"Allontano un attimo lo sguardo da te, per perdermi nel pulviscolo illuminato dal sole, che entra dalle persiane accostate.
E mi ricordo di quella volta, avevo tre anni, in cui mi avevi chiuso nello sgabuzzino per punizione.
Punizione dolce, perché era pieno giorno, la stanza traboccava dei tuoi album a fumetti, che adoravo anche senza sapere ancora leggere, e poi ... poi dalle persiane entrava la 'pioggia di luce', proprio come adesso.
Ecco, adesso i ricordi mi rimbalzano nella testa, e mi rivedo sul balconcino della casa di Alcamo: ti sto aspettando e scruto attraverso le grate la strada assolata, in attesa di vederti arrivare.
E quando finalmente vedo la tua divisa da carabiniere, in lontananza, comincio a saltare, e la mamma corre, per paura che cada di sotto.
Tu entri e ridi, di quel tuo sorriso che non vedo da tanto, e mi abbracci, poi mi fai salire con i piedini sui tuoi scarponi... e mi fai ballare!
Torno a te con lo sguardo, sei diventato piccolo, perso in quel letto che sembra enorme, e forse stai sognando, lo capisco dalla tua fronte aggrottata, dalla bocca che fa una smorfia. O, forse, è solo dolore, e non so cosa darei perché tutto questo finisse, per ritrovare il tuo sorriso nel mio ricordo.
Appoggio piano la mano sulla tua testa, ormai completamente calva, sapendo che non servirà ad alleviare la tua sofferenza, e che forse neanche mi senti ...e prego Dio o chi per lui che ti prenda con sé, ti porti in un posto migliore di questo letto, un posto dove tornerai ad essere bello, forte, con la tua divisa.
Ciao, papà"
MARIA SACCA'
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