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mercoledì 27 maggio 2015

"MILLE VOLTE" di Francesca Gnemmi



MILLE VOLTE

Silenzio. Nessun pianto, nessun vagito.
Una mano svuotava il mio ventre, portandosi via quella gioia immaginata e sperata.
Nessuna emozione, forse sollievo.
Mi domandavo chi fossi, cosa stessi diventando.
Un attimo, un giorno, una vita. Sarei stata più io?
Labbra che mi sfioravano le guance, braccia che mi stringevano, fiori.
“Sei contenta?” Non lo so.
Un velo sugli occhi, parole da lontano.
“Li ho visti, li hanno lavati e vestiti. Domani ti accompagnerò da loro. Non ti spaventare però, sono piccoli. Ho scattato delle foto, vuoi vederle?” Non lo so.
Dietro un vetro, sotto una maschera, due cuoricini battevano, dimenandosi in piccoli petti ossuti.
Attendo.
Dovrebbe arrivare, sgorgare come un fiume in piena e travolgermi.
Immobile al ciglio di una strada deserta, nemmeno un alito di vento.
Il nulla. Non provo nulla.
Cosa ne sarà di me? Cosa ne sarà di voi?
Mi nascondo nell’unica coperta che merito e mi avvolgo nella vergogna.
Settimane, mesi, anni.
Le catene di quell’arida prigione poco alla volta si sono sciolte, come ghiaccio al sole.
In quelle pozze vedo riflesso il mio sorriso.
Una luce calda e rassicurante abita in me.
La chiamo gioia.
Mille e mille volte mi innamoro, ogni mattina.
Mille e mille volte vi vorrei.

FRANCESCA GNEMMI

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