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mercoledì 7 gennaio 2015

"I Ponti di Madison County", di Robert James Waller. Recensione di Domizia Moramarco.



In molti avranno di sicuro visto o addirittura rivisto il film del 1995 I Ponti di Madison County , tratto dall’omonimo romanzo che Robert James Waller aveva pubblicato tre anni prima e di cui Clint Eastwood ha curato la regia, reso soprattutto noto al pubblico grazie alla magistrale interpretazione che egli stesso regala accanto a una sempre strepitosa Meryl Streep.
I due attori interpretano rispettivamente Robert Kincaid, fotografo, e Francesca Johnson, casalinga, i cui destini si incrociano in “un asciutto pomeriggio di agosto” del 1965 nella cittadina di Winterset. Siamo nelle campagne dell’Iowa dove si consumerà una storia d’amore, breve ma intensa, che accompagnerà i ricordi dei protagonisti per il resto delle loro vite. Con un espediente letterario e l’uso di numerosi flashback l’autore fa credere che la storia sia realmente accaduta.

A volte capita di nascere in un luogo finendo di vivere il resto della propria esistenza in un altro, magari molto lontano dal primo, non è detto quindi che si debba per forza morire nello stesso posto in cui si è nati. A volte è il caso a condurci altrove, altre volte le necessità, altre solo la voglia di evadere e altre ancora la coraggiosa scelta di lasciarsi tutto alle spalle. A volte si vorrebbe invece non essere finiti in un posto in cui si vive da lungo tempo senza che accada niente di nuovo, dove le emozioni pian piano finiscono con lo spegnersi …

Mi piace pensare che sia questo il groviglio di emozioni che si attorciglia attorno al cuore di Francesca, donna quarantacinquenne dalle origini italiane che è finita sulle colline lungo il Middle River a prendersi cura della sua famiglia, composta da un marito agricoltore dedito al suo lavoro che “non capisce la magia e la passione” e da due figli adolescenti che iniziano a spiccare il volo verso altri nidi. Ma se prima la mamma era tutto per loro, nutrice e consolatrice, adesso è diventata una presenza quasi invisibile in casa. E lei accetta tutto senza lamentarsi, lasciando che strato dopo strato la sensazione di vuoto e nullità si annidi nella sua anima. E basta l’occasione di una fiera locale del bestiame per decidere di lasciar andare tutti via di casa e godersi qualche giorno di quiete casalinga, pausa subito interrotta e sconvolta dall’arrivo di un affascinante sconosciuto dai modi gentili, che presta attenzione ad accompagnare la porta della cucina alle sue spalle, particolare che colpisce Francesca abituata a sentire il tonfo che provocano i suoi familiari lasciandola sbatacchiare con indifferenza; un uomo dalle movenze intriganti.
Subito i veli pesanti che avvolgono il suo cuore silenzioso iniziano a staccarsi l’uno dall’altro, fino a quando l’ultimo cade e si dissolve definitivamente. Imbarazzata, ma pervasa da una rinnovata dolcezza, prima risponde a una sua richiesta di informazione, poi accetta di accompagnarlo sul luogo che egli sta cercando, portando a distanza di anni la sigaretta alle sue labbra, poi propone un appuntamento, poi accetta di conoscerlo meglio e poi il destino fa il suo corso.

Robert, cinquantaduenne solitario e divorziato, è un fotografo a servizio del National Geographic che, come ci tiene a precisare, fa fotografie, non le scatta ed è anche scrittore-poeta e musicista. Viaggia in giro per il mondo e si ritrova nella contea per un servizio sui ponti coperti. Propone a Francesca di seguirlo durante i suoi servizi fotografici e la donna accetta. Tra i due nasce repentinamente una tenera complicità che fa riscoprire alla donna le sue inclinazioni nascoste, come la vena poetica messa a tacere dopo aver abbandonato l’attività di insegnante per volere del marito, ma soprattutto riscopre la sua grazia femminile fra le braccia di Robert.

Il tempo del soggiorno di Robert volge al termine, i familiari di Francesca stanno per rientrare e per lei il risveglio alla realtà sarà troppo brusco e doloroso, costretta a dover prendere una decisione lacerante.

Sceglierà di seguire Robert o di dimenticare quello che è accaduto fra loro come se fosse stato solo un bellissimo e dolcissimo sogno?

Di sicuro il lettore non dimenticherà tanto facilmente i due protagonisti, delineati in maniera sapiente e delicata dall’autore. E’ possibile che molti riescano a identificarsi nelle intime sfaccettature di questi due straordinari personaggi. Qualcuno potrà ritrovare una piccola parte di Robert, il cowboy in via di estinzione, “l’ultimo prodotto di un ramo dell’evoluzione condannato a estinguersi” quell’uomo che come dice Francesca ha la strada dentro, “il punto in cui realtà e illusione si incontrano” perché come egli stesso si definisce “Io sono l’autostrada e il pellegrino e tutte le vele che hanno mai solcato i mari”.
Altri invece potranno riconoscere in sé uno o molti più aspetti di Francesca, la donna combattuta fra la voglia di ritrovare e di essere sé stessa, e le tenaglie del “maledetto senso di responsabilità”.

Domizia Moramarco

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