È la quiete interiore, il nulla che si appropria di me?
Nell'assenza di un sentire che piega e mette in ginocchio l'anima, Lei spalancò improvvisamente gli occhi. La notte le aveva negato un corpo -quel corpo- e annegava in un piacere secco che non riconosceva più. Si guardò le mani. Vide polvere. Le sue membra apparivano sparute immagini. Nell'infinito nulla, sospirò.
Verrà la morte e avrà i tuoi occhi...
Il ritmo incisivo. Conosciuto. Era questo che stava avvenendo? O era il canto delle Sirene che la ammaliavano? La forza di gravità -assente- la faceva migrare nell'altrove, compagna dell'indifferenza. Sarebbe stata pronta a qualsiasi stato. Purché senza definizione. Niente. Nessuno. Slabbrata da sostanze -le parole- inquinanti. La fine sarebbe stata l'inizio. A modo suo.
Circumnavigare nelle emozioni polverose incaglia. Dirotta mete che mentono. Il domani è l'oggi incompiuto di un passato impotente. Impasse. Nella quiete...
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