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giovedì 18 giugno 2015

"Il cuore non batte mai da solo e inutilmente" di Roberta Manzin



Sciabordio di scarpe secche, calpestano residui emotivi rappresi. Lei se ne stava lì, accovacciata su una scalinata dal sedile troppo morbido. Affondava. Come lo sguardo. Pietrificato. 
Non passava inosservata. La bellezza dei suoi capelli biondi intrecciava lo sguardo di tanti. Rievocava raggi di un sole dimenticato. Il giorno in cui era partita. Taciturna. Perché avvolta da nuvole dense. I suoi ricordi. Le sue bugie.
Mentre attorno a lei brulicava un mondo comune. A cui era appartenuta. 
Girava e rigirava tra le dita affusolate una sigaretta mai utilizzata. Una compagnia. Un mozzicone di vita. Aveva gli auricolari. Ma sembrava ascoltare una musica sospesa. A volte, la sensazione era che fosse di gomma. Lievemente, rimbalzava tra un on/off di vitalità. O pseudo-vitalità.
Poi ho visto. Il particolare incolto. Sul polso sinistro, un piccolo tatuaggio. Che faceva capolino ogni tanto dal maglione che la indossava. Lei era troppo magra. Ecco. Una data. La sua nascita? La morte di qualcuno di caro? Lo accarezzava involontariamente, ogni tanto. Come un post it di realtà. O come si accarezza ciò che si ama. 
La risposta credo che non fosse poi così importante. Era la scena in se a catturare la mia emozione. Di un atto d'amore rinnovato ma silente. Pertanto, prezioso. 
Così ho pensato che non era importante la presenza. Per dimostrare un sentimento nobile. L'assenza coltivata è già una prova di amore. Quando si curano i particolari. Perché respira nonostante la conferma. Nell'essenza, si personifica l'emozione. 
Ad un certo punto -ma non so se l'ho immaginato o meno- l'ho vista sorridere. In un istante, un bellissimo sorriso silenzioso. Anche questo. Quasi pudico. Intimo. Ne ho percepito la sacralità. E mi ha condizionata. Inevitabilmente. 
Io che me ne stavo -immobile- ad osservare la mia impaziente attesa del prossimo aereo (avevo perso il mio), da parassita, ho avvertito sollievo. La trasparenza di essere se stessi.
Nonostante le emozioni inquinate fino a poc'anzi in me, sarei partita con un dilemma appiattito. Nella consapevolezza che si può scegliere. Senza temere. Soprattutto di fronte al vuoto. Quando è solo fittizio.


(il cuore non batte mai da solo e inutilmente)

RM (anche la foto)

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