Logo blog

Logo blog

venerdì 29 maggio 2015

"IL NON SERMONE DELLA DOMENICA" di Maria Francesca Consiglio

Il non sermone della Domenica".
Questa Domenica non ho sermoni per te; sono una spettatrice esigente e masochista. Mi crogiolo sul pulpito affinché possa godere appieno del tuo tempio vuoto. Riecheggia, in un coro seppellito dal marmo, la voce che non hai voluto ascoltare. Stringo il pugno sinistro che è un tutt'uno con il cuore e lo sento sventrare il sangue per colpire il ricordo di te che m'avvelena l'ossigeno. Vieni che ti sposo al vacuo che desideri; lancia il tuo bouquet nero sul bianco cadaverico del mio amore. Vieni e schiudi le labbra che ti consacro le bugie. Posa il tuo capo da Unicorno sul mio petto e prosciuga la tua maledizione via da me. M'accarezzo una barba che non ho come per riflettere; fingo come fingi tu. Fingiamo, come teatranti accademici, di essere poco più che fiammiferi ignifughi. Eppure, dentro ogni parola che t'ho dedicato, v'erano decine di roghi a bruciarmi le doppie, triple, quadruple personalità. Guardo la tua lettera per me; alcune parole sono sbiadite. Ho pensato fossero lacrime. Avrei chiesto troppo da te; sono solo tracce di profumo, inebriante e maledetto, che m'impregna i pensieri d'odio. Te lo riconosco: abbellisce l'inconsistenza del tuo tutto, raccontatami senza narratore. Non una carezza ti devo e neppure potrei volendo; ho le dita d'un borsaiolo punito. Schiacciate, livide della porta che ho cercato di non farmi sbattere in faccia. Quanto orgoglio hai soffocato, con piede ciclopico, sulla soglia. Vieni che ti seppellisco. Altro non m'è rimasto dunque. Uccidiamo la blasfemia di questa funzione nella quale non abbiamo alcun potere. Eppure ci arroghiamo facoltà divine io e te; arroganti combattenti con in mano la spada della stupidità. O ti uccido, o mi uccido. Non v'è rinascita senza fine. Eccolo dunque avanzare, sghignazzante nella navata in rovina, l'abbandono che fingi di non temere. Le stigmate dell'amore le hai tu, non io. Le mie le ho bruciate nei roghi ignorati dalla crudeltà delle tue sofferenze.

Nessun commento:

Posta un commento