Logo blog

Logo blog

venerdì 6 marzo 2015

"La distruzione della memoria" di Silvia Tortiglione.

STRALCIO
«Maledetta giovinezza. Alla prima età appartengono i rossori del viso e le follie d’amore, giacché in quegli anni s’ama al punto da dimenticare i limiti del consueto. Ma cosa può in fin dei conti una giovane mano? Se tu vedessi una fanciulla cantare al centro della strada e ghermire i passanti con un gesto, ti fermeresti? Il suo canto di boschi e vendemmie non smuoverebbe uno solo degli uomini che corrono alla banca, al caffè, alle gioie di una vita che si conclude al tramonto. La giovane donna verrebbe indicata e derisa al pari di un’ingenua; eppure quella è la sua missione: esercitare un’arte senza pretese. Dimmi, dimmi Adriano, perché si tende ad oscurare con il manto dell’esperienza queste luci? Converrai che la fase d’oro dell’uomo, dai tredici ai venti anni, è ricca di buoni propositi in grado di slanciarsi e rendere concrete imprese maturate da noi poveri adulti in momenti di malinconia. E anche le parole nascono in giovinezza a seguito di un crollo – perché in quel periodo si vive d’onde di brividi – e si mescolano con l’innocenza degli ideali. Gli ideali, Dio sa quanti ne avevo! E le parole? Parole di gioia che si posavano sulle nubi all'alba, parole di rivoluzione che morirono poco dopo lo scontro con il reale. Sì, amico mio, la giovinezza è simile ad uno specchio contro il quale vengano lanciati dei sassi. D'altronde, cosa rimane dei nostri antichi ardori, se non una manciata di schegge? Schegge che appena le alzi da terra si cambiano in miriadi di ferite. Io ho sperato, questa è una certezza, ho sperato in ogni momento. Non avevo giorni di requie, vedevo me stesso su di un gradino ad urlare le mie ragioni, ragioni che poi sono andate spegnendosi con il passare del tempo, ma che vivono ancora, malgrado tutto, nella tremenda Memoria. L’era della purezza, dei cari studi, dei fiori gettati all'uscio di una bella donna, del potere di una corsa, delle mani che fremono; quest’era potrebbe fare cose incredibili e sollevare lo spirito del mondo, ormai cenere di cenere. 
La giovinezza, la giovinezza che mi tenne pure lontano dal caro amore! La mia anima di fiamma doveva muoversi sotto il peso del tempo e, credimi, mai dolore fu più grande di quello di vedere sommi pensieri giudicati dall'alto di un maturo tribunale. Fa’ piano, dolce tesoro! Fa’ piano che ti trovi in terra sacra, nella chiesa dei miei anni perduti. Vedi? Qualche piccola, sincera fantasia mi riesce anche oggi. Ma quando ero giovane potevo prendere la libertà di alzare le braccia al vento e sognare con tanto ardore da credere di non poter morire! Forgiavo le mie illusioni al passo di qualche fragile evento e la mia Musa diveniva un angelo dalle grandi ali bianche, mentre io vestivo i panni di chissà quale eroe! Adriano, non guardami con quella tua solita smorfia bonaria. Tu non hai figli, ma quando sarai padre ricordati di costruire un regno di utopie per i tuoi bambini. Quei bambini saranno giovani dalle gambe pronte e dalla voce salda. I genitori che distolgono lo sguardo del loro sangue dalle chimere, che li istigano a lasciar perdere un amore perché troppo alto o un obiettivo perché futile di fronte alle necessità del sociale, sono la peggior specie di genitori. Se dovessi seguire ciò che dici, i miei figli saranno uomini o donne senza valore, risponderai. Io ti dico: saranno uomini o donne di una bellezza straordinaria, uomini o donne che si chineranno a proteggere un fiore dalla marcia della gente. 
Maledetta giovinezza che non sei tenuta per vera, come per veri non sono tenuti i sogni sbiaditi che si mostrano con l’arrivo degli uccelli».
Silvia Tortiglione

Nessun commento:

Posta un commento