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lunedì 1 giugno 2015

"A MEZZOGIORNO DEL MONDO (UNA STORIA D'AMORE)" di Cristina Sferra



SINOSSI 
Un viaggio itinerante a Cuba, una giovane donna sola, un uomo misterioso e affascinante, un incontro casuale e una camera d’albergo da condividere. Mentre i giorni trascorrono, tra i due protagonisti cresce un’attrazione irresistibile che li conduce a un lento e inesorabile avvicinamento. Il racconto si snoda sulle strade dell’isola percorrendo luoghi, incontri e atmosfere. Una settimana più un giorno per indagare, con uno sguardo tutto femminile, le sfaccettature segrete di un sentimento che nasce. Coinvolgente, emozionante, romantico, è un libro consigliato a chi ama le storie d'amore delicate.

ESTRATTO (STRALCIO)
Baracoa è la donna dei sogni degli uomini stanchi nell’ora molle e umida che precede il sonno. È la donna distesa nella notte, languida come una collina sul mare, che mostra le sue curve stagliarsi sul buio fondo, ritagliate dal profilo di luce d’argento che la luna vi depone. Dolce.
Baracoa è il sogno stesso della notte, la figlia addormentata dalle bianche, morbide carni, distese senza un sussulto, che attendono solo di essere violate.
Il Castillo dominava la città nascosta nell’oscurità forzata dovuta al razionamento dell’energia elettrica. Fu forse una fortuna cadere in quella magica tenebra insolitamente silenziosa e profonda. Baracoa si intuiva appena ai piedi della collina, affascinante e fantastica, profusa di luce lunare.
La musica si era fermata e le fiammelle delle candele lanciavano bagliori rossastri che rompevano il buio. Rimanemmo senza parole di fronte alla piscina che giaceva incastonata come un’acquamarina nel cortile coronato dalla costruzione antica. Un porticato ad archi correva tutto attorno all’acqua e ripeteva quel suo motivo al piano superiore. Sotto la grande veranda aperta, sopra un lungo tavolo di legno scuro, erano sistemate alcune candele. Qua e là altissime palme svettavano con le loro lame d’argento protese nel blu inchiostro del cielo. Vi era una larga scala che scendeva a perdersi nel turchino dello specchio intatto della piscina.
Un’immobilità remota fissava indelebilmente quell’immagine sui nostri occhi stanchi. Ipnotizzati, ci sfilammo gli abiti madidi di viaggio per rompere la superficie integra di quella pietra preziosa incastonata nei sogni segreti di ciascuno di noi. Dapprima dolcemente, poi via via con più foga ed entusiasmo, ci tuffammo nell’acqua fresca e tonificante. I sensi si risvegliarono alle grida festose di quei bambini nascosti dentro i nostri corpi, che impazzivano di allegria alle prese con un gioco nuovo e antico e sorprendente. Istanti di intensa felicità. Acqua frizzante e stelle infinite sopra di noi.

"A mezzogiorno del mondo (una storia d'amore)" 

CRISTINA SFERRA


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