RACCONTO
“Tutta sfolgorante è la vetrina
piena di balocchi e profumi,
entra con la mamma la bambina
tra lo sfolgorio di quei lumi.
- Comandi signora?-
- Cipria e colonia Coty -.
- Mamma - mormora la bambina,
mentre pieni di pianto ha gli occhi,
- per la tua piccolina
non compri mai balocchi,
mamma tu compri soltanto profumi per te -”.
Ero molto piccola quando ascoltavo questa canzone che si intitolava: 'Balocchi e profumi'.
Ricordo che mi avvicinavo al mobile-radio in radica chiara, mi sedevo per terra, per ascoltare meglio, e dagli occhi cominciavano a scendermi lacrime, alla fine della canzone singhiozzavo: mi creava emozioni molto intense. Mi avvicinavo alla mamma e le facevo domande, poi le chiedevo di cantarmela. Lei me la ripeteva parola per parola.
Ma non me la cantava, si vergognava.
Non ho mai sentito cantare mia madre.
Solo in età avanzata, da anziana, come se in quella nuova fase della sua vita si sentisse autorizzata, finalmente, ad esprimersi, lasciando libere le proprie emozioni. E' sempre stata una persona molto discreta e timorosa, molto attenta agli altri più che a se stessa, con un grosso senso di inferiorità nei confronti di mio padre che aveva conosciuto giovanissima, intorno ai diciassette anni e che aveva amato, fin da subito, moltissimo.
Lui, allora, era un giovane studente, istruito, di famiglia benestante, brillante e lei lo ha fin da subito idealizzato, mantenendosi sempre nell'ombra, un passo indietro, nella discrezione più totale per tutti gli anni della vita con lui, fino alla sua morte.
Più avanti negli anni spesso mi capitava di passare davanti alla camera di mia madre, lei era seduta sulla poltrona vicino alla finestra ed ascoltava la radio, cucendo, e quando trasmettevano canzoni conosciute, la sentivo cantare con voce tremante, ma ben modulata ed suoi occhi, quando alzava lo sguardo verso di me, erano pieni di luce.
Questo è un ricordo che mi piace lasciar affiorare, mi dà dolcezza e riempie i momenti di vuoto che ancora sento dentro di me.
ADELE CAVALLI
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