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sabato 28 marzo 2015

"Pinna danzante" di Maria Francesca Consiglio.



Che ne sai della disperazione che non ti sfiora la bocca? Cavalco frustando la passione, io amazzone congenita senza seni. Cavalco sull’onda degli incubi orfani che non voglio abbandonare. La mia tavola da surf è uno squalo a pancia in su che mi tiene l’equilibrio con i denti conficcati sotto al piede timone. Dipingiamo le acque con il sangue amaro che perdo volentieri. Lo squalo mi gioca consapevole che non camminerò più la riva, ride e mi maciulla i sogni. Ride che son bastarda e nessuno mi riconoscerà i resti del suo pasto. Bramo visceralmente di scartar la sua crudeltà come i cioccolatini che la nonna sistematicamente mette in mostra nella vetrina del salotto, pensati per chi possiede come unico senso la vista. Ogni altra percezione è congedata, neonata in pensione; ha bandito persino il suo stesso udito e non sente la nipote che le recita il bene confezionato come il biglietto natalizio. Mi distacco dal corpo, io Pegaso con le redini, corvo “colombino” che ti racconta la bugia del domani che s’abbronza di sorrisi senza crema solare. Io che alzo gli occhi al cielo come un cieco gravando sul collo da civetta sbronza: il mio cielo è sempre nero. Nero occhi di squalo. Nero è il buco di quello spazio nel quale esploderò come un pianeta albergatore di demonietti incestuosi, felice di purificarsi perendo nell’ultimo spettacolo destinato all’occhio di chi crede ancor nelle stelle, orbo romantico che attende l’amor che non lo guardi sul volto massacrato da Cupido, orrido anche alla vista temeraria del santo. Precipiterò e l’anima mi si fonderà nei frammenti infuocati a cercar ristoro per le carni brucianti nell’acque sottostanti; ed è qui che lo squalo attenderà di finirmi la speranza. Io, mosaico d’astri decadenti, lo guarderò negli occhi che sono lo specchio oscuro della mia anima. Buio che mi colori il nero con saliva di seppia pretendendo ch’io riesca a distinguerti per ucciderti e liberarti dalla mia chioma d’inchiostro e pece. Buio che colori l’acqua mentre lo squalo m’accarezza le braccia con le pinne e mi sventra l’arte. Affondo col passo d’una ballerina da carillon; piroettando su me stessa dentro al vortice rido mentre zampilla l’ultimo rosso passione.

© Maria Francesca Consiglio Writer - all rights reserved.

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