Logo blog

Logo blog

sabato 31 gennaio 2015

IL BALLO di Irène Némirovsky, recensione di Mariagrazia De Castro


La breve e intensa vita di Irène Némirovsky inizia a Kiev nel 1903. Figlia di un ricco banchiere di origine ebrea nel 1913 si trasferisce a San Pietroburgo e poi, a causa della Rivoluzione russa, nel 1918 fugge con la famiglia in Finlandia e poi a Stoccolma. Nel 1919 la famiglia arriva in Francia. Scoppia la Seconda Guerra mondiale: il 13 luglio del 1942 verrà arrestata, deportata e morirà ad Auschwitz il 17 agosto de 1942.

Il ballo” è un romanzo breve scritto nel 1928 e pubblicato nel 1930. Protagonista è un’adolescente, Antoinette Kampf, che vive Parigi con i genitori.

Antoinette ora stava in piedi e si dondolava goffamente su una gamba. Era una ragazzina di quattordici anni, lunga e magra con il volto pallido di quell’età, tanto smunto da apparire agli occhi degli adulti come una macchia rotonda e chiara, priva di lineamenti, le palpebre socchiuse, cerchiate, la boccuccia serrata…

I suoi genitori fanno parte di quella schiera di personaggi tanto amati dall’autrice, quei parvenue arricchitisi, la cui massima aspirazione è accumulare oro e fortune da esibire nei salotti altoborghesi. Vivono così, in funzione della mondanità, e in questa corsa sociale all’accumulazione dimenticano quanto Antoinette abbia bisogno di un padre e una madre, di affetto e attenzioni. Cosa interessa loro se non, pateticamente, la gente che conta, quella con cui arruffianarsi nei salotti esclusivi, quella che ha avuto accesso a un gradino più elevato della scala sociale ed economica? Quella gente che tanto più velocemente ha scalato la classifica, quanto più progressivamente si è immiserita nei sentimenti.

I Kampf sbavano all’idea di un posto al sole nella società parigina, ecco che allora il colpo di genio suggerisce loro di organizzare un ballo in grande stile, un evento durante il quale i fiumi di champagne e il cibo raffinato e costoso si sprecheranno. Solo così potranno salire sul carro del vincitore e nella follia organizzativa, la smania di sembrare moderni e competitivi li porta a escludere la figlia Antoinette alla quale fisicamente verrà precluso l’accesso alla sua camera (che verrà messa a disposizione degli ospiti come bar). La povera Antoinette verrà relegata in un ripostiglio e verrà incaricata di consegnare gli inviti.

“..e tu, Antoinette, nel ripostiglio…è in fondo all’appartamento, ti addormenterai tranquillamente, non sentirai neanche la musica…”.

La distribuzione degli inviti alla massa di villani arricchiti e di basso profilo, a quelli che hanno fatto soldi a palate e che mangiano come porci, si presenta come una formidabile opportunità per Antoinette per mettere in atto la sua sottile vendetta, per vedere esaudito il suo sogno: trasformare la collera in giustizia, il torto in rivalsa.

L’euforia dei genitori per il ballo si trasforma in un grande smacco, in una sconfitta umiliante, diventano vittime di se stessi e della stessa comunità sociale in cui vivono.

Il Ballo è una sintesi perfetta tra i temi più cari alla Némirovsky: il livore verso gli altoborghesi con le tasche piene e i cuori vuoti, l’incapacità di amare di alcune madri, la bramosia di potere, la cupidigia e l’opportunismo.


E’ un racconto lucido e spietato in cui emerge la necessità fisica ed emotiva di Antoinette di differenziarsi rispetto a quella madre inutile,di ribellarsi rispetto a quella madre castrante, umiliante e problematica.

Emerge ancora la pulsione (anche sessuale) di Antoinette di “sfruttare” quell’occasione, in casa sua, per conoscere l’amore…

«Un ballo… Mio Dio, era mai possibile che lì, a due passi da lei, ci fosse quella cosa splendida, che lei si immaginava vagamente come un insieme confuso di musica sfrenata, di profumi inebrianti, di abiti spettacolari… Di parole d’amore bisbigliate in un salottino appartato, oscuro e fresco come un’alcova… e che quella sera venisse messa a letto, come tutte le sere, alle nove, quasi fosse un bebè… Forse alcuni uomini, sapendo che i Kampf avevano una figlia, avrebbero chiesto di lei […]».


L’entusiasmo adolescenziale di Antoinette è una forza straordinaria, intensa e coinvolgente che viene repressa e soppressa dal comportamento antiparentale dei genitori, ma prima ancora che diventi male di vivere, la contentezza negata si trasforma in bisogno di essere ripagata delle ingiustizie subite. Antoinette non lascia correre e quel sentimento duro da sopportare, la vergogna,alimenta la sua sofferenza ed ecco che punta alla vendetta per anestetizzare il dolore.

 Mariagrazia De Castro

Nessun commento:

Posta un commento