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domenica 11 gennaio 2015

"Le voci", racconto di Franca Adelaide.

Arrivati al capolinea, bisogna ricominciare. Dura legge di tutto ciò che si ripete .Ancora e ancora.
Sono Artemide.
Ho deciso di andare da sola,questa volta.
Ho controllato il gas,ho staccato la luce, ho chiuso a chiave la porta.
Jeans neri, felpa grigia, giaccone coordinato e scarpe sportive comode di gomma, il mio profumo al mughetto, timido ma persistente, come una nota di fondo trattenuta in una melodia che muta sempre.
Ok Adesso sono pronta.
Questa volta,davvero.
Mi sono preparata a lungo per portare a termine ciò che sto per fare.Giorni, forse anni per arrivare a questo momento.
Coraggio, sì, ce n’è voluto ma io sono una che ama il rischio calcolato.
So che,comunque, qualcosa succederà.
Vado.
Mi trascino dietro un trolley pieno di voci che litigano: le voci che solitamente mi abitano dentro e che ogni tanto, per mettere a tacere, rinchiudo in questo modo. Non me ne dimentico mai, però … ; di portarle con me, intendo. Non posso rischiare di abbandonarle sul binario della stazione o alla fermata del pullman. Tra l'altro, farebbero un tale baccano che prima o poi sarei costretta a toglierle da lì. Così le comprimo ben bene perché occupino poco spazio, chiudo la cerniera, tiro fuori la maniglia e … via! Non mi infastidisce neanche il loro peso.
Adesso sono alla stazione, aspetto il treno per … per dove? Non ha importanza. Aspetto il treno.
E intanto fantastico su quanto sarebbe molto più comodo viaggiare senza bagagli, salire e scendere agilmente, senza pesi da sollevare o da trascinare; libera come il vento viaggiare nel vento, svolazzare sulle nuvole, visitare gli arcobaleni; ma … forse sto andando un tantino oltre … No. Mi basterebbe solo aver il coraggio di gettare dal finestrino il malloppo con le voci e appisolarmi sul sedile. O forse, chissà … un'altra soluzione ci sarebbe. Ricomporle. Smembrate e in lite come sono adesso, sono così irritanti … sento di odiarle. Però … però … se permettessi loro un dialogo? Se potessero parlare tra loro, se da sole fossero capaci di trovare dei punti di contatto, dei motivi in comune? Sono così discordanti, parlano lingue così diverse! 
Una vuole fare la showgirl, l'altra, la monaca di clausura; mentre una chiede trucchi e rossetti, l'altra brucia l'incenso per la meditazione; una dipinge, un'altra smorza le luci; chi vorrebbe imbandire una tavola, addobbare stanze con stelle e lustrini natalizi; chi vorrebbe solo un timido presepe fatto di legno.
C'è quella che salta, rotola e si allena per ottenere una bella forma fisica; c'è, accanto, quella che se ne starebbe tutto il giorno a poltrire se non fosse di continuo disturbata dalla sua vicina.
Una grida: " C'è ancora tempo! Hai ancora un'intera vita da vivere!” l'altra mormora che ormai, ciò che resta, come disse un grande Maestro, è silenzio.
Eppure una soluzione ci deve essere. Una soluzione che permetta la loro liberazione. E una volta per sempre.
Voglio che i lustrini dello spettacolo sappiano convivere con gli incensi, la luce col buio, il sole con le nuvole. Sì. Quando i lustrini, le luci e il sole capiranno che la propria esistenza dipende dall'esatto contrario di ciò che sono. Quando capiranno che nel buio delle notti, il profumo degli incensi predispone all'Illuminazione. Quando le voci comprenderanno che l'assenza di una, vanifica l'esistenza dell'altra, perché il Sole è Luce solo perché conosco il Buio
Il Buio è tenebra perché so cos’è Luce e Sole. Non c'è oscurità senza luce così
come non c'è visione senza cecità …

Ora so.

Gli opposti si fondono e le voci trovano l'accordo in una melodia fatta di contrappunti. Da sole, si sono liberate. Ho gettato via la valigia.

Franca Adelaide

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