RACCONTO
"Shhh".
Non avere dimora fuori, non averla dentro. E’ una foglia secca in primavera con l’animo accartocciato, spiattellato sul panino della merenda. Sola, nella caccia al tesoro dell’infanzia, ruba la polvere della strada battuta da chi nasce libero. Il suo carillon non è stato mai caricato; la molla s’è sbriciolata tra le sue mani di bimba, sporche di ruggine, sporche di lui, sporche. Non è stata capace d’estrarre il ferro dal ventre del cavallino della sua giostra. L’ha rapito con il suo cuore lacerato negandoli l’equilibrio. Lei che non può muoversi lo fa correre come s’avesse distese senza recinzioni sotto le suole, incollate di fango. “Shhh” che ti bisbiglia i suoi giochi; al piccolo destriero ’invidia le bende sugli occhi. S’è fatta capanna del cuscino, come fosse un tetto di panna acida che le gocciola sui pensieri. “Shhh“ che il rumore d’una goccia scatena la tempesta del Tritone. Scivola la paura sui capelli di camomilla; s’alza sbattendo contro le grida soffocate. Corazzata di lenzuola, bozzolo del carnefice e della peccatrice, gioca con le proiezioni di quelle ombre sul muro. Il suo è un cinematografo della vergogna impunita che ripropone lo stesso film ogni volta; la notte che scende la scalinata dei tormenti su tacchi di sandalo, la valletta che ama la violenza d’un amore col frac in plastica nera. I titoli d’apertura son bisbigli di gigante, danza d’una guerra antica che ha un vincitore che d’una sol vittoria non s’accontenta. I passi del gladiatore che s’acclama da solo fan tremare l’arena; come vorrebbe che un leone gli sbranasse la virilità. E’ un meticcio di misantropo ed istrione colui che nulla da ma tutto prende. “Shhh” non serve parola alcuna al sordo della decenza; questo silenzio fa troppo rumore!
© Maria Francesca Consiglio Writer - all rights reserved.
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