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lunedì 30 marzo 2015

"Primavera delle donne" di Domizia Moramarco



Questa poesia non ha né rime né metro.
Questa poesia è il canto delle donne
che fino ad ora hanno danzato in punta di piedi sul loro cuore
e, trasformate in sirene, sono riemerse dalle acque
dopo secoli di storia.
Tentatrice, seduttrice, arpia
strega, meretrice, ribelle
di tanto in tanto la donna si trasforma.
Ai piedi del Crocifisso
o circondata da rovi in fiamme
ai confini di ogni piramide sociale
o relegata in anguste prigioni
non ha mai perso le sue battaglie:
levando lo sguardo al cielo
e chinando il capo sulla terra ha sparso
briciole di sofferenza che come semi
dopo aver lottato contro il gelo
sono germogliate nelle viscere più profonde dell'anima
preparandosi a fiorire.
E come un vulcano silenzioso si è fatta
magma sotterraneo
bollore incandescente
lapilli rilucenti.
Boato nella notte
temporale nell'aurora
luce infuocata al tramonto.
Parole sussurrate al buio
nella notte delle violenze
lanciate al vento
come petali di rose
a profumare il domani
delle figlie che verranno.
Nascosti sotto veli asfissianti
prigionieri dietro barriere di ingiuste idee
rapiti dentro i bunker di malsani legami
i loro occhi non hanno mai smesso di brillare.
Come lama sottile
il desiderio di libertà
ha squarciato i limiti delle pesanti cortine
dentro le quali erano state avvolte
tagliato le bende di sudari insanguinati
che avvolgevano i loro esili corpi
Aprendo il palmo delle loro mani
con la pelle incisa da profonde ferite
e scorticata dalle insopportabili fatiche quotidiane
hanno impugnato le lance del loro orgoglio
scagliandole lontano oltre gli aridi deserti,
i silenziosi ghiacciai,
le inaridite steppe.
Come lupe affamate hanno
divorato
masticato e vomitato
le prede del passato.
Aprendo i cancelli delle loro gabbie
hanno gettato le chiavi
e cercato nuove dimore.
Padrone dei loro destini
camminano a passi sicuri
calpestando con eleganza tappeti di infamia.
E quando una donna rinasce anche lei
espellendo dal ventre
la creatura che ha cullato con il pensiero
è ricoperta di una nuova e rilucente placenta.
Stringendo a sé quel figlio che
le ricorda la condanna inflittale
dall'origine del mondo, impara ad amare
nella consapevolezza che un giorno tutto quell'amore
sarà solo un pugno di sabbia fra le dita
ma ricoprirà il mondo del suo ricordo.
E quando una donna non si lascia più impiccare
indomita a un cappio troppo stretto
si ripete incessante nel tempo il viaggio alla conquista del mondo:
il suo.


Domizia Moramarco

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