STRALCIO
UNA DONNA RESPONSABILE
Ora siamo soli, seduti l’uno accanto all’altro, di fronte a un computer. Lui tira indietro la sedia e si allontana da me quel tanto che basta per guardarmi tutta. Gli occhi nocciola accarezzano ogni parte del mio viso e del mio corpo.
- Come stai, Laura?
Mi agito imbarazzata sulla sedia, non riesco a sostenere quello sguardo che mi spoglia, accavallo le gambe e il pizzo del tanga ricomincia a sfregarmi sulle parti intime. Questo è davvero troppo. Cerco di darmi un contegno, non voglio che uno dei bidelli mi trovi riversa sulla cattedra mentre commetto atti impuri con il presidente della settima commissione degli esami di maturità.
- Ora sto bene – rispondo, - ma ho avuto un incidente. Sarei potuta rimanere a casa in malattia, invece di venire qui a lavorare.
- Perché non lo hai fatto, allora?
- Perché avevo dei doveri verso i miei studenti.
- Solo per questo? – mi chiede con aria provocante, riaccostando la sua sedia alla mia.
- Avevo anche dei doveri verso me stessa.
- Che cosa intendi? – domanda con voce roca.
- Che tu mi devi delle spiegazioni.
- Spiegazioni? Non capisco.
- Bene. Se tu non comprendi le motivazioni più segrete delle tue azioni, professor Selva, sarò io a spiegartele.
- Non sapevo ti fossi specializzata in psichiatria, Laura. Non credo che ci sia bisogno di un esperto per spiegare quello che è successo. Mi andava di scopare e tu eri desiderosa di accontentarmi. Ecco tutto. Non c’è bisogno di uno psichiatra per giustificare le storie di sesso.
- Sesso violento.
- Tu eri consenziente. Meglio che non ci ricami troppo sopra.
- No. Non ero consenziente a quel tipo di rapporto.
- E allora?
MACRINA MIRTI
Nessun commento:
Posta un commento