Se nascessi oggi, in un invito d'estate, in una pausa pranzo di preziosa memoria, vorrei sentirmi avvolta in un abbraccio. Uno di quelli che daresti in cambio il fiato, pur di poter seguire, di nuovo, la sagoma impressa sulla pelle.
E vorrei gli occhi. Immobili sui miei ancora increduli di luce. Barattandoli con il mondo. L'unico.
Chiederei due mani. Morbide ma precise. Sagge di me. Che sorveglino le mie sensazioni, affinché non si disperdano, in consegne gratuite.
Se le labbra poi si avvicinassero scegliendo le mie guance, quel bacio lo vorrei sincero. Fedele.
Se nascessi oggi, vorrei poter piangere. Urlare. Dimenarmi. Sfogare ogni emozione. Come un vulcano vitale.
Perché' quando dimora il silenzio e la maschera, si comprime l'anima. E c'è ancora tempo per quell'eta' che li ospita, nel giudizio. Il contratto per il teatrino verrà poi regolarmente rinnovato. Senza più spazio all'arena del poter sentire ed essere.
Se fossi appena nata, vorrei sentire il vortice dell'acqua in cui ho navigato per mesi, e assecondarne le velocità irregolari, per riuscire ad amare il dolore dell'imprinting.
Saprei viver-mi.
Intera.
ROBERTA MANZIN
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