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domenica 29 marzo 2015

"Attraverso lo specchio e quel che Alice vi trovò" di Emma Fenu


Secondo certi negromanti, gli specchi sarebbero delle voragini senza fondo, che inghiottono, per non consumarle mai, le luci del passato (e forse anche del futuro)”.
Elsa Morante

Come il racconto che lo precede, anche “Attraverso lo specchio e quel che Alice vi trovò” è una giostra onirica, a tratti malinconica, di simbologie e allegorie ben forgiate, di poemetti paradossali, di proverbi strampalati e di tranelli linguistici, questi ultimi quasi impossibili da tradurre dall’inglese. 
Non più le carte da gioco, ma gli scacchi accompagnano, stavolta, l’eroina nella fase finale del percorso iniziatico che, come dal buio della caverna platonica, la condurrà ad essere Adulta, e Donna, nella lucida consapevolezza di sé e dell’effetto straniante che la realtà, talvolta, provoca in ciascuno.
Nel mondo oltre lo specchio, infatti, vige la coincidentia oppositorum. Ogni logica e ogni legge fenomenica è sovvertita: ciò che è vicino è lontano, e viceversa; si corre ma non ci sposta di un millimetro; il passato non sempre precede l’oggi.

Alice rise: È inutile che ci provi, disse; non si può credere a una cosa impossibile.
Oserei dire che non ti sei allenata molto, ribatté la Regina. Quando ero giovane, mi esercitavo sempre mezz'ora al giorno. A volte riuscivo a credere anche a sei cose impossibili prima di colazione”.

Emblema arcano ed arcaico, la cui presenza è reiterata in atavici testi e fiabe, lo specchio risponde ad una molteplice gamma di significati nascosti, accumulatisi nello svolgersi delle epoche: da accesso alla sacra gnosi, a icona della vanitas, a luogo di presenze demoniache fino a oggetto metaforico del tema del doppio, oggetto di studio di Rank e Freud. 
E' proprio questo continuo refluire di simboli che rende Alice un classico immortale. In essa si ritrovano, come scoppiettanti in uno stregonesco calderone, le domande, destinate a restare inattese per essa stessa essenza, sulla cui risposta ci si interroga da secoli: il senso della vita e la verità delle cose.

La barca sotto il bel cielo arridente,
nel tramonto d’estate,
avanza silenziosa, lentamente.
A bordo tre bambine accoccolate,
con i visetti intenti,
ascoltan la mia fiaba, estasiate.
[…] Il tempo fugge via senza ritorno.
E la favola che essi ascolteranno
non sarà mai finita
finché il mondo di Alice sogneranno.
E non è forse un sogno la vita?”.

Emma Fenu

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