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domenica 16 agosto 2015

"MIGRANTE" di Nadezhda Slavova



Migrante

Ho abbandonato fertili terre
seguendo il richiamo del destino
e quel poco che la felicità donava
in una parola, in una promessa vana.


Sono approdato su rocce asfaltate,
su colline arate da aeroplani,
su viali denudati dai colori
e aiuole ricche, ma così silenziose.

Poi ho visto i tuoi occhi,
tra pozzanghere di pensieri
dove l’odio e l’indifferenza
non specchiavano il cielo.

Così ho chiesto perdono alla tua prole
per aver preso due spighe di grano
mentre, piegato nei campi,
camminavo piano, per non svegliare gli aironi.

Ora porto nello sguardo il tuo vuoto,
in tasca un pugno di malinconia,
nel petto una verità nascosta
che cade a gocce quando piove.

Osservo, come te, inerme
lo spuntare di palazzi e anonime case
rubando persino il riposo ai morti,
che, dai sepolcri, aspettano il giudizio.

Non sono straniero su questa terra
dove, tu ed io, siamo stelle cadenti
e quelle appartengono soltanto
all’ignoto che l’essere ricama.

Ho abbandonato fertili terre
seguendo il richiamo del destino,
diventando straniero d’animo
che vaga tra il sogno e questo corpo migrante.

(Nadezhda Slavova)

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