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sabato 14 marzo 2015

"Amore orfano" di Maria Francesca Consiglio.


M’ingravidasti la mente con l’eros di quelle parole scelte da Ulisse. Io, amante isterica, desiderai quel figlio benché fossi consapevole di renderlo orfano anzitempo. Lo concupisti d'intermittente ’affetto cosicché m’improvvisai teatrante duplice per sopperire alle sue carenze. Crebbe a dismisura dentro di me, allungando gli arti come artigli d'avvoltoio, squarciandomi i lineamenti; non riconobbi più i limiti del mio essere. Lo diedi alle tenebre del mondo soffocandolo del desiderio che tu non appagasti mai. Lo chiamai Amore; si gettò sul collo annodandomi più forte il nodo alla gola. Pianse nella notte Amore, scalciandomi l’insonnia, gridando il tuo nome nei suoi vagiti confusi. Pianse un padre mai avuto, una madre incapace di allattarlo perché il tuo rifiuto mi succhiò via latte e linfa vitale. Con tono di rassicurante follia risposi così ai suoi pianti: “Di cosa vivrai Amore ora che siamo rimasti soli nell’oscurità delle nostre carenze? Non guardarmi con i tuoi occhi disperati chiedendomi perché ti abbia fatto un torto così imperdonabile mettendoti al mondo. Ho sperato Amore che, vedendo la bellezza della tua purezza di primogenito, tornasse indietro, che non ripartisse per i suoi viaggi alla ricerche di bellezze vacue, che sfiorando le tue mani d’argilla, che sono anche le sue, rimanesse. Ho creduto che perdendosi nel ceruleo dei tuoi occhi rivedesse un po’ di se e volesse prendersi cura di quel faro senza luce, consumato dalle tempeste grigie di perdite e rimpianti. Mi sono ingannata Amore. E ho ingannato te quando, portandoti in grembo, ti raccontavo di speranze e futuro; non vi è futuro per noi.” Lo presi fra le braccia il mio orfano e lasciai che la disperazione della sua fame mi travolgesse l’ultima volta, con quello sguardo d’amorevole verde omicida. 
© Maria Francesca Consiglio Writer- all rights reserved.

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