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lunedì 23 marzo 2015

"Primavera delle donne" di Domizia Moramarco. Donne si Raccontano.


Per Donne si raccontano.

Primavera delle donne
Questa poesia non ha né rime né metro. Questa poesia è il canto delle donne che fino ad ora hanno danzato in punta di piedi sul loro cuore e, trasformate in sirene, sono riemerse dalle acque dopo secoli di storia. Tentatrice, seduttrice, arpia strega, meretrice, ribelle di tanto in tanto la donna si trasforma. Ai piedi del Crocifisso o circondata da rovi in fiamme ai confini di ogni piramide sociale o relegata in anguste prigioni non ha mai perso le sue battaglie: levando lo sguardo al cielo e chinando il capo sulla terra ha sparso briciole di sofferenza che come semi dopo aver lottato contro il gelo sono germogliate nelle viscere più profonde dell'anima preparandosi a fiorire. E come un vulcano silenzioso si è fatta magma sotterraneo bollore incandescente lapilli folgoranti. Boato nella notte temporale nell'aurora luce infuocata al tramonto. Parole sussurrate al buio nella notte delle violenze lanciate al vento come petali di rose a profumare il domani delle figlie che verranno. Nascosti sotto veli asfissianti prigionieri dietro barriere di ingiuste idee rapiti dentro i bunker di malsani legami i loro occhi non hanno mai smesso di brillare. Come lama sottile 
il desiderio di libertà
ha squarciato i limiti delle pesanti cortine dentro le quali erano state avvolte tagliato le bende di sudari insanguinati che avvolgevano i loro esili corpi Aprendo il palmo delle loro mani con la pelle incisa da profonde ferite e scorticata dalle insopportabili fatiche quotidiane hanno impugnato le lance del loro orgoglio scagliandole lontano oltre gli aridi deserti, i silenziosi ghiacciai, le inaridite steppe. Come lupe affamate hanno divorato masticato e vomitato le prede del passato. Aprendo i cancelli delle loro gabbie hanno gettato le chiavi e cercato nuove dimore.
Padrone dei loro destini
camminano a passi sicuri calpestando con eleganza tappeti di infamia. E quando una donna rinasce anche lei espellendo dal ventre la creatura che ha cullato con il pensiero è ricoperta di una nuova e rilucente placenta. Stringendo a sé quel figlio che le ricorda la condanna inflittale dall'origine del mondo, impara ad amare nella consapevolezza che un giorno tutto quell'amore sarà solo un pugno di sabbia fra le dita ma ricoprirà il mondo del suo ricordo. E quando una donna non si lascia più impiccare indomita a un cappio troppo stretto si ripete incessante nel tempo il viaggio alla conquista del mondo: il suo.
Domizia Moramarco

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