Gli altri si sedettero in cerchio, in ascolto, ma Gianni rimase in piedi. La signora però sembrò non farci caso, e cominciò a sferruzzare e a raccontare. Era la storia del piccolo Giovannino che un giorno restò solo a casa. I suoi genitori erano sempre lontani perché di soldi, quell’anno, ce n’erano pochi in tutto il Paese, e loro erano costretti a lavorare anche a Natale. «Non mi piace» la interruppe Gianni. La signora però non perse il sorriso e mormorò: «Davvero? Ascolta...»

Giovannino un giorno scoprì che sotto il letto si nascondeva un mondo incantato. Vi entrò, e vide foreste magiche, paludi spaventose, deserti che sembravano non avere fine. C’era un orco che sapeva parlare solo in rima; una principessa che quando era felice piangeva e quando era triste rideva; un re che di notte si trasformava in capra; e un anello capace di infilarsi al dito solo delle persone sincere. Alla fine, Giovannino tornava a casa dai suoi genitori con tesori preziosi, e mamma e papà potevano restare sempre con lui. Gianni intanto si era seduto e aveva ascoltato, prima malvolentieri, poi sempre più preso e incuriosito, perché quella fiaba gli ricordava qualcosa, gli sembrava familiare e insieme antica, gli sembrava che parlasse di tutti e che parlasse di lui.

Infine, la signora dei gomitoli tacque. La storia era finita, i gomitoli si erano intrecciati, ed era rimasto un bel maglione. Era ormai sera e tutti i bimbi se ne andarono per stare con le loro famiglie la vigilia di Natale. Solo Gianni sarebbe stato solo. Per questo la signora prese il maglione, glielo diede e disse: «Portalo con te: è caldo e soffice. E questo forse non cambia nulla, ma cambia tutto». Da allora, Gianni andò dalla signora dei gomitoli ogni vigilia di Natale per tanti e tanti anni e lei aveva sempre nuove fiabe per lui e per tutti gli altri bimbi. Gianni poi crebbe e, anche se più raramente, andò a trovarla ancora. Dopo anni e anni ci portò anche la sua ragazza, poi sua moglie, poi i loro figli, e anche i figli di amici e gli amici stessi, perché a volte anche i grandi hanno bisogno di una fiaba. Un giorno, quando la signora dei gomitoli era molto, molto anziana, in mezzo a tutti, grandi e piccini, comparve una bimba con la pelle bianca e le labbra nere. Era piccola, eppure non sembrava né giovane né vecchia.

«Come ti chiami?» le domandò la signora, anche se conosceva già la risposta. «Mi chiamo Notte» disse la personcina dalla pelle bianca e dalle labbra nere. La signora dei gomitoli la accolse come aveva sempre accolto tutti, con gioia e benevolenza. Aveva una fiaba anche per lei, e lei la ascoltò. Quando il racconto finì, la personcina con le labbra nere disse: «Ero venuta a prenderti, ma la tua storia mi è piaciuta. Per questa volta sono contenta, ma l’anno prossimo ti porterò via con me». Detto questo, prese il maglione appena sferruzzato dalla signora dei gomitoli, uscì e scomparve.

Tutti restarono zitti. Ma Gianni, che ormai era abbastanza grande perché ai suoi sogni si unissero i ricordi, esclamò: «Poverina! Si vedeva che ne aveva bisogno. Io non dimenticherò mai il primo momento in cui una storia mi ha riscaldato». Passarono ancora degli anni e la bimba dalle labbra nere tornò. «Come ti chiami?» le chiedeva ogni volta la signora. «Mi chiamo Notte» le rispondeva lei, ma se ne andava senza portarla via. Alla fine, quando la signora dei gomitoli fu così anziana che ogni sua ruga sembrava la riga di una nuova storia, capì che non si poteva ritardare in eterno. Però era preparata. «Come ti chiami?» chiese con dolcezza alla personcina dalla pelle bianca e dalle labbra nere. «Mi chiamo Notte» fu la risposta. «Sono pronta. Ti chiedo solo un attimo ancora, un attimo solo.»

Era ormai sera e tutti erano tornati alle loro case. Restava solo Gianni. La signora dei gomitoli gli disse: «Ricorda le storie raccontate. Raccontale a tua volta. Non si smette mai di vivere nelle parole di chi ci ha amato e ci ricorda». L’anno successivo, i bimbi e gli adulti non riuscirono a ritrovare la casetta della signora dei gomitoli. Ma si consolarono pensando che i loro maglioni caldi sarebbero rimasti per sempre. E anche se non la vedevano, continuarono a sentire nell’aria, in certe giornate, un profumo di cioccolata e di nuvole.

Gisella Laterza

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