Mi presento: mi chiamo Sharon Caruso, ho 22 anni e all'età di 14 ho scritto il mio primo romanzo. Solo di recente sono riuscita a pubblicarlo e la prossima settimana lo andrò a presentare dentro una scuola proprio perché la storia è incentrata in un liceo.
Qui di seguito vi lascio uno stralcio, nella speranza che vi appassioni.
"La storia in cui ti sto conducendo è molto triste e crudele; preparati, vedrai da vicino parte della vita di una studentessa liceale, sentirai i suoi pianti, leggerai i suoi pensieri e toccherai con mano ferma il sangue delle sue vene ferite che scivola a terra.
Sei pronto a tutto questo? Se la risposta è sì, hai coraggio, perché questo libro racconta una vera storia e non una cosa inventata. Ma se la risposta è no, non posso darti torto, non tutti hanno il fegato di leggere certe cose, soprattutto se si sa che sono accadute sul serio. Quindi se non te la senti ti capisco, perciò ora chiudi questo libro e magari aspetta un po’ di tempo: se più in là ti senti sicuro di farcela, io sarò qui, ad aspettarti, per narrare ancora una volta il tempo che scorre tra la vita e la morte.
Ti guardi intorno chiedendoti dove ti trovi. Sei spaesato, l’espressione smarrita e perplessa. Ti trovi in una scuola superiore, sono i primi giorni del lungo anno che presto ti accorgerai, sembrerà non finire mai.
Fa caldo, c’è tanta gente; i corpi sudati luccicano al sole. Annusa l’aria: lo senti? È l’odore delle canne; ti ci dovrai abituare, nel corso di questo viaggio non sarà l’unico odore che conoscerai.
Seguimi, ti faccio strada; entriamo, o faremo tardi! L’asfalto sotto i nostri piedi è sporco di sputi e per quello che scoprirai, fidati, non ti sorprenderesti se non fosse solo il biancastro della saliva…
Le mura all’interno sono color avorio, sembra quasi un ospedale. La campanella suona il suo primo trillo dopo il lungo riposo dell’estate. Lentamente gli studenti cominciano ad entrare, assonnati e infastiditi.
Giustamente tu mi chiedi il motivo per cui ti ho portato proprio qui. Bè, non posso risponderti, non mi è permesso; ma un piccolo indizio posso dartelo: lo scoprirai presto.
Facendo pochi passi avanti entreremo nella classe dove tutto è iniziato e dove forse tutto finirà; ma questo non sono io a poterlo dire, non ora almeno.
Nel classico modo ordinato da primo giorno di scuola, i novellini del primo anno prendono posto. Tutto pare normale: c’è chi ride, chi tira aereoplanini di carta, ma tutti comunque restano seduti dietro i loro banchi senza fare poi tanto chiasso, come se pensassero che i professori non li vedano; cosa di cui invece prendono nota, segnando un po’ sul registro, un po’ nella memoria visiva, i volti di coloro da cui saranno ingannati. No, no, non ti preoccupare, non nasconderti, non possono vederci, per loro siamo come dei fantasmi invisibili. I loro occhi sono ancora velati di fantasia, protetti da quel sentimento esterno che non tarderà a possederli: la cattiveria.
Ma in mezzo a quella gente, una persona passerà attraverso il dolore dell’inferno; risalirà a mani e piedi nudi dall’oltretomba per tornare nel suo mondo, deformata nell’anima e condannata a vivere."
Sharon Caruso
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