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venerdì 23 gennaio 2015

Intervista a Lucia Serracca, autrice del libro “Specchi d’acqua” (a cura di Rosaria Andrisani)

Cari lettori di PL, oggi siamo in compagnia di Lucia Serracca e vogliamo conoscere meglio lei, il suo libro e la sua passione per la scrittura. E ora lasciamo la parola a lei!

1- Benvenuta Lucia! Vuoi presentarti ai nostri lettori?

Con piacere. Mi chiamo Lucia Serracca, vivo in Toscana, e precisamente a Certaldo in provincia di Firenze, che, tra l’altro, ha dato i natali a Boccaccio. Però sono Toscana solo al 50%, da parte di madre, poiché mio padre era salentino, della provincia di Lecce, vicino S. Maria di Leuca. Sono laureata in Biologia e lavoro presso l’Università di Siena. So che sembrerà strano: una biologa che si spaccia per scrittrice… In verità la passione per la scrittura si è manifestata molto presto, poiché ho conseguito la maturità classica, ma sono sempre stata attratta anche dai meccanismi della vita, in tutte le sue manifestazioni. Infatti “biologia” significa, come tutti sanno, studio della vita.

2- Perché hai deciso di scrivere “Specchi d’acqua”? Cosa ti ha ispirato?

Finora la mia è stata una scrittura di genere. Il mio romanzo precedente, non pubblicato, è un thriller storico e ho anche scritto racconti noir. “Specchi d’acqua” è il mio primo tentativo di scrittura non di genere. Da tempo, infatti, pensavo a una storia che avesse delle donne come protagoniste assolute, una storia che parlasse di uno stato di profonda alterazione, di eventi che all’improvviso sconquassano la vita come uragani e lasciano senza fiato, senza capacità di reazione. La mia intenzione era analizzare quali meccanismi psicologici, quali passaggi mentali dovuti a un disagio grave, oggettivo, possono portare a un graduale annullamento di sé, di tutto quello che una persona è stata, fino al momento in cui l’evento accade. E, quindi, quali possono essere le condizioni capaci di condurre a una sorta di resurrezione.Volevo parlare di donne che “ce la fanno” senza bisogno dell’intervento del principe azzurro che le salva con un bacio, della solita storia d’amore che spalanca le porte del cielo e fa dimenticare tutti i mali, tutti i dolori. E, infatti, le mie due protagoniste trovano dentro di sé la forza di reagire, nella loro essenza più profonda, nella loro capacità creativa. Gli uomini che stanno loro accanto sono molto importanti, ma non sono gli artefici della rinascita. Sono due artiste, una scrittrice fotografa e un’attrice, ma sono profondamente convinta, senza scomodare Virginia Woolf, che ogni donna, se le viene data l’opportunità, possa esprimere in molti modi la propria creatività e che questo rappresenti una delle chiavi di volta dell’esistenza. “Specchi d’acqua” racconta anche la nascita, faticosa e contrastata, di un rapporto di amicizia molto profondo tra due donne assai diverse, anche per età, ultracinquantenne la scrittrice, quasi trentenne l’attrice. Un rapporto madre-figlia? Forse, ma si tratta di un tipo di relazione in cui, alla fine, anche i ruoli si scambiano, a conferma dell’infinita capacità femminile di accogliere il diverso da sé e di generare, attraverso sensibilità ed empatia, una vita nuova. Anche senza mettere al mondo figli. Volevo, inoltre, proporre una storia che spezzasse una lancia a favore dell’amicizia femminile, così vilipesa, da più parti ritenuta impossibile, poiché sono assolutamente certa, per esperienza personale, che costituisca una forza dalle infinite potenzialità.


3- Parlaci della tua esperienza di scrittura.

Scrivere “Specchi d’acqua” è stata un’avventura entusiasmante. Al di là di ogni risultato, della eventuale pubblicazione o di possibili lettori, la scrittura è un’esperienza che basta a se stessa. Mentirei se dicessi che non speravo di vedere pubblicato il mio romanzo o che non m’importa delle impressioni che suscita. Al contrario, mi auguro con tutta me stessa che il mio libro riesca a “parlare” a ogni persona che avrà voglia e possibilità di leggerlo. Ma il tempo che ho passato in compagnia di Francesca e Costanza, le mie protagoniste, è stato intriso di felicità a prescindere da ogni altra considerazione. La scrittura ha bisogno di solitudine, a volte di isolamento. La costruzione del racconto, la scelta del respiro che deve avere, delle frasi con cui esprimere un concetto o descrivere un paesaggio o un’azione, delle singole parole necessitano di concentrazione, dedizione, di uno sguardo particolare dentro se stessi. Chi scrive sente su di sé la storia che si sta dipanando sullo schermo del suo computer, vive in simbiosi con i propri personaggi e quando li lascia per mantenere il minimo indispensabile della vita di relazione, o anche solo per dormire, non vede l’ora di tornare a interloquire con loro. È stato un viaggio, per questo parlo di avventura, un’esplorazione della capacità (che spero di aver avuto!) di ideare e realizzare un racconto che mi permettesse di affrontare gli argomenti che mi stavano a cuore, come ad esempio lo scempio ambientale del nostro territorio e di renderlo interessante.


4- A quale personaggio del tuo libro ti senti più legata e perché?

È molto difficile per me rispondere a questa domanda. Credo che, per chi scrive, ogni personaggio abbia delle caratteristiche che glielo fanno amare. Sono molto legata a entrambe le mie protagoniste. Tra l’altro, il personaggio di Costanza è ispirato a una persona reale, una giovane attrice intelligente e bravissima, che seguo e stimo molto. Però, se proprio devo esprimere una preferenza, dico Francesca. Prima di tutto perché, oltre che scrittrice, è anche fotografa e io sono un’appassionata di fotografia. Creare questo personaggio, perciò, mi ha permesso di parlare di una delle espressioni che, dopo la scrittura, amo di più. L’immagine di copertina di “Specchi d’acqua”, infatti, è una mia foto. Francesca, inoltre, mi è più vicina come età e come modo di concepire l’esistenza. In lei si riassumono molte mie esperienze. In definitiva, mi somiglia.


5- Definisci con tre aggettivi “Specchi d’acqua”.

Anche questa è una domanda difficile! Vediamo… prendo in prestito qualche definizione che mi ha regalato chi lo ha letto: avvincente, viscerale, delicato.


6- Scriverai ancora?

Sì, certo. Sto già lavorando a un noir, che assorbe molta della mia attenzione: questo genere di racconto deve funzionare come un congegno perfetto e… non è semplice. Ma non ho abbandonato l’intenzione di scrivere altre storie, infatti sto raccogliendo molti appunti anche per una raccolta di racconti. Dato che svolgo un altro tipo di lavoro, spero di avere tempo e modo di dedicarmi a questa attività che sta diventando sempre più importante nella e per la mia vita.

Auguro a Lucia che la sua passione per la scrittura sia sempre così profonda!


(intervista a cura di Rosaria Andrisani)


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