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lunedì 12 gennaio 2015

Diario di viaggio a Roma di Chiara Minutillo.

Anche questa avventura finisce qui. Così, tanto velocemente quanto è iniziata. E pensare che la sera prima di partire non ero nemmeno riuscita a prendere sonno. Erano le due di notte e ancora mi rigiravo nel letto, senza pace, come una bestia in gabbia. Non so a cosa fosse dovuta cosi tanta agitazione, ma solo un'ora prima di cercare di addormentarmi, mi ero addirittura sentita male. All'improvviso la mia camera mi sembrava una scatola chiusa, pareva che si restringesse un poco ogni minuto, fino a che poi si sarebbe chiusa completamente su di me. Ogni traccia di inquietudine è poi svanita nell'esatto momento in cui sono scesa dal treno il giorno seguente, per lasciare il posto a meraviglia e stupore. Mi trovavo finalmente in una delle città più belle e interessanti, artisticamente e storicamente, del mondo. Stavo finalmente facendo la mini vacanza che aspettavo e sognavo da tempo. Ero con tre delle mie più care amiche. Non vedevo l'ora di calarmi totalmente nell'atmosfera magica di Roma. E credo di esserci riuscita perchè dopo tre giorni il mio accento bresciano è parzialmente sparito per fare spazio alla cadenza romana. Ho persino scordato i ritmi frenetici della mia città, alzandomi un po' più tardi al mattino, facendo colazione con tutta la calma che mi era consentita, camminando per le strade senza la fretta di andare di qua e correre di là, ma anzi, prendendomi tutto il tempo per passeggiare, osservare, pensare, riflettere, ricordare le lezioni di arte e storia al liceo quando mi trovavo davanti ad un monumento, una scultura, un quadro. E ovviamente riservando anche del tempo per fotografare. Penso di aver fatto concorrenza alle centinaia di cinesi e giapponesi che c'erano a Roma. Ho scattato circa un migliaio di foto in tre giorni. Ho camminato per quasi settanta chilometri per rimanere senza parole davanti all'imponenza del Colosseo e della Basilica di San Pietro, per innamorarmi del Pantheon e dell'Altare della Patria, per visitare la Chiesa di Santa Maria in Trastevere e sentirmi talmente piccola davanti alla bellezza delle pitture e delle statue che ne decorano il soffitto, che non ho potuto fare a meno di sedermi, naso all'aria, a contemplare quell'immenso e minuzioso lavoro. Ho visitato posti di cui ricordavo di aver letto in alcuni romanzi, che ovviamente ora dovrò rileggere, perchè senza dubbio li vedrò con un occhio diverso. Potrò davvero sentirmi parte di essi. Sono entrata all'Hard Rock Cafè e ho girogavato per quasi un'ora in una libreria Feltrinelli per trovare un libro che potesse essere custodito come ricordo di Roma, scegliendone uno dal titolo piuttosto eloquente: "Addio Roma". Ho bevuto il caffè in una caffetteria-libreria, dove ho acquistato per soli tre euro una vecchia edizione di due romanzi che amo. Ho adorato ogni singolo angolo di questa città così immensa. Camminare su Ponte Sisto, osservare la pace del fiume Tevere in questi giorni, mi ha fatto provare una sensazione di totale abbandono alla forza di questa città sentimentalmente così ricca. Come se solo respirarne l'aria, sentire l'odore dell'acqua che scorreva sotto di me, osservare il cielo limpido, con il suo sole che creave riflessi dorati nel Tevere, potesse farmi pensare di essere parte di una realtà che in verità non mi appartiene. Avrei voluto che questa vacanza fatta di cultura, divertimento, risate e anche pianti, non finisse mai. Perchè le emozioni che Roma è riuscita a risvegliare in me sono talmente tante, così intense, così vere, che mi pento di non aver conosciuto prima questa città. Quello che mi ha lasciato dentro è davvero indescrivibile. Ho voluto scattare fotografie, comprare due libri, acquistare una maglietta e un paio di bacchette per la batteria all'Hard Rock Cafè. Tutto per ricordarmi di questa vacanza. Ma in realtà non ne avrei avuto bisogno. Perchè tutti questi oggetti possono rovinarsi, andare perduti, rompersi, diventare inservibili. Ma le emozioni no. Quelle rimangono. Restano anche quando i ricordi sbiadiscono o si affievoliscono. Restano quando gli oggetti materiali non sono più in grado di far rivivere ciò che la mente custodisce. I sentimenti non se ne vanno, perchè a differenza delle cose fisiche non possono rompersi, non possono diventare inservibili. Le emozioni rimangono perchè sono immortali.
Chiara Minutillo

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