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domenica 14 giugno 2015

"FIRDAUS" di Nawal al Sa'dawi (Recensione di Emma Fenu)



RECENSIONE


FIRDAUS

Non ho mai sentito i lamenti delle prefiche sarde, ossia le celebri figure nere che, disposte attorno al pallido viso di un cadavere, ne piangono la dipartita e ne raccontano le doti, affinché le loro voci, raccolte sulla calda terra e affidate al vento del ricordo, diventino storia e memoria.
Sono nata quando questa tradizione era scomparsa, sepolta sotto veli di vedove tessuti da mani nodose. Ma quel vento, il vento delle parole del passato, è giunto fino a me: lo riconosco come se ne fossi parte, quale granello di sabbia trasportato dalle coste della mia Isola fino a lidi lontani.
Quando iniziai a leggere il romanzo di Nawal Al Sa’dawi, “Firdaus. Storia di una donna egiziana”, edito nel 1984, mi accorsi immediatamente che le parole della scrittrice egiziana erano parte delle stesse folate brucianti che mi trasportavano.
Il romanzo, infatti, commemora una donna che decide di raccontarsi, il giorno prima della sua impiccagione, in quanto rea di omicidio, ad una psichiatra coraggiosa, che si è sempre battuta per i diritti femminili nei paesi arabi, fino a conoscere la prigionia, la minaccia e, infine, l’esilio
Firdaus ripercorre, seduta per terra in una cella del carcere di Qanatir, nella città de Il Cairo, le tappe della sua vita, segnate dalla mancanza di amore e dal tentativo, sempre svilito, di avere dignità di persona, oltre e nonostante la violenza sempre subita, in tutte le sue forme.
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NAWAL AL SA'DAWI


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