STRALCIO.
La madre, notando forse il suo abbattimento, si aggiustò il velo che le copriva il capo e sospirò. «Chiara, fuori è una bella giornata, vai a fare una passeggiata ma resta nella prima parte del bosco. Potresti incontrare animali feroci o fuori legge. Alessandra non tarderà a giungere da Arbizzano, si cenerà presto. Io non posso accompagnarti, devo parlare ancora con i cuochi per il pasto serale e ispezionare le lavanderie. Drusilla è andata con Alessandra, anche lei non può venire con te.»
«Grazie, madre!» si spose per abbracciarla. «Ritornerò prima che cali l'oscurità» gioì.
Non appena la madre si fu allontanata, Chiara scese la scalinata che portava in sala banchetti e chiamò il cane da caccia. Valì le si avvicinò, scodinzolando e saltellando, felice di stare in sua compagnia. Ottobre era ancora assolato e caldo, le piogge autunnali non erano ancora giunte a Fumane. Purtroppo, ben presto sarebbe sopraggiunto l'inverno e la neve l'avrebbe costretta a rimanere confinata nel maniero. Il percorso, che dal ponte levatoio s'inoltrava nel bosco, era già in ombra e la temperatura piacevole. Procedette pensierosa nel verde. Raramente si poteva allontanare non accompagnata: la madre, Alessandra o l'ancella uscivano sempre con lei.
Il movimento calmò i suoi pensieri. Tra qualche mese mio padre mi costringerà a maritare un nobile che non ho mai veduto.
Sovrappensiero, non si rese conto del trascorrere dell'ora. Il grugnito di un animale la riportò alla realtà; un cinghiale la stava fissando con i suoi piccoli occhi furiosi. Si spaventò e indietreggiò passo dopo passo per non farsi caricare.
«A terra, contessina!»
Chiara si gettò di lato, cadendo sulle umide foglie giallastre che tappezzavano il sottobosco. Il sibilo di una freccia la fece trasalire e una figura maschile si palesò all'improvviso.
«Mia signora, non dovreste passeggiare a quest'ora, sola, nel bosco Belo. Il cinghiale avrebbe potuto ferivi» l'apostrofò un giovane arciere, aiutandola ad alzarsi.
Chiara, ancora terrorizzata dall'incontro con la bestia, fissò l'armigero. Indossava i colori della sua casata. Si tranquillizzò un po' e lo osservò meglio. Poteva avere vent'anni, capelli castani molto chiari, snello, alto e con un filo di barba dorata.
«Chi sei? Non ti ho mai veduto al maniero.»
«Mi chiamo Luigi, contessina. Sono stato ingaggiato da poco, come arciere, nel vostro esercito. Il cavalier Lorenzo mi ha inviato a caccia quest'oggi» comunicò questi estraendo il dardo dal suide.
Giovanna Barbieri
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